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Autore: Nightingale_92    15/10/2020    0 recensioni
Diciannove anni, cresciuto affidato ai servizi sociali e costretto ora a mantenersi da solo, nonchè afflitto da un ingombrante potere paranormale, Lucas vorrebbe solo vivere una vita tranquilla e lontana dall'attenzione altrui.
Ma quando una persona lui cara sarà in pericolo, il ragazzo non esiterà ad abbandonare il proprio quieto vivere e stretto un patto con un improbabile e sexy alleato, si tufferà senza indugio in un mondo soprannaturale, oscuro ma allo stesso tempo affascinante, dal quale ha sempre cercato di tenersi lontano.
Dal testo: ["...Tu! " sibilò il ragazzo sorpreso. Appena ebbe riconosciuto il ly erg, l'umano si irrigidì ma non tentò di fuggire.
Trent sentì il proprio sorriso allargarsi. Gli erano sempre piaciuti i tipi che avevano del fegato, era la sua natura.
"Certo che tu mi stupisci, lo sai?" proseguì lo scozzese in tono conversevole.
L'altro lo guardò con fare interrogativo.
"Voglio dire, devi essere davvero molto coraggioso, oppure pazzo, per farti vedere qui di nuovo".]
[12-10-2020: rieditato capitolo 1, presto in arrivo capitolo 2]
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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SHADOWS & RAIN

1

see no Evil


"Am I to blame? When the guilty and the shame hang over me.

Like a dark cloud, that chases you down in the pouring rain..."

Three days grace - someone who cares.

 

 



 

"Ha appena cominciato a piovere." notò Norah, guardando fuori dalla serie di finestre che incorniciavano il diner.

"Siamo a Seattle"  disse Lucas, facendo spallucce e continuando a pulire i tavoli.

"Già " concordò la ragazza, ma in tono assai più mogio.  “terzo tavolo sulla sinistra, è appena entrato un nuovo cliente, ci pensi tu?"

Il nuovo cliente era molto diverso dai frequentatori abituali del Jim's diner, per lo più operai della vicina fabbrica di scarpe e qualche camionista di passaggio.

Il ragazzo, che sembrava avere all'incirca l'età di Lucas -diciannove anni- o poco più, sedeva da solo e nonostante fossero appena in febbraio, indossava solo una camicia grigia leggermente sbottonata.

Mentre si avvicinava Lucas non potè fare a meno di continuare ad osservarlo e non soltanto per il suo abbigliamento troppo spartano. 

lo sconosciuto era davvero avvenente, con quel viso squadrato che gli metteva in risalto la fossetta sul mento, i capelli biondo paglierino e le labbra carnose. 

Inoltre, almeno a giudicare da come la camicia si tendeva sul suo petto, era anche piuttosto muscoloso.

Cerca di non sembrare un maniaco Lucas, disse a sè stesso, distogliendo gli occhi dagli addominali dell’altro. Anche se il tipo portava una catenina d'oro che sembrava voler convogliare lo sguardo proprio in quel punto.  

A proposito della collana, Lucas rimase colpito dalla foggia; si trattava l'ankh, la croce egizia simbolo di vita eterna. Ne era sicuro perché era la stessa che Morte portava in Sandman, uno dei suoi fumetti preferiti.

Un po’ strano addosso al giovane biondo, che aveva più l’aspetto ricercato dei modelli delle riviste patinate che del goth sfegatato.

"Buon pomeriggio, che cosa le porto?" chiese Lucas, quando finalmente arrivò di fronte al suo cliente.

"Uhm... non saprei… Tu cosa mi consiglieresti?" domandò quello in tono affabile, dandogli immediatamente del tu.

"Di uscire da qui e cambiare tavola calda?" rispose Lucas  prima di riuscire a tapparsi la bocca. Scherzava, ma solo fino ad un certo punto. Il Jim's diner non era esattamente famoso per la sua cucina.

 Il giovane biondo, dopo un primo momento di sconcerto, scoppiò in una sonora risata.

"Beh dai, questo posto non mi sembra tanto male" disse poi in tono conciliante. "Il servizio, ad esempio, è piuttosto piacevole" aggiunse e gli lanciò un sorriso smagliante. 

E, che Lucas fosse dannato, oltre a rendere il tizio ancora più attraente, sembrava proprio quel tipo di sorriso. 

Lucas sentì le proprie guance avvampare leggermente, non credeva che stesse succedendo proprio a lui. Che un bel ragazzo misterioso ci stesse provando con lui. Al Diner, poi.

"E... la mia ordinazione? Tu cosa mi consigli?" lo riportò coi piedi per terra il biondo.

"Uh... sì" disse Lucas, cercando di riprendere il controllo di sé stesso. "Io ti consiglio la torta al cioccolato, è una delle poche cose decenti qui".

"Ma non l'unica" disse il biondo, guardandolo intensamente.

Il ragazzo arrossì di nuovo.

"A te piace? La torta al cioccolato, intendo" continuò inaspettatamente, il ragazzo misterioso.

"Molto" confessò Lucas ed era la prima volta che faceva delle simili confidenze ad uno dei suoi clienti.

Una guancia del biondo si piegò in un affascinante fossetta. 

"Allora che una fetta di torta al cioccolato sia" disse con allegria.  "E da bere? Che cosa ti piace?" lo incalzò.

"Eh? Ma guarda che non sei obbligato... voglio dire, un cameriere non dovrebbe decidere per i propri clienti" obiettò timidamente Lucas, preso in contropiede. 

"Un cameriere non dovrebbe neanche consigliare ai propri clienti di andarsene dal locale" obiettò l'altro con un ghigno.

"Touchè" ammise il ragazzo, sorridendo a sua volta.

"Allora, cosa ti piace?"

"Caffè d'orzo macchiato con latte.".

"Allora quello sia!" 

Lucas annotò tutto sul suo block notes.

"Ok, ma ripeto non sei obbligato..."

"Obbligato? Ma se è tutto di mio gusto...".

E dal luccichio negli occhi azzurri, pareva riferirsi più al cameriere che al menù.

Il ragazzo abbassò lo sguardo sul suo blocchetto per evitare di arrossire ancora. 

Era la prima volta che si comportava così con un cliente, ma l'altro aveva un modo di fare così affabile, così magnetico... si schiarì la gola e cercò di riprendere una parvenza di controllo 

"Va bene, la torta te la porto subito dal carrello dei dolci" disse. "Per il caffè invece, il tempo di prepararlo e te lo servo"

"Non c'è problema, aspetterò " disse il ragazzo misterioso accomodante.

Poi gli lanciò un altro dei suoi sorrisi smaglianti.

Il ragazzo biondo sembrava gentile oltre che tremendamente bello, ma fu proprio mentre sorrideva che accadde

All'improvviso i lineamenti del giovane biondo si fecero fumosi, semi-trasparenti ed un volto completamente diverso apparve sotto di essi. 

Ora gli occhi dell'altro non  erano più azzurri ma di un colore rosso intenso, la sua fronte era gonfia e prominente, tanto da incassare le iridi bizzarre.  Persino il naso e suoi denti erano diversi, il primo più schiacciato e ferale e con le nari più dilatate, i secondi con i canini grossi e triangolari come punte di coltello.

E con le immagini arrivarono le sensazioni.

La fame, oscura e bruciante, come artigli neri piantati saldamente nello stomaco.

Il desiderio, quello di avere in bocca un liquido caldo e dal sapore metallico, il sapore del sangue 

"Allora io attendo qui, caro Lucas " disse la creatura,  leggendo il suo nome scritto sulla targhetta appuntata alla sua divisa.

Il ragazzo si limitò ad annuire, la gola preda della stessa disgustosa sensazione e rapido si diresse  verso la cucina.

Solo quando si trovò dietro il bancone, al sicuro, quasi ebbe un conato di vomito.

Un vampiro. 

C'era un vampiro all'interno il Jim's Diner, non era neppure tramontato il sole. E ci aveva persino provato con lui!

Quello non era certo l'essere soprannaturale che il ragazzo avesse mai incontrato in vita sua, anzi ormai aveva perso il conto delle volte in cui aveva guardato le persone e le anche aveva viste trasformarsi in qualcos'altro. Li vedeva tutti i giorni, quando andava al lavoro o tornava a casa, oppure quando usciva con gli amici. Alcuni li incontrava anche al Jim's Diner. 

Ma questa era la prima volta, che aveva ricevuto anche delle percezioni da uno di loro.

Lucas guardò di nuovo il giovane biondo e represse un altro conato, l'impressione di avere la bocca piena di sangue vivida quanto prima.

Ed era anche la primissima volta che condivideva quel genere di sensazione, che la provava sulla propria pelle come se fosse sua.

Quando stava con la sua seconda famiglia affidataria, Francis sherman lo aveva sfidato a leccare un centesimo di rame e lui lo aveva fatto.

L'impressione era più meno quella, solo moltiplicata per cento.

Sforzandosi, il ragazzo guardò in faccia il vampiro e cercò di capire se l'altro avesse intuito ciò che lui aveva visto, ma quello sembrava tranquillo e in quel momento aveva preso a giocare con il suo cellulare con fare annoiato.

Mi è andata bene, pensò. Certo però, che tutto questo è assurdo.... .

Lucas ripensò a sua madre, Shannon, che condivideva il suo stesso potere. Era morta quando lui aveva soltanto nove anni, troppo pochi per spiegargli tutto quello che c'era da sapere sui poteri e il mondo soprannaturale che entrambi dovevano ignorare. "Oddio, Lucas. Va tutto bene?".

Ancora una volta, la voce di Norah lo distolse dalle sue riflessioni.

"Sei pallido come un lenzuolo e sembri sul punto di vomitare..." disse lei con aria preoccupata.

Incontrando il suo sguardo, per un attimo il ragazzo si chiese come sarebbe stato se, per una volta, avesse provato a spiegare le cose come stavano. 

Sarebbe stato liberatorio. Certo, prima di finire in manicomio.

"Sto bene" mentì. 

Doveva comportarsi come aveva sempre fatto finora. 

Ignorare quello che aveva visto e andare avanti. 

Parlare con il ragazzo biondo e forse, persino continuare a flirtare, in modo da non sembrare sospetto. Ma, si chiese, come poteva riuscirci se ogni volta che lo guardava, gli veniva da vomitare?

"Tu non stai affatto bene" disse Norah in un tono che non ammetteva repliche. "Ci penso io ai tuoi tavoli, tu va un attimo a riposare nel retro". E Si avviò decisa verso i tavoli. Lucas fu sul punto di parlare e fermarla, quando qualcosa dentro di lui lo bloccò.

In fondo era pieno giorno e certamente non sarebbe successo niente di male in un locale pieno di altre persone. E poi il vampiro aveva già detto di non essere interessato a Norah ma a lui. Così il ragazzo non disse nulla e seppure sentendosi in colpa, si avviò verso la cucina del diner.

 Non fece più di qualche passo lungo il corridoio, quando si imbattè in Louis, il cuoco.

"Giusto te cercavo" disse l'uomo. "E' appena arrivato il fornitore della carne con il furgone e Jim vuole che tu l'aiuti a scaricare la merce".

Lucas fece una smorfia all'idea trasportare faticosamente diverse casse di bistecche congelate sotto la pioggia battente.

Il ragazzo sospirò, quel giorno aveva davvero un pessimo karma.




 

*  *  *

 

 Lucas si svegliò e per prima cosa emise un forte e sonoro starnuto. 

Come aveva previsto, scaricare merce da un camion sotto la pioggia non era stato affatto una passeggiata e gli aveva anche causato quel forte raffreddore che lo affliggeva da ben tre giorni. Per fortuna erano stati tre giorni in cui aveva lavorato al suo secondo lavoro, al reparto scatolame del supermercato, altrimenti avrebbe dovuto sorbirsi Jim che si lamentava del fatto che i clienti non gradivano un cameriere che tossiva sui loro piatti. 

Questo era stato il lato positivo della faccenda.

 C'era stato però anche quello negativo che non aveva più visto Norah. 

I due  erano sentiti telefonicamente un paio di volte ma la ragazza era parsa distante, come distratta.

Il suo cellulare si mise a squillare.

"Pronto?" borbottò Lucas, ancora così assonato da accettare la chiamata senza nemmeno guardare il numero sul display.

"....Lucas?" dall'altra parte rispose una voce che il ragazzo non riconobbe. "Lucas sei tu? Sono Caroline". 

Caroline, si ricordava di lei.

Era la migliore amica di Norah fin dai tempi della scuola, un paio di volte avevano anche fatto un'uscita a tre  e si erano scambiati i numeri.

"Ah, ciao Caroline. Sono contento di sentirti" disse cortese, mentre una parte di lui si stava chiedendo perché l'altra lo stesse chiamando alle sei di mattina. 

"Scusa se ti sembro scortese, ma... come mai questa telefonata? "

La ragazza esitò qualche secondo prima di rispondere.

"Ecco.... Si tratta di Norah. " disse alla fine "Tu l'hai vista negli ultimi giorni? O Ieri sera?".

Lucas aggrottò la fronte, perplesso. 

"No" rispose "I nostri turni al diner non coincidevano e non la vedo da tre giorn-" La sua risposta fu interrotta da un pianto improvviso. 

"Caroline? Caroline, ci sei?" ripeté più volte il ragazzo. 

Nessuna risposta.

"Caroline mi senti? E' forse successo qualcosa a Norah?". 

"Io... Io non lo so... " rispose finalmente la ragazza, con voce arrochita dal pianto. 

 Lucas si allarmò ancora di più. 

"Cosa significa che non lo sai?"

"Che non so dove sia, nessuno lo sa..."  spiegò Caroline e subito dopo riprese a singhiozzare con forza. "Norah è scomparsa!".

 

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