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Autore: Talitha_    17/10/2020    4 recensioni
In un’ipotetico futuro in cui Marinette e Adrien sono una coppia a tutti gli effetti, ecco a voi una serie What if? alla stregua del romanticismo e del fluff più assoluto.⁣

"Era tutta colpa di Marinette se adesso Adrien moriva dalla voglia di mettere le mani in posti dove non avrebbe dovuto, e di baciarla come mai aveva fatto prima.”⁣
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. 

 

‘Ronda stasera?’

Marinette sorrise allo schermo del cellulare. 

‘Definisci “ronda”’ digitò velocemente, un sorriso ebete stampato sulle labbra. 

Sentiva le farfalle nello stomaco. Succedeva sempre così quando c’entrava lui

Per la risposta di Adrien dovette attendere qualche minuto. Nel frattempo, preparò la cartella per il giorno successivo e prese la macchina da cucire. Voleva finire il regalo del compleanno di Adrien prima che fosse troppo tardi. In realtà, li aveva tutti pronti per i prossimi quarant’anni, però le sembrava di non essersi impegnata abbastanza, e quindi aveva pensato di ricominciare daccapo. Quello era il primo compleanno che lei e Adrien passavano da fidanzati, e il suo regalo per lui sarebbe dovuto essere il più speciale di tutti. 

Avrebbe avuto un doppio regalo quell’anno. E magari triplo, quadruplo, quintuplo in quelli a venire. 

Gli anni a venire. 

Non poteva credere che l’attendeva un’intera vita da passare con lui, e anche se sapeva perfettamente di avere soltanto sedici anni e che le cose sarebbero potute cambiare da un momento all’altro, sentiva che niente e nessuno avrebbe potuto separarla da Adrien. 

Loro due erano fatti l’uno per l’altra. 

Non era un semplice innamoramento. Marinette sentiva di essere legata indissolubilmente a lui, migliore amico, partner, compagno di vita. 

Inserì il filo nel passafilo e posizionò il piede sul pedale, quando il telefono trillò. 

Sporse la testa per leggere il messaggio, mordendosi un labbro. 

‘Accurato giro di perlustrazione per le strade di Parigi e conseguente entrata in scena in caso di anomalie. Perché me lo chiedi? Non sarà mica che ti sei fatta sconce idee al riguardo?’

Marinette sorrise. Nonostante quello fosse solo un messaggio, era in grado di immaginare perfettamente il tono malizioso con cui Adrien avrebbe pronunciato quelle parole. Aveva capito subito che quella della ronda era solo una scusa per passare un po' di tempo indisturbati. 

Digitò in risposta: ‘Niente idee sconce, Micetto. Quelle le lascio a te. Ci vediamo alle dieci?’

‘Alle dieci?! Ma è troppo tardi! Non ce la faccio ad aspettare altre tre ore. Voglio vederti subito.’

‘Devo ancora cenare, e poi ho una cosa da fare, prima.’

Immaginava già il suo volto corrucciato. Adorabile. 

‘Qualunque cosa sia, non è davvero importante se ti tiene lontana da me, Milady.’

In realtà, è proprio il tuo regalo quello a cui sto lavorando. 

Ma non poteva certo rovinargli la sorpresa.

‘Non fare il melodrammatico, Chaton. Ci vediamo alle dieci.’

‘Almeno mi dici cosa devi fare di tanto importante? Ti vedi con qualcuno?’

‘Con nessuno, stai tranquillo. Ora vado, altrimenti non combino niente.’

‘Potrei essere geloso dell’oggetto di tante attenzioni. Credo proprio che stasera mi vendicherò.’

Marinette sorrise, felice. 

‘A dopo, Chaton.’ 

‘Conto i minuti, Milady.’

Esagerato. 

Ma dolcissimo. 

 

***

 

Erano le nove passate, e Marinette era ancora con la testa china sulla macchina da cucire. Aveva lavorato per più di due ore, ed era molto soddisfatta dei risultati che aveva ottenuto fino a quel momento. 

Si stropicciò gli occhi, le palpebre improvvisamente pesantissime. 

Poggiò il gomito sulla scrivania, poi la testa sul palmo della mano. 

“Tutto bene, Marinette?” le chiese la vocina dolce di Tikki. 

Marinette annuì debolmente, sbadigliando. “Sì, Tikki. Sono solo un po' stanca. Spero tanto che almeno per stanotte Papillon decida di farsi un bel sonno di bellezza. Dovrà pur dormire, quell’uomo!”

Tikki era preoccupata. “Se sei tanto stanca farai meglio a dire ad Adrien che non puoi vederlo, stasera.’’  

Marinette scosse vivacemente la testa. “Fuori questione. Adrien ci tiene tanto a vedermi, sospetto anche che abbia preparato qualcosa di carino per noi. E poi, manca poco alle dieci, ce la faccio a resistere.”

Un altro sbadiglio. 

Le bruciavano gli occhi. 

Tikki annuì, anche se non era del tutto convinta della scelta della sua padrona. 

 

 

***

 

Dieci minuti di ritardo. 

Non era da Marinette tardare così tanto. 

Certo, lei era una ritardataria cronica, ma soltanto per tutto quello che non riguardava lui. 

Ai loro appuntamenti, lei era arrivata sempre in perfetto orario. 

E ora erano undici… anzi, dodici minuti di ritardo. 

Non poteva fare a meno di preoccuparsi. 

Provò a chiamarla sul cellulare, ma gli dava la segreteria telefonica. 

‘Sono Marinette, lasciate un messaggio dopo il bip! Biip! Ahah!’

A lui, Marinette rispondeva sempre. 

C’era qualcosa che non andava. 

E se Papillon avesse scoperto la sua vera identità e a quest’ora le avesse già rubato il Miraculous e presa come esca per attirare lui?

‘Sono Marinette, lasciate un messaggio dopo il bip! Biip! Ahah!’

E se quella cosa misteriosa che doveva fare era un’indagine da Guardiana di cui aveva preferito non metterlo al corrente e le cose fossero andate per il verso storto?

‘Sono Marinette, lasciate un messaggio dopo il bip! Biip! Ahah!’

E se fosse uscita di casa nelle sue vesti civili e avesse incontrato un malintenzionato che…

Una morsa gli strinse il cuore. 

Non riusciva a pensarci. 

Col fiato sospeso, decise di non poter aspettare un minuto di più. 

Si precipitò verso casa di Marinette. 

Perché di certo, con gli artigli in mano non poteva stare. 

 

***

 

Tikki sentì un rumore insistente provenire dal terrazzo poco sopra di lei. 

Qualcuno stava bussando. 

Finalmente, pensò. Si precipitò subito verso il soffitto della camera di Marinette e lo trapassò come se quello fosse il gesto più naturale al mondo. 

Non fece in tempo a rendersi conto della situazione, che un paio di mani guantate la afferrarono. 

“Tikki, grazie al cielo! Dov’è Marinette? Sta bene, vero?”

Tikki trapassò facilmente anche la mano di Chat Noir, liberandosi dalla sua presa. 

“Sta’ tranquillo, Adri…”

“Non c’entra niente Papillon, vero? E dov’è adesso? Sicura che non le sia successo niente?’’

Aveva il fiato corto, gli occhi pieni di preoccupazione. 

“Chat Noir, non devi preoccuparti. Marinette sta bene.”

“Ma dov’è? E perché non risponde al telefono?”

Tikki alzò gli occhi al cielo. 

“Se mi fai spiegare, Chat Noir.”

Lui annuì con un gesto misto di scusa e impazienza. 

“Marinette era stanchissima, e si è addormentata mentre… ehm. Mentre lavorava ad un progetto.”

“Quale progetto?”

“Un progetto. Si è addormentata, tutto qui. Credo che nel frattempo il telefono si sia scaricato, ecco perché non ti ha risposto. Volevo venire ad avvisarti, ma non potevo lasciarla da sola. Mi dispiace se ti sei preoccupato così tanto.’’ 

“Certo che mi sono preoccupato! Fa tardi e non risponde al telefono! Ho perso dieci anni di vita. Adesso è in camera? Posso vederla?”

Tikki non avrebbe avuto problemi a far entrare Adrien, ma non voleva che tutti gli sforzi di Marinette di fargli una sorpresa per il suo compleanno si vanificassero. Si era addormentata mentre ancora stava lavorando al suo regalo, ed era tutto lì, in bella mostra sulla scrivania. 

Si voltò di scatto quando vide Adrien che stava facendo per aprire la botola. Gli si parò davanti con le sue braccine sottili. “NO!”

Gli occhi verdi di Adrien esprimevano confusione. “Come no?”

Tikki non sapeva cosa rispondere. Fece semplicemente: “Non puoi entrare!”

Adrien non capiva. “Perché no?”

“Perchééé… ehm. Perché è… è nuda!”

Adrien credette di non aver capito bene. 

“N-nuda?”

Ormai il danno era fatto, pensò Tikki. 

Ti prego, Marinette. Perdonami. 

“Nudissima! Dalla testa ai piedi. Completamente nuda. Non vorrai certo entrare così!”

Adrien era ormai completamente rosso in volto.

“M-ma come…”

Non poteva credere che Marinette, una nuda Marinette, fosse proprio lì, a pochi passi da lui. 

Sentiva le orecchie fischiare al pensiero, qualcosa sciogliersi nel petto. 

“Mi dispiace, Adrien. Non credo che tu possa vederla. Si era appena fatta la doccia quando si è addormentata. Era stanchissima…”

“Stanchissima” ripetè Adrien in un sussurro, ormai il cervello completamente in pappa. 

“Non dirle che te l’ho detto, però. Si imbarazzerebbe da morire e non me lo perdonerebbe mai. Va bene?”

Adrien annuì, anche se aveva tutta l’aria di non aver capito quello che Tikki le aveva appena detto. 

“A-allora vado.”

“Va bene, Adrien. Ti faccio chiamare da Marinette non appena si sveglia, d’accordo?”

“N-no! Cioè, sì. Fammi chiamare.”

“Bene, allora. Buonanotte, Chat Noir.”

“B-buonanotte Tikki.”

Non appena udì il fruscio della coda di Chat Noir allontanarsi, Tikki tirò un sospiro di sollievo. 

 

***

 

“…inette!”

Sbatté un poco le palpebre, lunette di luce le infastidivano gli occhi. 

“Marinette!”

Una voce lontana. 

“Marinette Dupain-Cheng, se non ti alzi subito ti porto a scuola di peso!”

Passi sempre più vicini, il cigolio della botola che si apre. 

“Marin…”

La voce di Sabine si spense. “Ti sei di nuovo addormentata sulla scrivania? Tesoro, quante volte ti ho detto di andare a letto quando hai sonno?”

Marinette strizzò gli occhi, non ancora propriamente conscia di ciò che sua madre le stesse dicendo. 

Dopo aver sollevato la testa dalle braccia ed essersi guardata attorno, ricordò gli eventi della sera prima e scattò in piedi. “Mi sono addormentata?”

Sabine la guardò incredula, poi si passò una mano sulla fronte. “Sì, dormigliona. E sono le otto passate. La campanella sta per suonare e tu stai ancora nel mondo dei sogni. Muoviti se non vuoi prenderti il solito rimprovero dalla professoressa Bustier. Ti aspetto di sotto.”

Le carezzò gentilmente il volto e se ne andò richiudendosi la botola alle spalle. 

Marinette continuava a guardarsi intorno, come se stesse ancora vivendo in un sogno. 

“Finalmente ti sei svegliata!”

Una vocina dolce fece capolino da sotto la scrivania. 

“Tikki! E… e Adrien? Non dovevamo vederci, ieri sera? Oh, che mal di testa! E ho tutta la schiena dolorante!”

Tikki sbuffò dolcemente. “Sì, Marinette. Ma non preoccuparti per Adrien. Gli ho detto che ti eri addormentata e che era meglio non disturbarti.”

Marinette si passò una mano tra i capelli spettinati. “Ma perché non mi hai svegliata? Adrien ci teneva così tanto a farmi quella sorpresa, di sicuro c’è rimasto malissimo.”

“Ho provato a svegliarti, ma dormivi come un sasso.”

Lo sguardo di Marinette cadde sul lavoro incompleto ancora in bella mostra sulla scrivania. Si agitò tutta. “Non l’hai mica fatto entrare, vero? Oddio, sicuramente è entrato. Figurarsi se se ne andava senza neanche vedermi!”

Tikki arrossì leggermente. “Beh, vedi…. Non devi preoccuparti, sono riuscita a tenerlo a bada.”

Marinette la guardò incredula, spalancando i grandi occhi azzurri. “E cosa gli hai detto?”

Tikki prese a contorcersi le dita. “Ehm, ecco… gli ho detto che…”

“Marineeette! Sei pronta?”

La voce di Sabine fece ricordare a Marinette di essere in super ritardo.  

“Non importa, Tikki. Mi finisci di raccontare più tardi. L’importante è che non abbia visto niente. Me lo assicuri?”

“C-certo, Marinette. Adrien non ha visto proprio niente.”

Marinette sorrise incoraggiata. “Bene. Grazie mille, Tikki!”

Le scoccò un bacio sulla testolina e corse verso il bagno. 

 

***

 

La campanella era suonata già da un pezzo quando Marinette spalancò trafelata la porta della classe. 

“Ehm, buongiorno. Scusi il ritardo, signorina Bustier.”

La professoressa la guardò in modo indulgente, ormai abituata ai frequenti ritardi di Marinette. 

Invitò la ragazza a sedersi, mentre proseguiva con l’appello della classe. 

“Lahiffe Nino?”

“Presente!” rispose il compagno di banco di Adrien. 

Marinette arrivò al suo posto, il fiato corto dalla corsa. “Buongiorno, scusa il ritardo” soffiò nell’orecchio di Adrien, scoccandogli un leggero bacio sulla guancia.

Teneva un ginocchio poggiato sulla sedia e i gomiti sul banco. 

Profumo di gelsomino gli invase le narici. 

Adrien rabbrividì. 

“Mi dispiace tantissimo per ieri sera. Mi sono addormentata e…” la sua voce era un dolce bisbiglio. 

Le gote di Adrien erano completamente rosse. “Non preoccuparti, c-capisco.”

“Lo so, però ci tenevi. Giusto? Sono stata prop…”

Un battito di mani. 

“Marinette! Siedi composta, per favore. La lezione sta per iniziare.”

Marinette annuì imbarazzata e si mise seduta. Adrien tirò un sospiro di sollievo. 

Scosse leggermente la testa per scrollarsi certi pensieri di mente, quando si sentì punzecchiare la gamba. Abbassò lo sguardo, e intravide Plagg reggere un pezzettino di carta da lettere. 

L’unica persona al mondo che nel 2016 portava sempre con sé della carta da lettere rosa pallido era proprio Marinette. 

 

 

Posso venire a prenderti quando finisci la lezione di scherma, oggi pomeriggio?

Troverò un modo per farmi perdonare :)

 

Con amore, 

Marinette. 

 

 

Il cuore di Adrien mancò un battito. Ripiegò con cura la carta, prestando attenzione a far combaciare gli angoli del foglio. 

I polpastrelli sudaticci facevano attrito sulla carta. 

Per lui i biglietti di Marinette erano come una reliquia, e li custodiva tutti gelosamente in una scatola di cui persino lei ignorava l’esistenza. 

Troppo imbarazzato per risponderle, ancora memore degli eventi della sera precedente, si limitò a lanciarle un sorriso frettoloso, prima che la signorina Bustier iniziasse la sua lezione. 

 

 

2.

 

Il sole batteva forte. I raggi colpivano roventi l’asfalto. 

Era primo pomeriggio, e la lezione di scherma si era appena conclusa. 

Adrien uscì dall’atrio della scuola schermendosi gli occhi con la mano sulla fronte, le ciglia aggrottate. 

Teneva la borsa grigia a tracolla sulla spalla destra, Plagg nascosto nella tasca della giacca. 

E allora la vide. 

Saltellava allegramente salendo i gradini della scalinata. 

Quei gradini dove i loro sguardi si erano incrociati per la prima vera volta tanto tempo prima. Il punto in cui lei si era innamorata di lui e lui, inconsapevolmente, di lei.

Marinette sorrise vedendolo. Il fiato corto dalla corsa, si accovacciò posando le mani sulle ginocchia. 

“Ah!”

Aveva le guance paffute chiazzate di rosso, e ad Adrien parve adorabile. 

Sorrise dolcemente guardandola, mentre, con una mano, la aiutava a rimettersi dritta. 

“Perché mi guardi così?” chiese lei, non appena i loro sguardi si incrociarono. 

“Così come?” le rispose Adrien, in volto un’espressione ingenua. 

Marinette rise, mentre gli si faceva più vicina. 

“Così da ebete.”

Adrien arrossì. “Non sorrido da ebete” protestò. 

“Mmh” annuì lei, poco convinta. Si avvicinò ancora un poco, incrociando le dita dietro la nuca di lui. 

Adrien era nervoso. Marinette sapeva che lui sapeva? Probabilmente no, altrimenti anche lei si sarebbe sentita imbarazzata. Oppure era tutto un suo piano per fargli uno scherzo. Fargli credere che fosse nuda per vendicarsi maliziosamente di qualcosa che lui le aveva fatto e che in quel momento non ricordava. 

Istintivamente, la respinse per i fianchi. Certo, il suo tocco era leggero come il battito d’ali di una farfalla, eppure Marinette ci rimase male. 

Lo guardò confusa. “T-ti ho offeso? Mi dispiace, non volevo.” Cercava le sua mani, il suo sguardo, ma Adrien indietreggiò di qualche passo, gli occhi volti a terra. 

No, dal tono triste e dispiaciuto con cui aveva pronunciato quelle parole, Adrien capì che lei non sapeva che lui sapeva

“No, Milady. Certo che non mi hai offeso. Stavi solo scherzando.”

Gesticolava nervoso con le mani, cercando di mettere nella sua voce tanta più convinzione possibile. “È solo che…” si guardò freneticamente attorno. Poi un’idea. 

“Vedi” riprese “è da ieri sera che sono un po' raffreddato, niente di che - solo un po' di tosse - però non voglio che, insomma, toccandoti…”

La sua faccia era rovente, se lo sentiva. Si diede mentalmente dello stupido, lei non ci sarebbe mai cascata. 

Marinette lo guardò, le ciglia aggrottate. 

“Guarda che non me la bevo.”

‘Ecco’ pensò Adrien. ‘E adesso cosa cavolo le dico? Che mi imbarazzo a vederla perché so che ieri sera si è addormentata nuda dopo aver fatto la doccia?’

Prese a contorcersi le dita, mentre un rivolo di sudore gli colava giù per il braccio. 

Il nervosismo di Adrien allarmò Marinette, il cui viso si incupì nel giro di un attimo. 

Sentiva la gola completamente secca, un nodo all’altezza del cuore. 

Fece un passo indietro, le labbra dischiuse. 

“P-per caso c’è…” mai parole le erano risultate tanto difficili da pronunciare. “U-un’altra?” mormorò. 

Il cuore di Marinette batteva all’impazzata dalla paura. Sentiva già le lacrime premere per uscire.

Nella sua borsa, Tikki si premette una mano sulla fronte. Possibile che quei due fossero tanto ottusi?

“Un’altra?” A quelle parole, Adrien si ridestò. “Certo che no!” Non poteva permettere per nulla al mondo che un disguido del genere compromettesse la loro relazione. “Marinette, ascoltami.”

Le si avvicinò, intrecciò le mani di lei alle sue. “Milady, sai benissimo che non ci sarà mai nessun’altra all’infuori di te. Su questo non devi dubitare mai. Io ti amo, ok? Niente e nessuno potrà cambiare i sentimenti che provo per te. N-non ci devi neanche pensare.”

Scosse con convinzione la testa. 

Marinette emise un leggero singhiozzo. Separò una mano da quella di Adrien per asciugarsi le guance. 

Adrien alzò lo sguardo verso di lei, e subito si allarmò. “Ti prego, non piangere. Accidenti, sono proprio un idiota.”

Le strofinò la pelle morbida del viso con i polpastrelli, mentre con l’altra mano la tirava a sé in un abbraccio. 

Marinette non poteva fare a meno di piangere. Sapeva solo di aver avuto paura, come mai in vita sua. Era stato come se un’immensa voragine si fosse aperta dentro di sé, nel suo cuore. Come se il suo intero mondo stesse cadendo a pezzi.  

Si abbandonò all’abbraccio di Adrien, circondandolo con le braccia. Teneva la testa poggiata sul suo petto, lacrime liberatorie gli avevano bagnato il colletto della giacca. 

“Ehi, m-mi dispiace. Tantissimo.” Adrien teneva un braccio avvoltole attorno alla vita, un altro a circondarle la testa. Con le dita le accarezzava piano i capelli, mentre le lasciava una scia di baci lungo la tempia. 

“S-sei proprio uno scemo” singhiozzò Marinette, scuotendo la testa contro il suo petto. “Mi hai fatto prendere un accidente.”

Si staccò da lui, con il pugno destro si strofinava le ciglia imperlate di lacrime. 

Adrien era terribilmente mortificato, si sentiva un essere senza cuore per aver fatto soffrire Marinette a quel modo. 

Tendeva nervosamente le mani verso di lei, senza però sapere come prenderla, né come consolarla. 

Marinette alzò lo sguardo su di lui, dopo che i singhiozzi si erano calmati. 

Col cuore più leggero, guardare Adrien con quella espressione nervosa e mortificata le fece quasi tenerezza. 

“E allora si può sapere cosa ti prende?”
Il tono le era uscito un po' più arrabbiato di quanto non intendesse, tuttavia non se ne pentì. Se voleva farsi dire cosa cavolo gli era preso, era meglio fingersi più irritata di quanto già non fosse. 

“Io… e-ecco”

Adrien non riusciva neanche a sostenere il suo sguardo. 

Marinette sbuffò. Quindi si voltò, facendo per tornarsene a casa. Si trovavano ancora all’ingresso della scuola. 

Le strade erano deserte. Era talmente caldo che nessuno si azzardava ad uscire di casa ad un orario improponibile come quello. 

Adrien si slanciò subito verso di lei, afferrandole la mano. 

“Perché te ne vai?”

Marinette lo guardò spazientita. “Perché mi sono scocciata di aspettare una tua risposta. Se proprio non vuoi che me ne vada, dimmi almeno che cosa ti è preso.”

La sua voce era pungente. Dentro di sé, Marinette esultò. Conosceva abbastanza bene Adrien da sapere che da un momento all’altro avrebbe sputato il rospo. 

“Va bene, va bene. Ora te lo dico. Ma tu, per favore, non te ne andare.”

La prese per le mani attirandola a sé. 

Marinette lo guardava in attesa di una risposta. 

“So di ieri sera” sussurrò semplicemente, le gote rosse. 

Marinette sentì il cuore perdere un battito. Ma certo, come aveva fatto ad essere così stupida? Era ovvio che Adrien non aveva potuto fare a meno di entrare in camera sua per vedere come stava. Ecco spiegato il motivo per cui Tikki le era sembrata evasiva, quella mattina, quando le aveva chiesto cosa avesse detto ad Adrien per farlo rimanere fuori, ed ecco anche perché lui era tanto imbarazzato. Sapeva quale fosse il regalo che lei gli stava preparando per il compleanno, ma non voleva che Marinette ci rimanesse male sapendo che la sorpresa fosse stata scoperta. 

Tirò un sospiro di sollievo. 

“Tutto qui?” chiese sorridendo. Le dispiaceva che tanta accortezza sulla segretezza del regalo fosse andata sprecata, ma si aspettava qualcosa di talmente peggiore che quel pensiero non le sembrò poi così tanto terribile. 

Adrien la guardò confuso. “T-tutto qui?”

Credeva che Marinette si sarebbe arrabbiata, e invece sembrava addirittura contenta.
“Beh, sì. Insomma, mi dispiace che tu lo sia venuto a sapere in questo modo, ma prima o poi sarebbe dovuto accadere.”

Sapere cosa? Che lei dorme nuda?

Adrien non ci stava capendo più niente. Annaspava come in cerca di parole, ma non sapeva proprio cosa dire. 

“Sei s-sicura?”

“Ma sì, tranquillo.”

E allora si alzò in punta di piedi per dargli un bacio. “Allora, cosa ne pensi?” chiese con tono curioso. 

Adrien sentiva le orecchie fischiare, e si ritrasse subito. Cosa ne pensava? Di lei… nuda?

Indietreggiò goffamente, fino a quando non andò a sbattere contro la porta di ingresso della Dupont. 

Marinette rimase interdetta. “N-non ti piace?”

Non credeva possibile che ad Adrien potesse non piacere il suo regalo. Eppure…

Improvvisamente, si sentì una stupida. Ma che cosa si era messa in mente?

Adrien si affrettò a contraddirla. “Certo che mi piace. Insomma, mi piace tantissimo. Oddio, ma cosa sto dicendo…” 

Si passò una mano sulla fronte madida. In quel momento voleva soltanto sotterrarsi dall’imbarazzo. 

“Ma se ti piace allora perché fai così?” 

Marinette iniziava a spazientirsi. Quella questione si stava protraendo fin troppo. Sentiva che c’era ancora qualcosa che lui le stava nascondendo. 

“P-perché, insomma… il pensiero di te s-senza… senza v-vestiti, ecco io…”

“Cosa?”

Marinette non riusciva a credere alle sue orecchie. Il pensiero di lei senza vestiti? Sicura che Adrien non stesse delirando?

“Ma si può sapere di cosa stai parlando?” la sua voce era dura, il volto in fiamme. 

Adrien era la confusione e l’imbarazzo fatta persona. 

“Ma della stessa cosa di cui stavi parlando tu! O no?”

Il volto confuso di Marinette gli fece finalmente capire che stavano parlando di due cose completamente diverse. “I-io, cioè… Tikki. Ha detto c-che non potevo entrare e…”

A questo punto, a maggior ragione perché chiamata in causa, Tikki si costrinse ad uscire allo scoperto. Lei e Plagg avevano promesso a Marinette ed Adrien di non intromettersi mai nei loro litigi, ma in quel momento le parve inevitabile. 

Marinette sbottò: “Tikki, che storia è mai questa?”

Non riusciva minimamente a capire il nesso tra il suo regalo per Adrien e il fatto che lui la immaginasse senza vestiti. Era… terribilmente imbarazzante. E anche irritante. 

“Mi dispiace, Marinette. Non ti avevo detto niente perché non volevo che ti arrabbiassi, ma mi rendo conto di aver sbagliato. Quando ieri sera Adrien è arrivato, era preoccupatissimo perché tu avevi mancato il suo appuntamento e non gli rispondevi al telefono. Voleva entrare a tutti i costi, perché voleva vederti e sapere se stavi bene, ed in quel momento l’unica cosa che mi è venuta in mente per evitare di fargli vedere il tuo regalo era che tu ti fossi addormentata subito dopo aver fatto la doccia. Mi dispiace tantissimo, è tutta colpa mia.”

Il tono dolce e dispiaciuto con cui Tikki aveva pronunciato queste parole permise a Marinette di calmarsi. Anzi, forse per il sollievo che finalmente la verità fosse venuta a galla, oppure per l’ilarità della situazione, non potè impedirsi di scoppiare in una fragorosa risata. 

Adrien stava ancora elaborando le parole di Tikki, quando, alle risa di Marinette, le sue labbra si piegarono in un risolino nervoso. 

“È davvero tutto qui?” chiese Marinette tra una respiro e l’altro. 

Adrien annuì debolmente, senza esserne del tutto convinto, mentre Tikki tirò un sospiro di sollievo vedendo che la situazione si era risolta. 

“Quindi non era vero che Marinette, insomma che lei…”

Marinette lo interruppe: “Ma certo che no, scemo. O almeno” aggiunse maliziosa “non ieri sera.”

Adrien arrossì violentemente. 

Marinette gli diede un dolce bacio sulla guancia. “È divertentissimo prenderti in giro, lo sai?” gli sussurrò in un orecchio. 

Adrien avvertì un brivido corrergli lungo la schiena. 

“Cattiva, insettina” rispose imbronciato. 

Marinette rise. Lo guardava negli occhi, i loro volti a pochi centimetri di distanza. 

Poteva sentire il respiro leggero di Adrien sul suo volto. Gli diede prima un bacio sulla punta del naso, poi sull’arco di Cupido. Le sue labbra rimasero per qualche istante sospese a pochi attimi da quelle di Adrien, come in attesa. Il respiro si era fatto corto, il cuore batteva veloce. 

Adrien sentiva le mani tremare, e anche le gambe. Era incredibile l’effetto che gli faceva Marinette ogni singola volta. 

E proprio quando schiuse le labbra per baciarla, lei si ritrasse di qualche centimetro. 

“Micetto, credo dovremmo andare da qualche altra parte. Un posto più appartato, magari.”

Il suo era poco più di un bisbiglio, ma Adrien sentì distintamente le sue parole. 

“Oltre che a prendermi in giro, ti diverti anche a torturarmi?”

Marinette si morse il labbro, mentre si voltò facendo per scendere le scale. “Allora, vieni o no?” gli chiese porgendo la mano. 

Adrien la afferrò senza esitare. 

   
 
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