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Autore: DARKOS    21/10/2020    0 recensioni
Il ritorno della mia storia ambientata in un ipotetico futuro rispetto alla saga principale, dove i vecchi personaggi ormai cresciuti fanno da guida ai nuovi, mie creazioni. Decenni dopo la battaglia finale, un nuovo Ordine del Keyblade è sorto e starà alle nuove generazioni muoversi al suo interno, e sostenerlo contro le nuove minacce che incontreranno.
Già tentata in passato, spero adesso di renderle più giustizia e portarla a compimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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ANNUNCIO IMPORTANTE E CONCLUSIVO

Visto che penso sempre che sia importante comunicare queste cose piuttosto che svanire nel nulla, annuncio che purtroppo la storia non continuerà.
Senza dilungarmi troppo, dopo un lungo e tortuoso processo di introspezione e graduale allontanamento nei confronti della saga ho decisamente e in modo molto netto perso interesse nell'esplorare e ampliare il mondo di Kingdom Hearts. Iniziai a scrivere quando ancora la passione in me era forte, ma negli ultimi anni ideare i concetti e scrivere i capitoli si stava rivelando più una sorta di sfogo e piccola "vendetta" personale, e sebbene in piccole dosi questo sia una buona fonte d'ispirazione alla lunga non è più un buon modo per portare avanti una storia come l'avevo ideata.
Riguardo After Story, seguirò un consiglio che mi hanno dato parecchie persone e ri-adatterò tutto come storia personale (la quarta riscrittura totale... evvai...) eliminando i contenuti originali della saga. Non voglio smettere di scrivere, passione che mi ha donato veramente tanto in questi anni.
A chiunque stesse seguendo porgo le mie scuse e il mio rammarico, e ringrazio sentitamente tutti i commenti, i complimenti e anche solo chiunque si fosse fermato a leggere anche solo un capitolo di una qualsiasi delle mie fiction. Che abbiate deciso di dedicare parte del vostro tempo per leggere qualcosa messo su da me, un nessuno inesperto, significa davvero molto.
Arrivederci e grazie. - Darkos

24) Viaggi

Erano passati numerosi giorni dalla conclusione delle missioni per i giovani Cavalieri. Con la riorganizzazione delle forze dell’Ordine a pieno regime e l’apparentemente cessata attività dei Custodi Perduti, nessuno di loro fu sorpreso nel vedersi riaffidare i soliti incarichi mondani. Ogni tanto Paperino e Pippo li convocavano per qualche “lezione”, ma si trattava giusto di brevi sessioni di addestramento seguite da occhi vigili.
Kazeshi non ebbe problemi a riabbracciare l’ordinaria monotonia, e scoprì che lo stesso valeva per gli altri: persino Lutum, per quanto chiaramente ancora smanioso di crescere e migliorare, sembrava avere un atteggiamento più maturo e paziente del solito. Le lezioni speciali ed un assaggio del vero mondo al di fuori dalle mura aveva temprato i loro caratteri e rinnovato la loro fiducia che quanto facevano non era mai inutile o pensato solo per tenerli occupati.
Dopo due giorni Mizumi si ripresentò al gruppo, sebbene fosse meno vivace e molto più silenziosa che in passato. Pian piano la sua natura prevalse sul trauma e tornò a ridere e scherzare come suo solito, ma non aveva ancora riacquistato la spavalderia che la contraddistingueva. Dal canto loro, Wanda e gli altri non l’avevano interrogata al riguardo e la trattavano normalmente, senza prestarle attenzioni speciali, cosa della quale Kazeshi fu grato: sua sorella non avrebbe mai voluto ricevere la loro commiserazione.
Ad un certo punto vennero a sapere dell’operazione di epurazione dell’Heartless-squalo che infestava le acque dei Caraibi. Un Moguri era volato a riferirglielo su ordine del Maestro Riku, che era anche il Custode scelto per occuparsi della faccenda.
“Addirittura!” disse Lutum. “È un nemico così tosto?”
“Considerato chi lo ha evocato e per quali scopi, sicuramente non stiamo parlando di un Heartless comune. Inoltre…” Axius fece per continuare, ma Mizumi lo precedette.
“In più non penso che ai Caraibi ora la presenza di Custodi sia ben accetta. Se c’è qualcuno che può eliminare la minaccia in fretta senza ricevere grosse rogne dai locali, è il Maestro Riku.” Mizumi comprensibilmente si era fatta scura in volto parlando dell’argomento, ma non era troppo scossa. Aveva messo in conto che la faccenda dell’Heartless sarebbe stata affrontata a breve e che lei avrebbe dovuto rimanerne informata, volente o nolente. Forse lo scopo del messaggio di Riku era proprio rammentarle ciò.
“Chissà come si combatte sott’acqua. A noi non l’hanno ancora insegnato.” Commentò Wanda, come al solito poco interessata a tutto il resto.
Kazeshi ci pensò su. “Dev’essere interessante. Particolare, quantomeno: è come stare in un mondo con regole e gravità completamente diverse.”
Lutum mandò via il Moguri e si grattò il naso. “Bah. Tutte le volte che ho sentito qualche Custode esprimersi al riguardo, nessuno ne era particolarmente entusiasta. Pare sia descritto come una gran rottura di scatole.”

I giorni diventarono settimane, e le settimane mesi. Il trentatreesimo anno giunse al termine, e quello nuovo iniziò senza che vi fosse alcun cambiamento nelle mansioni quotidiane. Il quintetto prendeva il sole primaverile su una delle siepi nei giardini, riparati alla vista di chi passava dabbasso. La loro missione giornaliera, una visita al seguito di un Cavaliere più anziano in un Mondo pacifico, era saltata a causa di una rivolta popolare nei confronti dell’Ordine e loro non avevano l’esperienza e l’autorità per occuparsene: avevano quindi convenientemente deciso che erano affari che non li riguardavano più, e che avevano dato il massimo per quella giornata.
“Queste rivolte sono sempre più frequenti. Dà da pensare.”
“A te, Wanda? Questa sì che è bella. Se inizi a preoccuparti tu, allora siamo davvero nei guai.”
“Però preoccuparsi ha senso, in fin dei conti.” Disse Kazeshi.
“Ovvio che per te abbia senso,” lo canzonò Mizumi. “L’ha detto Wanda.”
“Dai, non è vero!” rispose lui. Kazeshi arrossì e guardò di soppiatto verso Wanda, ma la rossa come al solito quando si presentavano simili allusioni faceva finta di non aver sentito, atteggiamento che lui non riusciva a interpretare.
“Penso soltanto che se il malcontento è tale da generarsi anche in uno dei Mondi più prossimi a GranCastello, significa che la situazione potrebbe essere più grave del previsto.”
Axius, che più che prendere il sole sostava nella poca ombra concessa da una curvatura nella siepe, intervenne serafico: “Non necessariamente, io ne ricavo un’interpretazione diversa. Quando qualcosa di questo genere accade nei Mondi più lontani, è molto probabile sia a causa di influenze esterne, ma nel piccolo circolo di Mondi affini all’Ordine, è abbastanza naturale si creino gruppi di dissenso e ogni tanto qualche tafferuglio. È più frequente di quanto possiate pensare.”
“È come dice Ax” sbadigliò Lutum. “Siamo ragazzi di Radiant Garden, sappiamo come vanno le cose lì. Non tutti sono pronti a prostrarsi e venerare i Custodi.”
“Che strano.” Commentò Wanda, ma non specificò cosa esattamente trovasse bizzarro.
Rimasero sdraiati lì per un po’, a fissare le nuvole immersi nei propri pensieri. Ad un tratto, Kazeshi si mise in posizione seduta (non poteva alzarsi in piedi, o li avrebbero scoperti) e disse: “Penso sia arrivato il momento di fare qualcosa di produttivo.”
La risposta della sorella non tardò ad arrivare. “Ti pareva. Mi sembrava fin troppo strano che ti lasciassi andare così facilmente all’ozio, specie durante l’orario di lavoro.”
“Non avrai più tanta voglia di fare del sarcasmo, una volta saputo cos’ho in mente” Kazeshi se li guardò tutti, e dopo una breve pausa ad effetto continuò: “Perché non una pura e semplice prova di combattimento? Tra noi, s’intende.”
A riconferma delle sue parole Mizumi restò basita come gli altri. “Davvero? Vuoi combattere? Tu?”
“Non è che muoia dalla voglia, ma lo scontro è un’eventualità alla quale non potremo sempre sottrarci. Tanto vale trattarlo come un’ennesima materia di studio, e prepararci al meglio.”
“Ma siamo cinque, un numero dispari.” Obiettò Wanda.
“Forse ho la soluzione,” disse Lutum. “Ax?”
“Passo, ma voi malmenatevi pure.”
“Perfetto, problema risolto.”
Dopo un lungo periodo di inattività Mizumi non doveva certo farsi pregare per menare un po’ le mani, ma era pensierosa. “Mh… ma non corriamo il rischio di cacciarci nei guai?”
“Ti delizierà sapere che se si combatte nelle sale adibite e si evita di provare seriamente a rompere le ossa a qualcuno, nessuno ti porterà più nella Stanza. Potremmo addirittura farla passare come attività sostitutiva alla missione che avremmo dovuto svolgere!”
“Va bene professore, mi hai convinto. Un piano niente male…”
“…che purtroppo mi vedo costretta a bocciare. Quindi eravate qui, ragazzi.”
Da un’estremità della siepe comparvero un paio di occhi blu mare contornati da un casco di capelli ramati.
“Mamma!”
“Maestra Kairi!”
“In persona. Non una brutta idea la tua Kaze, ma avreste dovuto attuarla prima di decidere di piantare in asso i vostri incarichi e venirvi a fare un bel riposino. I Moguri non sono istruiti per fermarvi con la forza, ma non pensiate non prendono nota di tutto quanto per poi riferirlo a chi di dovere.”
Kazeshi arrossì, ma Mizumi aveva capito dal tono che la madre non era veramente arrabbiata con loro. “Come ci hai trovati? Non dirmi che percepite anche intenzioni così leggere come l’evitare il lavoro!”
“Tesoro, non dire mai che Custodi che evitano i propri doveri sono un qualcosa di ‘leggero’, specialmente se la Maestra Aqua è a portata d’orecchio. No, diciamo soltanto che ho sempre avuto un sesto senso nel localizzare chi batte la fiacca, e ho una certa esperienza in materia di posti in cui nascondersi. Con vostro padre, noi… ehm, una storia per un’altra volta. Ma non è solo per questo che devo dirvi di posticipare il vostro scontro: siete stati convocati.”
“Convocati? Dove?”
Kairi rivolse loro uno strano, enigmatico sorriso. “Alla Torre Meridionale, al piano più alto. Meglio sbrigarsi: Yen Sid è molto anziano, e non è bene farlo aspettare.”

Se la Sala della Magia, nonostante il nome e gli effetti peculiari, era più che altro un luogo di pratica per principianti, la Torre Meridionale era dove la vera magia veniva studiata ed analizzata. Salendo per i vari piani si potevano trovare veri e propri laboratori e centri di studio che, usando metodi diversi, si prefiggevano lo stesso obiettivo: tentare di catalogare quanto più fosse possibile riguardo le arti arcane.
L’intera struttura era così pregna di etere che non era stato possibile installare pannelli di teletrasporto, e salvo capacità personali la lunga scalinata a chiocciola era l’unico modo di spostarsi nella torre.
“Adoro.” Fece Mizumi.
“Cos- ah, i panelli. Un giorno dovrà pur passarti questa tua fobia.”
“Fammi capire, Mizu: i Portali e le Gummiship sì, ma i pannelli no?”
“Non mi piace la sensazione che danno… è strana. Le mie gambe vanno benissimo per muovermi all’interno del castello.”
“E se le tue gambe smettessero di funzionare cosa, passeresti direttamente agli scivoli?”
Superarono una stanza dove vi era solo un enorme globo di ghiaccio e numerosi maghi ad osservarlo silenziosamente, come fossero immersi in una trance: Kazeshi e Axius riconobbero la famosa meditazione ascetica che alcuni praticavano per avvicinarsi il più possibile ad un dato elemento magico.
Non sapendo bene se fossero effettivamente in grado di udirli, sussurrarono per non disturbare. “Incredibile… una veglia di riflessione costante: si dice che una volta raggiunta la comunione con l’elemento magico, bastino le energie del medesimo a mantenerti in forze per il resto dell’esercizio.”
Mizumi sbuffò piano. “Bah. A me sembra soltanto un mettersi volutamente a digiuno per chissà quanto tempo così che inizi a sentire le voci nella testa dalla disperazione e ti autoconvinci che gli spiriti stanno comunicando con te. E non parliamo nemmeno di quanto tutto questo rispedirebbe indietro il tuo addestramento fisico.”
“Concordo che nemmeno io morirei dalla voglia. E mangiare è importante.” Sentenziò Lutum. Wanda aveva direttamente distolto lo sguardo e fissava fuori da una delle finestre mentre continuavano a salire.
“Immagino che ogni mago o Custode abbia i propri metodi per addestrarsi. Riesco a pensare anche a certi Maestri di nostra conoscenza che non si sono certamente sottoposti ad un tale rito.” Concedette Axius.
Giunsero finalmente all’ultimo piano, lo studio dello stregone. Davanti alla porta chiusa trovarono uno zelante attendente, più o meno sulla trentina, che distogliendo lo sguardo dalle pagine di un libro li accolse col sorriso più artificiale e di circostanza che potesse esibire, e indicò loro una panca di legno addossata al muro.
“Attendete lì, prego. Verrete chiamati uno alla volta.”
“Ma chiamati per cosa, di preciso? Mia madre non ci ha detto niente.”
L’espressione dell’attendente si incrinò lievemente: “Il Maestro Yen Sid ha i suoi motivi, e se non vi sono ancora chiari è perché ve li esporrà lui stesso a tempo debito… sempre se riterrà necessario farlo, chiaramente. Potrebbe anche aver deciso che non rivelarvi sempre tutto quanto possa essere un buon modo di forgiare carattere,” concluse con tono sprezzante.
Mizumi non ebbe bisogno delle gomitate dei suoi amici: era ovvio il tipo era un altro di quelli che li reputavano solo dei figli d’arte e godeva nel provocarli, forse sperando addirittura di revocare loro quello che Yen Sid aveva in mente qualora la situazione fosse precipitata. La ragazza non raccolse la sfida e si sedette senza dire altro.
Il segretario non nascose il suo disappunto, ma i minuti passavano ed era tenuto a rispettare i suoi incarichi. Aprì la porta dietro di sé e fece un cenno a Wanda: “Entra tu per prima.”
La rossa salutò amichevolmente gli altri e passando disse velocemente all’attendente: “Sai, Yen Sid non ama essere chiamato ‘Maestro’.”
Chiuse la porta lasciando l’uomo esterrefatto e indispettito, mentre Mizumi e gli altri ridacchiavano sotto i baffi. Questi pensò se dire loro qualcosa, ma proprio in quel momento Lutum scrocchiò le nocche e lo fissò con un’espressione eloquente, quindi l’attendente tornò bofonchiando sul suo libro.
I minuti passarono lentamente, e dalla pesante porta di legno non trasparivano che dei vaghi sussurri: non vi era modo di anche solo capire di cosa Wanda e Yen Sid stessero discutendo.
“Quindi entreremo uno alla volta? Magnifico, quindi qualunque sia il tempo che ci impiegherà Wanda potrebbe protrarsi fino a cinque volte tanto.”
“Sarà probabilmente peggio per l’ultimo tra noi, che ad un certo punto si ritroverà da solo.” Disse Axius.
Lutum lo guardò incuriosito. “Perché? Wanda uscirà con tutta probabilità da dove è entrata, nulla le vieta di rimanere e farci compagnia.”
“Chiamala intuizione. Una chiacchierata a tu per tu con Yen Sid non dev’essere qualcosa di superficiale, e potrebbe portare a conseguenze anche immediate.”
Le sue parole si rivelarono veritiere. Quando Wanda finalmente uscì, si limitò a sorridere loro e scendere le scale: Kazeshi fu chiamato dopo di lei. Rimasero Axius, Mizumi e Lutum, che non si ritrovavano da soli fin dalla loro illecita esplorazione. A Mizumi sembrava avvenuta un sacco di tempo fa.
Lutum disse: “Non pensate che ci stiano chiamando in ordine di buona condotta, vero?”
“Eh? Come ti è uscita questa?”
“Niente, pensavo… niente.”
“Secondo me l’unica cosa a cui devi pensare è a rilassarti di più. Non hai un bersaglio dipinto sulla schiena.”
Che Lutum avesse ragione o meno, fu Axius a dare il cambio a Kazeshi. Mizumi scoccò uno sguardo interrogativo al fratello, ma lui si limitò a scrollare la testa e mormorare “Ci vediamo dopo” prima di prendere le scale. Mizumi e Lutum sedevano sulla panca, e la prima iniziò a valutare se la teoria di Lutum non avesse qualche fondamento.
“Nell’improbabile caso sia come dici tu…”
“Mh?”
“Non conta come sconfitta se mi chiamano per ultima.”
“Ah. Sì. Okay.”
Axius concluse il suo colloquio e l’indice dell’attendente si mosse verso Lutum. Il ragazzo inspirò a fondo e varcò la soglia quasi si stesse immergendo in acqua ghiacciata. Axius guardò Mizumi, poi guardò le scale, poi di nuovo Mizumi. Lei annuì e lo lasciò andare: non si aspettava agisse diversamente, a quel punto.
Rimase solo lei, senza contare la muta compagnia dell’attendente ancora preso dal suo libro. Cercò di non pensare troppo a cosa la aspettava, o si sarebbe fatta influenzare dalle sue paure.
Uscì infine anche Lutum, e a giudicare dall’aspetto non sembrava avesse ricevuto qualche terribile notizia, anzi sembrava addirittura galvanizzato. Mizumi non attese nemmeno di essere nominata e spinse la porta per entrare.

Lo studio era una saletta circolare piena zeppa di libri e pergamene posti su degli scaffali, così tanti che l’unica variante nel mobilio era una scrivania corredata di una sedia per lato. Chino su di essa il vecchio stregone scrutava intensamente un foglio con alcuni frettolosi scarabocchi sopra, forse gli appunti delle precedenti interviste.
“Mizumi. Prego.”
La ragazza prese posto sulla sedia libera e Yen Sid smise di fissare il foglio per concentrarsi su di lei, intrecciando le mani. Rimasero in silenzio per qualche istante, poi l’anziano mago incominciò:
“Ne sono successe di cose dal nostro ultimo incontro.”
Il suo tono era gentile, senza però sminuire la serietà degli avvenimenti passati. Mizumi sbuffò: “Un eufemismo a dir poco. Temo di non essere troppo diversa dal cadetto impertinente che avete redarguito nella Stan- alla camera disciplinare.”
“Oh? Quindi non ritieni più di dover aggirare regole e ammonimenti per ottenere la gloria che reputi ti spetti di diritto? In tal caso il tuo sentirti uguale a come eri prima non fa altro che dimostrare i progressi che hai fatto.”
Mizumi non capì bene se stava venendo davvero complimentata, quindi decise di non controbattere e lasciar proseguire Yen Sid.
Interpretando correttamente il suo silenzio, questi disse: “Sì, direi abbiamo altro di cui parlare. Confesso che volevo prima sincerarmi che tu ti fossi ripresa, ma vedendoti non penso di poterti confortare meglio di quanto abbiano già fatto i tuoi amici e la tua famiglia. Vedrò di fornirti un tipo di aiuto diverso.”
“E di certo non ha mandato a chiamare tutti noi solo per discutere della mia… del mio fallimento in missione.”
“Sì… e no. Vedi Mizumi, tu e i tuoi compagni imparerete ben presto che tutto è collegato. Bada bene, questo non deve diventare un pretesto per cercare un significato o un messaggio segreto dietro ogni cosa, ma allo stesso tempo non devi lasciare che un singolo evento significativo, positivo o negativo che sia, diventi il centro di tutto facendoti dimenticare il resto.”
Nonostante non insegnasse più di persona, Mizumi constatò che possedeva ancora una propensione ai sermoni e gli ammonimenti. L’ex-Maestro si lisciò la lunga barba bianca prima di continuare.
“Il vostro Esame per diventare Cavalieri, concessovi per riconoscimento delle vostre capacità e in alcuni casi per amore e orgoglio genitoriale. All’epoca nessuno di noi pensava ci potesse essere qualcosa dietro, ma i preparativi per la vostra valutazione coincidono con quando l’Ordine ha iniziato ad osservare attività sospette nell’Oscurità. Vi abbiamo poi mandato in missione, un modo per abituarvi gradualmente a muovervi nel mondo esterno e stimolare la vostra crescita personale, e vi siete imbattuti in un accolito di questa nuova congrega oscura: se non fosse stato per le precauzioni di tuo padre, che vi ha messo Vanitas alle calcagna, sareste potuti uscire molto male da quell’incontro.
“Dopo un simile evento, non siete praticamente mai rimasti soli. Mentre il Consiglio indagava sul da farsi voi vi addestravate sotto lo sguardo vigile di Paperino, Pippo o Topolino, in modo da tenervi sotto controllo mentre vi impartivano insegnamenti utili per difendervi. Non reputavamo ci fosse bisogno d’altro. E poi siete andati nuovamente in missione. Missioni assai più importanti, compiti di natura e pericolosità variabili. Ti confesso, come ho d’altronde detto a Kazeshi e gli altri, che stavamo testando le acque.”
“Testando le acque, signore?”
“Nemmeno alcuni Maestri lo ammetterebbero mai, ma nonostante i nostri sforzi ed il potere che governiamo la nostra mancanza di informazioni era lampante. Dovevamo capire meglio che cosa accadeva, cosa spingeva il nostro nemico a colpire e quali forme poteva assumere.”
In altre circostanze Mizumi sarebbe stata estasiata di ricevere informazioni in maniera così esplicita, ma era stata colta da una brutta sensazione. “In pratica eravamo cavie?”
Yen Sid scosse la testa con fermezza. “No, non cavie: tuo fratello e Lutum erano sotto la tutela di Ventus, Wanda e Axius avevano la missione meno rischiosa ed in compagnia di Deisa, e stai certa che nonostante le apparenze è più che in grado di garantire la loro incolumità, e tu e Zane eravate seguiti da un Cavaliere di grande competenza e con capacità adatte a varie situazioni… o così pensavamo. Vi credevamo al sicuro, ma è evidente ci sbagliavamo. Ti chiedo di perdonarci.”
Il vecchio chinò il capo, e Mizumi capì che erano scuse sincere e che si rammaricava davvero del triste esito.
“Va bene, dico davvero: non potevate prevederlo.” Ma quegli ultimi scambi nella conversazione fecero riaffiorare nella mente della ragazza alcune parole, provenienti da un volto che non voleva ricordare: “…più o meno chiunque ha la sua scorta di segreti e lo sanno grossomodo tutti, ma bisogna mantenere un’illusione di reciproca fiducia. […] Le alte sfere hanno fiducia che voi facciate del vostro meglio, e le nuove leve si fidano della guida dei loro superiori.”
Scacciò in fretta quei pensieri e domandò a Yen Sid: “Ma continuo a non capire qual è il punto allora. Sembrate suggerire che i nostri movimenti e quelli dei traditori siano collegati? Che vadano dove andiamo noi?”
Questi si passò nuovamente una mano sulla barba mentre formulava la risposta. “No, non un legame così profondo: Axius e Wanda non hanno incontrato pericoli di sorta nella loro escursione, e anche la presenza di Lutum e Kazeshi non sembrava pianificata nell’insurrezione di Gerey. Ma il nemico è astuto, è stato capace di leggere le nostre mosse e intercettarci come pochi altri, e se ha realizzato sia la vostra inesperienza sia il vostro legame di sangue con alcuni elementi chiave dell’Ordine… beh, vi vedrebbe come un’opportunità per infliggere ulteriore sofferenza, e vi darebbe la caccia. E questo potrebbe essere un problema.”
“Insomma, siamo l’anello debole dell’Ordine.”
“Questo è ciò che vorrebbero indurti a pensare. Che non hai posto. Che non hai valore. Che il tuo commettere errori e avere debolezze è praticamente imperdonabile. Mi pare qualcuno ti abbia apostrofato in modo simile, quell’infausto giorno. Dimmi, ritieni che avesse ragione?”
Ora Mizumi non poteva evitare di vedere il volto spettrale di Cyde -di Osmer- volteggiarle davanti agli occhi, la bocca aperta in una risata derisoria. Il suo corpo fu scosso da tremiti, ma si sorprese nello scoprire che c’era una considerevole parte di rabbia e non di paura, a provocare i sussulti.
“No,” mormorò, stringendo i pugni. “Si sbagliava. E ha commesso un grave errore a sottovalutarmi.”
Yen Sid annuì, sorridendo per la prima volta dall’inizio della conversazione. “Noi la pensiamo allo stesso modo. E adesso, arriviamo finalmente alla vera ragione della tua presenza qui. Ti piacerebbe fare un viaggio?”
Non era la piega che Mizumi si aspettava prendesse il discorso. “Come, signore?”
“Tutta questa discussione è avvenuta per cercare di farti capire che GranCastello potrebbe non essere sempre il luogo più sicuro, a meno di non volerti letteralmente incatenare alla Prima Pietra della Luce senza muoverti di un passo. E anche senza ricorrere a simili estremismi e offrendoti un ragionevole livello di protezione, c’è un limite a quanto potresti imparare rimanendo confinata qui: un Custode del Keyblade deve vedere il mondo, conoscere le persone, accumulare esperienze di ogni tipo. Tuo padre e gran parte del suo entourage sono partiti all’avventura svariate volte per questo o quel motivo, e forse è il momento di riesumare le vecchie pratiche. Bada bene che non ti sto dicendo di fare una o due missioni, ma di prefiggerti un obiettivo anche a lungo termine per ampliare i tuoi orizzonti. Dimmi, c’è qualcosa che ti piacerebbe fare? Una branca da approfondire, o qualcuno sotto cui imparare?”
Mizumi si prese del tempo per riflettere. Era ovvio la stessa proposta era stata fatta agli altri, ma decise di non chiedere a Yen Sid cosa avessero scelto: non voleva farsi influenzare. Quella doveva essere la sua idea, basata su ciò che lei sentiva di voler fare.
Pensò al suo primo addestramento, all’Accademia. Pensò alle lezioni speciali seguite a GranCastello. Ai suoi punti di forza e di debolezza, alla sua fobia degli Heartless. E agli insuccessi della missione ai Caraibi dovuta alla sua inadeguatezza e mancanza di giudizio.
“Signore.”
“Sì, dimmi.” Il mago era rimasto in silenzio, senza metterle alcuna fretta.
“Ecco signore, io non penso di volermi specializzare in qualcosa, lo vedrei più come un limitarmi. So bene che ci sono qualità per le quali sono più portata, ma se c’è una cosa che ho sempre voluto fare è essere un Custode del Keyblade, con tutto ciò che questo comporta. Pur tuttavia,” proseguì, prendendo fiato, “mi rendo conto che più di ogni altra cosa in me manca una sorta di… fermezza? Fermezza nelle decisioni e nel comportamento, e quindi è su ciò che vorrei concentrarmi.”
Ennesima lisciata di barba, mentre Yen Sid ponderava la richiesta. “Un’esposizione concisa e dritta al punto, che nasconde un desiderio assai ambizioso. Vuoi il potere. Vuoi la saggezza. E vuoi l’abilità di sfruttare bene le due. Molti sbufferebbero di fronte a ciò che hai esposto, ma hai parlato con sincerità e quindi è in queste parole che troveremo la risposta.”
Tacque di nuovo. Mizumi non poté evitare di paragonarsi nuovamente agli altri e chiedersi se non era nello studio da molto più tempo di loro.
“Dici bene nel trovarti insoddisfatta per non aver acquisito certe caratteristiche, nonostante il tuo impegno nell’addestramento sia noto a tutti. Forse i metodi che usiamo qui non fanno per te. In tal caso, che ne diresti di visitare i nostri distanti alleati? Ti piacerebbe visitare l’Emisfero Orientale?”
“L’Emisfero Orientale! È… effettivamente molto lontano.” riconobbe la ragazza.
“Sì, non riesco a immaginare che Sora e Kairi prenderanno la notizia di buon grado, e in generale si tratta di un cambiamento culturale non indifferente. Ma a te l’idea interessa?”
Visitare la terra natale della Maestra Hokori, e di Wanda. Una landa piena di formidabili guerrieri, con tradizioni e metodi ancora in parte avvolti nel mistero… si vociferava che l’Emisfero fosse in proporzione assai più vasto dei Mondi della controparte occidentale. Solo voci, che lei avrebbe potuto constatare di persona.
“Sì, direi che è esattamente ciò che cercavo. La ringrazio, signore. Maestro.”
Mizumi ringraziò la saggia guida, che ricambiò con un cenno del capo, e ottenuto congedo si diresse verso l’uscita per comunicare la notizia agli altri.

“Nell’Emisfero Orientale?”
La famiglia era riunita a cena nei loro alloggi. Le lanterne realizzate secondo lo stile delle Isole accentuavano l’atmosfera di ritrovarsi ancora a casa, sensazione che Kairi aveva scoperto sarebbe durata ancora per poco. “È un gran bel viaggio.”
“Yen Sid dice che un’esperienza simile mi farà crescere su tutti i fronti.”
“Beh, se ne sei convinta, non può farti che bene. Ricorda di chiedere a Wanda tutto quello che pensi possa servirti durante la tua permanenza lì.” Batté un colpetto affettuoso sul braccio di Kazeshi. “E tu dove vai di bello?”
Il ragazzo aveva lo stesso sguardo incredulo di quando era uscito dallo studio, ma conoscendo la sua destinazione Mizumi non si sentiva di biasimarlo.
“Nel Reame del Sogno.”
Probabilmente i loro genitori si aspettavano che la notizia di Mizumi fosse il piatto forte della serata, ma si dovettero ricredere. Kairi inarcò un sopracciglio sorpresa, e anche Sora smise di divorare la pietanza sul suo piatto. Per un poco.
“Chiaramente seguirò i percorsi più sicuri, dove il flusso del tempo è simile al nostro” si giustificò Kazeshi. “Avrò la compagnia di altri Custodi a guidarmi, in modo da non commetter passi falsi e- ma non devo spiegare queste cose a voi fra tutti.”
“Certamente. È solo che ci aspettavamo… come dire… hai sempre voluto esplorare la natura, e non hai mai avuto troppa simpatia per situazioni troppo fuori dall’ordinario.”
Per un momento sembrò che Kazeshi condividesse i timori della madre, ma poi disse con risolutezza: “È come per Mizumi e gli altri. In questi casi è meglio uscire fuori dalla propria area di conforto e mettersi alla prova. Ci sarà tempo per dedicarci a cosa ci piace di più in futuro.”
“Giusto, gli altri. Sapete che mete hanno scelto?” chiese Sora.
“Lutum  seguirà il Maestro Riku ai Campi di Battaglia.” Mizumi ancora stentava a credere all’incredibile fortuna sfacciata dell’amico. “Se avessi saputo che tutto era sul tavolo delle discussioni, avrei risposto in modo diverso assai.”
Kazeshi la rimbeccò: “Penso sia un bene allora che Yen Sid ti abbia tenuto nascosto ciò, in modo da farti rispondere onestamente. Secondo me stiamo andando tutti nel luogo giusto.”
“Ma sul fronte di vere battaglie potrei imparare ad affrontare meglio gli Heartless!”
“Oh, per piacere, gli Heartless li puoi affrontare ovunque. È la compagnia che ti intriga… e non nascondo che sono sollevato al pensiero che il Maestro Riku riuscirà a svolgere i suoi incarichi senza la sua fan numero uno a seguirlo come un’ombra.”
Pur divertita, Kairi evitò di far deragliare la discussione. “Axius?”
“Fa una roba strana.” Disse Mizumi.
“Effettuerà il Cammino del Mistico” rispose Kazeshi, facendo una smorfia rispetto la scelta di termini della sorella. “Il peregrinaggio magico per eccellenza, dove si visitano i principali luoghi di potere magico e si impara sul campo. Dovresti conoscerlo, era materiale di studio all’Accademia.”
“Pfft! Tu avrai pure studiato tutte quelle cose… eeee anche io, ovviamente,” si corresse Mizumi, percependo già lo sguardo della madre inasprirsi. “Ma rimane un concetto che fatico a capire. Si viaggia di luogo in luogo sì, ma sotto un severo itinerario e con rigide regole. Il tutto in un costante studio monitorato da barbosi -in ogni senso- maghi. Per me sarebbe una punizione più che un’opportunità, ma a ciascuno il suo. Tu non l’avrai fatto mica, vero papà?”
Sora finì di mangiare e intrecciò le mani dietro la testa. “Io no… vostra madre nemmeno… ehm, il fatto è che il Cammino del Mistico è un’idea che è venuta in mente ad Aqua come prova definitiva nell’unificare i vari tipi di magie e conoscenze arcane disseminate nel cosmo, e anche lei nei giorni buoni ammette di essersi lasciata prendere la mano e aver messo su una pratica piuttosto… estrema. Ma ormai il progetto aveva ottenuto popolarità fra piccoli gruppi di individui, e non era più possibile smantellarlo o modificarlo.”
Kairi si voltò verso di lui: “Mi ricordo Vanitas le disse… aspetta, come erano le parole esatte? Ah sì: che era una tortura per fanatici mascherata da viaggio di lavoro, e che Aqua era diventata la seconda donna più sadica che conoscesse.”
Sora rise. “Se non ricordo male una volta Aqua provò a convincere Riku a tentare e dare il buon esempio. …non gli ho mai chiesto se infine l’avesse fatto.”
“Per concludere, Wanda ha fatto richiesta di prestare servizio a Radiant Garden.” Aggiunse Kazeshi.
“Oh, che dolce! Vorrà vedere il mondo dove è cresciuto suo padre.”
“Un’altra richiesta strana. Che ci sarà mai a Radiant Garden…”
“Mizu. Tua madre è di Radiant Garden.”
“Non ho detto non ci siano nate persone in gamba, ho detto che il posto è una noia.”
“Non giudicare solo dalle apparenze. Ovviamente non passerà tutto il tempo lì, se è stazionata a Radiant Garden Wanda continuerà a ricevere ordini e direttive da GranCastello… sarà l’unica tra voi, a pensarci bene.”
Le chiacchiere in famiglia continuarono un altro po’, finché Sora non mandò i figli a riposare in vista dei preparativi per la loro partenza. Rimasti soli, moglie e marito finirono di sparecchiare e si rilassarono sulla loro modesta veranda, che dava sul resto della città. GranCastello non dormiva mai, e le luci della cittadella sembravano eguagliare le stelle nel cielo notturno. Eccetto i Distretti Ombra, ma il Gran Maestro scacciò via il pensiero e sospirò.
Identificando la causa, Kairi disse: “Sarà dura senza i ragazzi, iniziavo giusto a riabituarmi al chiasso. Non riesco a credere sia già passato un anno.”
“E che anno. Pensavo che le adolescenze più devastanti le avessimo vissute noi.”
“Le abbiamo vissute noi. Riku ha ragione a dire che esageriamo nel volerli proteggere costantemente: preoccuparsi è normale, ma a volte sembra che ci dimentichiamo di quante ne abbiamo passate noi da ragazzi. Ciò che abbiamo fatto noi loro sapranno fare anche meglio.”
Sora annuì. “Hai reso questo concetto abbondantemente chiaro quando hai proposto di mandarli in missioni separate: la loro crescita e la capacità di Mizu di riprendersi hanno sorpreso tutti. Ideare questi viaggi è stato solo il passo successivo.”
“A proposito, Yen Sid ha contattato anche te finiti i colloqui, vero?”
“Sì, sapevo delle scelte di Kaze e Mizu prima che ce lo dicessero loro. L’Emisfero Orientale… sarà una bella esperienza.”
Tacquero per un momento. Kairi riprese: “Sei preoccupato per il futuro?”
“Chiaramente sono in ansia per tutti e due, ma come hai detto è giusto dar loro fiducia.”
“Non è solo ai ragazzi che mi riferivo. Abbiamo parlato spesso del precipitare della situazione in questi mesi, ma sempre a delle riunioni e mai… a tu per tu. Sora… è stato ingiusto da parte di Vanitas aggredirti in quel modo, ma aveva ragione sull’identità dei traditori. E questo significa che a tornare non è stato solo Osmer, ma anche Ren. E Isa.”
Sora inspirò a fondo. “Da ragazzo pensavo che la cosa più difficile fosse perdonare chi aveva sbagliato, o convincerlo di ciò. Riku, Xehanort, gli altri Nessuno: avevano i loro scopi e riuscivano a ferirti se lo volevano, ma sembrava sempre così chiaro cosa andava fatto, nel bene o nel male. Ma quando ho incrociato gli sguardi con Ren e gli altri, quando la situazione era diventata irreparabile, e vi ho letto il loro sdegno… ho compreso come ci si sentiva a stare dall’altra parte. Essere traditi fa male, ma vedere le altre persone sentirsi tradite da ciò che rappresenti è mille volte peggio.”
Lei gli mise una mano sulla spalla per confortarlo. “Molte persone non si fermano nemmeno a considerare l’effetto che hanno sugli altri. Che tu lo percepisca in modo così acuto ti fa onore.”
“Può darsi, ma renderà più facile fare ciò che va fatto?”
Silenzio. Poi Kairi aggiunse: “Dubito sia possibile. Ma ci faremo trovare pronti.”

Seguirono giornate frementi di preparativi, nervosismo e infinita raccomandazione genitoriale. A fremere erano anche i ragazzi, di trepidazione mista ad ansia.
“E allora! Siamo abituati a vedere posti nuovi e cambiare luogo in cui viviamo, no? Piantatela con tutta questa indecisione, o crederanno che abbiamo dei ripensamenti!” disse Lutum una volta, mentre portava il suo Keyblade di legno dalla parete alla valigia per la quarta volta quella mattina.
Perfino Wanda, che prendeva tutto come veniva e sembrava sempre pronta all’avventura, era più silenziosa del solito. E lei aveva letteralmente cambiato emisfero, pensò Mizumi. Sarebbe successo così anche a lei?
“Ok cambiare luogo, ma qua stiamo letteralmente barattando il luogo al quale tutti sapevamo saremmo finiti con l’ignoto.” Razionalizzò Axius. “Addirittura Kazeshi finirà dentro i sogni: non nascondo una certa invidia, ma allo stesso tempo non so se sarei pronto a gettarmici a capofitto.”
“Stai attento, Katsy.” Disse Wanda con aria solenne.
“Oh, io… sì, certo. Beh, qualunque cosa incontrerò, probabilmente non mi sottoporrà alle domande trabocchetto del Maestro Paperino, no?” tentò di scherzare Kazeshi. La verità era che la causa del loro disagio era dovuta soprattutto alla consapevolezza che non si sarebbero rivisti per un bel pezzo, salvo casi eccezionali. Quando l’aveva realizzato Mizumi ne era rimasta sorpresa: sapeva che non vedere più il fratello sarebbe stata dura, ma non aveva realizzato come anche Lutum, Wanda e perfino Axius fossero diventati parte del suo mondo. Tutti lo avevano realizzato, ma nessuno si prendeva il coraggio di dirlo apertamente ogni qualvolta si incontravano. Anche quella volta il momento passò e i cinque tornarono ai preparativi.
E venne infine il giorno della partenza. Alle piazzole adibite per l’apertura dei portali si era radunata una piccola folla, con le varie famiglie a salutare i rispettivi pargoli.
“Comportati bene. I Campi di Battaglia non sono una festa o un torneo, non sfidare nessuno a duello. Sii d’aiuto al Maestro Riku. Sii sempre vigile e attento a ciò che ti circonda.”
Lutum annuiva meccanicamente senza protestare: sapeva che sua madre aveva bisogno di sfogarsi in quel modo, e forse serviva anche a lui. Quando Aqua ebbe finito si avvicinò Terra, che però rimase a lungo in silenzio.
“Comportati bene.” Disse infine, poggiando una mano sulla spalla del figlio con espressione seria. Lutum annuì di nuovo, ma era chiaro dalla luce nei suoi occhi che vi era stata una conversazione tra lui e il padre che andava oltre le parole espresse.
Naminé e Axius sostavano vicino al portale, e nemmeno quell’occasione sembrava rompere la loro quieta comunicazione. Oppure si erano già detti tutto quello che dovevano la sera prima. Quasi a voler compensare ciò, Wanda e Lea non facevano che abbracciarsi.
“Hokori ti aspetta dall’altra parte, mi auguro tu sopravviva. E no, non mi riferisco al viaggio.” Disse questi a Mizumi, dopo essersi separato dalla figlia.
“Salutami mamma!”
“Ehm, certamente.”
Anche Kairi e Sora terminarono i commiati coi figli. Il Gran Maestro rimase ancora di fronte a loro, apparentemente temporeggiando mentre cercava di dire qualcosa.
“Mi spiace di non avervi… se la vostra…” incominciò goffamente. Si fece forza, prese un bel respiro e disse: “Perdonatemi se non tutto è andato come previsto.”
I gemelli si guardarono l’un l’altra, poi restituirono gli sguardi al padre sorridendo.
“Non è stata colpa tua. O di nessun altro qui presente, e di nessuno che- mi sto incartando. Tocca a te.”
“Come al solito.” Mizumi finse di sbuffare. “Non ti preoccupare papà: sarei andata via comunque, prima o poi. La vita quieta di castello non fa per me, e mi è risultato abbastanza evidente voi non siete del parere che debba essere meno quieta. Le cose cambieranno quando sarò Gran Maestra, ma fino ad allora delizierò i nostri vicini Orientali con la mia presenza.”
Intervenne Lutum: “Ehi ehi, chi ti dice sarai tu Gran Maestra?”
“Pfft. Perché mi piacerebbe vedere in carica qualcuno con abbastanza sale in zucca da saper mandare avanti la baracca.”
“Oh, non sapevo che tu mi volessi candidare così disperatamente, ma farò del mio meglio Mizu.” Fece Kazeshi.
“Magari invece toccherà a me, la prima ad aver capitanato una squadra! Che dicono i miei sottoposti?” domandò Wanda. Lutum, Kazeshi e Mizumi si scambiarono sguardi atterriti.
“Guarda, se proprio dovesse toccare a te Kaze, non me ne lamenterei.”
“E volendo ammortizzare i danni Mizumi non sarebbe poi così male, in fin dei conti.”
“Tutto sommato Lutum potrebbe dare il meglio di sé, se venisse ben consigliato.”
“Ehi! Che significano questi commenti?”
Axius dedicò ai quattro un ultimo sguardo vacuo di commiato, poi guardò i Moguri che avevano azionato i portali da un bel po’. “Penso sia ora di andare.”
I cinque salutarono per l’ennesima volta i genitori, poi si radunarono direttamente davanti ai coni di luce. Sarebbero stati lontani molto tempo, anni sicuramente, ciascuno occupato col proprio regime di studio e addestramento, rifletterono Kazeshi e Mizumi. E constatando quanto bene si erano trovati assieme dopo solo qualche mese, la prospettiva di perdere o danneggiare ciò che avevano ottenuto li spaventava.
Che Wanda condividesse quei pensieri o meno, si limitò a sorridere e varcare il portale per Radiant Garden.
“Oh beh.” Fu tutto ciò che aggiunse Axius, procedendo verso l’apertura che l’avrebbe condotto alla sua prima tappa.
Lutum mise le mani sui fianchi, accigliato dall’anti-conformismo dei suoi compagni come al solito. “La spensieratezza di una che tanto rimarrà qui -ah ma che dico, si comporterebbe così anche dovesse andare nel Regno dell’Oscurità- e l’ermetismo di Ax. Buona fortuna ai suoi esaminatori nel cavargli qualcosa.” Si voltò verso i gemelli, e sembrò voler dire qualcosa di specifico a Mizumi, ma poi in una maniera che ricordava suo padre Terra si limitò a: “In bocca al lupo ragazzi. Ci si rivede.” E prese la via per i Campi di Battaglia, dove avrebbe trovato veri scontri e avversità di ogni tipo ad attenderlo.

Kazeshi e Mizumi erano rimasti praticamente inseparabili sin dalla nascita. Erano cresciuti assieme sulle Isole, avevano studiato all’Accademia, si erano avventurati nel loro inizio di carriera da Custodi a GranCastello. E per la prima volta avrebbero affrontato il successivo cambiamento radicale di stile di vita da soli. C’erano stati momenti in cui avevano anelato ad ottenere più individualità, ma non si aspettavano sarebbe venuta sul serio e non così all’improvviso. Formulare quello che stavano provando era assai più difficile che salutare amici o parenti.
“Mizu?”
“Mh?”
“Fa’ vedere i sorci verdi a tutti i Custodi laggiù.”
“Mi stai dando un compito arduo: loro hanno conosciuto Wanda. …e tu, vedi di perdere la testa per ogni assurdità vedrai lì nei sogni. Voglio tante foto al tuo ritorno.”
Fratello e sorella si abbracciarono, e senza guardarsi indietro si immersero nella luce accecante dei portali.
   
 
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