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Autore: Little Firestar84    14/10/2020    0 recensioni
Eliot Spencer credeva che le cose andassero bene: nessun pezzo grosso con cui saldare conti arretrati, pochi colpi, nate ormai sobrio che non dava colpi di testa... adesso aveva perfino il suo lavoro dei sogni come chef nella birreria di Hardison e una ragazza in pianta stabile da cui tornare la sera.
Andava tutto bene. Fin troppo. E difatti, dopo trent'anni, si ritrova davanti l'ultima persona con cui avrebbe più voluto a che fare....
Multichapter partecipante alla challenge "Just stop for a minute and smile" di Soul_Shine che trovate sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Hitter & Chemist'
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Prompt #3 "No, aspetta, era una battuta? Non l'ho capita..."

“Scusami…. Potresti ripetere, tesoro?” Samantha, seduta ad un tavolo in disparte della birreria,  chiese al figlio, senza staccargli gli occhi di dosso. Eliot era arrossito, e si stava grattando il collo, imbarazzato e sentendosi leggermente in imbarazzo.

“Il tizio che ti ha rapita, ecco… lui ce l’aveva con me ed i miei amici perché noi gli avevamo mandato a monte un affare.”

“Non capisco….” Lo guardò, confusa. “Quindi voi siete anche, cosa, speculatori finanziari? Oltre che baristi?”

“Mastri birrai, signora, noi siamo mastri birrai. Io lo sono.” Hardison sentì il bisogno di precisare, tutto tronfio e soddisfatto. “ Eliot qui è uno chef che la guida Michelin assaggiasse i suoi manicaretti, gli darebbe dritta tre stelle, e Becks fa dei drink con la birra che sono un’esplosione per le papille gustative.”

L’hacker alzò la mano aperta verso il compare, per farsi dare il cinque, ma Eliot lo fulminò con lo sguardo, nemmeno  avesse avuto a che fare con un pazzo idiota- okay, Hardison aveva una decina d’anni in meno di lui, ma a volte si comportava come se fosse ancora un adolescente, e sapeva essere peggio di Parker.

Sibilando a denti stretti, Eliot si voltò verso la madre, e le fece un sorrisino di circostanza, tamburellando nervoso con le dita di entrambe le mani sul tavolo.

“No, in realtà, Hardison se la cava in borsa, e pure parecchio, motivo per cui ci possiamo concedere dei piccoli lussi, ma, vedi mamma…” si schiarì la gola, quasi dire la parola gli costasse ancora fatica. “Io sono…  un ladro. Noi siamo ladri. Tutti noi sei, intendo.”

Samantha scoppiò a ridere.

E smise solo quando vide che il figlio non faceva una piega e non si univa alla sua risata, anzi, la guardava imbarazzato.

Ah. Non era una battuta, allora. Cavolo. Suo figlio era un mezzo criminale. Se non un criminale completo, con fiocchi e controfiocchi. Avrei dovuto capirlo, con quella testa di capelli che gli arrivano alla schiena ed i tatuaggi…

No, aspetta, era una battuta, vero? Perché, sul serio, Eliot, non l’ho capita…”

Eliot ripeté la frase, scandendo parola per parola. Più o meno come se stesse parlando con un bambini di cinque anni. “Siamo ladri, mamma. Noi siamo una squadra di ladri. Ognuno con la sua specialità- Nathan è il pianificatore, Sophie l’attrice, Parker conosce tutti i sistemi di sicurezza del pianeta mai esistiti, Hardison è un hacker, Becks è un’esperta di esplosivi, neurotossine e ogni tanto ci ricuce, e io sono una specie di guardia del corpo. Lavoravamo tutti da soli, poi abbiamo capito che l’unione fa la forza e che la somma dei singoli eccetera, eccetera ed eccoci qui.”

“Cioè, fammi capire, tu, cosa fai, rapini banche e negozi?” si strinse la borsetta al petto, e iniziò a guardarsi intorno, nemmeno si trovasse nel più malfamato quartiere della città più malfamata del paese- se non fosse stato tragico, Becks lo avrebbe trovato comico.

(In realtà era comico, ma non le sembrava il caso di esternare le sue opinioni. Eliot sembrava essere piuttosto sensibile al riguardo…)

“Non siamo quel genere di ladri, mamma. Noi non derubiamo banche” Eliot si pizzicò il naso, ad occhi chiusi, respirando profondamente.

“In realtà,” Hardison lo fermò prima che potesse proseguire, alzando la mano nemmeno fosse stato a scuola. “C’è stata la volta in cui abbiamo derubato una banca. E poi se guardi bene, quando andiamo a svaligiare una specifica cassetta di sicurezza, quella tecnicamente è una rapina in banca e…”

“Dannazione Hardison, ma lo vuoi chiudere il becco?” Eliot gli sibilò contro, minaccioso. Sembrava un toro scatenato a cui avessero fatto vedere la banderuola rossa. Sembrava pure che gli uscisse il fumo dal naso, tanto era incavolato. Hardison si fece piccolo, piccolo, e mimò il gesto della cerniera chiusa sulla bocca.

Eliot si ricompose, facendo di nuovo quel sorrisetto di circostanza, e si schiarì la voce. “Come dicevo, mamma, noi siamo ladri, ma non i tipici ladri, noi siamo… siamo come Robin Hood. Quando ricchi e potenti fanno qualcosa di sbagliato e se la prendono con la gente comune, noi interveniamo e li mandiamo sul lastrico, ridistribuendo la loro ricchezza tra le loro vittime.”

“Robin Hood.” Samantha lo guardò, seria, come se non si stesse bevendo quella storia assurda (cosa di cui Becks, che se la stava ridendo a crepapelle, lo aveva avvertito). “Il tizio in calzamaglia verde, con arco e frecce. L’Occhio di Falco dei poveri.”

Hardison alzò la mano, da bravo nerd che amava i fumetti, pronto a sottolineare che tecnicamente anche Occhio di Falco aveva fatto il Robin Hood per un po’, usando i soldi dei malavitosi per fare del bene, ma prima che potesse dire una sola sillaba, si letteralmente piegò in due, dopo una bella e sonora gomitata di Eliot nel fianco, che gli fece mancare il respiro.

“Preferisco jeans e flanella e prendo a pugni quelli che mi stanno sulle scatole ma sì, in spicci sono Robin Hood. Siamo Robin Hood. Ognuno di noi ha la sua specializzazione, ma lavoriamo insieme per il fine ultimo di rubare ai ricchi e corrotti e ridare ai poveri disgraziati che il sistema non considera.”

“Con la sola differenza che, dato che non viviamo in un bosco, ci teniamo una piccola percentuale dei ricavati delle nostre operazioni da reinvestire in modo da poter campare degnamente.”

Stavolta Hardison non aveva alzato la mano per parlare -ma si beccò comunque un’altra gomitata nella bocca dello stomaco, subito prima che l’amico e collega gli mettesse un braccio sulle spalle, tirandoselo a sé fingendo un cameratismo che in quel momento era ben lungi dal provare. “Non gli ho fatto male davvero. Siamo come fratelli. Vero, Alec? Diglielo anche tu che siamo come fratelli.”

“Si….” Hardison sibilò, guadando Eliot un po’ stupito- ma soprattutto un po’ terrorizzato, non volendo contrarialo.

Becks schioccò la lingua contro il palato, lieta di vedere che, nonostante tutto, alcune cose non sembravano destinate a cambiare- e che, tutto sommato, Eliot stava bene, nonostante la bomba (questa volta metaforica) che gli era esplosa davanti.

“Andiamo Alec,” disse dando una pacca all’amico, “lasciamoli soli. Abbiamo un mucchio di lavoro da fare.”

   
 
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