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Autore: Colpa delle stelle    15/10/2020    0 recensioni
Hanno vinto i giochi. Sono entrate nei cuori dei capitolini. Sono diventate famose. E sono sopravvissute. Ma quella era solo una delle tante battaglie.
La vita le ha messe di fronte a nuove prove e l'edizione della memoria le reclama, trascinandole in un nuovo vortice di pericolo e di sangue.
Chi dice che l'amore regali solo gioie? E che gli insegnamenti ricevuti da bambini siano davvero giusti?
Per quanto ferma nei suoi ideali, Lucinda arriverà a mettere in dubbio tutto quello in cui credeva e sarà difficile recuperare la certezza nelle sue scelte.
Incredibilmente alle sue aspettative invece, Camille è sopravvissuta ed è tornata nel Distretto 11, ma l'ultima cosa che le riserva il destino è proprio la pace che lei tanto desidera.
E Felicity, che aveva promesso di essere forte, sempre, capirà che davanti a certi tipi di dolore sarà complicato ritrovare il coraggio di alzarsi in piedi senza spezzarsi.
Gli Hunger Games ricominciano. Per cosa vale la pena combattere davvero?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The power of the elements'
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The power of the elements - Il sacrificio del fuoco





 
 Capitolo 13 

 
 
Spesso le aspettative falliscono,
e più spesso dove sono più sono promettenti;
e spesso soddisfano dove la speranza è più fredda
e la disperazione più consona.
William Shakespeare
 



Il clangore che producevano le armi, scontrandosi l'una contro l'altra, era a tratti insopportabile, ma di calamita massima per tutti i tributi presenti in palestra.
Hewie sbuffava una gran quantità d'aria ad ogni colpo e ne respirava altrettanta al colpo successivo, prima di liberarla ancora in un nuovo affondo. Lucinda era impenetrabile, senza una sola goccia di sudore, e incredibilmente concentrata. 
Quando la spada di Lucinda intercettò la punta di quella di Hewie e lo disarmò, lanciando l'arma lontano, quasi tutti si lasciarono scappare un gemito di sorpresa. I muscoli di Hewie, stretti nella tuta elasticizzata dell'allenamento, erano ancora più spaventosi di quanto poteva esserlo vederli dal vivo e Lucinda al confronto, così esile, era sembrata a tutti spacciata fin dall'inizio.
I due tributi si diedero subito la mano e Hewie sprecò addirittura una pacca di incoraggiamento sulla spalla di Lucinda.
- Sei uno scricciolo incredibilmente forte. - riconobbe Hewie, andando a recuperare la sua arma. Lucinda gli andò incontrò e gli porse anche la sua spada.
- Avevi qualche dubbio? - domandò, fingendosi stupita.
Hewie scoppiò a ridere, una risata rauca e secca, e poi scosse la testa.
- Qualcun altro ha voglia di sfidarmi? -
Lucinda non rimase ad ascoltarlo ancora per molto. Abbandonò la pedana dedicata al corpo a corpo e raggiunse il muro dedicato all'arrampicata. Aveva riconosciuto la schiena di Alexander da lontano e non ci aveva messo molto a scegliere il suo prossimo avversario.
Dimentica dell'imbracatura di sicurezza, davvero troppo da principiante per i suoi gusti, si sfregò le mani e prese ad arrampicarsi, con agilità e sicurezza. I suoi piedi e i suoi palmi trovavano tutti gli appoggi giusti, senza tentennamenti, e quello le consentì di raggiungere la vetta molto prima di Alexander.
Si lasciò cadere sulla cima del muro, con le gambe a penzoloni nel vuoto, e lo aspettò, impaziente.
- Contando che è la tua prima volta, hai fatto relativamente in fretta. - commentò Lucinda, una volta che il volto di Alexander le fu abbastanza vicino da poterla sentire. Era rosso dallo sforzo e gli ci volle qualche secondo per ritrovare il fiato sufficiente a risponderle.
- Questa potrebbe essere fraintesa. - le fece notare, ricevendo in risposta una spinta, che l'avrebbe anche fatto cadere all'indietro, se Lucinda non l'avesse afferrato subito e lo avesse tirato a sedere vicino a lei.
- Come va con Felicity? - si informò invece, senza far caso al suo commento precedente.
Alexander sbuffò e si prese la testa tra le mani.
- Voglio la domanda di riserva. -
- Felicity ti ha dato un altro due picche? -
Davanti all'espressione infuriata del ragazzo, Lucinda alzò le mani.
- Non si possono giudicare le domande di riserva. - si difese.
- Conosci le risposte. - disse alla fine Alexander, armeggiando con l'imbracatura. - Male e si. -
- Non ho ancora capito perché avete litigato. - confessò Lucinda, seguendo i suoi movimenti.
- Devo capirlo anche io. -
Alexander tirò una corda e ne slegò un'altra, ma quando provò a levarsi l'imbracatura, non si slacciò. Lucinda allora gli aprì la cerniera sulla schiena e lo invitò a provare di nuovo. Se la levò dalla testa e la appoggiò vicino a lui, per poi ringraziarla con un sorriso.
- È un giorno speciale oggi? -
Lucinda aggrottò le sopracciglia.
- Certo che no! Perché? -
- Sei stranamente simpatica. -
La rabbia che Alexander si aspettava di aver scatenato, non si manifestò invece come aveva previsto. Le guance di Lucinda si fecero appena rosse e il suo tono ne pagò di poco le conseguenze.
- Sono stanca di combattere anche contro di voi. - confessò, burbera. - Abbiamo due ideali diversi, ma questo non ci vieta di andare d'accordo. -
- Sei ancora ferma sulle tue idee? - domandò Alexander.
Lucinda fece dondolare le gambe per un po' e ci pensò bene, prima di rispondere.
- Ovviamente si. - disse solo, guardando fisso davanti a lei. 
Hewie stava combattendo contro il favorito dell'1 e il livello del duello era davvero alto.
- Questo però non cambia niente, vero? - si assicurò Lucinda, decidendosi a guardarlo negli occhi solo quando vide Hewie mandare a tappeto il suo avversario.
- Ovviamente no. - l'assicurò Alexander, ricambiando il suo sguardo. - Certo, noi vogliamo uccidere il presidente Snow e fermare i giochi. Tu se potessi giocheresti tutti gli anni e ti sacrificheresti per salvarlo, ma sono solo dettagli. - scherzò, alleggerendo il discorso.
Lucinda però sorrise e basta, ritornando subito seria.
- Prima o poi mi parlerete della profezia, vero? Sono dentro in questa storia tanto quanto voi e anche se non ci credo ancora fino in fondo, voglio sapere anche io quello che sapete voi. -
Alexander annuì, stranamente sicuro.
- Saprai tutto anche tu. - le promise. - Ma non è il momento giusto. Dobbiamo concentrarci sui giochi, adesso. -
Il suo sguardo fuggente non passò inosservato agli occhi di Lucinda, che si guardò però dal chiedergli qualcosa. Se avesse espresso i suoi dubbi, probabilmente Alexander si sarebbe fatto più cauto e non le avrebbe più parlato. Se invece si fosse comportata normalmente, sarebbe stata in grado di cogliere tutti gli indizi che poteva e scoprire il loro piano.
 
 
- Odio il tiro con l'arco. - sbuffò Felicity, prendendo una freccia e lanciandola a mani nude. La forza che impiegò fu tale da mandare la punta a conficcarsi nella spalla del manichino. Camille le passò un'altra freccia.
- Notevole. - commentò, mentre Omar scoppiò a ridere.
- Curioso. - aggiunse Aric, sobbalzando quando la seconda freccia si scontrò con la fronte del manichino e si fermò lì.
Rimase in bilico per un po', ma quando si staccò, non raggiunse mai il terreno.
La mano di Moss l'afferrò prima che cadesse e la rilanciò verso Felicity, che la riprese senza difficoltà dalla parte del manico.
- La mamma non ti ha insegnato che non si gioca con le frecce? - commentò acidamente, mettendo l'arma da parte, prima che le venisse voglia di usare lui come manichino.
- Probabilmente avrebbe voluto – disse Moss. - Se non fosse morta quando mi ha messo al mondo. -
La rabbia di Felicity sciamò all'istante e si sentì quasi dispiaciuta per lui.
- Mi dispiace. - commentò Camille, con una strana smorfia in volto.
Moss fece spallucce, come a dire che il mondo era pieno di problemi di quel tipo, e afferrò un arco lì vicino. Fece centro senza alcuna difficoltà.
- Sono Moss Grengrass, comunque. - si presentò, scoccando altre due frecce di seguito, una verso il petto e una dritta alla testa.
Aric provò a tendergli una mano, ma non osò avvicinarsi al suo arco carico e puntato verso il manichino.
- Felicity, Camille, Aric e Omar. - disse allora, indicandosi e presentando anche i suoi compagni.
Moss annuì distrattamente e solo quando ebbe fatto centro con ogni singola freccia della faretra, mise a posto l'arco e si girò verso di loro.
- Lieto di far parte della vostra alleanza. - esclamò, esibendosi in un pomposo, quanto finto, inchino.
Il nervosismo di poco prima tornò a farsi sentire non solo in Felicity, ma anche in Camille.
- Con chi hai parlato per unirti a noi? - domandò, diffidente. - E soprattutto, perché? -
- Ho parlato con Joey, ovviamente. - spiegò Moss, appoggiandosi al tavolo più vicino. - E mi sembrava foste tutti d'accordo. -
Camille, suo malgrado, fu costretta ad annuire. Se avessero saputo prima che tipo di persona si sarebbe dimostrata, forse ci avrebbero pensato due volte e più a fondo prima di dare il loro consenso.
- La vostra alleanza non è delle migliori, certo, ma mi sono dovuto accontentare. - aggiunse Moss, attirandosi lo sguardo arrabbiato anche da parte di Omar.
- Lo dobbiamo considerare un onore? - chiese Felicity, allargando le braccia.
-Dovete ringraziare Lucinda. - la corresse Moss, studiando concentrato la punta di una freccia. - L'unica davvero alla mia altezza in questa alleanza. -
A Camille per poco non cadde la mascella, mentre Felicity scoppiò a ridere di gusto.
- Hai già conosciuto Nick? - domandò allora Aric, apprensivo. E la sua gelosia? avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne, per non scatenare inutili discussioni.
- Purtroppo si. - rispose Moss, sbuffando. - Una fortuna che non sia un mago, a mio parere. Così non l'ho sempre in mezzo ai piedi. -
Felicity non accennò a smettere di ridere. Camille si passò una mano fra i capelli, allibita.
- Lucinda? - domandò, fingendo di non aver capito bene. - Ne sei così sicuro? -
- Tutto torna! - si intromise Felicity, senza lasciarlo rispondere. - Sono praticamente uguali! -
- Peccato che Lucinda non lo sopporti. - si lasciò scappare Aric, per poi coprirsi la bocca con due mani.
Moss lo guardò a lungo e scosse la testa, come a volerlo compatire.
- “Sopportare” è un termine così barbaro. - commentò, staccandosi dal tavolo delle faretre. - Non c'è ragazza su questo mondo che non mi ami. -
Tutti e quattro lo guardarono andar via e non fecero nulla per fermarlo o per provare a farlo ragionare.
- Sarà anche una lampadina vivente, ma non arriverà a domani. - disse Felicity, riappropriandosi di malavoglia dell'arco.
- Se non lo picchia prima Lucinda – assentì Omar. - Lo uccide Nick addirittura. -
 

 

Seduta sull'enorme divano marrone del salotto, Felicity aveva un bicchiere di acqua in mano e lo stomaco chiuso dalla tensione. I giorni di allenamento erano passati in un lampo e non erano stati poi molto utili. Era certa di essere stata un fiasco durante la prova individuale e non poteva che rammaricarsi mentalmente per quella situazione talmente importante che aveva sprecato. Aric invece era pimpante e non stava nella pelle al pensiero di scoprire i voti. Se la sua allegria a volte era contagiosa, altre volte finiva solamente per irritarla.
L'enorme sorriso di Caesar fu la prima cosa che videro, una volta che lo schermo della tv si accese. Le parole di circostanza con cui aprì la serata non le ascoltò davvero nessuno e lui stesso non si perse in troppi dettagli superflui. I capitolini volevano dei numeri su cui scommettere e Caesar glieli avrebbe dati.
Il volto del ragazzo dell'1 era anonimo, ma il suo dieci rimase comunque ben impresso nella mente di Felicity. Era l'obiettivo che si era preposta per quella edizione della memoria, ma era certa di aver fallito. Sarebbe stato un regalo del destino arrivare a confermare il nove che le avevano attribuito l'anno precedente.
Nove fu anche il voto che si appropriò Hewie e per un uomo non più così giovane era un punteggio ottimo. Ottimo, ma non perfetto come quello di Lucinda. Aric fece un salto sul divano quando vide quei due numeri uguali, l'uno vicino all'altro: undici. Aveva preso undici. La mano di Felicity strinse automaticamente la federa del divano, in un accenno di stizza.
Alexander aveva preso sette, esattamente come l'anno scorso. Camille si era guadagnata il suo otto e Omar era riuscito a strappare un sei, che non era un gran voto, ma non era nemmeno una delusione totale.
Aric anche aveva raggiunto il sette e vedere quell'otto vicino al suo nome fu per Felicity un enorme sollievo.
Quel numero agli occhi di tutti aveva un'importanza incalcolabile, ma per lei era solo una piccola parte del percorso che l'attendeva. Era solo il primo passo, ma era andata bene.


 
Rieccomi qua, dopo talmente tanti anni che ho perso il conto.
Volevo ringraziare Felicity (se mi leggi) perché è stata lei a farmi tornare la nostalgia di questa storia e a spingermi a scrivere i capitoli che mi mancavano di questo secondo "libro". L'ho ufficialmente completato ed ho sentito il bisogno di tornare a pubblicare i capitoli per rendere partecipi anche voi di questo mio piccolo traguardo (ho sempre lasciato a metà molte cose nella mia vita, ma ho deciso che non sarà così per questa storia!).
Vi lascio il rimando al primo libro, nel caso qualcuno si fosse dimenticato la trama o gli avvenimenti: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2414019&i=1 e i vari video sulla saga che vi avevo già precedentemente condiviso: https://www.youtube.com/watch?v=mnn0BfVOeTU primo libro https://www.youtube.com/watch?v=R1pWfYsXolA&list=UU8zMDtFHrJMxYFIkbkF1l2A secondo libro.
Ringrazio tutti quelli che leggeranno e vi invito a lasciarmi una recensione, sono un po' arrugginita e potrei aver fatto qualche gaffe imperdonabile.
Al prossimo capitolo (non mi sembra vero ^^),
Colpa delle stelle


 
   
 
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