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Autore: leila91    16/10/2020    23 recensioni
L’angelo che ora singhiozzava fra le sue braccia sembrava quasi un’altra persona: Crowley non ricordava di averlo mai visto tanto sconvolto.
Bramava una spiegazione: non sapere cosa fosse successo, chi dovesse uccidere per averlo ridotto così, era una tortura, ma si impose di avere pazienza e di aspettare che l’altro si fosse calmato.
Con le dita gli percorreva dolcemente la schiena, disegnando dei cerchi e mormorando parole di incoraggiamento.
“Shhh, sono qui, Aziraphale. Sono qui, sei al sicuro. Qualunque cosa ti sia successa l’affronteremo insieme.”

(Post!Canon // hurt-comfort // introspettivo)
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Quando il sogno ricominciò per la terza volta l’uomo steso a terra non aveva più i capelli neri, ma una chioma rossa. 
Lo stesso colore del sangue che sgorgava denso dallo squarcio lungo il torace, formando una pozza sotto il corpo del soldato.
Ben conscio di non poter comunque fare più nulla  ne aveva viste troppe di ferite come quella  Aziraphale gli si avvicinò.
Perforamento delle costole, rottura del diaframma, sospetto tamponamento cardiaco… la morte sopravveniva piuttosto rapidamente in quei casi.
Con mani tremanti lo prese dolcemente per le spalle, al fine di distenderlo sulla schiena e potergli almeno chiudere gli occhi, ma appena riuscì a voltarlo, ad Aziraphale mancò il fiato.
Il viso del soldato senza vita era quello di Crowley.

Si svegliò urlando, la fronta imperlata di sudore e il fiato mozzo.
Aziraphale si sentiva come se tutta l’aria gli fosse stata risucchiata dai polmoni e il proprio cuore fosse improvvisamente andato fuori controllo.
Nella foga dell’incubo doveva avere assunto inconsciamente la propria forma primordiale, perché le enormi ali bianche che Aziraphale teneva sempre diligentemente ben nascoste, si erano manifestate sul piano della realtà fisica, urtando e rovesciando i comodini ai lati del letto.
L’angelo riuscì a ritrarle a fatica e quelle scomparvero a livello delle scapole.
Un conato di vomito lo assalì mentre a poco a poco, i dettagli del sogno, anziché svanire come accadeva agli umani, si facevano sempre più nitidi.
Aziraphale sentì nuovamente le narici impregnate del terribile odore di carne umana bruciata e avvertì nelle orecchie il rumore delle raffiche dei kalashnikov.
In seguito sopraggiunsero le urla strazianti dei civili intrappolati sotto le macerie e di quelli  rimasti feriti dalle esplosioni, seguite dai pianti di chi  in genere bambini o giovani madri  aveva perduto qualche famigliare.
Gli occhi del soldato  gli occhi di Crowley  coronarono quella visione di morte.
Non era davvero Crowley, questo Aziraphale lo sapeva bene: il demone era al sicuro nel suo appartamento di Mayfair, ignaro del fatto che Aziraphale avesse passato l’ultima settimana in diverse zone dell’Africa subsahariana.
Ma spesso, nelle ultime ventiquattro ore da quando era rientrato a Londra, il viso del suo migliore amico era apparso nei ricordi dell’angelo, nei suoi sogni angoscianti, come prestavolto di qualche morto o ferito.
Aziraphale aveva avvisato Crowley del suo ritorno, ma adducendo come scusa la stanchezza gli aveva chiesto di non passare a trovarlo prima di qualche giorno.
Se l’altro aveva trovata strana questa richiesta non lo aveva comunque dato a vedere.


L’angelo proruppe in un singhiozzo, sfregandosi gli occhi con le dita. La visione stava andando a scemare, ma non lo sgomento che essa aveva recato con sé.
Mai come in quel momento l’angelo aveva desiderato tanto un abbraccio da parte di Crowley e, allo stesso tempo, mai aveva avuto così paura di chiederlo.
Che diritto aveva a cercare un po’ di conforto, quando tutto quello, ogni conflitto, ogni guerra che ora rivedeva senza tregua nei suoi sogni, erano, tanto per cominciare, colpa sua?
L’amara consapevolezza di quell’orribile verità era come cenere sul palato e Aziraphale ne era certo: non avrebbe retto al disgusto, alla repulsione, negli occhi dell’amico, non appena anche questi avesse cominciato a mettere insieme i pezzi.

È la tua spada quella che stanno usando?”
“Temo proprio di sì.”


Era stato quello il momento in cui aveva cominciato a capire.
Si avviò ciondolando verso la sua cucina e, raggiunta la mensola dove teneva alcuni liquori, si verso una generosa dose di gin.
Svuotato il primo bicchiere lo riempì molte altre volte, fin poi a perdere il conto.
 
 *     
                                                           

Mio caro Crowley, questa settimana di vacanza in Francia è stata più provante di quanto non pensassi. Forse non è stata una grande idea decidere di viaggiare a piedi e usando i mezzi pubblici, ma come sai non ho mai imparato a guidare e non mi andava di usare dei miracoli.
Ti prego, mio caro, di non passare a trovarmi per ora: ho bisogno di qualche giorno per riposare.


Crowley di giorni se ne era concessi due, da quando aveva trovato in segreteria quello strano messaggio da parte dell’angelo.
Non che non capisse il suo desiderio di viaggiare liberamente, ora che finalmente, sventata l’Apocalisse, potevano farlo senza dover rendere conto a nessuno.
E capiva anche, per quanto la cosa lo intristisse, il desiderio che Aziraphale aveva di stare da solo. 
Era normale, dopotutto, dopo aver passato millenni sotto la stretta sorveglianza dei suoi colleghi.
E sebbene Crowley, dal canto suo, avrebbe voluto passare ogni secondo di quella appena trovata libertà con il suo angelo, si era imposto di rallentare e di adeguarsi alla velocità dell’altro.

Quarantotto ore, ecco quanto aveva resistito.
Per l’inferno, quanto mi sono rammollito, pensò il demone, salendo sulla Bentley e partendo alla volta della libreria “A.Z. Fell & Co.”
Dopotutto in passato avevano trascorso mesi, se non addirittura anni, senza vedersi.
Ma adesso era tutto diverso e Crowley non riusciva a togliersi dalla testa il presentimento che Aziraphale gli stesse nascondendo qualcosa. 
Qualcosa di brutto e che decisamente non riguardava un viaggio in Francia.
 

*


La prima cosa che Aziraphale avvertì , quando riprese i sensi, fu un tremendo mal di testa, quasi come se il suo cranio fosse compresso in una morsa.
Strizzò gli occhi infastidito dalla luce e provò a farsi scudo con le mani.
La seconda cosa che realizzò fu che era sdraiato nel suo letto ma non aveva idea di come ci fosse arrivato.
Terza cosa: non era solo.

“Finalmente sei tornato fra noi, angelo.” disse una voce carica di ironia, che Aziraphale conosceva così bene.
“Cr-Crowley,” biascicò l’angelo, mettendo a fuoco l’altro. “Cosa ci fai qui?” chiese, stupidamente.
“Secondo te?” Crowley alzò gli occhi al cielo, sarcastico, “quello che ho sempre fatto in tutti questi anni: provo a prendermi cura di te, visto che a quanto pare non sei in grado di pensarci da solo.”

Aziraphale fece una smorfia ignorando la frecciata e sbatté le palpebre più volte.
“Cos’è successo?” chiese.
“Questo forse dovresti spiegarlo tu a me,” esclamò Crowley e per la prima volta sembrava arrabbiato, “e risparmiami la stronzata della vacanza in Francia: dallo stato in cui ti ho trovato mi pare evidente che nella scorsa settimana tu abbia fatto tutt’altro.”
“Lo stato in cui…” Aziraphale avvertì una nuova fitta e si portò una mano alla testa mentre finalmente cominciava a ricordare.
Aveva bevuto, bevuto, ancora e ancora, un bicchiere dopo l’altro, tra gin e vino, per tutta la notte.
Aveva ingollato alcool fino a quando non aveva più avuto la forza di fare altro, e si era disidratato al punto di non aver più lacrime da versare. A quel punto, ragionò, doveva essere crollato sul pavimento. 

Con ogni probabilità era lì che lo aveva trovato Crowley.

“Ti rendi conto dello spavento che mi hai fatto prendere? Ma che diamine credevi di fare, angelo, me lo spieghi?!”
“Crowley, io…” Le labbra di Aziraphale tremarono mentre con uno sforzo tendeva le braccia verso l’altro, “Mi dispiace. Mi dispiace per tutto!” 
E scoppiò in un pianto disperato, fra lo sbigottimento di Crowley che si affrettò a stringerlo a sé.


*


Trovare il suo migliore amico steso a terra, semi incosciente e delirante, non era stato piacevole, per dirla in maniera delicata.
Crowley si era spaventato così tanto solo un paio di altre volte in vita sua. Fra un’imprecazione e l’altra si era fiondato accanto al corpo esanime dell’angelo.
Aziraphale aveva un’espressione vacua, era scosso dai brividi e le sue guance erano piene di lacrime ormai asciutte.
Balbettava parole sconnesse e, lanciando un’occhiata intorno, Crowley non ci aveva messo molto a capire che l’altro aveva ingerito una quantità esagerata di alcool, senza mai miracolare via la parte in eccesso.
Si erano ubriacati insieme molte altre volte, ma senza mai oltrepassare un certo limite, mentre era chiaro che adesso Aziraphale, per qualche assurdo motivo, aveva deciso di spingere il suo corpo mortale fino allo stremo.
Lo aveva portato a letto con una delicatezza non da lui, maledicendosi mentalmente per non essere accorso alla libreria prima, dando retta ai suoi presentimenti.

L’angelo che ora singhiozzava fra le sue braccia sembrava quasi un’altra persona: Crowley non ricordava di averlo mai visto tanto sconvolto. 
Bramava una spiegazione: non sapere cosa fosse successo, chi dovesse uccidere per averlo ridotto così, era una tortura, ma si impose di avere pazienza e di aspettare che l’altro si fosse calmato.
Con le dita gli percorreva dolcemente la schiena, disegnando dei cerchi e mormorando parole di incoraggiamento.

“Shhh, sono qui, Aziraphale. Sono qui, sei al sicuro. Qualunque cosa ti sia successa l’affronteremo insieme.”

Dopo quella che sembrò un’infinità di tempo finalmente Aziraphale si calmò. Con un ultimo singulto strofinò il viso contro il petto di Crowley e la sua presa si rilassò. Alzò lo sguardo, accennando un sorriso tremulo e mormorando un grazie.
Crowley ne approfittò per baciargli la punta del naso, poi, stupito del suo stesso gesto, miracolò una tazza di thè bollente onde distrarre l’angelo.
Aziraphale l’accettò, riconoscente.

Crowley non disse nulla, indeciso se provare a chiedergli spiegazioni, ma fu l’altro a prendere l’iniziativa.

“Sono…” Aziraphale tossì e si schiarì la voce, rauca per il pianto, “sono stato in Africa la scorsa settimana.”

Una volta cominciato il racconto, Aziraphale non si fermò più.

Era iniziato tutto il giorno stesso della mancata Apocalisse: Aziraphale aveva rivisto la sua spada, per la prima volta da quando l’aveva ceduta ad Adamo.
Inizialmente non vi aveva fatto caso, ma i giorni seguenti aveva avuto tempo e modo di rifletterci.

“Dio me l’aveva affidata per proteggere l’Eden, per difenderne i confini. E invece per colpa mia ha finito solamente per alimentare odio, per diventare un’arma di distruzione a disposizione degli uomini. Crowley, non puoi capire cosa sia stato per me vederla fra le mani di quella creatura orribile. È tutta colpa mia, ho portato io la Guerra nel mondo!”

Il tono di Aziraphale era così affranto che Crowley avrebbe voluto stringerlo nuovamente a sé ma preferì lasciare che si sfogasse, che buttasse fuori tutto la sofferenza accumulata in quei giorni.
Con dolore lo ascoltò mentre spiegava come nel corso dei giorni precedenti si fosse miracolato in diverse zone di guerra, mosso dal senso di colpa e dalla voglia di aiutare i civili, ora che era finalmente libero di intervenire nelle vicende umane.
Parola dopo parola, lacrima dopo lacrima, la situazione si fece più chiara e il cuore di Crowley si strinse di fronte al quadro che si stava andando a dipanare.
Aziraphale era letteralmente dilaniato dal senso di colpa, come se il peso di milioni, no, miliardi di vite, fosse piombato improvvisamente sulle sue spalle.
Mai avrebbe immaginato che il rivedere la spada infuocata dell’ex guardiano dell’Eden nelle mani di Guerra, avrebbe scatenato nella mente dell’amico quei terribili ragionamenti.
Il ritenersi responsabile e colpevole per ogni conflitto della storia dell’umanità.
Tuttavia, la cosa peggiore doveva ancora arrivare. 
Essa fu lo sguardo che Aziraphale gli rivolse una volta concluso il racconto.
Era carico di apprensione e paura, come se si aspettasse che Crowley fosse inevitabilmente disgustato dalle sue parole e intendesse respingerlo.

“Se non vorrai più saperne di me,” disse infatti l’angelo, dando vita a quel sospetto, “non posso assolutamente darti tort-”

Fu troppo. Crowley batté il pugno contro la parete alle spalle del letto fermando sul nascere quel nuovo delirio.
Davvero Aziraphale lo conosceva così poco? Davvero aveva così poca considerazione di se stesso, di lui, di entrambi loro?

Un qualunque altro demone, riflettè Crowley, mestamente, sarebbe stato deliziato da tutto quello
Hastur, Ligur, Dagon, Belzebù. 
Tutti loro avrebbero tratto infinito giovamento dalle parole di un angelo distrutto dal dolore e dalla convinzione di aver recato, seppur indirettamente, tanti danni all’umanità.
Ma Crowley era sempre stato un pessimo diavolo, tanto quanto Aziraphale era stato invece un pessimo angelo.
E sì, effettivamente la prima volta in cui aveva dimostrato la sua incompetenza era stato il momento in cui aveva ceduto ad Adamo la sua spada.
Ma non, nella maniera più assoluta, nel senso in cui credeva lui.

Aziraphale sussultò, prevedibilmente spaventato dalla reazione dell’altro.
Crowley ritrasse la mano e si addolcì, prendendo l’amico per le spalle.
“Angelo,” sussurrò, “ascoltami attentamente. Voglio che ti concentri bene su quello che sto per dirti, perchè, lo ribadisco: non riesco a credere che qualcuno tanto sveglio possa essere allo stesso tempo così stupido. Trovo assurdo che proprio tu fra tutti possa davvero esserti convinto per un solo secondo di essere responsabile del male nel mondo.”

Aziraphale scosse la testa con foga, la sua angoscia non accennava a scomparire.
“Ma mi hai ascoltato, Crowley? È colpa mia! Da sempre e per sempre, tutto quello che è successo è-”
“Ineffabile.” Lo interruppe l’altro, cogliendolo di sorpresa, “non te lo ricordi, sciocco di un angelo? Me lo hai detto tu stesso, sulle mura quel giorno. Tutto quello che è successo, dall'inizio dei tempi ad oggi, fa parte del Piano Ineffabile. È qualcosa che è già stato stabilito da sempre e per sempre, ed è al di là della nostra comprensione. Per Satana, Aziraphale, sul serio devo essere io a ricordarlo a te?”
L’interpellato non rispose, scosso da quella risposta inaspettata.
“Il male beh, esiste da sempre, Aziraphale. La mia fazione spesso se ne attribuisce il merito ma di solito sono gli uomini a scegliere di commetterlo, perché sono liberi. Tu non hai portato la guerra nel mondo: vuoi sapere invece, che cosa hai fatto, dando la tua spada ad Adamo e disobbedendo a Dio?”
A un silenzioso cenno dell’angelo Crowley proseguì: “Gli hai dato speranza. Hai protetto un uomo disperato e sua moglie incinta, ti sei preso cura di due creature sole e abbandonate in un mondo ostile, consentendogli di sopravvivere, e lo hai fatto perchè tu, sciocca e straordinaria creatura, sei l’esatto opposto di tutti quegli idioti dei tuoi colleghi. Perchè a differenza loro non hai mai avuto paura di ciò che è diverso  non hai avuto paura di me, tanto per cominciare  e non hai mai avuto timore di fare ciò che ogni angelo dovrebbe in primo luogo effettivamente fare.”

“Tu sai amare, Aziraphale, e quello che ti ho detto due settimane fa al Ritz, che vale davvero la pena conoscerti, beh… io l'ho pensato dal momento in cui mi hai detto di aver dato via la tua spada. Seimila anni fa.” Aggiunse come a ribadire il concetto.

Quando Crowley finì di parlare Aziraphale aveva nuovamente gli occhi pieni di lacrime, ma questa volta per la commozione.
“Oh, caro.” bisbigliò, sfinito, appoggiando nuovamente la testa contro il petto del demone.
Ondate di pure sollievo lo avvolsero, mentre a poco a poco tutte quelle parole facevano presa su di lui, sgretolando lentamente il macigno che sentiva sul petto.
Crowley non lo detestava, non lo riteneva responsabile.
Crowley, il suo migliore amico, non gli aveva mai mentito e Aziraphale si fidò ciecamente anche adesso.

Le cose non sarebbero tornate immediatamente a posto per miracolo, per quanto ironico potesse sembrare pensato da un angelo, ma era comunque un inizio. 
Ogni guarigione comincia con un’accettazione, e Aziraphale adesso aveva solo bisogno di tempo per lasciar maturare nel suo cuore la verità: col suo gesto aveva difeso l’umanità, invece di condannarla.

Crowley si staccò appena, prendendogli il viso fra le mani. “Va tutto bene”, mormorò e l’intensità del suo sguardo lasciò l’angelo senza parole. 
Quegli occhi tanto particolari, ricolmi di una bellezza unica nel suo genere, bruciavano di un’ammirazione tale che Aziraphale non resistette. 
Colmò il vuoto che li divideva unendo le loro bocche in un bacio atteso da secoli.


Quando si staccarono, dopo quelle che sembrarono ore, erano entrambi finiti sdraiati sul letto.
Le braccia di Crowley erano tornate ad avvolgere il corpo di Aziraphale in una stretta che ricordava quella delle sue spire, ma che proteggeva invece di costringere.

“Sei l’angelo custode dell’umanità, anche se non sai tenere sott’occhio un ragazzino di undici anni,” scherzò il demone ma senza vera malizia.
“Non sappiamo, vorrai dire,” ribattè Aziraphale tirando fuori la lingua, il cuore finalmente sereno.
Crowley rise ancora, piano, prima di tornare momentaneamente serio.
“Ci credi, non è vero? A tutto quello che ti ho detto prima…”
“Mi ci vorrà un po’ per convincermene del tutto, ma ti ringrazio.” 
“Te lo ripeterò ogni volta che ne avrai bisogno. C’ero da sempre e ci sarò per sempre: la nostra fazione, angelo, ricordi?”

E mentre le loro labbra tornavano a unirsi con voracità, Aziraphale pensò divertito che sarebbe stato assai difficile, adesso, scordarselo.




 


Ma buonaseeeeeera! Cosa sono quei fucili? Abbiate pietààààà!
Sostanzialmente è da quando ho visto la serie la prima volta che mi sono chiesta: "Ma Aziraphale non si è mai fatto problemi nel vedere la sua spada per la prima volta dopo seimila anni, nelle mani di Guerra?".
Vedete dove portano le mie elucubrazioni mentali ^^"? A far ubriacare male quel povero angioletto, ma per fortuna c'è Crowley.
Idiozie a parte, spero davvero che questo mio tentativo con l'angst non sia un fallimento completo, e soprattutto, spero di cuore di non aver trattato con superficialità temi delicati (quali l'alcolismo per dirne uno), perchè davvero era l'ultima delle mie intenzioni. 
Ho scelto volutamente di lasciare sullo sfondo i conflitti nei quali ha scelto di intervenire Aziraphale, senza specificare esattamente in quali parte dell'Africa subsahariana sia stato, perchè non era questo lo scopo della storia.
Spero di cuore che nonostante tutto la lettura sia risultata piacevole :)

Un ringraziamento sentitissimo va alla mia adorata Carmaux per avermi fatto da beta e per aver placato le mie mille paturnie, e un altro a Luke che mi ha fornito consulenza sulle ferite di arma da fuoco e sui sintomi post sbronza.

Infine grazie di cuore a tutti voi per aver letto e spero alla prossima :D
se vorrete lasciare un commento farete una Bennina felicia.
Buon week end <3
>
   
 
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