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Autore: credo_nei_sogni    12/10/2020    1 recensioni
Per guarire un cuore spezzato, c'è solo bisogno di vivere la malattia con la consapevolezza che, dopo la notte più buia, sorgerà comunque il Sole.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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E venne la notte, la più fredda dell’anno, o così le parve.
Raggomitolata sotto le coperte, la testa tra le mani e le ginocchia premute contro lo stomaco, se ne stava ad ascoltare il vento impetuoso che ruggiva fuori dalla finestra.
Il dolore fisico era lancinante, martelli invisibili scandivano i minuti sul suo cranio, come a voler partecipare al frastuono che se ne stava al di là del vetro, ma dentro…
Dentro era un oceano immobile e ghiacciato, che forse la raffreddava più della temperatura esterna.
Le lacrime seccatesi sulle guance, le rendevano il viso intorpidito e bollente, quasi come se una febbre improvvisa l’avesse colta e tentasse di annientarla.

Pensò che fosse proprio così, che quella febbre avesse un nome ben preciso: amore.

E maledisse sé stessa per non essersi protetta, per non aver tenuto conto del malanno terribile che rischiava di avvolgerla.
Si maledisse ancora, quando, asciugandosi gli occhi ormai già secchi, rivide quella maglietta grigia e smessa appartenuta a lui che aveva indossato, incurante della pazzia delle maniche corte col gelo invernale, solo per sentire un po’ meno il mostro nero che le stava mangiando lo stomaco, morso dopo morso, creando una voragine.
Si maledisse ancora, quando le lacrime copiose le annebbiarono nuovamente la vista e le bloccarono i polmoni, quasi non riuscisse più a respirare a causa di quell’oceano congelato che sciogliendosi le riempiva il busto, fino a sgorgare dai bulbi oculari rivolti verso il cielo nero.
Si maledisse ancora, quando ogni tintinnio delle collane appese scandiva un diverso ricordo.
Ricordi di sé stessa, di lui, di una realtà talmente vicina che non riusciva a capacitarsi del fatto che non la sentisse più sua.

Quanto volubile è l’animo umano? Quanto dolore può causare un singolo gesto? Quale nota stonata può disincantare un’intera melodia? Siamo noi troppo deboli o il sentimento troppo distruttivo?

Passarono ore o minuti o forse l’eternità di un singolo secondo, poi capì.
Capì che l’amore non era racchiudibile in un singolo momento, in una singola dimensione, in una singola spiegazione.

E realizzò che l’inverno era il dolore, mentre l’amore tutte le stagioni e presto sarebbe sbocciata di nuovo la primavera.
 
   
 
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