Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: pampa98    11/10/2020    6 recensioni
[Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna]
Missing moment che esplora come Rin abbia ripreso a parlare.
[Dal testo]
«Padron Sesshomaru!» esclamò Jaken entusiasta, appena il dolore fu passato. «Sono così felice che siate tornato! Temevo voleste punirmi lasciandomi con quella strana creatura.»
«Ha parlato?»
Jaken scosse la testa.
«No. Ha fatto solo delle facce allegre.»
Dopo pochi secondi, furono nuovamente raggiunti dalla bambina che aveva un’espressione raggiante in volto. Fece una piroetta su se stessa, come per chiedere l’approvazione del suo aspetto a Sesshomaru.
«Hai un posto dove andare?» le chiese lui.
Lei scosse la testa.
«Sali su Ah-un. Ti sarà più semplice stare al passo.»
Senza aspettare un cenno di assenso, Sesshomaru si voltò e tornò da dove era venuto. La bambina corse da Ah-un, il quale si alzò e seguì il suo padrone. Jaken rimase immobile, con la bocca spalancata, ma trovò in fretta la forza di seguirli, temendo che altrimenti sarebbe stato abbandonato sul serio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jaken, Rin, Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LA BAMBINA UMANA




Jaken camminava avanti e indietro, sempre più frustrato. Il suo nobile padrone aveva sperimentato il potere di Tenseiga per la prima volta e, sebbene si fosse dimostrata a tutti gli effetti una spada inutile, era stato felice di aver avuto modo di chiarirne i poteri una volta per tutte. Il fatto che lo avesse fatto su un cucciolo d’uomo non era così strano, dopotutto avevano ritrovato quella ragazzina proprio seguendo l’odore della morte. Ciò che era strano, e che Jaken non riusciva a comprendere, era perché, dopo che quella ragazzina lo aveva seguito, Sesshomaru non le avesse ordinato di andarsene.
«Quegli abiti sono pieni di sangue» aveva detto invece. «Resta con Jaken mentre te ne procuro di nuovi.»
Non era tanto il fatto che Sesshomaru si fosse rivolto direttamente a lei a preoccuparlo, quanto più che lui, il sommo Jaken, si era ritrovato a dover fare da balia a un’umana. Umana addirittura muta.
Aveva cercato di scoprire il suo nome, da dove venisse e che cosa volesse da Sesshomaru, ma l’unica risposta che aveva ottenuto era stata un sorriso allegro. Poi la bambina si era messa a giocare con Ah-un e lui aveva iniziato a camminare in cerchio, aspettando con ansia il ritorno del suo padrone.
Quando il Sole iniziò a calare, la preoccupazione di Jaken aumentò. Forse Sesshomaru non sarebbe tornato. Forse lo aveva lasciato con la ragazzina proprio per levarselo di torno una volta per tutte.
«Oh, padron Sesshomaru!» esclamò. «Vi ho sempre servito con tutto me stesso! Vi prego, non mi abbandonate così!»
La sua voce attirò la bambina, che gli si avvicinò allungando una mano verso di lui e gli accarezzò la testa con un sorriso rassicurante. Jaken scattò all’indietro, allontanandosi da quella strana creatura.
«Mi hai scambiato per il tuo animaletto, per caso? Non toccarmi, umana!»
Lo sguardo della bambina si rabbuiò e chinò la testa.
«È inutile che fai quella faccia. Sono un demone e non permetto che una volgare mortale si prenda gioco di me.»
Il suo bastone, che aveva agitato con foga fino a quel momento, gli fu tolto dalle zampe per cadergli poi sulla testa con un colpo deciso.
«Dovrebbe essere della tua taglia» disse Sesshomaru, porgendo un involucro alla bambina. «Indossalo.»
Lei annuì. Si diresse verso Ah-un, usandolo per nascondersi alla vista dei due demoni mentre si cambiava.
«Padron Sesshomaru!» esclamò Jaken entusiasta, appena il dolore fu passato. «Sono così felice che siate tornato! Temevo voleste punirmi lasciandomi con quella strana creatura.»
«Ha parlato?»
Jaken scosse la testa.
«No. Ha fatto solo delle facce allegre.»
Dopo pochi secondi, furono nuovamente raggiunti dalla bambina che aveva un’espressione raggiante in volto. Fece una piroetta su se stessa, come per chiedere l’approvazione del suo aspetto a Sesshomaru.
«Hai un posto dove andare?» le chiese lui.
Lei scosse la testa.
«Sali su Ah-un. Ti sarà più semplice stare al passo.»
Senza aspettare un cenno di assenso, Sesshomaru si voltò e tornò da dove era venuto. La bambina corse da Ah-un, il quale si alzò e seguì il suo padrone. Jaken rimase immobile, con la bocca spalancata, ma trovò in fretta la forza di seguirli, temendo che altrimenti sarebbe stato abbandonato sul serio.
 

Si accamparono accanto a un grande albero, attorno al quale crescevano molti funghi commestibili. Sesshomaru chiese alla bambina se li sapeva cucinare e, dopo il suo assenso, si sedette contro un tronco e rimase a guardarla accendere un fuoco e cucinarsi la cena.
«Ehm, padron Sesshomaru?» lo chiamò Jaken a bassa voce.
«Cosa c’è?»
«Volete veramente portare questo cucciolo d’uomo con noi? Non sarebbe meglio lasciarla in qualche villaggio con i suoi simili?»
«Se desidera tornare dagli umani è libera di farlo» rispose. «Al momento, però, sembra voler stare con noi.»
La ragazzina aveva infilato alcuni funghi su tre ramoscelli e, quando furono sufficientemente cotti, li tolse dal fuoco e si avvicinò a loro, porgendoli ai due demoni con un sorriso timido.
Jaken inorridì.
«Ma che fai, stupida? Pensi che un nobile demone come Sesshomaru mangi il comune cibo di voi umani?»
Il suo sorriso vacillò, ma era testarda e insistette perché cenassero insieme a lei. Sesshomaru la fissò negli occhi per qualche secondo, poi allungò la mano per accettare il suo dono.
«P-Padron Sesshomaru?» chiese Jaken preoccupato.
«Credi che non sia in grado di digerire dei semplici funghi?» disse, facendo sbiancare il suo servitore.
«N-N-No, mio nobile padrone! Non mi permetterei mai. Potete mangiare tutto ciò che volete…»
Non aveva nemmeno finito di parlare che si ritrovò lo spiedino di funghi davanti alla faccia. La bambina lo fissava con occhi supplichevoli, pregandolo di accettare anche lui il suo dono. Quello sguardo lo mise a disagio: era come se lei cercasse la sua approvazione e Jaken non era più abituato a quel tipo di attenzioni.
«Se non lo vuole, non insistere» le disse Sesshomaru.
Lei spostò lo sguardo verso il demone, poi abbassò la testa, accettando la sconfitta. Jaken si sentì in colpa per quell’espressione delusa.
«E va bene!» esclamò, strappandole lo spiedino di mano. «Solo perché ho fame e non mi va di cercare qualcos’altro.»
Lei sorrise felice e si sedette in mezzo a loro due, gustandosi la cena.
 

Il mattino seguente ripresero il viaggio di buon’ora. Jaken temeva che la bambina si sarebbe lamentata, invece non appena Sesshomaru l’aveva svegliata, lei gli aveva sorriso ed era scattata in piedi, pronta a partire. Camminarono per tutto il giorno in mezzo ai boschi e, suo malgrado, Jaken si ritrovò costretto a controllare la ragazzina ogni volta che si fermava per annusare qualche fiore o osservare i piccoli animali che si aggiravano sugli alberi.
Verso il tramonto lei cominciò a sbadigliare e ritornò in groppa ad Ah-un, stanca per la lunga camminata. Jaken pensò che, forse, sarebbe stata solo questione di giorni prima che lei capisse di non essere adatta a vivere con dei demoni e si decidesse a tornare in un villaggio umano.
«Sei stanca?» le chiese Sesshomaru, una volta che si furono fermati.
Lei scosse la testa con forza e Jaken la ammirò per questo: non voleva fare brutta figura con il nobile Sesshomaru, anche se era solo un’umana e il suo padrone non nutriva alcun interesse nell’essere venerato da una creatura così inferiore.
«Allora proseguiamo ancora» disse. «Resta su Ah-un, così se ti viene sonno puoi dormire.»
Jaken sospirò, riprendendo il cammino a seguito del suo padrone.
«Sei fortunata, ragazzina» le disse. «Ma perché il nobile Sesshomaru dà più importanza a te che a me?»
«Rin.»
Fu un sussurro così flebile che Jaken non fu certo che non si fosse trattato di un semplice sibilo del vento.
«Come?» chiese.
«Mi… Mi chiamo Rin.»
La voce era dolce, anche se conteneva una punta di raucedine causata dalla prolungata assenza di esercizio. Anche Sesshomaru la sentì.
«Allora sai parlare!» esclamò Jaken. «Perché sei stata zitta tutto questo tempo?»
Rin arrossì, abbassando la testa.
«A-Avevo paura… Non… Non parlo da… da molto prima di conoscervi.»
«Perché?»
«Jaken» Sesshomaru lo richiamò con tono duro. «Va’ a procurarci la cena. Ci accampiamo qui.»
Lui spostò lo sguardo tra Sesshomaru e Rin, poi fece un inchino e obbedì.
«Allora, Rin» le disse, avvicinandosi a lei, «da domani ci allontaneremo sempre più dai villaggi. Sei ancora convinta di volerci seguire?»
La bambina annuì con decisione.
«Preferisco… Preferisco viaggiare con voi piuttosto che stare con qualsiasi altro umano. Voi siete gentile.»
Sesshomaru non disse niente. Si diresse verso una radura lì vicino, simile a dove avevano trascorso la notte precedente. Non sentendo rumori dietro di sé, si voltò.
«Non vieni?»
Rin sorrise, in quel modo dolce e spontaneo che aveva fatto smuovere qualcosa nel petto di Sesshomaru. Recuperate improvvisamente le energie, saltò a terra e corse verso di lui.
Quando Jaken tornò, li trovò a parlare di fronte al fuoco e rimase nuovamente a bocca aperta nel vedere che il suo padrone sembrava sinceramente interessato a quello che diceva la bambina. Se aveva sperato che Rin se ne andasse, quella scena gli confermò che lei non aveva intenzione di lasciarli in pace e – peggio – Sesshomaru non l’avrebbe mai spinta a farlo.
«Oh, speriamo almeno che non sarò costretto a occuparmi io di lei!» mormorò tra sé e sé.
Un’altra speranza che si rivelò vana.

 
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: pampa98