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Autore: _Zaelit_    16/10/2020    1 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Avviso: questo è probabilmente il primo capitolo "fluff" che scrivo, o almeno credo. Non sono pratica di questi tag, pardon, e non so se dovrei inserire un tag particolare nella storia quindi mi affido ai vostri consigli, volevo semplicemente avvisare. Senza ulteriori indugi, vi auguro buona lettura!
___
 
Una mattina, dopo circa una settimana di attesa, il radar su cui tutti facevano tanto affidamento finalmente si decise a lanciare l'allarme. Il suono prolungato era udibile solo ai piani più bassi, e assomigliava a un lungo fischio anti-calamità, come quelli di cui era disposta la città sospesa.
Nonostante fosse però così atteso, nel momento in cui scattò purtroppo interruppe un istante alquanto importante.

 
Qualche minuto prima, Rainiel si stava allenando all'interno di una stanza: flessioni, addominali, corsa sul posto. Faceva il possibile per tenersi in allenamento. Aveva già perfezionato l'arte della spada, almeno per quel che poteva imparare da sola, per cui adesso si dedicava a rendere il proprio corpo più resistente. Aveva messo su un po' di muscoli nell'ultimo periodo, poteva vederli nello specchio appeso alla parete della stanza che aveva sgombrato per i suoi allenamenti. Era riuscita a recuperare un vecchio top che le lasciasse scoperto il ventre, e un pantalone nero lungo ma leggero che non rendesse la sudorazione un vero inferno. Allenarsi da sola, certo, non era il massimo dato che poteva migliorare le sue condizioni fisiche ma non i suoi riflessi. E, come se un angelo custode avesse voluto esaudire il suo desiderio, ben presto non fu più tanto sola.
«Quell'esercizio- » esclamò di colpo una voce, facendola sobbalzare e voltare in tutta fretta verso la porta, «lo stai facendo in modo sbagliato.»
Rain poté notare Sephiroth appoggiato alla porta, comodo in abiti che Zack aveva recuperato nei bassifondi da un mercante del posto: una maglia a maniche corte e un pantalone stretto, e naturalmente i suoi tipici stivali alti e neri, lucidi come sempre.
Ripresasi dallo spavento, Rainiel si poggiò una mano sul petto e rilassò le spalle.
«Vorrà dire che ne farò un altro.» fu la prima cosa che le venne in mente di dire, prima di avvicinarsi a una parete per svolgere degli esercizi per braccia e gambe.
Non poté fare a meno di notare gli occhi chiari del giovane uomo percorrere tutta la sua figura allenata. Sephiroth l'aveva vista in divisa, in abiti eleganti e ora anche da allenamento, ma il suo sguardo ormai sembrava sempre lo stesso, una volta posatosi su di lei. Ecco perché un lato delle sue labbra si piegò in un mezzo sogghigno.
«Non è noioso allenarsi così, per di più da soli?» chiese, chiaramente per suggerire un'idea.
«Vuoi unirti a me?» Rain non sapeva nemmeno quel che stava dicendo. La sua era stata una risposta spontanea. Dopotutto, Sephiroth era stato il suo mentore una volta.
«Se non sono di troppo.» annunciò lui con una voce volutamente sarcastica. Entrò nella stanza chiudendo la porta alle sue spalle e avvicinandosi a lei.
Rainiel iniziò già a sentire il colletto del top più stretto intorno alla gola.
«Bene, allora... mi manca qualche serie di addominali, lo stretching finale e...»
«Io penso che dovresti concentrarti sulla lotta, più che sul fitness.»
La ragazza gli rivolse una rapida occhiata prima di abbassare lo sguardo.
«Le mie Aikuchi sono in camera.»
«E io non ho con me la Masamune.»
Sephiroth allargò le mani, mostrando come fossero vuote. Ovviamente non poteva spostarsi per casa con quella sua enorme katana, o non sarebbe nemmeno passato per i corridoi.
«Corpo a corpo, eh?» comprese in fretta.
Il sorrisetto astuto di Sephiroth si allargò.
Rainiel non avrebbe mai potuto raggiungere i suoi livelli in termini di forza fisica, ma quello non era l'unico fattore a determinare l'esito della lotta. Il trucco stava tutto nel saper utilizzare le proprie capacità al massimo del loro potenziale, che si trattasse di potenza o agilità, velocità o resistenza. Forse poteva farcela.
«... In effetti potrei essermi un po' arrugginita su questo fronte.» accettò, in maniera tale che la sottovalutasse per sorprenderlo.
Infatti, dopo neanche due secondi da quella frase, portò rapidamente i pugni davanti al viso e tentò di colpirlo alla spalla con un gancio destro ben assestato.
Piccolo grande problema: Sephiroth non l'aveva affatto sottovalutata. Né quella volta, né mai in passato.
Sì spostò con la velocità e la grazia di un'ombra e lasciò che il colpo di Rain andasse a vuoto, prima di afferrare il suo polso. Con una minima pressione lo torse e tutto il busto di Rain dovette seguire il movimento repentino dell'osso, piegandosi.
Sephiroth tossì una risata a un palmo dal viso di Rain, che lo osservava dal basso, a denti scoperti per la fitta improvvisa.
«Sbagliato.» commentò divertito.
Con uno sbuffo, un unico movimento e una buona torsione del busto, Rain tirò a sé il braccio e si liberò della sua presa con l'altra mano, assumendo la posizione iniziale e tentando una finta a destra e poi un attacco dal lato opposto, che però Sephiroth schivò semplicemente piegando il collo. Lei non perse tempo e quando notò di aver mostrato troppo le spalle, ruotò su se stessa per combinare anche un calcio rapido, ma lui piegò il braccio e attutì il colpo con il gomito, sferrando una controffensiva prima che lei potesse difendersi.
Poggiò una mano all'altezza delle sue clavicole e la spinse contro il muro. Rain si sentì mancare il fiato per il colpo e per i ricordi di qualche giorno prima e di ciò che era successo nell'atrio della villa.
Gli occhi sottili dell'ex-Generale erano di nuovo su di lei, come quelli di un gatto che si diverte a giocare con il topino appena catturato.
«Sbagliato di nuovo.» mormorò suadente, spostando la mano per stuzzicare una ciocca di capelli rossastri ribelli che si era staccata dalla coda alta della ragazza. Le sue dita le sfiorarono una guancia.
Rain sentì un brivido e, per evitare di farglielo notare, pensò di tornare all'attacco.
Sollevò un ginocchio e lo spinse via, notandolo abbassare la testa. In quel momento provò a fingere di scattare a sinistra, solo per poi scattare nel lato opposto. Non pensò al fatto di aver già tentato una finta prima e di aver fallito, per cui aveva già perso in partenza.
Sephiroth tenne a farglielo notare, mandandola a terra con un semplice sgambetto. Forse Rain si aspettava che attaccasse con le braccia, ma mosse così poco prudenti non erano da lui.
Incrociando gli arti al petto, sollevò un sopracciglio ammirandola dall'altezza della sua statura mentre lei si rialzava sui gomiti e gli riservava un'occhiata offesa.
«E... sbagliato.» la canzonò di nuovo.
La ragazza, però, era esattamente dove voleva essere. Rapida come una serpe, circondò la caviglia di Sephiroth con le proprie gambe e applicò abbastanza forza da farlo cadere a terra, accanto a lei, sfoggiando un sogghigno a sua volta.
«E adesso?» lo provocò, prima ancora di aver lasciato andare la sua gamba.
Lui alzò la testa da terra - aveva evitato di colpire il terreno con forza solo grazie alle spalle larghe.
«Questa è stata una buona mossa. Te lo concedo. Ma...» soffiò lasciando le labbra poco dischiuse subito dopo.
Rain pensò di aver vinto e si crogiolò in un attimo di tranquillità, il suo più grande errore in quello scontro. Infatti, poco dopo, lui la raggiunse dopo aver rotolato una singola volta sul fianco e afferrò di nuovo i suoi polsi, sollevandoli oltre la sua testa.
A causa del movimento, i due finirono per roteare assieme lateralmente fino a un punto poco lontano nella stanza, e infine Rain si ritrovò di nuovo con la schiena bloccata al pavimento e l'uomo su di lei, un suo ginocchio fra i polpacci ed entrambe le mani inchiodate a terra da una sola delle sue, mentre con l'altra lui si reggeva per evitare di piombarle addosso.
Respirando con fatica, coperta di sudore e stanca per l'allenamento e la lotta, Rain provò a muovere i polsi, ma fu tutto inutile. Lo scontro finiva lì.
«... Hai sbagliato ancora una volta.» sentenziò vittorioso lui, rivolgendole uno sguardo soddisfatto.
Solo in un secondo momento entrambi si accorsero della posa assunta e dell'incredibile vicinanza fra i loro corpi.
La ragazza era bloccata sotto di lui e non opponeva resistenza. Per la stanchezza, avrebbe detto qualcuno, ma sapeva che non era davvero così.
Rain non si spostò perché, purtroppo, le emozioni ebbero di nuovo il sopravvento sulla sua razionalità.
Questo Sephiroth lo comprese bene, perché di colpo anche lui fu pervaso da una curiosa sensazione. Una che lo portò a graffiare con le dita scoperte della mano libera le tavole di legno che componevano il pavimento, prima di sfiorare con le unghie corte il collo caldo dell'allieva. Poteva sentire il suo cuore battere con forza e il sangue scorrerle veloce nelle vene, una pulsazione dopo l'altra, proprio sotto il suo tocco.
Rainiel continuò a respirare a fondo, piegando la testa quando lui le sfiorò la gola. I lunghi capelli del vincitore le pizzicavano la pelle, ma non era una sensazione fastidiosa.
Aderendo alla sua pelle, la mano di Sephiroth risalì sul suo zigomo, sfiorò le sue labbra con un pollice.
Le provocò un brivido inatteso, uno che lasciò che gli occhi dell'uomo si accendessero di piacere.
Erano soli, coscienti entrambi della tormenta di pensieri e desideri che albergava in loro. Nessuno dei due osava fiatare per rovinare un momento del genere, bastavano i loro sguardi a comunicare intere frasi.
E Rainiel stava letteralmente pregando che non si allontanasse. Sapeva che se ne sarebbe pentita in seguito, che da parte sua il lasciarsi andare a lui e solamente a lui così facilmente era una forma di sconfitta nonché di controversia, ma per il momento voleva solo restargli vicino e permettergli di guarire ogni ferita del proprio animo.
Sephiroth, d'altronde, era parecchio astuto e dunque pensò che fosse il momento perfetto per convincere Rain a muovere un passo verso il tanto agognato perdono in cui lui sperava... tramite ogni mezzo possibile. Era davvero importante per lui riconciliarsi con lei. E l'averla di nuovo con sé, viva e vegeta, così vicina da poter sentire il suo respiro caldo sulla pelle, annientò il suo controllo.
Chinando la testa e inclinandola, il giovane guerriero poggiò la bocca sul suo collo, facendola sussultare. Non lasciò andare i suoi polsi, preferendo lasciar scorrere la propria mano lungo uno dei fianchi scoperti della ragazza fino al bordo del top scuro, mentre le gambe di lei si intrecciavano a una delle proprie. Lasciò che il tessuto morbido delle labbra solleticasse la pelle delicata di Rain, percorrendo piccoli tragitti senza indulgere in un vero e proprio atto, godendosi la pelle d'oca che le causò non appena il suo respiro si abbatté contro di essa.
«S- Sephiroth...»
In un sussulto, lei pronunciò il suo nome. Le unghie delle sue mani si chiusero sulle nocche dell'uomo, che non sembrò affatto infastidito. Al contrario, sentire quella singola parola vibrare nell'aria debolmente non fece che motivarlo.
Strofinando la guancia contro la sua, Sephiroth riportò il volto sul suo, sfiorando crudelmente le sue labbra senza mai lasciare che combaciassero con le proprie.
Rain attese... avrebbe aspettato per ore, se il premio fosse stato lui, il suo bacio, o qualsiasi altra cosa lo riguardasse.
In realtà, però, non dovette attendere più di tanto.

 
Un campanello trillò con forza, qualche stanza oltre la loro, interrompendoli e lasciando che una reazione risvegliasse entrambi da quel sogno divenuto realtà.
Le palpebre dell'uomo si separarono, le sue pupille ridotte a una linea tagliente. La sua mano, che solleticava il tessuto nero dell'indumento di Rain, tornò sul parquet rapidamente. Il suo viso si allontanò e tutto il suo corpo s'irrigidì a vista.
«L'allarme.» riconobbe, non solo molto frettoloso e seccato, ma anche conscio di dover rimandare quell'interessante riconciliazione a un altro momento. Rapido si tirò su dal pavimento, seguito a ruota da Rain, la quale cambiò totalmente espressione.
Avrebbe voluto maledire il tempismo della sua sfortuna che, come al solito, le negava gli attimi più belli, ma non aveva tempo nemmeno per una cosa così banale.
«Una creatura mako in avvicinamento...?» riconobbe, correndo ad afferrare una giacchetta che aveva lasciato appesa in un angolo della stanza e coprendosi.
Sephiroth annuì una sola volta, pragmatico, e si mosse a grandi passi e velocemente verso la porta.
«Dobbiamo sbrigarci. Non sappiamo quanto tempo ci resta per raggiungerla.» avvisò.
E così, quell'inaspettato ma ben accolto momento privato tra loro due terminò come al solito bruscamente, lasciando a entrambi una sensazione di amarezza e, non solo, anche una domanda: avrebbero saputo agire in tempo da evitare un'altra catastrofe?

 

   
 
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