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Autore: kibachan    10/10/2020    1 recensioni
Seconda One-shot seguito di "Non avere paura" ambientata a Novembre del primo anno di università.
Un piccolo infortunio sportivo diventa l'insospettabile pretesto per parlare di qualcosa di cui non avevano mai discusso. In mezzo....un massaggio col Voltaren!
N.B. COSì COME PER LE ALTRE ONE SHOT NON è NECESSARIO AVER LETTO "NON AVERE PAURA" PER CAPIRLA
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AMORE E VOLTAREN

 

NOVEMBRE 2020

 

Brando rivolse un'occhiata feroce al cancello in fondo al parcheggio. Ancora nessuno in vista. La schiena gli faceva un male cane. Cercò di sistemarsi meglio sulla panchina di legno su cui stava seduto tutto storto, nel tentativo di sentire meno dolore, ma niente, al momento sembrava fatta di spine tanto era il bruciore che sentiva scoppiargli dietro ai reni ad ogni minimo movimento. Trattenne tra i denti lo strascico di un lamento.

Il suo allenatore, un uomo sulla quarantina, calvo ma piuttosto in forma, con un paio di grandi occhi azzurri, si girò a guardarlo e gli strinse un paio di volte la mano su una spalla, come per fargli coraggio. Brando si sforzò di smorzare almeno un mezzo sorriso. Era stato gentile ad aspettare lì con lui che venissero a prenderlo, non era tenuto, non era certo un bambino. Eppure era rimasto a fargli compagnia, anche se giocava in quella squadra amatoriale da poco più di un mese, più o meno da quando aveva iniziato l'università.

Uno spiffero di vento gelido lo fece rabbrividire. Masticando parolacce si calcò il cappuccio della felpa in testa. Era novembre. Erano le 11 di sera e faceva un freddo abominevole a suo parere.

Ma dove cazzo si era cacciato???? Erano almeno 20 minuti che lo aveva chiamato! Se stava altri due secondi seduto su quella panca sarebbe morto di dolore, poco ma sicuro.

Poi, un istante dopo, il fanale di un motorino che girava ed entrava nel cancello attirò la sua attenzione. Grazie a dio era lui.

“eccolo” annunciò all'allenatore, cercando di nuovo senza successo di mettersi più dritto. L'uomo si fece attento e aguzzò la vista, per mettere a fuoco nel buio il ragazzo col casco rosso che stava parcheggiando il motorino in uno dei posti dedicati più vicini.

“è il tuo coinquilino?” chiese a Brando, giusto per fare conversazione “no” rispose secco lui, per poi affrettarsi ad aggiungere “cioè... si, anche, però... è il mio ragazzo” buttò lì, senza pensarci troppo su “oh” commentò l'uomo sollevando le sopracciglia sorpreso. Brando gli dispensò un'occhiataccia “oh cosa?” gli chiese con tono più duro. L'altro scrollò le spalle “niente, solo... lascia stare” rispose con un sorriso un po' imbarazzato per la gaffe.

 

Il ragazzo si avvicinò a passo svelto mentre si slacciava il casco. Brando, notò l'allenatore, gli rivolse un'occhiata da sotto in su, come sulla difensiva. Il nuovo arrivato si sistemò i capelli alla meglio e si rivolse prima all'uomo “salve!” lo salutò cordialmente porgendogli la mano “sono Fabio” “ciao, sono Stefano, l'allenatore” si presentò lui. Il ragazzo gli sorrise e poi si voltò verso Brando lanciandogli una stanca occhiata di rimprovero “che hai combinato?” gli chiese aggrottando le sopracciglia e puntandosi le mani sui fianchi. Brando aprì la bocca e la richiuse immediatamente, guardandolo offeso per l'accusa “ma no niente” si sentì in dovere di intromettersi Stefano “una normale azione di gioco, c'è stato un contrasto per la palla e...” occhieggiò il riccio per un attimo “penso che abbia uno strappo alla schiena, non riesce proprio a muoversi” Fabio sbuffò girando lo sguardo di lato, nel parcheggio. Perchè non era sorpreso?

Stefano rivolse un'occhiata eloquente a Brando, avendo intuito che Fabio non era di buon umore e non sembrava intenzionato a fargliela passare liscia. Brando roteò gli occhi vistosamente, come a dire -non me ne parlare-

“vabbè” tagliò corto Fabio a quel punto, guardando di nuovo l'allenatore “l'importante è che non ha fatto a botte” “perchè? È uno che fa a botte?” chiese Stefano divertito “no!” si intromise Brando fulminando Fabio con lo sguardo “no, no” confermò in tono ironico lui, facendo ridacchiare di nuovo l'uomo che cominciava già a considerare quei due una coppia assortita in modo piuttosto divertente.

“ce la fai a camminare?” chiese a questo punto Fabio direttamente a Brando, stupendo Stefano del tono dolce che aveva sfoderato di colpo. Il riccio scosse la testa, ancora palesemente di malumore, e Fabio annuì ragionando rumorosamente “posso lasciare il motorino qui? Lo verrei a riprendere domani” chiese in modo estremamente educato “certo!” si affrettò a rispondere l'uomo “vai tranquillo, il cancello lo chiudo io, quindi è al sicuro, domani dalle 8 trovi aperto” spiegò sorridendo “grazie” rispose Fabio, pensando che nessuna forza né in cielo né in terra lo avrebbe trascinato lì alle 8 di mattina, ma supponendo che potesse passare anche più tardi. Poi dardeggiò di nuovo uno sguardo sul riccio che continuava a guardarlo male, probabilmente perchè si stava consumando il fegato dal dolore e non capiva cosa ci facevano ancora lì “che faccio, gli ci metto il ghiaccio?” chiese di nuovo a Stefano, scrollando le spalle. L'uomo fece una smorfia, scuotendo la testa “no, è uno strappo, meglio Voltaren o roba del genere” consigliò. Fabio annuì, per poi ridare attenzione a Brando, notò il suo borsone vicino ai piedi e se lo caricò a tracolla poi si avvicinò a lui e gli afferrò un polso portandosi il suo braccio dietro al collo. Si piegò per stringergli un braccio intorno ai fianchi e poi, con quanta più delicatezza potè, lo tirò su. Brando strinse gli occhi inghiottendo un verso di dolore e si morse forte il labbro, stringendo la spalla di Fabio a cui si era aggrappato “ok” disse lui sorreggendo alla meglio il suo peso contro di sé “dai andiamo a casa va” e poi rivolgendosi a Stefano aggiunse “grazie per aver aspettato” l'uomo scosse la testa come a dire che non era niente e poi si rivolse al riccio “oh Brando, riposati, riprenditi, che ti aspettiamo eh? Dai che ci pensa il tuo ragazzo a te adesso” aggiunse con un sorrisino ironico. Fabio sollevò le sopracciglia per un attimo, e il riccio annuì, incapace di rispondere di meglio. La sua schiena stava gridando.

“arrivederci coach” disse Fabio al posto suo “mister” lo corresse Brando a quel punto, con tono scocciato “quello di calcio si chiama mister” “Oh! E non rompere!” ribattè lui facendo ridacchiare Stefano.

 

 

Fabio aprì la porta di casa con un piede, dato che non riusciva a reggere tanto bene Brando con un braccio solo. Quello imprecò per la centesima volta negli ultimi dieci minuti. Fabio alzò gli occhi al cielo. Non appena erano stati fuori portata d'orecchio dell'allenatore, Brando non aveva fatto altro che lamentarsi per il male ad ogni minimo movimento, dire parolacce e offese a non meglio precisati bersagli e rifilargli una quantità infinita di frasi come “fai piano!” o “stai attento!” e “no! così mi fai più male ancora!” tutte con tono talmente acido che più di una volta lui era stato sul punto di mollarlo lì e andarsene.

“dai che siamo arrivati” lo incoraggiò nonostante tutto, non appena si fu richiuso la porta alle spalle “meno male, non vedo l'ora di andare a dormire” borbottò lui stringendo il braccio intorno alle spalle di Fabio ad ogni passo. Lui annuì “ok, prima devi prenderti il Voltaren però” gli disse fermandosi lì dove stavano, in mezzo alla stanza “ce lo dovremmo avere pure in soluzione iniettabile, che fa più effetto” aggiunse. Brando si bloccò guardandolo con gli occhi spalancati “EH?” “Sì, sarebbe una puntura Bra” gli spiegò mentre gli si spostava davanti, tenendolo con tutte e due le braccia intorno ai fianchi “scemo lo so che significa!” ribattè il riccio “ma mica c'avrai intenzione di farmene una?!” chiese allarmato. Fabio corrucciò le sopracciglia “guarda che sono capace, le ho fatte un sacco di volte a mio padre” gli disse, divertito dal suo panico. Brando si scostò da lui spingendosi con le mani sulle sue spalle, quanto il dolore e il fatto di essere completamente bloccato gli permetteva, e lo fulminò con lo sguardo “stammi bene a sentire Fedeli” gli disse con il suo tono minaccioso, che tuttavia non riusciva a nascondere la vena di paura che c'era “tu NON avvicinerai un ago a nessuna parte del mio corpo. Sono stato chiaro??” chiese puntandogli un dito contro. Fabio sbuffò, ridendo allo stesso momento “ok, va bene, va bene” concesse, sollevando le mani in segno di resa e lasciandolo reggersi da solo per un attimo “almeno la crema però te la metti e zitto, ok?” aggiunse tornando a sostenerlo. Brando fece una smorfia “non voglio” replicò “non posso stare a riposo e basta?” propose “mi passerà come al solito” Fabio a quel punto gli lanciò un'occhiataccia spazientita “hai sentito che ha detto il tuo allenatore, è uno strappo, devi metterci qualcosa” gli disse in tono perentorio “che ne sa... non è mica un medico” insistette ancora il riccio, ma Fabio a quel punto lo guardò talmente male da zittirlo “piantala di fare il bambino piccolo!” lo sgridò resistendo alla tentazione di scuoterlo “adesso ti metti questa stramaledetta crema, altrimenti giuro che ti prendo e ti faccio l'iniezione a forza, hai capito?” Brando si tirò indietro con la testa, spiazzato dal suo tono “anche perchè onestamente non mi sembri nella posizione di scappare” stava aggiungendo Fabio, questa volta ridacchiando. Brando sbuffò e poi appoggiò di nuovo tutto il braccio intorno alle sue spalle per scaricare un po' di peso dalla sua schiena dolorante “e va bene...non c'è bisogno di arrabbiarsi” borbottò tra i denti. Fabio fece un breve sorriso, strofinandogli un paio di volte la mano sul fianco dove lo reggeva “dai, te la metto io, ok?” concesse in tono più conciliante iniziando a pilotarlo verso la camera da letto.

 

Quando arrivarono davanti al letto Fabio gli si spostò di nuovo davanti “ok, ti aiuto a sdraiarti” disse e poi aggiunse subito dopo “anzi no, spogliati prima”. Brando annuì e si tirò giù la zip della felpa scrollandosela poi dalle spalle, cercando di non muoversi troppo. Ma quando provò a fare la mossa per sfilarsi la maglietta strinse i denti trattenendo un altro mezzo urlo di dolore. Fabio gli poggiò di nuovo le mani sui fianchi per reggerlo, con un'occhiata apprensiva “tanto male? Non ce la fai?” gli chiese, vedendolo poi scuotere la testa con gli occhi chiusi “te la levo io, tira solo su le braccia, senza sforzare” propose. Brando le sollevò lentamente e poi lo guardò mentre la prendeva dall'orlo in basso e delicatamente la tirava su per sfilargliela via dalla testa. Gli vide fargli un abbozzo di sorriso, quasi imbarazzato, prima di procedere a togliergli lui anche i pantaloni della tuta, volendo risparmiargli altri dolorosi tentativi di fare da solo

“ma ti vergogni?” gli chiese sorpreso.

Insomma ormai si erano visti senza vestiti un numero infinito di volte.

Fabio scosse la testa, arrossendo però ancora di più “no è che...” balbettò “in genere quando faccio queste cose è per fare altro” ammise grattandosi poi la testa e guardandosi intorno, senza un motivo apparente. Brando ridacchiò.

“dai sdraiati, che vado a cercare il Voltaren”

Brando si sdraiò molto dolorosamente a pancia in sotto, nel mezzo del letto a due piazze che dividevano. Emise un piccolo sospiro di sollievo nel sentire la pressione sulla sua zona renale allentarsi leggermente, ora che era sdraiato. Mise le braccia a fargli da cuscino, rabbrividendo un po', per i suoi gusti faceva freddo per stare solo in boxer, sperò che Fabio si sbrigasse.

 

“come stai?” gli sentì dire quando rientrò nella stanza “meglio che in piedi, ma comunque male” borbottò di malumore, mentre sentiva il materasso ricevere il peso anche di Fabio, che probabilmente ci era salito in ginocchio sopra. Fabio lanciò un'occhiataccia alla sua schiena, anche se lui non poteva vederlo “e nemmeno volevi fa niente eh?” lo rimproverò con poca convinzione stavolta. Poi gli si sistemò a cavalcioni sulle gambe, senza tuttavia poggiarci il peso e aprì il grosso tubo bianco con la scritta blu: Voltaren. “dove ti fa male di preciso?” gli chiese “in basso, fino al centro” rispose il riccio, provando ad indicare il punto alla ben e meglio con un dito. Fabio spremette una generosa dose di crema giallastra nelle parti di schiena indicategli. Brando sussultò tirando la testa su di scatto “porca troia è gelata!” si lamentò. Fabio lo ignorò e poggiò le mani sui suoi reni iniziando a spalmare la crema con ampi movimenti circolari. Brando lasciò andare un sospiro, involontariamente, sentendo il freddo stemperarsi sotto le mani calde di Fabio. Lui sorrise e, spalmata la crema un po' dappertutto, iniziò a massaggiarlo con un po' più di energia “prova a rilassarti” gli disse a voce bassa “sei tutto contratto” e nel dire questo fece scivolare le mani dal centro della schiena ai fianchi di Brando, premendo leggermente con i pollici, con piccoli movimenti circolari “accidenti Fa... sei bravo” commentò Brando in tono sorpreso, poggiando la guancia sulle braccia incrociate sotto la testa e godendosi, contro ogni previsione, quel momento. Fabio sorrise di nuovo alla sua nuca per poi continuare a muovere le mani sulla sua schiena avanti e indietro e con movimenti circolari. Gli massaggiò i muscoli dorsali, per poi salire sui trapezi fino alle spalle.

Certo sarebbe stato più semplice mantenere un profilo puramente medico se non gli fosse piaciuta così tanto quella schiena che stava accarezzando. Pensò indugiando con lo sguardo sul lieve solco che gli percorreva la spina dorsale.

“non capisco che ci trovi” esordì, sperando che fare conversazione lo distraesse dalle sensazioni che gli dava la pelle di Brando sotto le mani “nel farti massacrare di botte per correre appresso a una palla” specificò. Brando fece spallucce, mentre con le mani Fabio gli passava sui fianchi “non è mica sempre così, la maggior parte delle volte mi diverto” osservò. Fabio fece una smorfia “a me sembrano di più le volte che torni a casa tutto rotto” replicò strappandogli una risatina.

Non aveva tutti i torti in effetti, la formina dei cubetti di ghiaccio l'avevano usata molto più spesso per le sue caviglie che per preparare drink. Fabio si allungò col busto per arrivare a massaggiargli la parte superiore delle spalle e Brando istintivamente inarcò il collo in giù per agevolargli la cosa. Chiuse gli occhi. Vergognandosi quasi, dopo tutte le storie che aveva fatto, di pensare che avrebbe potuto passarci tranquillamente delle ore a sentire le mani calde di Fabio che gli scorrevano sulla pelle.

Li riaprì un istante dopo rifacendosi attento, e irrigidendosi appena nel sentire le dita di Fabio che armeggiavano con l'elastico dei suoi boxer “che combini Fedeli??” gli chiese tra l'allarmato e il malizioso, quando lo sentì abbassarglieli di qualche centimetro, a scoprire l'inizio della curva del sedere “cerco di non farti macchiare i boxer” fu la risposta, data in tono talmente scocciato e pratico da tranquillizzarlo “solo te puoi andare a giocare a calcio con le mutande di Kalvin Klein!” aggiunse Fabio scuotendo la testa. Brando rise per un attimo rilassandosi di nuovo. Fabio invece avrebbe volentieri imprecato se avesse potuto. Quel maledetto aveva davvero un bel sedere ed era praticamente impossibile rimanere calmi avendocelo lì davanti agli occhi, quando l'unica cosa che voleva fare era affondarci le mani sopra. Distolse lo sguardo di lato, cercando di frenare la lieve sensazione di disagio che cominciava a sentire dalla parti della zip dei jeans che indossava. “comunque, domani mi sa che lezione la salti” gli disse cercando di cambiare argomento per distrarsi. Il riccio fece una smorfia “non mi puoi accompagnare tu?” chiese stizzito. Fabio fece uno sbuffo di risata mentre gli premeva di più coi pollici nella zona lombare, dove aveva lo strappo “ma se non riesci neanche a stare seduto!” esclamò, diminuendo subito dopo la pressione perchè gli sentì fare un piccolo lamento soffocato “e poi ho lezione anch'io, che fai quando finisci? Stai fermo lì ad aspettare che posso tornare a prenderti?” aggiunse in tono un po' canzonatorio. Sapeva che Brando, anche se aveva iniziato a stringere qualche amicizia, non avrebbe mai chiesto aiuto ad uno di loro, neanche per alzarsi. Non permetteva a nessuno di vederlo debole, le sue difese le abbassava solo con lui. Lo sentì fare una specie di ringhio di disapprovazione “che palle...” commentò, di fatto arrendendosi all'idea di dover restare a casa. Fabio fece un breve sorriso alla sua testa riccia. Constatò la situazione della sua schiena: la crema s'era assorbita quasi del tutto e poteva smettere. Si chinò in avanti stampandogli un bacio affettuoso sul fianco destro “finito” annunciò rimettendogli a posto l'elastico dei boxer con un dito, facendoglielo schioccare sulla pelle. Poi si rialzò in piedi.

“certo te sei preso tutto il letto...” commentò mentre si slacciava la fibbia della cinta e si toglieva jeans e felpa. Brando si era sdraiato proprio nel mezzo e a lui rimaneva uno strapuntino, poteva scegliere se al suo lato destro o sinistro “mi dispiace, non riesco a muovermi” ammise il riccio girando la testa dal suo lato, quando lo sentì sdraiarsi stretto alla sua sinistra “non fa niente” cantilenò Fabio accavallando le caviglie nel piccolo spazio, e sporgendo una mano ad arruffargli i capelli. Notò che aveva la pelle d'oca sulle braccia, anche se non si stava più lamentando come prima “appena si finisce di assorbire la crema ti metto la coperta va bene?” aggiunse in tono premuroso. Brando annuì, ancora un po' di cattivo umore perchè infastidito dal mal di schiena, ma addolcito dalle attenzioni di Fabio. Gli piaceva farsi coccolare da lui.

Fabio cercò di accomodarsi nel poco spazio rimasto e prese un libro dal comodino, spense la luce generale lasciando solo quella piccola e lo aprì, cercando un modo per ingannare l'attesa dato che cominciava a venirgli sonno.

Neanche due minuti dopo Brando lo chiamò

“Fabio....” “nh...” “devo pisciare” gli annunciò. Fabio si voltò dalla sua parte con un sopracciglio sollevato “e che vuoi da me?” chiese “mi dai una mano?” rispose Brando con un'altra richiesta, a bruciapelo. Fabio scoppiò mezzo a ridere “cosa???” esclamò sollevando solo la testa. Il riccio ringhiò “oh! Mica t'ho detto che mi devi sgrullare l'uccello!” gli urlò “solo accompagnami fino a lì! Non posso muovermi!” precisò in tono acido. Fabio sollevò di nuovo un sopracciglio, e poggiò il libro sul comodino, piccato “sopratutto mi piace il tono gentile con cui me lo chiedi!” replicò incrociando le braccia al petto. Brando sbuffò rumorosamente “senti, è già abbastanza umiliante chiederti di accompagnarmi a pisciare, senza che cominci pure a rompere i coglioni” ribattè in tono ancora più sgarbato. Fabio schizzò seduto in mezzo al letto fulminandolo con lo sguardo “e sentiamo! Quand'è che ti saresti umiliato?” gli urlò “no perchè mi sembra che, da quando mi hai chiamato per dire di venirti a prendere, non hai fatto che brontolare, imprecare e fare i capricci” elencò numerando con le dita “e io non ho sentito neanche uno straccio di grazie!” aggiunse “comincia ad essere un po' più gentile o mi sa che te la dovrai fare addosso” concluse incrociando di nuovo le braccia. Lo occhieggiò per un attimo da quella posizione di vantaggio da cui non poteva vederlo. Gli sembrava quasi visibile il fumo di rabbia che gli esalava dalla testa. Soppresse una risatina. Lo sentì lasciar andare un profondo sospiro e dire, tra i denti “per favore Fabio, mi aiuteresti ad arrivare fino al bagno?” ogni parola l'aveva digrignata come se avesse potuto strozzarlo con ogni singola sillaba. Fabio si pizzicò la radice del naso tra pollice e indice per non scoppiare a ridere, avrebbe potuto insistere un altro po', ma non era capace di tormentarlo troppo a lungo, quella era la specialità di Brando, non la sua “già meglio, ci voleva tanto?” lo prese in giro alzandosi e facendo il giro del letto fin dal suo lato.

Brando si girò dolorosamente su un fianco, meditando di fargliela pagare non appena si fosse ripreso. Fabio però lo spiazzò a quel punto: nonostante fosse vero che si fosse comportato in modo insopportabile fino a quel momento (se ne rendeva conto) lui gli si approcciò di nuovo con molta dolcezza, ora che aveva finito il breve momento di sfottò.

“ti tiro su io, non ti sforzare” gli sussurrò chinandosi su di lui per passargli entrambe le braccia intorno al busto. Lo mise seduto e poi, dandosi la spinta con le gambe, in piedi. Lasciò che gli passasse un braccio intorno al collo e lo strinse intorno ai fianchi “appoggiati a me” gli disse, ancora in tono dolce, facendogli un piccolo sorriso. Brando si appoggiò per un attimo con la fronte alla sua, sentendosi un po' sciocco, per esserla presa con Fabio, che comunque ormai da oltre un'ora si stava prendendo cura di lui. Poi si ritirò un po' su e iniziò a camminare a piccoli passi verso il bagno, sempre con le sue braccia attorno.

 

Fabio lo accompagnò fino alla porta del bagno poi, vedendo che toglieva il braccio da intorno al suo collo si schiarì la voce, in colpa “hem... guarda che stavo scherzando prima” gli disse “se.... se ti serve una mano.... io” tentò. Brando allargò un sorriso sornione “no Fa... non mi serve una mano, stai tranquillo” lo prese bonariamente in giro, dandogli un buffetto leggero sulla guancia. Poi entrò zoppicando nel bagno e accostò la porta per metà dietro di sé.

Fabio si appoggiò con la schiena alla parete subito fuori. Alzò gli occhi al cielo facendo il vago quando sentì il breve scroscio contro l'acqua del gabinetto. Poi sentì il rumore dello sciacquone, e infine quello del getto del lavandino, dove Brando si stava lavando le mani.

Incrociarono lo sguardo per un attimo, quando Brando uscì, con una lieve espressione di stanca sofferenza dipinta sul viso, poi Fabio gli si rifece addosso per reggerlo. Sentì le mani ancora umide di Brando poggiarsi intorno a lui quasi lo stessero abbracciando. Sollevò il viso, sentendo due ricci che gli solleticavano la fronte “come va dopo il massaggio?” chiese mentre lo riportava in camera “meglio” mentì Brando, e aggiunse “grazie, per l'aiuto” Fabio gli sorrise scuotendo la testa “Bra... non ce n'era davvero bisogno, te l'ho detto che scherzavo” “sì, ma te lo dovevo sul serio” ribattè lui, poi arrivati vicino al letto lo fermò con una stretta sulla spalla “senti” gli disse “prima che mi rimetto giù e poi non posso più muovermi... posso darti un bacio?” chiese quasi timido. Fabio strinse le labbra per trattenere un sorriso divertito “solo uno? Che avaro che sei...” lo sfottè andandogli davanti a tenendogli entrambe le mani sulla vita. Brando ghignò appena e poi si chinò su di lui di quei pochi centimetri necessari. La familiare sensazione delle labbra morbide di Fabio premute sulle sue lo avvolse. Gli diede un bacio a stampo, poi un secondo e pure un terzo, prima di dischiudergli leggermente la bocca con la sua e iniziare a baciarlo in modo più approfondito. Fabio ricambiò il bacio subito, cercando di essere delicato, di non spingere troppo con la testa, per non rischiare di fargli male. Gli accarezzò la schiena con una mano mentre con l'altra ancora lo aiutava a stare dritto.

Si staccò da lui un istante prima che il bacio diventasse troppo intenso, spingendo delicatamente indietro Brando con la mano in mezzo al petto “dai Bra... diamoci una calmata” gli disse guardandolo negli occhi, davanti alla sua espressione contrariata dall'interruzione. Brando roteò gli occhi annuendo.

 

Davanti al letto Brando lo fermò “aspe, facciamo così, sdraiati prima tu” gli disse facendogli un cenno della mano verso il materasso “che sennò poi il monolite è più difficile da spostare” aggiunse indicandosi e ridacchiando. Fabio annuì, felice che il suo umore fosse finalmente migliorato. Tirò via le coperte dal letto e si sdraiò prendendo una generosa porzione di materasso, poi gli fece cenno con le mani di raggiungerlo. Brando strinse un occhio forte e subito dopo i denti quando poggiò un ginocchio sul letto. Fabio si sporse seduto per aiutarlo ma il riccio gli fece segno di no e di rimettersi giù. Si mise carponi e avanzò leggermente, solo che di colpo una fitta alla schiena più forte delle altre gli fece perdere di botto forza nella braccia e Brando si accasciò in avanti, andando a finire per metà sdraiato sopra a Fabio, che emise un verso soffocato di dolore, per il gomito di Brando che nel cadere gli era affondato tra le costole “cazzo! Scusami!” esclamò Brando tirando su la testa di scatto, a controllare il viso di Fabio, che invece era scoppiato a ridere “stai comodo???” lo prese in giro bonariamente, mentre si massaggiava lo stomaco colpito in pieno. Brando rilassò la testa sulla spalla di Fabio, proprio nell'incavo del collo, constatando che non gli aveva fatto quasi niente “scusa ho proprio perso l'equilibrio” si giustificò, ridacchiando imbarazzato, poi si fece di colpo attento “hei ma lo sai che in questa posizione non mi fa male per niente?” esclamò piacevolmente sorpreso “deve essere perchè sto tipo di tre quarti” commentò. Fabio sorrise del suo tono contento e gli poggiò una carezza sulla testa “vuoi dormire così?” gli chiese a bruciapelo, in tono dolce ma terribilmente serio. Brando tacque per un secondo sistemando un po' la testa contro la sua spalla “posso?” chiese poi dubbioso “ti peso tutta la notte” aggiunse dando voce alle sue perplessità. Fabio scosse un po' la testa “macchè pesi... resta qui e non ti muovere” ribattè avvolgendogli un braccio intorno alle spalle per trattenerlo in quella posizione, come a rimarcare le sue parole. Brando fece un piccolo sorriso contro il suo collo “va bene...” disse con un filo di voce. Era ancora praticamente mezzo nudo e il fianco caldo di Fabio contro il suo era una sensazione troppo piacevole a cui rinunciare, gli abbracciò i fianchi, cominciando a rilassarsi ora che finalmente non sentiva più dolore. Il naso gli sfiorava la pelle del collo di Fabio, il suo respiro, notò, gli causava leggeri brividi in quel punto sensibile. Aveva un odore tutto suo la pelle di Fabio, l'avrebbe riconosciuto dappertutto. Sapeva di casa. Chiuse gli occhi e li riaprì. Stava davvero bene in quel momento.

Rimasero così in silenzio per qualche minuto, poi Fabio gli gettò una breve occhiata “come va?” gli chiese a bassa voce facendogli una carezza leggera sui reni, dove sapeva che si concentrava il dolore “se sto fermo così, bene” rispose Brando in tono convinto “però se mi muovo..” aggiunse irrigidendo un po' i muscoli per tirarsi su e poi sussultando appena subito dopo “male...” concluse buttando fuori un sospiro frustrato “e tu stai fermo allora” replicò con ovvietà Fabio, continuando a sfiorargli la pelle in quel punto, facendogli dei grattini leggeri, come se potesse alleviargli un po' il dolore solo con il tocco leggero della dita. Lo sentì rilassare i muscoli di nuovo. Lo accarezzò ancora per qualche secondo, prima di sollevare gli occhi al soffitto, facendo il vago, e lasciar scivolare piano la mano più giù, sul suo fondoschiena. Rimase fermò per un attimo, gli veniva da ridere perchè gli sembrava quasi di vederla l'espressione perplessa che doveva avere Brando in quel momento, poi iniziò ad accarezzarlo lì, godendo della sensazione che gli trasmetteva quella parte del suo corpo sotto la mano, anche se lo toccava in modo leggero, non malizioso.

“Fedeli, ma ti stai approfittando di me per caso?” gli chiese a quel punto Brando in tono divertito “non so di che parli..” ribattè lui mettendosi l'altro braccio sotto la testa a fare da cuscino “mha, tipo che allunghi le mani? E io non posso muovermi?” replicò il riccio “guarda che sono molestie queste eh?” scherzò “ma se sei tu che mi stai sdraiato sopra!” rise Fabio “è la tua parola contro la mia” aggiunse. Brando ridacchiò “sei un cazzo di pervertito” “va bene, scusa” disse Fabio spostando di nuovo la mano sui suoi reni “guarda che non ho detto che devi smettere” si affrettò a dire Brando a quel punto, facendolo scoppiare a ridere di nuovo e riportare la mano a fare quello che stava facendo prima “ecco” commentò Brando soddisfatto, sistemando meglio la testa sulla sua spalla. Era sempre stato uno, in generale, geloso del suo corpo, ma con Fabio era diverso, da lui si sarebbe fatto fare qualsiasi cosa.

 

Continuò ad accarezzarlo così a lungo, anche se stava cominciando a rendersi conto di essersi infilato in una strada pericolosa. Per quanto si fosse ripromesso di mantenere la cosa su un profilo di coccole comunque, tutto quello strusciare la mano proprio lì, stava cominciando a provocare delle reazioni poco convenienti dalle parti del suo inguine, non era mica fatto di legno! In più gli sembrava di sentire aumentare anche la pressione che sentiva contro la coscia, laddove Brando appoggiava il suo di bacino, anche se faceva finta di niente.

 

Non potevano spingersi troppo oltre, altrimenti poi sarebbe stata una pezza tremenda doversi fermare perchè lui non poteva fare praticamente nessun movimento.

 

“va bene basta” annunciò togliendo la mano di botto e portando anche quella imprigionata sotto la nuca, forse con tono di eccessiva urgenza perchè fosse scambiato per un gesto rilassato. Brando infatti sollevò la testa e puntò il mento sulla sua clavicola per guardarlo in faccia “che c'è, te stai a eccità?” lo prese in giro ghignando “macchè... per così poco” dissimulò lui arrossendo leggermente “no, è che tu devi riposare” aggiunse in tono convinto “se, certo, come no, mo il punto so io che devo riposare” lo sfottè ancora Brando sghignazzando. Fabio alzò gli occhi al cielo sospirando e arrossendo di nuovo. Tornò a guardarlo, per notare che non accennava a rimettersi giù e continuava a fissarlo con quel suo sguardo da bimbo malizioso che lo faceva impazzire. Brando allargò un ampio sorriso e Fabio pensò che si innamorava di lui di nuovo, ogni volta che gli sorrideva in quel modo così aperto e rilassato, che riservava solo a lui.

“che c'è?” gli chiese Brando, notando i suoi occhi che dardeggiavano veloci su ogni dettaglio del suo viso “eh..” sospirò Fabio “c'è che c'hai proprio una bella faccia” ammise candidamente. Brando sorrise di nuovo “pure la tua non è male” concesse facendolo ridere per un attimo, mentre contemplava le sfumature chiare che avevano i suoi occhi, apprezzabili solo da così vicino. Fabio lo vide diventare serio e iniziare a guardargli vicendevolmente gli occhi e le labbra “Bra...” riuscì a dire solo, poi Il riccio colmò la pochissima distanza tra loro e si impadronì della sua bocca, iniziando a baciarlo in modo prepotente e affamato, senza alcun preliminare. Le labbra di Fabio ricambiarono il bacio spontaneamente, trascinate dalla sua foga improvvisa, solo per qualche istante, poi gli mise la mano destra sulla guancia tirandosi un po' indietro con la testa “Bra, non fare così” lo supplicò mentre lui già cercava di riavvicinarselo tirandolo a sé con la mano sulla nuca. Lo baciò di nuovo succhiando le sue labbra come se non riuscisse a trattenersi. Fabio rispose al bacio, anche se non voleva. Il suo amico del piano di sotto, già sollecitato in precedenza, divenne duro in maniera velocissima , quasi dolorosa, quando nella foga del bacio Brando gliele morse le labbra. Fabio a quel punto si tirò indietro di nuovo, tirandogli i capelli per farlo smettere e poi allentando la pressione su di essi subito dopo, preoccupato di avergli fatto male “Brando” lo chiamò molto seriamente “smettiamola, ti prego, tanto non possiamo fare niente, poi è peggio” il riccio sospirò, annuendo “ok” disse a voce bassa, resa roca dall'eccitazione poi, non appena lo vide rilassarsi un po', si riavvicinò di nuovo al suo viso, con la bocca semi aperta, e ghignò bastardo bloccandosi a metà strada, nel vedere che subito la dischiudeva anche lui “non sei molto risoluto mi pare” lo prese in giro, e poi per dare il colpo di grazia gli accarezzò con la punta della lingua l'interno del labbro superiore. Fabio spalancò gli occhi, sentendo una botta dolorosa all'inguine a quel suo gesto “daiiiii!” gli urlò a quel punto arrabbiandosi “piantala!” gli ordinò mollandogli uno schiaffo sul sedere per scaricare la tensione. Brando scoppiò a ridere divertito da quanto fosse bravo a fargli perdere il controllo, e poi subito dopo strinse gli occhi facendo crollare la fronte in avanti per una fitta dolorosa alla schiena “ahio...” si lamentò prima di continuare a ridacchiare. Fabio buttò aria fuori dal naso “tiè..” commentò ora che la botta di rabbia dovuta all'eccitazione era sfumata “guardatelo... è tutto rotto è provoca pure” lo prese in giro con un lieve tono di rimprovero “statte bono che è meglio” aggiunse spingendogli la testa giù per farlo riappoggiare sulla sua spalla “va bene faccio il bravo” ridacchiò ancora Brando contro il suo collo “ecco” approvò Fabio scuotendo la testa, ma sganciandogli una carezza dietro al collo “appena ti guarisce la schiena sei fottuto, te lo dico” ci tenne comunque a sottolineare, facendolo ridere di nuovo “come sei volgare” scherzò dandogli un leggero pizzico sulla pancia.

Fabio lasciò andare un paio di sospiri per calmarsi, mentre Brando decise di starsene un po' in silenzio per fare altrettanto. Non che a lui tutto quel limonarsi di prima fosse risultato indifferente, anzi.

Ascoltò per un po' di tempo il ritmo del cuore di Fabio contro il suo torace, farsi via via più regolare, poi lo sentì aiutarsi con la gamba libera a raggiungere un lembo della coperta e tirarla su a coprire entrambi fino a metà schiena. Rimasero zitti ancora per un po', fino ad essere completamente calmi.

 

“che stavi facendo quando ti ho chiamato prima?” gli chiese Brando in tono tranquillo a quel punto, con l'intento di fare conversazione “ti ho disturbato?” “nah.. stavo facendo un po' di esercizi che ci ha dato il prof su photoshop, niente di che” rispose Fabio con altrettanta tranquillità “e avevi finito?” chiese ancora Brando “no, ero tipo a metà” “scusa” si affrettò a dire il riccio a quel punto “fa niente” rispose calmo Fabio facendogli un paio di carezze energiche sulla spalla, e aggiungendo “tanto ho deciso che domani resto a casa con te, non ti posso mica lasciare da solo” “no dai!” esclamò subito Brando “tu hai l'obbligo di frequenza, io me la cavo!” Fabio ridacchiò “ma se ti ho dovuto accompagnare pure in bagno” “e vabbè, domani starò meglio” replicò Brando. Fabio lasciò andare un sospiro, di nuovo come se stesse avendo a che fare con un bambino cocciuto “non starai meglio, non è la prima volta che ti infortuni da qualche parte, dovresti saperlo che il giorno dopo è ancora peggio” gli disse calmo “ti fossi almeno fatto la puntura..” aggiunse in lieve tono di rimprovero “se me la faccio fare ci vai a lezione?” propose Brando guardando in su, anche se non mosse la testa. Fabio sorrise mentre lui aggiungeva “dai, sennò mi sento in colpa” “non ti preoccupare, guarda che lo faccio volentieri, tu sei più importante della lezione” gli disse facendogli trattenere un sorrisino compiaciuto. Lo sentì stringerlo intorno alla vita un pochino di più “e comunque” aggiunse sbirciando già la sua reazione “mi farò mettere la firma da Davide, così non perdo niente”.

Ghignò nel sentire tutti i suoi muscoli irrigidirsi dopo quelle parole “ma chi? Quello biondo con gli occhi azzurri che gioca a basket?” chiese Brando abbandonando ogni grammo del tono conciliante che aveva fino a poco prima “mi sta sul cazzo quello” precisò facendo ridere Fabio per un attimo “oh, ma che sei geloso???” gli chiese in tono ironico “macchè” si affrettò a rispondere Brando “figurati!” rincarò con tono orgoglioso “perchè, uno non me po' sta sui coglioni e basta?” chiese. Fabio rise, beccandosi subito dopo un altro pizzico sul fianco “cazzo te ridi..”

 

Non era geloso... ero geloso marcio proprio!

 

 

“comunque stai tranquillo che Davide è etero convinto” gli disse una volta ripresosi “se fa più ragazze di te ai tempi d'oro” aggiunse. Brando fece uno sbuffo scettico “allora sta messo male me sa..” commentò, ancora in tono acido. Fabio corrugò la fronte “che intendi?” chiese con lo sguardo al soffitto. Il riccio tirò su la testa puntando di nuovo il mento poco sotto il suo collo, per rivolgergli uno sguardo curioso, dato il tono sinceramente confuso che gli aveva sentito “Fà.. sei stato il primo con cui sono andato a letto” gli disse con ovvietà. Fabio sollevò le sopracciglia “intendi il primo ragazzO..” “no. Intendo in generale” rispose calmo, ma sorpreso dello smarrimento che gli vedeva dipinto in viso “ma..” balbettò lui infatti, confuso. Sapeva che con Ludovica non era stato a letto, lei glielo aveva detto, ma lo aveva visto in giro con un sacco di ragazze prima di lei “scusa ma... tu dicevi...” “si vabbè..” tagliò corto Brando in leggero imbarazzo “dicevo un sacco di cose..” Fabio si tirò un po' su col busto, completamente sopraffatto dalla sorpresa, per poi rimettersi subito giù quando lo vide fare una piccola smorfia di dolore “cioè mi stai dicendo che quella volta lì.. è stata la tua prima volta?” gli chiese, in tono talmente incredulo da fargli fare uno sbuffo di risata “certo!” gli rispose e poi aggiunse ridacchiando “credevo te ne fossi accorto, che non avevo idea di che cazzo stavo facendo” “e come potevo!” ribattè subito Fabio “era la prima volta pure per me”.

Questa volta fu il turno di Brando di corrucciare le sopracciglia “sei serio...?” gli chiese “si abbastanza!” rispose in tono ironico Fabio, annuendo vigorosamente. Brando si tirò appena più su per guardarlo meglio, poggiando l'avambraccio sul suo torace per sostenersi un po' “ma scusa, con quel carciofo con cui stavi prima tu non...” “no” lo interruppe secco Fabio trattenendo un sorrisino per il termine -carciofo-. Brando ripoggiò il mento sul suo petto “e perchè?” chiese sinceramente curioso. L'altro scrollò la testa arrossendo leggermente “che ti devo dire... non me la sentivo” rispose “beh con me te la sei sentita però” ghignò Brando a quel punto “si vabbè... puoi pure gongolare meno eh” ribattè Fabio facendogli allargare il sorriso sornione che aveva ancora di più. Sospirò buttando la testa indietro sul cuscino “certo che è assurdo scoprirlo dopo quasi un anno che stiamo insieme” commentò. Brando guardò il suo profilo sorridendo leggermente “vuoi dire più di un anno” Fabio si girò di nuovo verso di lui e scosse la testa “scusa ma perchè tu da quando conti?” gli chiese, divertito dal fatto che non si fossero mai premurati prima di quel momento di parlare di cose come -in che data si fossero messi insieme o roba simile- avevano pensato a viversi e basta. “dall'inizio... no?” gli rispose Brando con ovvietà, sporgendo per un attimo in fuori il labbro inferiore. Fabio sorrise “vuoi dire da quando ci siamo baciati sotto casa mia?” gli chiese, vedendolo poi annuire tranquillamente. Gli rivolse un'occhiata canzonatoria “Bra... non stavamo insieme allora” spiegò in tono pacato, come stesse parlando a un bambino “in quel momento eri tu che ti approfittavi di me quando ti pareva e per il resto facevi finta di non conoscermi” Brando sollevò la testa corrucciando le sopracciglia fintamente offeso “io la scena in bagno me la ricordo un po' diversa!” lo sfottè “tipo io che sto lì a farmi i fatti miei e tu che mi salti addosso e mi infili le mani nei pantaloni” Fabio rise portandosi una mano sugli occhi “beh in ogni caso hai cominciato tu!” ribattè “forse non ti sei reso conto di come mi guardavi” aggiunse facendo ridere anche Brando. Il riccio mosse una mano davanti al viso come a scacciare una questione poco importante “vabbè, perchè tu da quando conti invece?” Fabio lo guardò muovendo una mano per spostargli un paio di riccioli da davanti agli occhi “quando sei venuto a stare da me... il 16 febbraio” Brando lo guardò pensieroso leccandosi un attimo le labbra “non lo so... non sono convinto” disse.

 

Ok che avevano litigato e se ne erano fatte di tutte nel periodo precedente, ma non sapeva se gli andava di non considerare quel momento parte della loro storia.

 

“eddai” insistette Fabio “anche perchè sennò il nostro anniversario è già passato e sarebbe una cosa triste” argomentò. Brando fece uno sbuffo di risata “a Fà... l'anniversario? È roba da ragazzine dai!” lo sfottè per poi aggiungere “ma ora che ci penso tu sei una ragazzina, per cui” Fabio assottigliò lo sguardo davanti al suo sorriso da schiaffi “Bra... guarda che se vuoi un'altra sberla basta dirlo” lo minacciò “no grazie” rise lui, facendogli alzare gli occhi al cielo. Sollevò una mano e gli accarezzò il naso con due dita “allora 16 febbraio?” gli disse. Fabio annuì “va bene, va bene... come vuoi” poi ripoggiò il mento sul suo petto e lo guardò da sotto in su per un lungo momento

“quindi in pratica..” riprese, tornando all'argomento di prima “io sono stato solo con te e tu solo con me?” ricapitolò. Fabio annuì, un po' sorpreso che lui lo rimarcasse “ma ti dispiace che sia andata così?” gli chiese a quel punto, desiderando intensamente che rispondesse di no.

“no” disse infatti lui poco dopo, facendolo rilassare “però siamo proprio una coppia di sfigati..” aggiunse corrucciando le sopracciglia. Fabio scoppiò a ridere “parla per te!” esclamò “io mi so fatto il più figo della scuola!” Stavolta fu il turno di Brando di scoppiare a ridere. Scosse la testa mentre riappoggiava la guancia contro il suo collo “sei un idiota” commentò in un sospiro. Fabio sorrise a sua volta “e tu sei uno stronzo.. che cazzo te ridi...” commentò, tuttavia accarezzandogli la testa “ti amo però” se ne uscì a quel punto Brando “pure io, pure io” si affrettò a rispondere Fabio, con tono calmo, per dissimulare quanto quelle due parole, dette dalla sua voce, gli facevano ancora rimbalzare il cuore in gola ogni volta.

 

“c'ho sonno Fa..” disse Brando a voce bassa dopo un po' che stavano in silenzio “e dormi” rispose Fabio tranquillo, sollevandogli i ricci dalla fronte per stamparglici un bacetto “buonanotte” “notte” rispose Brando strofinandogli la testa sul collo per mettersi più comodo. Poi gli infilò la mano sinistra sotto la maglietta e gliela parcheggiò con disinvoltura sul lato della pancia.

Fabio sorrise. Iniziò ad accarezzargli i capelli delicatamente, e con estrema lentezza. Sguardo al soffitto si godette con calma ogni riccio, e il respiro del ragazzo che si faceva pian piano sempre più regolare, il corpo più pesante. Chiuse gli occhi a sua volta, allentando la tensione di tutti i muscoli. Non c'era niente che lo rilassasse di più di Brando che gli si addormentava tra le braccia.

  
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