Serie TV > O.C.
Ricorda la storia  |      
Autore: MauraLCohen    18/10/2020    2 recensioni
A Berkeley inizia a piovere, motivo per cui le colazioni di Kirsten sono un po’ diverse da quelle che si aspettava. Sandy, però, trova il modo di renderle comunque speciali.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen, Sophie Rosie Cohen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La seguente fanfiction partecipa alla challenge indetta dal gruppo Facebook di We are out for prompt
Il prompt è di Frisa Rush, che ringrazio. 
Prompt: colazione in giardino.
Parole: 1258. 
______________________



Colazione in giardino 

 

Sandy Cohen conosceva bene sua moglie: dopo quasi trent’anni passati l’uno al fianco dell’altra, bastava uno sguardo per capirsi al volo; per questo, non servì che lei dicesse niente, quando, solitarie, le prime gocce di pioggia iniziarono a bagnare impietose il suolo di Berkeley. Kirsten amava l’autunno: i suoi colori, le foglie che cadono e che creano piccoli sentieri ai lati dei marciapiedi; adorava Halloween e portare la piccola Sophie Rose a sgranocchiare le caldarroste; adorava perfino quel freddo pungente che le faceva apprezzare ancora di più il tepore mattutino del loro letto, o il fuoco del camino a tarda sera. 
Sì, che Kirsten amasse quella parte dell’anno, non era certo un mistero. Come non lo era, però, il fatto che detestasse la pioggia.

“Non succede mai niente di buono nelle nostre vite quando fuori inizia a piovere.” Diceva così ogni volta che dal giardino arrivavano i primi sentori del tamburellare della pioggia sulla superficie liscia del tavolo che avevano sistemato tra l’ingresso del soggiorno e la piscina. Quello era sempre il primo punto che si bagnava. 

Sandy, del resto, la pensava come lei: suo padre se n’era andato durante un temporale, il suo matrimonio rischiò di finire mentre fuori tutti si nascondevano dalle nubi che tempestavano Berkeley di acqua e vento, ed è stato sempre durante un brutto acquazzone che suo figlio, Ryan, era scivolato dal tetto, finendo in coma. Perciò dare torto a Kirsten in quei momenti diventava estremamente complicato. 

C’era, però, un altro motivo che le faceva detestare la pioggia e che lei non osava dire ad alta voce per paura di sembrare troppo infantile, ma Sandy lo conosceva bene. La colazione in giardino. 
Kirsten amava avvolgersi nel suo accappatoio caldo, prendere una tazza di caffè fumante e sedersi nelle seggiole marroni, portandosi le gionocchia contro il petto e posando i piedi ai lati del sedile, vicino all’inizio dei braccioli. Lui, di tanto in tanto,  la sbirciava dalla cucina, mentre finiva di imburrare le ciambelle per poi poterla raggiungere. Osservava sul suo viso delicato quell’espressione innocente e serena che Sophie Rose aveva ereditato da lei; la guardava respirare a pieni polmoni l’aria frizzante del mattino e sorridere ad ogni cinguettio. A volte, prima di lui, la raggiungeva la piccola di casa, sgambettando goffamente e facendo ondeggiare le sue codine bionde da una parte all’altra. 

“Mammiiiii” gridava sempre, “Sophi vuole venire in braccio.” E senza neanche attendere la risposta, si arrampicava sulle gambe della madre, che paziente e divertita, l’accoglieva tra le braccia, facendola accoccolare contro il suo petto. 

“Papi non viene? Ho una fame!” Oppure poteva variare con un sonoro: “Paaaapiiiiinoooo, mi porti i pancakes?” E se quei pancakes non erano pronti, beh, Sandy conosceva il protocollo: andavano preparati immediatamente, prima che Sophie Rose arrivasse in cucina con le manine sui fianchi, offesa perché il suo papà si era dimenticato della sua colazione preferita. 

A ripensarci, Sandy doveva essere onesto con se stesso: anche a lui mancava la colazione in giardino, quando la pioggia impediva alla sua famiglia di farla lì.
Fu così che quella mattina decise di alzarsi un po’ prima delle sue due bionde preferite e, ancora un po’ intontito dal sonno, si recò in cucina per mettersi all’opera. Uova strapazzate, pancakes al cioccolato, spremuta, caffè fumante e ciambelle imburrate, il tutto sistemato armoniosamente su tre vassoi di legno. In quello di Kirsten aveva messo una grande tazza di caffè color pastello (che le sarebbe servita sicuramente per sopravvivere fino a sera), due ciambelle imburrate per bene, una montagnetta di pancakes e un cespuglio di uova strapazzate, a cui aveva aggiunto una spruzzata di pepe extra, perché a lei piacevano così; il suo lo fece uguale e anche il vassoio di Sophie ricordava quello dei genitori, solo che al posto della grande tazza di caffè, vi era un bicchierone di spremuta d’arancia. 
Sandy sorrise soddisfatto del suo lavoro, prima di voltare le spalle alla grande isola che troneggiava in cucina e ritornare al piano di sopra, nella cameretta del pulcino di casa, dove quest’ultimo sonnecchiava su un fianco, stringendo a sé il suo pupazzo. 

« Vieni qui, cucciolotta » le mormorò a fior di labbra, prendendola in braccio con attenzione. Sophie mugugnò qualcosa di incomprensibile mentre si strofinava la guancia col pugnetto, per poi tornare a ronfare con il viso schiacciato sul petto del padre. Sempre molto attento a non disturbare i sogni della sua bambina, Sandy la portò nella grande camera da letto dove anche Kirsten dormiva beata. In silenzio, si prese qualche secondo per contemplare il suo viso: di tanto in tanto si grattava il tenero naso a bottoncino, che arricciava mentre muoveva la bocca come se stesse mangiando qualcosa. Sandy sorrise. Guardava Sophie, guardava Kirsten e si rendeva conto di essere l’uomo più fortunato della Terra. 

Mise giù la piccola Sophie Rose, sistemandola al centro del lettone, sotto le coperte. Istintivamente, come se l’istinto materno di Kirsten avesse captato la presenza della sua bambina, il suo braccio l’avvolse protettivo, stringendola per averla più vicino. 

« Buonanotte, allora » ridacchiò Sandy, dando un bacio ad entrambe, prima di ritornare in cucina. 

Volava per le scale, quasi avesse paura che uno scricchiolio di troppo le svegliasse, reggeva in mano due vassoi: quello di Kirsten e quello di Sophie; per il suo avrebbe fatto un altro viaggio. Li dispose entrambi sulla parte vuota del letto, mentre il terzo vassoio trovò collocazione sul comodino. Con una rapida occhiata alla sveglia digitale, lesse l’orario: 7:30. Era tempo di svegliarle. Così, facendo attenzione a non rovesciare nulla, si chinò prima su Sophie, dandole un bacino sulla guancia per camuffare il mostro del solletico che stava per catturarla. 

« Papàà… » biascicò la piccola, un po’ assonnata e un po’ ridente. « Che fai? Lasciami dormire. »

« Hai visto dove sei? » ridacchiò lui, mordicchiandole le guanciotte paffute. 

Sophie allora aprì gli occhi per bene, cercando di adattarsi alla luce che filtrava dalle vetrate, si rese subito conto che quella non era camera sua: le sue pareti erano rosa, quel rosa che lei e la mamma avevano scelto insieme divertendosi come matte. Fu solo quando si voltò e vide il viso di Kirsten a pochi centimetri dal suo che realizzò dove si trovava. 

« Sono nel lettore! » esclamò, euforica. 

« Esatto » annuì Sandy. « E sai cosa facciamo adesso? »

Sophie scosse le codine, curiosa. 

« Svegliamo la mamma! »

E Sophie non se lo fece ripetere due volte: si tirò su frettolosamente e subito balzò sul fianco della madre, abbracciandola e riempiendole il viso di baci. 

« Mamma! Mamma! Mamma! » canticchiava, saltellando su e giù, stando attenda a non farle male. « Sveglia! Sveglia! Sveglia! »

« Mamma! Mamma! Mamma! Sveglia! Sveglia! Sveglia! » continuò a ripetere, facendo scoppiare Sandy a ridere. 

Per svegliare Kirsten non sarebbero bastate le cannonate, ma a quanto sembrava la loro bambina di cinque anni riusciva in quell’impresa senza alcuna difficoltà. 

« Che succede? » biascicò Kirsten, tenendo gli occhi chiusi. « Sophie perché non sei in camera tua? » 

Nel sentire quella frase, la piccola si placò, portandosi l’indice sul mento con fare riflessivo: il papà non le aveva detto come mai lei era nel lettone con loro. 

« Mmh! Non lo so » rispose allora, guardando Sandy. 

« Papi, perché sono nel lettone? »

« Perché oggi facciamo colazione a letto tutti insieme! » chiosò lui, iniziando a prendere uno ad uno i vassoi per darli alle loro legittime proprietarie, prima di unirsi anche lui al calduccio delle lenzuola, con le sue pietanze prelibate poggiate sulla pancia e con la testa di Sophie Rose che dondolava dalla sua spalla a quella di Kirsten, felice come una Pasqua.

 

Note dell'autrice: tornare a postare è sempre un piacere. Purtroppo l'Università sta assorbendo gran parte del mio tempo, ma sto comunque cercando di non smettere mai di scrivere. Ho altre due os da postare già belle e finite, più qualche altra che scriverò tra oggi e mercoledì.
Stay tuned! 
Un abbraccio. 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > O.C. / Vai alla pagina dell'autore: MauraLCohen