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Autore: NamelessLiberty6Guns_    15/10/2020    0 recensioni
“Mi mancate, ragazzi.” è un sospiro. Una confessione che non farei altrimenti se non sotto tortura. Ma quello che c’è fuori mi fa meno paura di tutto quello che sento dentro da quando ho deciso di auto-isolarmi.
“Anche tu ci manchi, Taka-kun. Vedrai che passerà e torneremo a fare di nuovo musica, concerti, e tour… E ci divertiremo ancora.”
Sospiro. Non ne sono così sicuro. “Certo.” mento, sperando di convincerlo.

Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Reita, Ruki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sapete cosa ascoltare. 


 

Close Distance

“Non ho idee.”

“Lo dici ogni volta.” Akira sbuffa, lo vedo appoggiarsi allo schienale della poltrona.

“Stavolta non scherzo.” 

“Anche questo lo dici ogni volta.” Gli nasce un mezzo sorriso sul volto. Mi prende in giro.

Vorrei tirargli un pugno sul naso, non fosse per lo schermo che ci separa. “Smettila.” Intimo.

“Senti, lo sai benissimo cosa succederà. Ti verrà qualche bella idea, una manciata di wasurenai qua e là e saremo di nuovo a cavallo.”

La leggerissima allusione al verbo che uso di più nei miei testi mi dà appena sui nervi. “Se tu fossi davanti a me, Suzuki, saresti ridotto a una polpetta!”

Scoppia a ridere, in effetti non ci ho creduto nemmeno io mentre l'ho detto. Una risata infatti nasce spontanea anche a me. Attratto dal rumore, Koron arriva zampettando di corsa per tuffarsi nel mio grembo e accomodarsi fra le mie gambe incrociate. Mi stupisco sempre di come le sue zampette possano raggiungermi quassù sul divano senza mai sbagliare mira.

“Ah, è arrivata la pulce.” 

“Non ci provare.”

“Lo sai che scherzo.”

“Lo so. Non ho finito di parlarti, comunque.”

“Ti ascolto.” si sistema meglio sulla poltrona, spingendo in su gli occhiali da vista. Lo fa sempre, d’istinto, quando ho bisogno di parlargli. Ed è una cosa che mi scalda sempre il cuore.

“Non scherzo quando dico che non ho idee. È questa maledetta pandemia, sai. Mi circonda. Cerco di informarmi il meno possibile per non sentirmi soffocare, ma…”

“Ti capisco. Davvero. Anch’io faccio del mio meglio per non farmi sopraffare.” è serissimo mentre parla.

Accarezzo Koron. “Mi mancate, ragazzi.” è un sospiro. Una confessione che non farei altrimenti se non sotto tortura. Ma quello che c’è fuori mi fa meno paura di tutto quello che sento dentro da quando ho deciso di auto-isolarmi.

“Anche tu ci manchi, Taka-kun. Vedrai che passerà e torneremo a fare di nuovo musica, concerti, e tour… E ci divertiremo ancora.”

Sospiro. Non ne sono così sicuro. “Certo.” mento, sperando di convincerlo.

“Lo so che non ne sei convinto, ma ce la faremo. Bisogna solo avere pazienza.”

Ero certo che avrebbe indovinato subito la mia titubanza. Getto uno sguardo a Koron, sveglio ma perfettamente rilassato. “Ci sto provando.”

“Bravo. Dai, non abbatterti. Sarà pur successo qualcosa di bello durante questo tuo isolamento.”

Un sorriso amaro mi attraversa il viso. “No, Akkun. Ho avuto piuttosto modo di pensare a troppe cose che tenevo chiuse a chiave in un baule enorme.”

Sospira, incrociando le braccia al petto. “Non so perché ma me l’aspettavo.”

“Sono prevedibile, no?” 

“Forse. Ma dimmi piuttosto a cosa hai pensato.”

“Troppe cose. Ti tratterrei fino a domani mattina.”

“Non scherzare. Dai, ti prego. Almeno una. Parlami.”

Guardo il mio caro amico Akira, una vena di preoccupazione gli piega un sorriso che vuole essere rassicurante ma non ci riesce del tutto. Ha una spaventosa ricrescita, però non ha un filo di barba. Lui e le sue strane fisse. “Non so se è una buona idea, Akkun.”

“Mi hai raccontato cose assurde, quindi nulla può spaventarmi.”

Come no, penso fra me e me. Sapesse il disastro che ho costruito nell’anima da quando sono chiuso in questa casa… Certo, c’è sempre qualche chilometro e uno schermo a separarmi da lui, quindi che male può fare far urlare un mostro in particolare e salvaguardare gli altri per un altro giorno? Magari addirittura per qualche testo.

“Taka-kun?”

“Sì, ci sono.”

“Dai, per favore. Vorrei aiutarti. Non deve essere facile starsene lì dentro tutti i giorni, ogni ora.”

“D’accordo.”

“Vai.”

“Fra le tante cose, ho pensato molto a noi.”

Se l’aspettava. Lo vedo nei suoi occhi, nonostante i pixel. Mi spaventa di più il fatto che non lo vedo mettersi sulla difensiva, anzi. Rimane in ascolto, vuole che mi spieghi. Ha ragione.

“Ti ricordi quella volta che abbiamo scoperto che alcune fan scrivono cose su di noi?”

“Come dimenticare?” ride, è divertito. “Però ammetto una cosa: le storie più strappalacrime riguardano i nostri due chitarristi e questo non lo trovo affatto giusto.”

Rido, so benissimo a quali storie si riferisce. 

“Insomma, anche noi siamo bellissimi! Perché non dedicare anche a noi storie così? Perché dobbiamo sempre essere così animali?”

“Non lo so, forse è colpa mia. Io e i miei fanservice.”

“Dici?” il sarcasmo è così spesso che si può tagliare.

“Taci. Alle volte hai partecipato anche tu.”

“C’è una clausola sul mio contratto.”

“Come sul mio. Lo sai.”

Stavolta sospira, in lui vedo la stessa frustrazione che ho provato e provo. Da anni. 

“Comunque, ti stavo dicendo… Sì, le storie. Noi… Io… Ecco…”

“Certe cose le hanno azzeccate.”

Certe? Molte.”

Arrossisce. “Sì.”

“Tutte.”

“Forse anche troppe.” stavolta abbassa la voce.

“Già.”

“Ma tu hai lei, no?”

“Sì.” sospiro, il suo pensiero mi rende felice. A differenza mia, lei esce e non ha paura di nulla. La mia unica roccia nella burrasca. “Come tu hai la tua.” Sì, la donna che ha avuto l’audacia di regalargli una stella. Nemmeno io riuscirei ad arrivare a tanto. Lo ama infinitamente, io lo so.

Sorride di una felicità sincera. “Esatto.”

Alla luce di tutto questo, perché dovrei chiedergli ciò che mi sono chiesto in questi giorni bui? Perché dovrei rovinare la sua felicità così?

“I fanservice con Kouyou, però, non ti hanno fatto riflettere alla stessa maniera.” dice.

“Scherzi? Non c’è stato mai niente di vero e lo sai. Non c’è lo stesso livello di difficoltà.”

“E allora perché hai pensato a noi in maniera particolare? Perché c’è stato effettivamente qualcosa?”

“Sì, Akkun.”

“E quindi?”

“Quindi… Se tu non fossi stato Reita e io non fossi stato Ruki, adesso tu saresti qui con me?” lo sputo fuori con rabbia, aspettandomi di essere preso a male parole per la mia stupidità. 

Ma lui non è arrabbiato. Anzi, sorride. “Taka-kun… È stato proprio il fatto che siamo Ruki e Reita ad averci avvicinati. Forse, se non lo fossimo mai stati, non ci saremo mai nemmeno incontrati.”

Mi si bagnano gli occhi. Lo sapevo. Sapevo avrebbe detto così. “Tu credi?”

“Certo. La tua domanda dovrebbe essere un’altra. Se non fossimo sotto questi contratti, se non fossimo costantemente circondate da certe pazze scatenate… Tu saresti qui con me?”

Alzo lo sguardo, lo vedo distorto per via delle lacrime. “Sì.” bisbiglio.

Anch’io, Ruki-san.” bisbiglia a sua volta.

Ridacchio, mi scende una lacrima lungo la guancia.

“E dentro il mio cuore ci sarà sempre spazio per te, la tua altra personalità e tutto il disordine che ti piace costantemente creare dentro la tua anima.”

Abbasso lo sguardo, vergognoso, odio che mi veda piangere. Asciugo il viso con la felpa. “Grazie.”

“No, grazie a te.”

 








È arrivato anche questo momento. 
Ringrazio chiunque mi abbia mai letto in tutti questi lunghi (undici) anni. 
Siete state la mia forza, in certi momenti la mia unica gioia. 
Bazzicherò ancora su EFP, questo è certo, è la mia casa dal 2009, ma non come scrittrice. 
Spero di vedervi su altri lidi, fra qualche tempo.
Yukiko H. - Sara

 

  
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