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Autore: Helen_Book    17/10/2020    0 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Non dormiva così bene da secoli. Niente incubi. Niente notte insonne. Si era addormentata più in fretta del previsto, nonostante la situazione in cui si trovasse.
Non riusciva ancora a mettere a fuoco gli eventi della giornata precedente, ma ricordava vagamente qualcosa.

Ansia e preoccupazione non erano emozioni che le appartenevano in quel momento, solo calma e tranquillità. Non aveva né la voglia e né le forze di alzarsi e iniziare una nuova giornata. La pigrizia la assalì.

Si mosse verso sinistra, cercando una posizione migliore. Un movimento attirò la sua attenzione. Un movimento ripetuto e scandito.
Eileen aprì leggermente le palpebre e cercò di mettere a fuoco ciò che l’aveva costretta ad abbandonare il suo sonno ristoratore.
Un pollice che non apparteneva a lei si muoveva sul suo braccio, avanti e indietro, accarezzandola.

Di chi era quella mano?

Gli eventi della giornata precedente le piombarono addosso, facendole riprendere coscienza del luogo in cui si trovava e della persona accanto a lei.

O meglio della persona sotto di lei.

Eileen non era rimasta vicino al bordo come sperava, ma durante la notte si era spostata fino ad invadere lo spazio di Roman. Non solo si era appropriata del letto, ma parte del suo corpo aderiva completamente a quello dell’uomo.

Il braccio sinistro, parte del seno e la gamba sinistra avevano confuso Roman per un materasso. Lui supino non protestava e sembrava essersi abituato alla nuova posizione. Il braccio intrecciato al suo, mentre le dita le accarezzavano una zona sopra il gomito. La gamba sinistra (a cui apparteneva la caviglia slogata) era posata su entrambe quelle di Roman, imprigionandole. Ed infine, la sua testa aveva trovato un posticino sul suo petto, proprio vicino al cuore.

Ironia della sorte.

Eileen non sapeva se sfuggire da quella situazione imbarazzante oppure goderne appieno fino alla fine, fingendo di essere ancora nel mondo dei sogni.

Optò per la seconda.

Quando mai le succedeva di godere del calore di un’altra persona. E non una qualunque. Una persona che iniziava ad “andarle a genio”.

Il movimento costante delle dita sulla sua pelle le facevano venir voglia di rimanere lì, in eterno. Era strano sentirsi al sicuro tra le braccia di un perfetto estraneo. Avrebbe approfondito la questione più in là, ora cercava di godersi il momento.

“Odio interrompere questo momento paradisiaco, ma dovremmo alzarci per andare a caccia.”

A caccia?

L’affermazione di Roman fu per lei una vera e propria doccia fredda. Di nuovo.

Si alzò di colpo e troppo tardi si accorse che Roman stava facendo lo stesso. Sbatté la testa contro il suo mento, provocando dolore ad entrambi.

“Ah!” esclamò lui, accusando il colpo. Eileen d’istinto si girò, non badando al proprio dolore e si trovò faccia a faccia con Roman.

“Tutto bene?” segnò con le mani. Senza aspettare una risposta, gli prese il mento con le mani, accertandosi che fosse integro.

Qualche secondo dopo si rese conto di quanto quel contatto fosse intimo. Non che la posizione in cui si trovavano prima lo fosse meno. Però ora erano a pochi centimetri di distanza, le sue mani sul viso di lui lasciavano presupporre che l’avrebbe baciato.

Roman non rideva, anche lui era del tutto preso dal momento. Non essere l’unica a percepire l’attrazione tra di loro, la faceva sentire meglio. Alla fine, fu lui a muoversi per primo.

Sovrappose la mano a quella di Eileen e dal mento la guidò verso la guancia, strofinando parte del viso sul palmo, come un gatto. O meglio come un lupo. Con gli occhi chiusi, sembrava beato nel suo mondo. Se avesse potuto, probabilmente avrebbe fatto le fusa.  

“Dobbiamo uscire a caccia, oppure non troveremo più niente”, disse Roman dopo aver riaperto gli occhi, senza però, lasciar andare la sua mano.

Eileen ritirò il braccio dalla sua presa e gli segnò velocemente: “Purtroppo ho la caviglia slogata, non posso muovermi.”

Sperò di essere convincente come bugiarda o perlomeno si augurò che attribuisse quel suo comportamento ad altri motivi.

Come aveva fatto in precedenza, Roman continuò a fissarla, cercando una spiegazione sul suo volto. Alla fine, mollò.

“Va bene, immagino tu abbia bisogno di tempo per fidarti di me. Noi siamo lupi, abbiamo un buon olfatto. Se fossi un pericolo per te, lo sentiresti”, affermò con un’espressione indecifrabile.

“Però siamo anche umani e lo rispetto. Io esco, torno tra trenta minuti massimo. Non fare niente di stupido in mia assenza, per favore” disse, alzandosi dal letto e avvicinandosi alla porta.

Eileen annuì e lo vide uscire.

Era sola.

Avrebbe dovuto sfruttare in qualche modo quel momento?  

Pensò intensamente alle alternative che aveva: scappare era impossibile con una caviglia slogata. Non sapeva dove si trovava esattamente, quindi avventurarsi da sola era una possibilità da escludere. Però poteva perlustrare la zona, cercare di capire la sua posizione e magari memorizzare dei punti di riferimento.

Starsene con le mani in mano non era un’opzione.

Si alzò dal letto, calzò le scarpe, indossò la giacca e la tracolla. La caviglia non le dava pace. Con lentezza si avvicinò alla porta ed uscì.
La luce del sole la accecò. Ebbe bisogno di qualche secondo per abituarsi. Il calore dei raggi era piacevole sulla pelle, perché nonostante la giornata fosse soleggiata, la temperatura continuava ad essere bassa.

Finalmente poté osservare la casa che la aveva ospitata per quei due giorni. Non era molto grande, completamente in legno, era ben nascosta da un fitto boschetto di alberi.

Posizione strategica.

Chissà dove si trovava. Si guardò intorno e zoppicando riuscì a raccogliere un ramo da terra, abbastanza lungo da fungere da stampella.

Non conosceva quella zona, non si trovava all’interno dei confini del suo branco. Questo la preoccupava e non poco. Al di fuori di certi territori, non c’era nessuno che potesse proteggerla. Era in balia di se stessa.

Un brivido di freddo misto a paura le corse su per la schiena.

Cosa poteva fare? Strano ma vero, probabilmente la cosa più intelligente era aspettare che Roman tornasse.

Non poteva trasformarsi, ma il suo istinto funzionava. Lui non aveva intenzione di farle male, ma non sapeva quali fossero i suoi piani. Non lo conosceva per niente.

Un rumore interruppe il flusso dei suoi pensieri. Spostò lo sguardo in più direzioni aspettandosi di veder comparire da un momento all’altro il lupo nero.

Un altro suono attirò la sua attenzione verso nord: si accorse troppo tardi di due i lupi che correvano nella sua direzione.

Con il cuore in gola, Eileen iniziò a zoppicare verso casa, facendo leva sul bastone. La forza della disperazione era il suo carburante, ma era ben cosciente che non aveva speranza.

Da umana con una caviglia slogata, partiva svantaggiata.

Alla fine, smise di scappare, si girò verso i lupi, pronta ad affrontarli.

Non ebbe neanche il tempo di metterli a fuoco che vennero attaccati da un altro lupo. Non uno qualunque. Roman, era corso in suo soccorso, di nuovo.
I due lupi, uno bianco e l’altro nero, risposero all’attacco accerchiandolo.

Aspetta un momento. Ma quel lupo bianco le era familiare.

Mala!

Non ci pensò due volte, zoppicò verso di loro, provando a fermarli. Sperò non fosse troppo tardi.


Buonasera! Grazie mille per le recensioni, mi riempiono di felicità. Un grazie immenso a chi continua a seguire la storia di Eileen e Roman. Siamo solo all'inizio.

Helen

 
  
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