14/10/2020
2 recensioniThe pain in my chest wasn't supposed to be like this.
«Io…» inizia con titubanza, mentre la mano si stringe in un pugno per arrestare il tremore delle dita «…controllo delle cose e torno.»
Senku è sicuro che Ruri abbia colto anche ciò che non ha espresso, ma non se ne cura ed è grato che la giovane si affretti a riprendere la strada per il villaggio: ha bisogno di rimanere solo davanti la tomba del padre. Non c’è niente di Byakuya lì, quella che sta fissando è una semplice pietra, lo sa, ma…
«È successo già svariati millenni fa.» dice pacato mentre fissa i fiori portati dalla sacerdotessa, cercando di distaccarsi da quei sentimenti che stanno per travolgerlo «Mentre io, solo nell’oscurità, ero arrivato a contare giusto alcune centinaia di milioni di secondi…»
La frase rimane in sospeso, forse perché gli pare riduttivo pensare di poter esprimere a parole ciò che Byakuya ha compiuto nutrendo una fiducia smisurata in lui.
Il ragazzo contava e il padre si prodigava per lui, lavorando affinché, al suo risveglio, potesse disporre di quanti più souvenir della scienza possibili.
Una risata stentata lascia la sua bocca, mentre si ritrova a ripensare a quante volte il padre lo abbia sostenuto nel corso della vita, sacrificando ogni cosa per poter assecondare la sua sete di scienza.
«Che nostalgia…» mormora, sentendo il petto stringersi in una morsa «Già, che nostalgia...» ripete, con la voce che si spezza.
Mentirebbe se dicesse di non aver mai pensato al padre prima di quel momento, ma in quel luogo pare tutto tremendamente amplificato e la mancanza del genitore diventa insostenibile. Le spalle tremano e Senku stringe i denti, soffocando ogni singhiozzo mentre una lacrima – l’unica che si permetterà di versare – gli riga la guancia prima di depositarsi su quella lastra di pietra, custode di un regalo ancora segreto.
Il giovane scienziato alza lo sguardo verso il cielo, puntandolo alla luna.
«Senza i tuoi souvenir della scienza sarei rimasto bloccato.» dice, anche se sa che Byakuya non può sentirlo «Li ho ricevuti con un ritardo di alcuni millenni e te ne ringrazio.»
Il padre è rimasto fedele alla promessa formulata davanti alle più importanti emittenti televisive prima di partire per lo spazio e Senku è sinceramente grato della determinazione dell’uomo che lo ha cresciuto.
Tu ce la farai, ricostruirai la civiltà da zero e salverai tutta l’umanità. Senku, so che ce la farai.[1]
Il giovane scienziato ha sempre fatto tesoro dei regali di Byakuya e non ha intenzione di smentirsi proprio ora.
Senku è sicuro che Ruri abbia colto anche ciò che non ha espresso, ma non se ne cura ed è grato che la giovane si affretti a riprendere la strada per il villaggio: ha bisogno di rimanere solo davanti la tomba del padre. Non c’è niente di Byakuya lì, quella che sta fissando è una semplice pietra, lo sa, ma…
«È successo già svariati millenni fa.» dice pacato mentre fissa i fiori portati dalla sacerdotessa, cercando di distaccarsi da quei sentimenti che stanno per travolgerlo «Mentre io, solo nell’oscurità, ero arrivato a contare giusto alcune centinaia di milioni di secondi…»
La frase rimane in sospeso, forse perché gli pare riduttivo pensare di poter esprimere a parole ciò che Byakuya ha compiuto nutrendo una fiducia smisurata in lui.
Il ragazzo contava e il padre si prodigava per lui, lavorando affinché, al suo risveglio, potesse disporre di quanti più souvenir della scienza possibili.
Una risata stentata lascia la sua bocca, mentre si ritrova a ripensare a quante volte il padre lo abbia sostenuto nel corso della vita, sacrificando ogni cosa per poter assecondare la sua sete di scienza.
«Che nostalgia…» mormora, sentendo il petto stringersi in una morsa «Già, che nostalgia...» ripete, con la voce che si spezza.
Mentirebbe se dicesse di non aver mai pensato al padre prima di quel momento, ma in quel luogo pare tutto tremendamente amplificato e la mancanza del genitore diventa insostenibile. Le spalle tremano e Senku stringe i denti, soffocando ogni singhiozzo mentre una lacrima – l’unica che si permetterà di versare – gli riga la guancia prima di depositarsi su quella lastra di pietra, custode di un regalo ancora segreto.
Il giovane scienziato alza lo sguardo verso il cielo, puntandolo alla luna.
«Senza i tuoi souvenir della scienza sarei rimasto bloccato.» dice, anche se sa che Byakuya non può sentirlo «Li ho ricevuti con un ritardo di alcuni millenni e te ne ringrazio.»
Il padre è rimasto fedele alla promessa formulata davanti alle più importanti emittenti televisive prima di partire per lo spazio e Senku è sinceramente grato della determinazione dell’uomo che lo ha cresciuto.
Tu ce la farai, ricostruirai la civiltà da zero e salverai tutta l’umanità. Senku, so che ce la farai.[1]
Il giovane scienziato ha sempre fatto tesoro dei regali di Byakuya e non ha intenzione di smentirsi proprio ora.
There are things that remain the same even as time passes.
[1] Sono le parole pronunciate da Byakuya alla fine della centesima storia che viene narrata a Senku da Ruri.
Non so voi, ma quando penso a Senku e Byakuya mi commuovo un po’… ♥
Sono felicissima di essere finalmente riuscita ad arrivare anche in questa sezione, soprattutto perché erano mesi che desideravo scrivere qualcosa su loro due e, sebbene la mia intenzione fosse quella di soffermarmi sul capitolo 140 (quella conversazione fra Kohaku e Senku mi stringe il cuore ogni volta che la rileggo), mi son detta che questo prompt sarebbe stato perfetto per l’episodio 17.
Le frasi che trovate all’inizio e alla fine della flash provengono dalla traduzione inglese di “Yume no You na”, l’ending della seconda parte della prima stagione, mentre ogni frase pronunciata da Senku è presa proprio dall’episodio sopracitato.
Grazie di essere arrivati fin qui!
Marty