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Autore: Ms_Hellion    10/10/2020    0 recensioni
Izaya ha trascorso la sua vita proteggendo un complicato segreto, frutto di un passato tormentato che ha lasciato segni tanto sul suo corpo quanto sulla sua psiche: il famigerato informatore di Shinjuku soffre di un disturbo dissociativo dell'identità.
Quando però il suo segreto viene minacciato sia da un individuo misterioso che da un ben noto rivale, Izaya è costretto a rivalutare di chi fidarsi e ad affrontare i demoni del suo passato.
Genere: Hurt/Comfort, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Hi guys! (^u^)
Questa storia presenta una rappresentazione non necessariamente accurata del disturbo dissociativo d’identità. Tutte le mie conoscenze a riguardo provengono da articoli e canali Youtube quali DissociaDID e MultiplicityAndMe, che sono assolutamente fantastici e a cui vi consiglio di dare un’occhiata se siete interessati all’argomento.
Questa è una storia di FINZIONE. Alcuni dettagli del disturbo sono stati liberamente manipolati per via della storia, ma se sei familiare con il DDI e noti qualche grave imprecisione, sarei felicissima se me lo facessi sapere .^_^.

Le personalità di Izaya sono ispirate alle versioni alternative del personaggio (Kanra, Psyche, Hibiya ecc.) ma non è necessario conoscerle per leggere la storia, dato che saranno trattati come OC.

Buona lettura! (ノ´ヮ´)ノ*: ・゚𓇼


 

1.



 

- Izaya è entrato in chat -


 

Izaya: Buongiorno a tutti~


 

Kanra: Buongiorno!


 

Izaya: Are? Ci sei solo tu, Kanra?


 

Kanra: Sembrerebbe di sì. Deluso?


 

Izaya: Aww non potrei mai essere deluso di spendere del tempo in privato con Kanra-chan! <3


 

Izaya: Ne, Kanra. Ieri eri fuori tu, no? È successo qualcosa di interessante?


 

Kanra: Il solito. È stata una giornata tranquilla, per lo più. Sono rimasta in ufficio per riordinare l’archivio e incontrare un paio di clienti. L’evento più degno di nota è stato l’ennesimo tentativo di assassinio da parte di Namie… e a tal proposito, potresti ricordarmi perché è ancora la nostra segretaria? Quella donna è orribile.


 

Izaya: Che domande! Perché è esilarante, è ovvio~! ;)


 

Kanra: Esilarante?! Ha versato della candeggina nel mio caffè!


 

Izaya: …ops?


 

Izaya: Nient’altro?


 

Kanra: -_-


 

Kanra: Suppongo di sì…


 

Kanra: Ho risolto il caso di Satou-san.


 

Izaya: Ah, la dolce signora che ci ha pagato trentamila yen per scoprire se suo marito la tradisce! E…?


 

Kanra: La tradisce, com’era prevedibile. Con un ragazzo di appena diciott’anni, per di più. La relazione è andata avanti per mesi, è inconcepibile che Satou-san non si sia accorta di nulla prima d’ora.


 

Kanra: È stato fin troppo facile trovare delle prove. Voglio dire, il ragazzo ha perfino postato delle foto online con il marito di Satou-san! In quanto informatrice, mi sento quasi offesa.


 

Izaya: Ma non mi dire! E così il rispettabile Mr. Satou, ammirevole pilastro della società, è in realtà un vecchio pervertito… Che colpo di scena!


 

Izaya: Non mi sorprende che Satou-san sia rimasta cieca come una talpa per tutto questo tempo. I miei amati umani spesso vedono solo quello che vogliono vedere. Per questo la buona signora ha sentito il bisogno di pagarci trentamila yen per rivelarle ciò che in fondo sapeva già


 

Izaya: Ah, quanto amo gli esseri umani! Sono divertenti!


 

Izaya: Così prevedibili, ma divertenti!


 

Izaya: Divertenti! Divertenti! Divertenti!


 

- Psyche è entrato in chat -


 

Psyche: YAHOOOOOOOOO


 

Psyche: È ARRIVATO PSYCHE, LA VOSTRA STAR PREFERITA~!!! :*:・゚(≧∀≦)+.゚イイ


 

Psyche: Vi sono mancato~??


 

Kanra:


 

Izaya:


 

Kanra: Ehm.


 

Psyche: Scherzavo. Ovviamente SÌ!


 

Izaya: Ugh, è troppo presto per questo…


 

Kanra: A proposito, Psyche. Ho un vuoto di memoria tra le sette e le undici di ieri sera. Per caso tu c’entri qualcosa?


 

Psyche: Perché lo chiedi solo a me? Sei cattiva, Kanra-san ( T^T )


 

Kanra: Be’, Izaya non avrebbe motivo di mentire a riguardo…


 

Psyche: ...


 

Psyche: Ecco…


 

Psyche: Non sto ammettendo nulla! Però… se anche fosse? Anch’io voglio divertirmi!


 

Izaya: Tu, piccola peste…


 

Izaya: L’ultima volta che sei uscito per “divertirti”, siamo quasi morti!!


 

Psyche: Tee hee! XD


 

Izaya: Ti sembra uno scherzo?!


 

- Psyche è uscito dalla chat -


 

Izaya: È appena uscito?!


 

Kanra: Già.


 

Izaya: È veramente troppo presto per questo… -_-”


 

Izaya: Mah, abbiamo sprecato fin troppo tempo grazie al piccolo mal di testa ambulante


 

Izaya: Immagina tutte le decine, anzi centinaia di deliziosi esseri umani che aspettano soltanto di giocare e di diventare dei giocattoli. Non posso deluderli! È ora di alzarsi e splendere!


 

Izaya: A presto, Kanra-chan~


 

Kanra: D’accordo. Tieniti lontano dai guai!


 

Izaya: Risponderei di sì, ma non ho motivo di mentire a riguardo ;)


 

- Izaya è uscito dalla chat -


 


 

Izaya aprì gli occhi.

Lo salutò la vacuità del soffitto e il cupo grigiore della stanza in ombra. Un’occhiata alla sveglia rivelò che erano quasi le otto, a discapito della semi-oscurità.

“È ora di alzarsi e splendere”, mormorò.

Nonostante l’intenzione espressa, rimase immobile per alcuni minuti a osservare il soffitto con l’espressione vuota di un uomo sordo, o meglio assordato da un invisibile fragore.

Un unico, timido raggio di sole mattutino penetrava attraverso le tende, proiettando una lama di luce che tagliava l’oscurità. Il suo sguardo fu calamitato verso esso. Si chiese, con pigra curiosità, cosa stessero facendo i suoi esseri umani, al di là di quelle tende.

Fu riscosso dal rumore di una porta che si apriva, seguito dal tonfo che indicava la sua richiusura, proveniente da qualche parte nell’appartamento.

Ah, questa dev’essere Namie, pensò, e un sorriso si dipinse sul suo volto.

Si alzò, lesto. Non era il caso di lasciare Namie libera di girare nell’appartamento da sola per troppo a lungo; solo la settimana prima, la donna era riuscita a rompere il suo televisore… di nuovo.

Infilatosi una maglia nera a maniche lunghe e un paio di jeans scuri, si diresse fuori dalla camera.

“Allora sei vivo. Speravo fossi morto nel sonno”, lo salutò Namie freddamente. La segretaria aveva già preso posto alla sua scrivania e lo degnò appena di uno sguardo.

“Buongiorno anche a te, raggio di sole”, replicò Izaya con un largo ghigno. “Fammi un caffè.”

“Fattelo da solo.”

“Sono io che ti pago”, le ricordò Izaya – le magiche paroline d’ordine che costringevano la donna a esaudire ogni suo desiderio. O per lo meno, a essere un pochino più civile. A volte.

Con un grugnito, Namie si diresse in cucina.

Izaya prese posto alla scrivania, ignorando le pile di fogli e i computer ancora tiepidi per il lavoro svolto su di essi fino a tarda notte. Si limitò invece a far roteare pigramente la sedia, assorto nei suoi pensieri finché la segretaria non gli sbatté una tazza davanti.

Con un ghigno automatico, Izaya portò la tazza al volto e inalò l’aroma del caffè. “Mmh, delizioso~. Niente candeggina, oggi?”

“La prossima volta userò un veleno meno riconoscibile”, replicò la donna come se fosse un dato di fatto… e probabilmente lo era.

“Naturalmente”, ribatté l’informatore in tono altrettanto sereno. “Chissà, magari la terza volta sarà quella buona. O sarebbe la quinta? Ah, non saprei, ho perso il conto dei tuoi fallimenti.”

Namie scoprì i denti in quello che doveva essere un sorriso, ed era invece una smorfia assassina. Oppure Izaya si sbagliava, e sorridere non era mai stato tra le intenzioni della segretaria. “Bastardo. Non sarai così spiritoso mentre soffochi nel tuo stesso vomito.”

L’informatore scoppiò a ridere.

Non si prese la briga di informare la donna che non soltanto era perfettamente in grado di riconoscere odore e sapore della maggior parte dei veleni e delle sostanze tossiche, ma che nel corso degli anni aveva assuefatto il proprio corpo a tutti i veleni su cui era riuscito a mettere le mani.

Dopo aver bighellonato per qualche altro minuto, si mise al lavoro. Nel suo computer erano comparse altre due cartelle, contenenti le informazioni riguardo ai nuovi clienti incontrati da Kanra.

Terminò il primo incarico in una manciata di minuti. Quanto al secondo, era sicuro che un paio di giorni sarebbero bastanti. Trascorse il resto della mattinata su vari siti, a raccogliere informazioni e pettegolezzi, usando poi un paio di questi per avviare una discussione sulla chat che condivideva con i cari Setton, Tanaka Taro, Bakyura e Saika.

Come al solito, si assicurò di far apparire “Kanra” il più superficiale e infantile possibile, e sghignazzò quando percepì una familiare punta di irritazione.

Sei troppo suscettibile, Kanra-chan, ghignò allegramente. Guarda, ci adorano! Be’, tutti tranne Bakyura-kun.

“Che cos’hai da sghignazzare come un vecchio lupo demente?”, domandò Namie, seccata.

“Niente, niente~.”

Il campanello suonò.

“Ah, clienti”, esclamò Izaya deliziato.

Namie andò ad aprire la porta. Rivelò dall’altro lato un uomo dalla testa rasata, alto e massiccio, sulla trentina, con un tale stereotipico aspetto da teppista, che Izaya analizzò subito il suo corpo in cerca di qualche traccia di giallo, o di blu, senza però trovarne.

Izaya si alzò e si diresse verso l’uomo con un sorriso amichevole.

“Benvenuto! Signor…”

“Takahashi”, si introdusse l’uomo. Sorrise, scoprendo uno spazio nero dove avrebbe dovuto esserci un incisivo. “Piacere.”

“Takahashi-san”, ripeté Izaya. “Il piacere è mio.” Tese una mano, che l’uomo strinse in una presa callosa. “Prego, si accomodi”, disse, accennando al divano.

L’uomo accettò con un grugnito. Izaya si sedette di fronte a lui.

“Gradisce del tè, Takahashi-san?”

“Non è che hai qualcosa di più forte, eh?”

Izaya scosse il capo. “Sono spiacente, Takahashi-san, non posso offrire nulla di più forte di un tè nero”, disse con decisione. “Namie, portaci del tè, per cortesia”, aggiunse quindi, rivolto alla segretaria, ignorando lo sbuffo dell’uomo.

La donna annuì, e andò subito a scaldare l’acqua.

Izaya incurvò l’angolo della bocca all’insù. Apprezzava come Namie, nonostante la sua natura estremamente sgradevole – che non esitava a emergere quando erano soli – sapesse mostrarsi pratica ed efficiente in presenza di clienti. Era una delle ragioni per cui continuava a tenersela intorno.

Concentrò la sua attenzione sul nuovo giocattolo seduto di fronte a lui.

“Takahashi-san. Cosa posso fare per lei, oggi?”

“Tu sei Orihara, no?”, disse l’uomo, ignorando la sua domanda. “Il famoso informatore, Orihara? Quello che combina sempre guai in città?”

“Così dice la targhetta sulla porta, almeno”, ribatté Izaya con un sorrisetto, imperturbato dalla mancanza di formalità dell’altro individuo. “Quanto a combinare guai… ah, purtroppo si sentono ogni genere di pettegolezzi al giorno d’oggi. Sono meramente un umile informatore.”

L’uomo ridacchiò. “Massì, chissenefrega. Non mi interessano i pettegolezzi, in ogni caso. Io e i miei amici preferiamo i fatti.”

Il modo in cui pronunciò la parola amici fu sufficiente per confermare a Izaya che l’uomo era, di fatto, membro di qualche gang, anche se probabilmente si trattava un gruppo piccolo e senza nome. Dalla sua arroganza e dal fatto che stava parlando a nome del gruppo, doveva trattarsi del capo.

“Fatti?”, ripeté Izaya. Inclinò il capo di lato, incuriosito. “Che tipo di fatti?”

“Mmh, sì. Per esempio, il fatto che tu e Heiwajima vi odiate a morte. Tutti a Ikebukuro vi hanno visti combattere almeno una volta.”

Izaya non fece alcun tentativo di negare le parole di Takahashi. I suoi occhi scintillarono. Se riguardava Shizu-chan, la faccenda prometteva di rivelarsi interessante…

“È anche un fatto che Heiwajima è diventato un problema. Quel bastardo ha mandato troppe persone all’ospedale per passarla liscia.”

“Non mi dire! Shizu-chan ha toccato qualcuno che non doveva toccare? Uno dei tuoi amici, forse?”, intuì Izaya, assumendo a sua volta a un tono più colloquiale.

L’uomo aggrottò le sopracciglia in una muta conferma. “Come ho detto, quel bastardo ha fatto troppi danni per passarla liscia. È ora che qualcuno gli insegni una bella lezione.” Takahashi si sporse in avanti. “Tu sei suo nemico, Orihara. Sicuramente sarai a conoscenza di una qualche debolezza che è possibile sfruttare. In particolare, io e miei amici saremmo felici di trovare una soluzione più… definitiva al problema costituito da Heiwajima, se capisci cosa intendo.”

“Ah”, fece Izaya, capendo alla perfezione.

Non era insolito che qualcuno volesse fare fuori Shizu-chan. Dopotutto, distruggere proprietà e spezzare le ossa alle persone non erano azioni generalmente viste di buon grado. Già, Shizu-chan tendeva a farsi così tanti nemici, perfino più di lui… Izaya provò una fitta acuta di qualcosa orribilmente simile a gelosia.

Si affrettò a soffocare la sensazione.

Namie portò le tazze di tè e le posò davanti ai due lati del tavolino di legno.

Automaticamente, Izaya portò la sua tazza labbra e bevve un sorso. Per un attimo, fissò in silenzio il liquido scuro, assorto nei suoi pensieri.

“Takahashi-san”, disse infine. “Se fossi a conoscenza di un modo per uccidere Heiwajima Shizuo, non pensi che l’avrei già sfruttato?”

Takahashi rimase a bocca aperta. Chiaramente, non ci aveva pensato affatto.

“Siamo nemici, come hai detto tu stesso. La sua morte non renderebbe nessuno più felice di me”, continuò l’informatore. “Tuttavia, non c’è niente.”

Eccetto suo fratello Kasuka, i suoi genitori, Tanaka Tom, armi da fuoco, veleno, esplosioni, perfino una pugnalata se praticata all’altezza del cuore, del collo o della testa…

“Nessuna debolezza. Heiwajima Shizuo non è un uomo. È un mostro.”

“Cretinate”, sbottò Takahashi. “Heiwajima sanguina. L’ho visto con i miei occhi. Se sanguina, può essere ucciso.”

Izaya sbuffò. “Credi veramente che un uomo normale possa essere così forte?” Latrò una breve risata. “C’è una ragione se lo chiamano il Mostro di Ikebukuro. Puoi provare a ucciderlo, se vuoi. Ti avverto, però: Shizu-chan è convinto che chiunque sia pronto a uccidere, sia anche pronto a morire.”

“Balle. Sono tutte balle, Orihara. Ci deve essere una qualche debolezza. E tu devi esserne a conoscenza.”

“Ti assicuro, Takahashi-san, non ho-”

“Sono balle!”

Izaya celò l’irritazione dietro a un sorriso a denti stretti. “Eppure è così, Takahashi-san. Sfortunatamente, non credo di poterti essere d’aiuto. Perciò, se questo è quanto…”

Takahashi sembrò sul punto di rifiutarsi di andarsene. Senza smettere di sorridere, Izaya fece scivolare una mano in tasca. Con la coda dell’occhio, notò Namie avvicinarsi alla sua borsa, dove sapeva che la donna nascondeva un taser.

Il corpo di Takahashi si tese… e poi si rilassò.

“Va bene allora. Me ne vado.” L’uomo si diresse alla porta e la spalancò. “Ma ricorda, Orihara: ti pentirai di non avermi aiutato.”

“Certamente”, esclamò Izaya, facendo ciao-ciao con la mano. “Tu e i tuoi amici siete liberi di passare a trovarmi dopo aver ucciso Shizu-chan!”

Takahashi si sbatté la porta alle spalle.

Izaya rilassò la presa attorno al coltello e si abbandonò contro lo schienale del divano con un sospiro. I suoi piccoli umani potevano essere così irritanti… Li amava con tutta l’anima, ma certe volte era difficile resistere alla tentazione di conficcare un coltello nell’occhio di qualcuno.

Sentendo la sua segretaria sghignazzare, le rivolse un’occhiata perplessa.

“Che c’è?”

“Sapevo già che sei un bugiardo cronico, ma non posso credere che tu abbia appena mentito per proteggere Heiwajima Shizuo.

Izaya agitò una mano come a dire che non importava. “Quell’individuo mi stava dando sui nervi, tutto qui. Inoltre…” Ghignò. “Takahashi-san non ha mezza possibilità di riuscire a uccidere Shizu-chan. Mandarlo nella sua direzione sarebbe stato uno spreco di tempo. Per ora mi limito a giocare con quella bestia, ma quando mi sarò annoiato e deciderò di farla finita…” – sghignazzò, e una luce d’insania e cattiveria si accese nei suoi occhi – “…quello che gli farò farà impallidire i piani di Takahashi-san e la sua gang di idioti! Come prima cosa lo priverò di tutto ciò che lui ha di più prezioso. Torturerò i suoi cari, demolirò le loro vite alle fondamenta, e poi-”

Fu interrotto dalla sonora risata della segretaria.

“Cosa c’è di tanto divertente?”, fece Izaya, offeso di essere stato interrotto mentre illustrava il suo piano geniale.

“Parli come il cattivo di un film per bambini… patetico.” Namie scosse il capo, senza smettere di sghignazzare. “No, dal modo in cui parli non si direbbe nemmeno che sei serio. Sei sicuro di volere Heiwajima morto?”

Izaya si alzò così in fretta che Namie fece un passo indietro, per poi ghignare alla sua reazione brusca. La donna aveva quello scintillio negli occhi che l’informatore aveva imparato ad associare a un nuovo tentativo di omicidio, quello scintillio di quando aveva ideato un nuovo modo per distruggerlo e non vedeva l’ora di metterlo alla prova.

“Sei ancora più stupida di quanto pensassi”, dichiarò. Scosse il capo tra sé. “Che delusione… e che noia.”

Decidendo che avrebbe trascorso la giornata con degli umani più interessanti – e meno decisi a tormentarlo – si infilò la giacca.

“Dove stai andando? Vai dal tuo Shizu-chan?”

Izaya non la degnò neppure di una risposta. La risata sgraziata di Namie lo inseguì fuori dall’appartamento.


 

. . .


 

Che cosa ne sa quella donna?

Izaya camminava a passi svelti, il volto corrucciato e le mani in tasca. Si muoveva senza una destinazione precisa, al solo scopo di scaricare la sua frustrazione.

È convinta di potermi leggere così bene, quando in realtà non ha idea di cosa sta dicendo. Dovrebbe solo fare il suo lavoro, provare a uccidermi e continuare a essere un buon intrattenimento. E quel Takahashi, chi si crede di essere? Come se uno come lui fosse degno di uccidere Shizu-chan. Ridicolo!

Calciò violentemente una lattina vuota sul marciapiede.

Rallentò quando una notifica apparve in un angolo della sua mente.


 


 

Messaggio privato da: Kanra


 

Kanra: Il corpo è stressato. Cosa succede?


 

Izaya: Assolutamente nulla!


 

Izaya: Oggi tutti i miei esseri umani hanno deciso di essere sgradevoli


 

Izaya: Ma va tutto bene finché sono divertenti, giusto?


 

Izaya: Tsk, non mi va neanche di giocare con loro in questo momento… Stupidi piccoli umani con le loro stupide piccole accuse


 

Kanra: Capisco. Però se non sei in pericolo, cerca di calmarti. Stai mettendo tutti quanti in allarme.


 

Izaya: Ah…


 

Izaya: Scusami, Kanra-chan. Ci proverò ^^”


 

Kanra: Nessun problema.


 

Kanra: Comunque… essere sgradevoli è una parte integrante della natura umana. È per questo che non capirò mai la tua passione per le persone.


 

Izaya: Haha, cominci a parlare come Roppi


 

Izaya: Ma hai ragione…


 

Izaya: I miei umani sono arroganti, egoisti e prepotenti. Grazie per avermene ricordato. Anche quei difetti sono parte integrante delle creature che ho scelto di amare. È per questo che sono così interessanti, non sei d’accordo, Kanra-chan~?


 

Kanra: Lieta di aver contribuito al ritorno della tua ossessione per l’umanità…


 


 

Izaya ridacchiò. Kanra-chan aveva ragione. A volte i suoi piccoli umani potevano essere insopportabili… eppure, lui continuava ad amarli. Li amava, per cui non aveva senso essere arrabbiato con loro.

Sbatté rapidamente le palpebre per tornare alla realtà, finalmente accorgendosi dei suoi dintorni. Con sorpresa, scoprì di non trovarsi più a Shinjuku. In qualche modo, era arrivato a…

Una macchinetta automatica atterrò a circa cinque metri da lui, esplodendo in mille pezzi. I passanti urlarono e si affrettarono a sgomberare. Izaya fissò il rottame, sgomento.

Ikebukuro.

Era finito a Ikebukuro.

“Iiiii-zaaaa-yaaaa-kuuun!”

E ovviamente, la bestia lo aveva trovato.

Si voltò, ed ecco, come previsto, una familiare figura bionda, vestita in uniforme da bartender e occhiali da sole. Dietro di lui scorse Tanaka Tom, che si massaggiava la radice del naso con stanca rassegnazione. Tutto attorno, la maggior parte dei cittadini scappava, mentre i più coraggiosi tiravano fuori i cellulari per scattare fotografie. Sapevano bene cosa stava per succedere.

“Izaya. Non ti avevo detto di restare alla larga da Ikebukuro?”, tuonò la sua nemesi con voce profonda.

Izaya soppresse un brivido di eccitazione.

“Oh, solo un paio di centinaia di volte, Shizu-chan”, ribatté con leggerezza.

“E tu non hai ascoltato neanche una volta. Questo prova quanto sei stupido- no! Prova che hai un desiderio di morte… un desiderio che sono ben felice di realizzare”, disse Shizu-chan con un ghigno folle, sfilandosi con calma gli occhiali da sole e appuntandoli all’uniforme.

Quindi afferrò un cartello stradale, e lo sradicò dal suolo.

“Sei pronto a morire, Izaya-kun?”

Izaya gli rivolse il suo tipico sogghigno affilato, il sogghigno che era in grado di mandare il mostro fuori di testa, come un panno rosso sventolato di fronte a un toro.

Solo perché non aveva pianificato quel combattimento, non significava che non potevano divertirsi un po’, giusto?

“Non particolarmente, no”, ribatté casualmente. Estrasse il coltello a serramanico con un movimento fluido. “Fortuna che l’uomo è la specie dominante sul pianeta, eh? Non ho niente da temere da una bestia selvatica come Shizu-chan~.”

L’informatore lesse la furia omicida negli occhi di Shizuo prima ancora che questi si scagliasse contro di lui. Il bruto cercò di colpirlo usando il cartello come una mazza, ma Izaya schivò, svelto. Sfruttando il movimento del mostro a suo vantaggio, gli scivolò sotto il braccio per infliggergli un taglio profondo al fianco.

“Bastardo!”, latrò Shizuo. “L’unico animale qui sei tu, maledetta pulce! Schifoso pidocchio!”

Izaya rise, evitando con facilità gli attacchi del biondo. “Ti sbagli, Shizu-chan. Io sono lontano anni luce da una bestia come te.”

Una bestia dalla mente semplice come la tua non potrebbe mai sperare di comprendermi. Né io potrei mai sperare di comprendere te.

Shizuo lanciò il cartello nella sua direzione. Rapido, l’informatore saltò. Posò un piede sul cartello in volo, dandosi la spinta per atterrare di fronte al biondo. Shizu-chan sgranò gli occhi come il coltello di Izaya guizzò davanti ai suoi occhi, puntando dritto alla gola.

Mi chiedo se è per questo…

Un’unica goccia di sangue sgorgò dal taglio sottile che intaccava la pelle chiara.

“Cosa stavi dicendo sull’uccidermi? Perché finora, l’unico che rischia di finire sgozzato come un maiale sei tu”, lo schernì Izaya. “Aha~! Pensavo che Shizu-chan fosse un cane rabbioso, ma forse Shizu-chan è un maialino da macello, invece? Ne, Shizu-chan, dì ‘iiiiih, iiiiiih’.”

Gli occhi del mostro si scurirono di collera.

È per questo che non posso lasciarti andare?

Izaya si diede alla fuga. Immediatamente, risuonò il ruggito del mostro.

“IIIII-ZAAAA-YAAAAA!”

Il mostro lo inseguì, e l’informatore sorrise.

   
 
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