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Autore: _cioc_    17/10/2020    0 recensioni
Una dopo l'altra brillarono tutte, diventando una sola.
Tutto parte da un viaggio al di fuori dalla Terra, oramai morta, che porta un ragazzo alla scoperta dell'universo infinito. Nel suo cammino troverà difficoltà e bellissime amicizie ma il suo destino gli riserva dell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Correvo tra i campi oramai bruciati dalle malattie. Sembrava una scena da film, la nostra casa sola, intorno ad un terreno nero e marrone scuro. "Mamma!" Urlai abbracciandola. Mi tirò su da terra e mi portò sul portico di casa dove mio papà stava piegato a terra. "Che sta facendo papà?" Indicai. "Sta provando a fare un incantesimo" sorrise dandomi un bacio sulla guancia mentre con l'altra mano mi spingeva verso il suo viso, schiacciandomi tra le sue labbra e la sua mano, intrappolato nella sua dolcezza. "Ryan! Vieni!" Mio papà mi chiamò facendomi un segno con la mano. Scesi dalle braccia di mia madre e corsi verso mio padre. "Guarda" fece un colpo di tosse girandosi dall'altra parte. "Chiudi la mano a pugno" seguii i passi che mi diceva. "Chiudi gli occhi e concentrati su una margherita" chiusi gli occhi e pensai ad una margherita in un campo verde, verde come era una volta questo campo. "Oh!" Mia madre esclamò con sorpresa. "Bravo Ryan!" Aprii gli occhi ed aprii la mano. Una margherita poggiava sul mio palmo, delicata come appena colta. "C'è l'ho fatta!" Esclamai felice e saltando. "Il mio mago!" Mio papà mi tirò su e mi fece girare nell'aria. Amavo quando faceva così, sentivo come se potessi volare via da questo posto in ogni momento. Ieri ho compiuto i miei 14 anni, spero di riuscire ad arrivare ai 18 in fretta voglio vedere che cosa c'è oltre alla collina. Mio papà dice che quando avrò compiuto i 18 anni potrò attraversarla. Guardavo dritto ed il cielo nero continuava a sorprendermi, in che mondo strano vivo? Già molti dei miei amici sono andati via. Molti non ce l’hanno mai fatta veramente. Penso che sia per colpa di tutto questa malattia che sta facendo morire la Terra. "Ryan che fai qua tutto solo?" Mamma mi raggiunse sedendosi accanto a me. "Il cielo è  così nero" Affermai indicandolo e lasciando il palmo della mia mano aperto. La vidi fare un'espressione strana, come se avesse sbagliato a sentire. "Il cielo è azzurro Ryan" rispose guardando in alto. "No è nero" Risposi guardandola. "Un giorno lo vedrai azzurro anche te" rispose dandomi un bacio sulla testa ed accarezzandomi i capelli. "Il cielo è l'unico punto di salvezza che abbiamo adesso, rimane azzurro e rimarrà sempre azzurro" disse stringendomi a se. Continuai a guardare intensamente quel nero che divenne amico col tempo. "Ti voglio bene mamma" dissi abbracciandola. "Anche io Ryan, ti vorrò sempre bene, anche papà." sospirò. "Anche quando non ci saremo" venni stretto ancora di più da mia madre. Il cielo divenne di un rosso scuro, il tramonto, il sole scendeva lentamente lasciando spazio al colore bianco del cielo. La notte. "Come è bello il tramonto" sospirò la voce di mio papà. "Si" rispose la mamma. Dopo andai a dormire. Sapevo che non potevamo rimanere qua tanto a lungo, arrivano lettere strane con bolli di cera sopra, la mamma diceva che dovevano essere importanti se le mandavano via lettere. Ma ormai sono passati cinque anni. Sono successe molte cose. "Il prossimo!" Esclamò il signore in divisa più avanti di me. Cosa posso fare a 17 anni da solo nel bel mezzo della galassia? Alzai lo sguardo al cielo e vidi ancora il nero così chiaro, così come sapeva essere solo lui. Poi spostai lo sguardo indietro verso la direzione di casa mia. Ricordo ancora il giorno in cui, tornato da scuola, mi dissero che sarei salpato per un pianeta migliore ma che i miei non ce l’avevano fatta, in casa non c’erano più. Sospirai. La loro foto era nella mia mano e la stringevo rendendo le mie nocche bianche. “il prossimo!” esclamò l’uomo ancora. Feci un passo avanti. “documento” disse. Gli porsi la mia carta d’imbarco ed aspettai che me la diede indietro. Sentivo alla mia sinistra un forte calore, girai la testa e potevo vedere un fuoco ardere lontano dalla navetta. Sospirai. Chissà se è casa mia. “Prego” presi il documento e salii. Un odore di schiuso mi fece tossire. Girai la testa cercando un posto libero. Feci tutto il corridoio pieno di persone che non avevo mai visto e trovai un posto vicino ad una bambina dai capelli dorati. Misi la cintura e guardai a terra. Tutti questi sguardi non mi aiutavano. “Mamma quel signore ha i capelli azzurri!” esclamò un bambino cercando di liberarsi dalla cintura. “Si, Julie lo vedo” disse la madre cercando di tenerlo fermo e facendomi un sorriso imbarazzato. Le feci segno di non preoccuparsi e sorrisi al bambino. Di fronte a me avevo un oblò che mostrava la distruzione che avevamo creato noi. Anche se ci sono nato in questo posto, sento di esserne responsabile anche io. “Buongiorno! Esclamò un signore in divisa entrando. Notai che chiusero le porte. “Spero veramente che siate gli ultimi, andremo in un posto migliore” assicurò tutti mettendosi anche lui la cintura. Sopirai guardando il mio pianeta allontanarsi ed un bianco accecante presentarsi ai miei occhi. Non riesco a vedere bene, è troppo accecante. Per una parte del viaggio mi bruciarono gli occhi ma smise tutto poco dopo.
   
 
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