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Autore: Sonrisa_    12/10/2020    2 recensioni
[Writober 2020 - prompt 11: Indecisione - pumpInk list di fanwriter.it]
[Questa storia partecipa alla 'Challenge delle quattro stagioni', indetta da rhys89 sul forum di EFP]
[Kids!Fic - basata sul capitolo extra 181.1]
Ray è terrorizzato e si sente impotente, incapace di decidere come agire, in balia di lacrime infinite che continuano a rigargli le guance anche quando viene stretto nell’abbraccio amorevole di Isabella, pronta a cullarlo anche per tutta la notte e offrirgli ogni tipo di conforto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ray
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla 'Challenge delle quattro stagioni', indetta da rhys89 sul forum di EFP, col prompt ‘Incubi’ (n49) della lista ‘Primavera’.
Le frasi allineate sulla destra sono i pensieri di Ray presi direttamente dal capitolo extra 181.1


 
L’urlo che squarcia il silenzio della notte sveglia tutti, ma Ray ha smesso di sentirsi in colpa già alla fine della prima settimana di incubi; ogni notte nel sonno la sua mente gli propone la morte dei suoi fratelli ad opera di quei mostri, ogni notte l’intero orfanotrofio – allevamento – viene ridestato dalle grida terrorizzate di chi conosce la verità ma non sa come agire.
Io sono inerme, non c’è modo di salvarli.

Tutti lo guardano con espressioni differenti, ma il bimbo non se ne cura perché l’incubo è ancora così vivido da non permettergli di pensare ad altro: non aveva mai sognato anche Emma e Norman, ma ora che li ha visti morire davanti ai propri occhi insieme agli altri fratelli ha l’impressone di vedere i corpi esanime dei due anche da sveglio.
Non posso fare niente.
 
Ray potrà impegnarsi fino alla sfinimento, ma non potrà salvare la sua famiglia: nessuno si salverà perché l’esistenza di ognuno è destinata a finire su un piatto. Nessuno potrà cambiare quella realtà, né tantomeno lui, perché ci sarà sempre qualche bambino da spedire.
Prima o poi toccherà anche a lui.
Ho paura.
 
Ray è terrorizzato e si sente impotente, totalmente incapace di decidere come agire, in balia di lacrime infinite che continuano a rigargli le guance anche quando viene stretto nell’abbraccio amorevole di Isabella, pronta a cullarlo anche per tutta la notte e offrirgli ogni tipo di conforto.
Lui pare essere inconsolabile mentre affonda il volto nel petto della madre, cercando di soffocare ogni singhiozzo.
Perché sono l’unico ad averlo capito?

Perché a lui è stata sottratta la possibilità di credere che ci sia davvero un futuro oltre quel cancello che, in realtà, simboleggia la loro fine?
Ray non sogna la vita fuori da quella casa perché sa che non esiste; Ray non progetta di fare grandi cose quando uscirà da lì perché sa che finirà su un piatto; Ray non immagina i futuri genitori adottivi perché sa che non ci sarà nessuna famiglia ad attenderlo. A soli cinque anni ha l’impressione che gli sia stata preclusa ogni cosa. Gettato nel mezzo di una situazione che lo logora dall’interno, il bimbo si chiede come possa continuare a vivere così: la consapevolezza di essere, lui con tutta la sua famiglia, semplice carne da macello lo atterrisce quanto l’oppressione di non sapere come affrontare un simile problema.

Perché sono l’unico ad avere quei ricordi?

La mano di Isabella gli carezza il capo e Ray desidera ardentemente che quei tocchi gentili possano portare via ogni ricordo dell’esterno, così che lui possa chiudere gli occhi senza temere di vedere la morte dei propri fratelli. Sarebbe bello poter cambiare le cose, stravolgere l’ordine ingiusto che li vede come semplice cibo, ma Ray non è stupido e sa che non basta volere qualcosa: è necessario agire, ma lui si sente completamente impotente ed indeciso sul da farsi.

Dovrei semplicemente far finta di nulla?

Potrebbe farsi bastare il tempo che gli verrà concesso e godersi ogni giorno in compagnia dei suoi fratelli, senza pensare al dopo. Forse, se iniziasse a fare davvero così, presto potrebbe dimenticarsi di vivere in una bellissima farsa e essere proprio come tutti gli altri fratelli, sempre gioiosi, accuditi con premura da una madre amorevole.
Potrebbe davvero funzionare? O anche questa idea è destinata al fallimento?
Proverei meno dolore?

Ray non lo sa ed ha l’impressione di trovarsi davanti ad un bivio, totalmente indeciso sulla via da prendere perché incapace di scegliere la strada migliore. Ignorare ogni ricordo legato all’esterno sarebbe la soluzione meno problematica: invece di rovinarsi i pochi anni di vita che avrà a disposizione ancorato alla paura e alla disperazione, potrebbe smettere di pensare al dopo e a ciò che esiste oltre i confini del giardino.
Agendo in questo modo potrebbe avere un’infanzia felice con la propria famiglia? Potrebbe essere come gli altri suoi fratelli?
«Tranquillo, va tutto bene.[1]»
La voce di Isabella è dolce mentre continua a cullarlo nel mezzo del corridoio e Ray si impone di credere a quelle parole solo per mettere a tacere ogni obiezione; la mente pare spingerlo ad abbandonare ogni pensiero di opposizione, ma una piccola parte di lui è restia ad accettare quella realtà: dovrebbe arrendersi, lo sa, ma è così difficile accettare – scegliere – la via della resa solo perché l’altra sembra impossibile da percorrere.
Ma, d’altronde, è davvero possibile, per lui, scegliere?
Sì, forse dovrei far finta di nulla…

 
Deve arrendersi, accettare la propria debolezza e capire che un bambino nelle sue condizioni non può fare nulla. È solo e gettato nel mezzo di una situazione troppo grande e difficile per poter sperare di fare qualcosa che porti ad un cambiamento sostanziale in una realtà che vede i bambini come prodotti da gustare. I singhiozzi si acquietano mentre Ray si arrende, allentando la presa dei pugnetti chiusi dalla maglia della mamma per lasciar ricadere le braccia: forse fa davvero bene ad arrendersi, è stremato senza aver fatto nulla di concreto, non potrebbe gestire una rivoluzione da solo.
È proprio in quel momento che delle dita si aggrappano alla sua mano, portandolo a sussultare tra le braccia della madre. Il bimbo abbassa lo sguardo ed incontra i volti di Emma e Norman, rigati di lacrime proprio come il suo, che lo guardano con apprensione mentre gli stringono la mano.
«Tranquillo, era solo un brutto sogno![2]»
«Se Ray è triste, lo siamo anche noi![3]»
Le lacrime continuano a scendere dagli occhioni scuri mentre Ray osserva i suoi fratelli più cari, silenziosamente grato di averli accanto anche in quel momento; la falsa felicità che circonda tutti loro potrebbe davvero essere più facile da accettare con loro due al suo fianco.

 
Però…

Ray desidera davvero di riuscire a fingere che la realtà spaventosa che li circonda non esista, ma, proprio quando crede di aver accolto pienamente la propria resa, li vede: Emma e Norman che gli sorridono e lo salutano, pronti ad attraversare il cancello, pieni di aspettative e sogni per un futuro che non esiste, ignari di camminare verso la morte.
Le immagini del suo incubo tornano prepotentemente davanti ai suoi occhi e il bimbo trasalisce, ripiombando nello stato d’angoscia nel quale era caduto solo qualche minuto prima.
Il pensiero che Emma e Norman possano, un giorno, non essere più accanto a lui lo atterrisce quanto basta per dargli la spinta decisiva e relegare la paura in un angolo: Ray non ha un piano, non ha idea di cosa potrebbe fare, ma decide che non permetterà a nessun mostro di mangiarli.
 
 
 

[1],[2],[3] frasi prese direttamente dal capitolo extra.

Sono in ritardo (in realtà solo di poco più di mezz'ora >.< ), ma ci tenevo troppo a pubblicare questa fanfic. Il mio amore per Ray è cresciuto ancor di più dopo il capitolo extra e io sentivo il bisogno di scriverci su. ç.ç
È la prima volta che mi concentro su di lui, spero davvero di aver rispettato l'ic e di aver reso giustizia al personaggio.
Grazie di essere arrivati fin qui. ♥
Un abbraccio,
Marty
  
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