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Autore: babykit87l    21/10/2020    0 recensioni
Cosa è successo dopo che Marti e Nico si sono ritrovati alla fine de Il cuore distante?
Questo è il seguito di quella storia, perciò per capirla dovrete aver letto "Il cuore distante" :)
Spero di dare un giusto seguito a quella storia, cui tengo particolarmente...
Grazie a chiunque leggerà e seguirà anche qui i miei Marti e Nico
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 8 - FINALE  

 

Niccolò sta fissando fuori dal finestrino mentre Martino, alla guida, lo scruta con la coda dell’occhio, mantenendo l’attenzione anche sulla strada verso casa dei genitori del ragazzo.  

“Tutto bene?” Chiede, una volta fermi al semaforo. 

Niccolò si volta, con un sorriso appena accennato sul volto. “Sì, mi sembra passata una vita dall’ultima volta che ho visto il traffico per strada.”  

“Tra un paio di giorni te ne sarai già stufato.” 

“Probabile... Domenica prossima voglio tornare in clinica, mi accompagni?” 

“Sì, certo ma... Perché ci vuoi tornare?” 

“Ho promesso a Emanuele che lo vado a trovare.” 

“Vi siete parlati?” 

“Diciamo che siamo amici, più o meno. E gli ho ridato il telefono.” 

Martino non dice niente ma alza gli occhi al cielo, mentre riparte e svolta l’angolo verso Borgo Pio, dove abita Niccolò. Non ha mai nascosto che quel tipo non gli piaccia. Ciò nonostante, se Niccolò intende essergli amico non può di certo impedirglielo. Che la cosa gli vada a genio o meno. 

Non si è mai intromesso in queste faccende; ricorda ancora i racconti su come Maddalena controllasse ogni sua mossa e decidesse per lui anche su chi dovesse vedere o frequentare. Anche se, beh, le ha sempre dato il beneficio del dubbio. Possibilissimo che quei racconti fossero in qualche modo sfasati dalla percezione del suo ragazzo nei riguardi di lei.  

“Dai non fare quella faccia. Alla fine non è così male!” Martino lo guarda con tanto d’occhi e Niccolò non può fare a meno di ridacchiare. “Ha un carattere di merda è vero, però c’è di peggio.” 

“Certo! I demoni dell’inferno effettivamente sono peggio.” 

“Che drama queen che sei...” E scuote la testa, un po’ esasperato. Nel frattempo, parcheggiano dentro il garage di fronte al palazzo e Martino spegne il motore della macchina. 

“Vabbè, comunque ti accompagno volentieri.”  

Niccolò gli poggia la mano sul ginocchio e la lascia lì. “Dai, aggiornami un po’ di quello che è successo in queste settimane.” 

“Okay... allora di Gio ed Eva che sono tornati insieme te l’ho detto. Ah questo non ti ho raccontato: in pratica prima che tornassimo insieme, ho avuto una specie di confronto con Elia – che tra parentesi è tornato a Roma – e l’altro giorno sono andati al Gay Center da Filippo e lui era lì, a quanto pare per ‘chiedere un favore’ a Filippo, ma secondo me c’è qualcosa sotto.” 

“Perché? Cioè pure se si stessero rifrequentando, ci siamo già passati su questo e direi di non impicciarci più.” 

“No, lo so, me l’ha già detto pure Sana e non mi voglio fare i fatti loro ma mi dispiacerebbe per Stefano.” 

“Stefano chi?” 

“Oh non ti ho detto nemmeno questo, scusa. Stefano è il ragazzo con cui mi frequentavo, hai presente?” 

“Eh sì, ricordo...” L’espressione di Niccolò muta immediatamente, non appena capisce di chi si sta parlando.  

Non l’ha mai confessato a Martino ma… non gli è mai piaciuto quel tipo, lo stava cambiando e si era messo in mezzo, anche se involontariamente. Soprattutto gli dà fastidio che questo ragazzo sappia di lui e del disturbo, senza nemmeno averlo mai visto in faccia. 

“In pratica ha iniziato a uscire con Filippo. Tra l’altro glielo avevo presentato io, Filippo. Comunque, se quel deficiente si sta rifrequentando con Elia, non voglio che Stefano ci soffra.” 

“Sinceramente io me ne fregherei, cioè sti cazzi di Stefano, peggio per lui.” 

“Ma che dici? Manco lo conosci Stefano, guarda che è un bravo ragazzo...” 

“Io so solo che è il tuo ex e non me ne frega niente del tuo ex.” Il tono di voce è così arrabbiato e accompagnato da un pugno talmente forte dato al cruscotto dell’auto, che Martino rimane in silenzio.  

Nel giro di pochi secondi si è creata una tensione nell’abitacolo della macchina che atterra entrambi. Si sentono solo i loro respiri, Niccolò ha lo sguardo basso e trema, non sa se di rabbia o dalla vergogna. Odia avere ancora questi scatti d’ira, soprattutto nei confronti di Martino, ma spesso non riesce a trattenersi, anche se vorrebbe.  

Martino guarda davanti a sé, le labbra tirate in una linea sottile. Aveva davvero pensato che tra i miglioramenti ci fosse stato anche il controllo dell’ira, ma a quanto pare non è così, non ancora almeno. Deve farlo calmare e riprendere il controllo della situazione. 

“Non devi essere geloso di lui.” Inizia sussurrando, prima di voltarsi verso il ragazzo e prendergli la mano nella sua. “Tra me e Stefano non c’è più niente, okay? Pensa che non facciamo più nemmeno gli stessi turni in radio. E poi... Ti devi fidare di me. Come faccio io con te, nonostante tu ne abbia decisamente abusato prima di mollarmi, Nì. E non te lo sto a di’ per rinfacciartelo, te lo dico perché voglio tu sappia che non mi interessa cosa è successo, anzi voglio lasciarmi il passato alle spalle. Voglio ricominciare. Però devi fare lo stesso anche tu, altrimenti non ne usciamo più e non andiamo da nessuna parte.” 

“Ma io di te mi fido!” Niccolò non riesce a trattenersi dal piangere. “Non so perché ho avuto questa reazione adesso... però mi devi credere Marti, ti prego, credimi.”  

“Ti credo, però ci dobbiamo lavorare su questa cosa. Okay?” 

Niccolò annuisce, tentando di calmare i singhiozzi e il tremore. Martino si avvicina e lo abbraccia, tenendolo stretto a sé. “Dai che oggi è una bella giornata. Sei fuori dalla clinica e dovremmo festeggiare, non litigare.” 

“Stiamo litigando?” 

“Non più.” Martino gli prende il volto tra le mani e gli asciuga le lacrime, baciandogli le labbra delicatamente. “Saliamo?” 

“Ti prego, dimmi che va tutto bene tra noi?” 

“Nicco, guarda che è normale avere degli scontri ogni tanto, capita. Questo non vuol dire che le cose vadano male. Godiamoci questo momento. Anzi sai che facciamo? Il prossimo minuto prendiamo un respiro profondo e ci baciamo. Ci stai?” 

“Okay. Mi piace questo minuto.”  

Entrambi prendono un respiro, poi Martino posa le labbra su quelle dell’altro, tenendogli una mano sul collo. Niccolò chiude istintivamente gli occhi e si lascia baciare, permettendo alla lingua calda del ragazzo di insinuarsi e andare ad intrecciarsi alla sua. Senza nemmeno pensarci, avvolge le braccia intorno al suo collo, avvicinando i loro corpi, mentre le mani di Martino scivolano delicatamente sui suoi fianchi. Rimangono così per parecchio tempo, finché Martino non decide per entrambi e si stacca appena da lui. 

“Mi sa che abbiamo sforato il minuto...” Sussurra direttamente sulle labbra di Niccolò, con un sorriso un po’ ebete sul volto. 

“Probabile...” 

“Meglio?” 

“Sì, dai...” Niccolò sembra ancora abbattuto, mentre scendono dalla macchina. 

“No, che c’hai?” 

“Sono uscito da quanto? Due ore? E già abbiamo litigato...” 

“Dai, non è stato proprio un litigio, è stato più... uno scambio di opinioni acceso. E abbiamo chiarito subito, no?”  

“Sì... perché tu sei fin troppo paziente.” 

“Ma smettila, è così che funziona quando si sta insieme, si affrontano le cose insieme, anche discutendo e poi si fa pace... e dobbiamo recuperare un sacco di paci, io e te...”  

Niccolò non riesce a non sorridere di fronte alla palese allusione di Martino, che gli prende la mano prima di entrare nel palazzo e salire al piano.  

*** 

Rientrare nella sua vecchia stanza, dove ancora ci sono tutti i disegni appesi alla testiera del letto, gli fa uno strano effetto. Sa di stare meglio rispetto a quando l’ha lasciata due mesi fa, eppure in qualche modo ha l’impressione di aver fatto un passo indietro. 

Martino entra nella stanza e posa la sacca che Niccolò aveva lasciato all’entrata, poi lo abbraccia da dietro, poggiando il mento sulla spalla dell’altro e le braccia intorno alla vita, ancora troppo sottile, del ragazzo. 

“A che pensi?” 

“Rimani a dormire qui, stanotte?” 

“Non ho nulla con me, se mi dai modo di tornare a casa a prendere un po’ di cose...” 

“Ti do io tutto.” 

“Come la prima volta che ho dormito qui?” 

“Sì, ricordi? Eravamo completamente zuppi...” 

“Come posso dimenticare il nostro primo bacio...” 

Niccolò si volta nell’abbraccio e sorride, baciandolo sulle labbra. È un bacio a stampo, veloce e leggero, poi si allontana e inizia a tirar fuori dalla sacca tutte le sue cose.  

Martino lo guarda muoversi per la stanza, sembra tranquillo ma se lo osserva meglio si rende conto che è turbato. Probabilmente, no anzi sicuramente, non è stata una buona idea quella di parlare di Stefano, non è ancora abbastanza stabile per affrontare certe tematiche, soprattutto oggi che è appena uscito dalla clinica. Si sente un po’ in colpa ad aver menzionato l’argomento, doveva starsene zitto, accidenti a lui! 

“Senti, stavo pensando una cosa.” Niccolò interrompe il suo flusso di pensieri. 

“Cosa?” 

“Dovremmo fare un’uscita a quattro!” 

“E con chi, scusa? Giovanni ed Eva?” 

“No, con Filippo e questo Stefano...”  

Martino rimane interdetto dalla proposta. Aveva capito che non volesse nemmeno sentirlo nominare e ora progetta addirittura di uscirci insieme? Questa cosa lo manda decisamente in confusione. 

“Ma... hai detto che di lui non te ne frega niente...” 

“Ho cambiato idea, non posso?” 

“No, figurati. Lo dico a Filippo allora...” Cerca di sembrare naturale, ma questo cambio repentino di Niccolò lo mette in guardia. Forse lo stress provocato dall’uscita anticipata è stato troppo e si sta riversando tutto sui pensieri... Oh al diavolo, non deve psicanalizzarlo! Deve smetterla di analizzare ogni singola cosa che lo riguardi, a meno che non sia strettamente necessario.  

Specie quando Niccolò sembra essere tornato quello di sempre, quando il suo sorriso è molto più disteso. 

“Bene! Lo voglio conoscere...”  

E per ora, al suo primo giorno fuori dalla clinica dopo mesi, va bene così.  

*** 

Martino lo aiuta a finire di sistemare tutte le cose della sacca e la tensione che si era creata si allenta fino a scemare del tutto. Poi Anna entra nella stanza, sorridendo, con una lettera in mano. 

“Avete finito?” 

“Sì, vabbè non è che avessi chissà quanta roba là dentro...” 

“Vero... Senti mentre eri via-” 

“Non ero via, ero in una clinica psichiatrica. Chiamiamola col suo nome, per favore.” 

Per Anna, nonostante sapesse che era la cosa migliore da fare in quel momento, era stato difficile accettare che suo figlio fosse rinchiuso in una struttura del genere. Non se ne vergognava, ma trovava la situazione una sua grande sconfitta perché non era riuscita ad aiutarlo. Quanti pianti si era fatta in quei mesi, pensando al suo bambino in mezzo a persone con problemi anche più pesanti dei suoi.  

“Va bene... Comunque quando eri lì, è arrivata questa lettera. Tieni.” 

Niccolò si rigira la lettera tra le mani e la apre, iniziando a leggere. Rimane assorto per qualche secondo, poi alza lo sguardo e lo punta sulla madre.  

“Quando è arrivata?” 

“Un paio di settimane fa, forse tre... non ricordo di preciso...” 

“E non hai pensato di dirmelo quando sei venuta a trovarmi? Questa lettera è una convocazione per un’audizione, cazzarola!” 

“Mi avevano detto di non crearti stress, ecco perché non te l’ho detto.” 

“Sì, ma è di tre settimane fa, cosa penseranno quelli? Che non me ne frega un cazzo, ecco cosa!” E butta a terra la lettera, stizzito.  

“Nicco, calma... mi dici che audizione è?” Interviene Martino, raccogliendo il foglio a terra. 

“L’orchestra dell’Auditorium Parco della Musica stava cercando musicisti e qualche mese fa per distrarmi da tutto quello che era successo con te, ho mandato la candidatura e a quanto pare tre settimane fa è arrivata la convocazione, ma così sembrerà che me ne sono fregato, che non mi importava e non è così!” 

“Calmati, respira. Ci sarà un numero di telefono no? Li chiami e gli dici che-” 

“Non posso dirgli che ero in un manicomio, mi brucerei l’occasione.”  

“No, innanzitutto abbiamo detto che era una clinica, non manicomio.” Niccolò sospira e alza gli occhi al cielo. “E poi non devi dirgli così,  ovviamente. Gli spieghi che le poste hanno fatto casino come al solito e che la comunicazione è arrivata in ritardo. Tutto qui.” 

“Dici?” 

“Dico. Sono sicuro che ti daranno un’altra occasione.” 

“Okay...” Niccolò annuisce più tranquillo. “Scusa se me la sono presa con te.” Si rivolge poi alla madre, che subito lo abbraccia stretto a sé.  

Sia lei che Martino si rendono conto che c’è ancora molto lavoro che Niccolò dovrà fare per riprendere in mano la sua vita e tornare quello di un tempo. Sta meglio, questo non si può negare, ma aver vissuto lo shock di un tentato suicidio ha peggiorato il disturbo e i passi indietro iniziano a farsi vedere. Dovranno armarsi di pazienza e tanta comprensione. Tuttavia, Martino ha fiducia in lui ed è certo che con il tempo, vicino alle persone che davvero lo amano, i miglioramenti arriveranno e recupereranno tutto quello che si sono persi. Insieme.   

*** 

È notte fonda, Martino si volta verso la parte di Niccolò – la sinistra, sempre la stessa da quella notte di Halloween – allungando la mano, ma non lo trova. Si alza a sedere e si stropiccia gli occhi per svegliarsi quel tanto che basta per capire dove sia finito. Lo vede davanti alla finestra, in piedi che guarda fisso fuori sul panorama.  

“Nì, che fai?” 

Niccolò si volta e gli sorride, gli occhi però sono velati di tristezza. “Niente, non riesco a dormire.” 

Martino si alza e si avvicina a lui, prendendogli la mano. “Ne vuoi parlare?” 

“No, vieni qui!” Niccolò sbuffa, fingendosi spazientito. 

Okay, meglio non insistere. Cogliere l’occasione e stare al gioco. 

“Altrimenti che, mh? Che mi fai? Sentiamo.” 

Niccolò preferisce non rispondere e lo bacia. Un bacio profondo, passionale, che rivela immediatamente quali siano le sue intenzioni. Martino risponde immediatamente, sentendo l’eccitazione prendere il sopravvento. Sono davvero troppi mesi che non ha rapporti e Niccolò sa perfettamente come fargli perdere la testa, rinunciando ad ogni parvenza di autocontrollo per abbandonarsi al piacere. 

Ci vuole poco più di qualche minuto per ritrovarsi di nuovo sdraiato sul letto, con Niccolò sopra di sé, che lentamente lo spoglia: prima la maglia e i pantaloni della tuta, che vengono gettati a terra, chissà dove. Lo sente premere l’erezione crescente contro la coscia e istintivamente muove i fianchi per aumentare l’attrito. È molto probabile che non reggerà ancora molto, se continua così. Niccolò scende con i baci fino all’ombelico e con mani veloci gli abbassa i boxer fino a toglierli definitivamente e subito la mano va a coprire l’erezione di Martino, che si morde le labbra cercando di non fare troppo rumore – in fondo i signori Fares sono a pochi metri di distanza e sarebbe davvero imbarazzante. Con un moto di lucidità che non credeva possibile, inizia anche lui a spogliare Niccolò, fino a che non si ritrovano entrambi completamente nudi. Martino torna a cercare le sue labbra, ricambiando il suo tocco deciso. Nel silenzio della stanza sembrano quasi rimbombare i loro sospiri, gli ansiti di entrambi, e quando i loro sguardi s’incrociano non possono fare a meno di sorridersi. Essere amanti discreti e silenziosi non è proprio da loro, a quanto pare. Niccolò allenta la presa, allontanandosi da Martino. Prima ancora che l’altro possa chiedergli che stia facendo, dove stia andando, si riavvicina con un colpo di reni. 

Ah, hanno deciso proprio di tornare ai gloriosi giorni dell’adolescenza in cui venivano senza manco toccarsi, eh? 

I suoi muscoli si tendono e i movimenti diventano sempre più frenetici, ogni respiro è un gemito. I minuti sembrano allungarsi. Sono così vicini, con le fronti che si toccano, che si respirano a vicenda e si guardano negli occhi, tra un bacio e un sorriso. Era tanto che non erano così intimi, né fisicamente né mentalmente e questo fa raggiungere l’apice a entrambi, arrivando all’orgasmo. 

Niccolò si sposta da lui sdraiandosi accanto, mentre Martino rimane fermo, con il respiro ancora spezzato e il cuore che batte veloce, forse anche troppo.  

“Wow...” Per un momento, Martino rimane imbambolato a fissare il soffitto, poi volge lo sguardo verso Niccolò. “Ma quanto è durato?” Chiede, rendendosi conto che non deve essere passato poi molto tempo. 

“Non ho guardato l’orologio, ma sinceramente... non credo più di cinque o sei minuti forse?” 

“Oh... beh poteva andare peggio, no?” Chiede, con un sorriso.  

“Peggio di sei minuti? Marti, manco i conigli sei minuti...” 

“Sì, okay, però non so tu ma io erano tanti, parecchi mesi che non scopavo, quindi sei minuti non sono male.” 

“Che disastro che siamo...” Niccolò inizia a ridere, appoggiando la fronte sulla spalla di Martino che non riesce a non farsi trascinare nella risata. 

“Recupereremo dai... abbiamo tutto il tempo del mondo. Va meglio?” 

Niccolò annuisce e lo abbraccia, stringendolo a sé. “Sì, sono felice che sei qui. Grazie!” 

“Non c’è di che. Un sacrificio enorme poter finalmente andare a letto con il mio ragazzo, non te lo puoi immaginare.” Lo prende un po’ in giro, per poi tornar serio. “Dai, ora cerca di riposare, okay?” 

Entrambi chiudono gli occhi, ancora abbracciati. Martino sta quasi per addormentarsi, quando sente la voce di Niccolò.  

“Che intendi con ‘tanti mesi che non scopavi’?” 

“Okay, è un po’ imbarazzante lo ammetto, ma l’ultima volta è stato con te, quindi...” 

“Cioè con quel tizio, Stefano, non avete fatto...” 

“No, affatto... perché poi sei tornato tu e non ho più avuto testa di fare sesso con lui. O con qualcun altro in generale.” 

“Ah... bene!” 

Sente Niccolò rilassarsi nel sentire questi dettagli e capisce che, nonostante le sue rassicurazioni, era comunque geloso del fatto che Martino potesse aver avuto lo stesso tipo di rapporto che aveva sempre avuto con lui. Non per il sesso in sé, quanto per l’intimità che si crea in quei frangenti.  

Per un momento prova fastidio di fronte a questa constatazione, perché in fondo anche Niccolò ha avuto rapporti con altri, persino mentre stavano ancora insieme. Poi, però, si rende conto che è perché Nì lo conosce. Sa che se avesse fatto sesso con Stefano non sarebbe stato paragonabile alle sue scappatelle, perché Martino non è proprio il tipo da una botta e via. Lui non provava nulla per i tizi con cui era andato, si era trattato di un semplice atto fisico fine a sé stesso. Per Marti invece avrebbe potuto essere l’inizio di una relazione vera e concreta e la costruzione di un’intimità che aveva già sperimentato con Niccolò. Comprensibile che si sia ingelosito per questo e non c’è proprio da biasimarlo o incazzarsi.  

Martino si sposta, appoggiando la testa sul petto del ragazzo accanto a sé e in breve entrambi crollano addormentandosi, abbracciati e più sereni. 

*** 

 

*** 

Da quella prima notte fuori dalla clinica, la relazione tra Martino e Niccolò recupera poco a poco quella complicità che avevano in parte perso. Niccolò pare stare meglio: non ha più attacchi psicotici. Anche se i momenti down ancora si presentano, grazie alle sedute e alle medicine che continua a prendere sono diminuiti. Così come gli eccessi di rabbia. Le cose, insomma, sembrano star pian piano tornando alla normalità. 

Proprio per questo, dopo appena una settimana da quella notte, all’uscita dal lavoro, alle 2 del mattino Martino si ritrova Niccolò ad attenderlo, appoggiato alla macchina, la sigaretta in bocca e tutto imbacuccato con cappello e la sciarpa. Da quando si erano lasciati, chiaramente, non era più successo e ora ritrovarselo lì come un tempo gli fa perdere un battito.  

“Ehi, che ci fai qui?” 

“Ti sono sempre venuto a prendere, no?” 

Un sorriso illumina il volto di Martino, nel sentire quella domanda. “Sì, ma comunque non ti aspettavo! Che bella sorpresa...” Poi si avvicina e lo bacia, fregandosene di essere in mezzo alla strada, alla mercé della gente che passa.  

Niccolò si discosta, un sorriso velato sulle labbra, poi sposta lo sguardo dietro al ragazzo. “Ehm Marti, c’è un tizio dietro di te che ci sta fissando...” 

Martino si volta e vede Stefano che li guarda, fermo sul gradino dell’entrata della sede. Alza la mano e lo saluta poi prende la strada di casa e se ne va.  

“Quello è Stefano...” 

“Ah ecco perché ci fissava... sicuro che per lui sia finita?” 

“Sì, sta insieme a Filippo, ti pare...” 

“Eh sì perché infatti io quando stavo con Maddalena non avevo occhi che per lei.” Il tono ironico e vagamente sarcastico fa alzare gli occhi a Martino. 

“Okay, touché! So che ti devo ancora un’uscita a quattro con loro perciò facciamo così, chiedo a Filippo di organizzare per domani sera che sono libero, così vedrai come stanno le cose e ti tranquillizzi con questa storia, okay?” 

“Ma io sono tranquillissimo, so che tu sei solo mio!” Gli cinge la vita con le braccia e lo bacia di nuovo, un po’ più intensamente. “Come io sono solo tuo!” Poi entra in macchina, pronto per tornare a casa.  

Martino sorride e lo imita, salendo in macchina e prendendogli la mano. E mentre la città scorre veloce tra il Lungotevere e la Cristoforo Colombo, si rilassa e quasi gli sembra di essere tornato a un anno fa, quando credeva che la sua vita fosse perfetta così com’era e prima che ogni cosa cambiasse, facendogli mettere in discussione tutto quello che aveva sempre creduto. Sembra tutto uguale, ma in realtà è proprio lui ad essere cambiato: è più maturo, più consapevole di chi è e cosa vuole davvero dalla vita. Guarda Niccolò e lui è l’unica costante, lui e i sentimenti nei suoi confronti. Perché se questa storia gli ha dimostrato qualcosa è che l’amore che prova per Niccolò è vero, reale e profondo, così tanto che, indipendentemente dagli errori commessi da entrambi, sa che lui è il suo presente e il suo futuro, perché con lui la vita prende colori nuovi, anche in mezzo a tanti grigi. 

*** 

Ehila Nicooooo come stai?  

Ciao Gio... meglio! Sono a casa finalmente :)  

Sì ho saputo :)  

Con gli altri pensavamo di fare una festa di bentornato, una cosa tranquilla, solo noi... che dici?  

Ci sarà da bere?  

E che festa sarebbe senza ahhaha  

Allora ci sono :P  

*** 

Come promesso, alla fine questa fantomatica uscita a quattro con Filippo e Stefano arriva. Martino ha deciso di andare a prendere Niccolò a casa e di farlo dormire da lui, cosicché anche sua mamma possa rivederlo, dopo mesi di assenza. Anche a lei è mancato tanto e sa che desidera vedere come sta e abbracciarlo di nuovo.  

Lo attende in macchina e scrive un messaggio a Filippo per avvertirlo che saranno al locale a breve. Niccolò scende di casa con la sacca – la stessa usata per la clinica – e la butta nei sedili posteriori, andandosi a sedere accanto a Martino.  

“Ciao! Sei qui sotto da tanto?” 

“No, figurati... Pronto?” Chiede mentre mette in moto e si immette sulla corsia. 

“Sì, è tanto che non vedo Filippo, l’ultima volta è stato prima di entrare là dentro.” 

Martino sa perfettamente che, alla fine, Filippo non se l’era sentita di andare a trovarlo, nonostante lui gli avesse più volte ripetuto che a Niccolò avrebbe fatto piacere. Non può però di certo biasimarlo se aveva preferito evitare, anche se Niccolò ci era visibilmente rimasto male, data l’amicizia che nel tempo era diventata sempre più profonda.  

“È stato molto impegnato con il lavoro e il Gay Center...” 

“Sì, me l’ha detto, però sai, mi sarebbe piaciuto vederlo, come è successo con Giovanni.” 

“Lo so...” 

“A proposito, mi ha scritto per organizzare una festa per me. Ho detto sì!” 

Martino fa una smorfia, non proprio contentissimo. “Speravo dicessi no!” 

“Perché?” 

“Perché non voglio crearti stress...” 

“Vabbè ma questo non mi crea mica stress, sai quant’è che non partecipo a una festa? E poi mi ha detto che è una cosa tranquilla... L’aveva chiesto prima a te?” 

Martino annuisce, fintamente infastidito. “Sì, ma gli avevo detto che volevo chiederlo prima a te e mi ha risposto che te l’avrebbe chiesto lui perché l’infame non si fida...” 

“E ti credo!” Niccolò ride e scuote la testa. “Gli avresti fatto credere che ero stato io a dire di no, maledetto!” 

“Dovremmo essere una squadra io e te!” 

“Ma lo siamo, però voglio anche fare la festa...” Dice, con un sorriso sfavillante. Di quelli che gli arrivano persino agli occhi, come non succedeva da tempo. 

Martino sorride di rimando vedendo la serenità di Niccolò così palese. Gli sembra passata una vita dall’ultima volta che l’ha visto così e questo gli riempie il cuore di gioia al punto da quasi scoppiare.  

Arrivano al locale poco dopo, cercando subito il tavolo che hanno prenotato e dove si sono già accomodati Filippo e Stefano. Niccolò si guarda intorno e nota immediatamente l’angolo karaoke quasi di fronte al loro tavolo. 

“Marti, c’è un karaoke lì, lo sapevi?” 

“Sì, certo...” Risponde con un sorriso e sedendosi al tavolo accanto a Filippo. 

Niccolò è allibito, perché sa perfettamente che è stato Martino ad aver scelto quel posto, anche se pare incredibile visto il genere. 

“Allora, Stefano… lui è Niccolò!” 

I ragazzi si salutano, stringendosi la mano e guardandosi per un momento negli occhi. Poi Stefano propone a Niccolò di andare a prendere da bere loro due e il ragazzo accetta senza pensarci due volte. 

Una volta allontanati e arrivati al bancone, Stefano prende subito la parola. 

“Senti, io spero che tu non ti senta a disagio...” 

“Perché? L'ho voluta io quest’uscita. Sei stato con il mio ragazzo quando non stavamo insieme, capita...” 

“No, non per quello. Perdona il gioco di parole ma io so che tu sai che io so di te.” 

Niccolò ha capito di cosa sta parlando. Effettivamente questo è proprio il motivo per cui non gli è mai piaciuto Stefano e voleva incontrarlo.  

“Sì, certo che lo so...” Risponde, abbassando lo sguardo. 

“E vorrei scusarmi di questo. Non capivo come Martino potesse tenere così tanto a te, dopo che gli avevi spezzato il cuore e l’ho messo alle strette, me ne sono reso conto dopo che mi ha raccontato di te. Non avrei dovuto, non ti avevo nemmeno mai visto e non era mio diritto saperlo. Sinceramente ti chiedo scusa.” 

“Sì, non è stato corretto...” Ancora non riesce a guardarlo in volto, si sente eccessivamente esposto in questo momento. 

“E ti vorrei rassicurare che tra me e Martino non c’è più niente. In realtà non penso ci sia mai stato da parte sua, ma è passata anche a me, perché Filippo è veramente incredibile.” 

A questo punto alza gli occhi e li punta su quelli di Stefano. “Ecco a proposito, se gli fai del male te la faccio pagare.” 

Stefano sorride e annuisce. “Assolutamente sì! È tutto apposto?” 

L'altro accenna un sì, poi prendono da bere e ritornano al tavolo. Martino li guarda e chiede a Niccolò senza bisogno di parole, se è tutto okay al quale il ragazzo risponde con un sorriso.  

La serata passa tranquilla, finché Martino non si allontana un momento, lasciando i tre a parlare tra loro. Poi sentono qualcuno al microfono schiarirsi la voce e iniziare a parlare. 

“Allora, io odio il karaoke, ma il mio ragazzo sostiene che a tutti piace il karaoke, perciò ho deciso di provare. E di farlo dedicandogli una canzone, che non è il mio genere e sono anche stonato, ma Nicco è per te!” 

Vorrei proteggerti dal mondo   

perché il mondo non è giusto   

perché sei sola e non capisci cosa   

è vero e cosa è falso   

vorrei proteggerti da tutto   

tu stella contro l'universo   

provare a prendere la vita anche se non ci trovi un senso   

anche se non ci trovi un senso  

Niccolò lo guarda con un sorriso e uno sguardo così pieno d’amore che Martino fatica a reggere e distoglie lo sguardo verso lo schermo, concentrandosi sulle parole da cantare, tentando di non farsi distrarre troppo. 

Per ogni lacrima amara che ha bagnato il sorriso   

per il panico in petto che ha cambiato il tuo viso   

per gli amici che hai perso e che non hai più trovato   

per ogni amore sbagliato   

per tutto quello che hai dentro   

che si è spento in silenzio   

per le notti buttate a trovare un senso   

un senso a tutta la vita o solamente a un minuto  

Ci ha messo giorni per trovare la giusta canzone e quando su Youtube era incappato su questa, ne aveva cercato il testo. Leggendolo, gli era subito venuto in mente Niccolò: così forte ma anche così fragile e sì, lui vorrebbe davvero proteggerlo dal mondo perché Niccolò in fondo ha un’anima pura che il dolore e la malattia non hanno minimamente scalfito, l’hanno solo resa più brillante. E Martino vuole esprimere esattamente questo, adesso. 

Alla fine della canzone, volge di nuovo lo sguardo verso il tavolo, da dove Niccolò si alza e lo raggiunge, baciandolo così davanti a tutti, fregandosene del posto in cui si trovano e chi hanno davanti, libero e senza vergogna, come non faceva da tempo.  

“Tu sei pazzo!” Dice tra un bacio e l’altro. “E ti amo da morire!” 

“Ti amo anche io!”  

*** 

Alla fine della serata, si ritrovano tutti e quattro davanti al parcheggio del locale, pronti a salutarsi. Martino si aspettava un disastro e invece è andata piuttosto bene, Stefano e Niccolò hanno chiacchierato civilmente e l’atmosfera è stata così rilassata che quasi non è sembrato ci fosse stato tutto quel trascorso tra loro. Meglio così , pensa Martino, mentre saluta Stefano e Filippo. 

“Filo, ti posso parlare da solo un momento?” Chiede Niccolò, allontanandosi con il ragazzo. 

“Che succede?” 

“Ecco... giuro che non me l’ha chiesto lui, ma ti prego mi dici che cavolo ti ha chiesto Elia?” 

Filippo alza gli occhi al cielo e scuote la testa. “Che palle! E non ti ha mandato lui, no?” 

“No, te lo giuro, ma si sta mangiando il fegato per questa storia, non ti chiederà nulla perché glielo stiamo dicendo in 50 che si deve fare i fatti suoi, però lo conosco e lo sai anche tu che finché non lo scoprirà...” 

“Nico, questa cosa non deve uscire, non so perché ma Elia non vuole che si sappia, okay? Se scopre che lo sapete mi ammazza, capito?” 

“Assolutamente, te lo prometto.” 

“In pratica, la sorella della sua ragazza ha fatto coming out, ma la famiglia non l’accetta e mi ha chiesto se posso trovarle una sistemazione, dato che è ancora minorenne. Potendo avvalermi della collaborazione con il Gay Center ho qualche aggancio in più, sai com’è. Tutto qui!” 

“Elia ha una ragazza?” 

“A quanto pare...” 

“Brutta storia, vabbè cerco di farglielo capire a Martino senza dirglielo.” 

“E come farai, scusa?” 

“Ho i miei metodi...” E ammicca, con un sorriso. Poi fa per tornare verso gli altri due lasciati davanti alle auto parcheggiate, quando Filippo lo richiama. 

“Mi dispiace non essere venuto a trovarti. So che avrei dovuto e... sì, sono stato impegnato però la verità è che mi faceva male vederti rinchiuso là dentro e non me la sono sentita. Scusami!” 

“Lo so, lo avevo capito. Non fa niente, anche se mi sei mancato.” 

“Anche tu!”  

Si abbracciano stretti come non facevano da tempo. A entrambi era mancata la presenza dell’altro e ora che si sono chiariti, sanno che riusciranno a recuperare il loro rapporto. 

*** 

 

*** 

Quando arrivano sul terrazzo di casa di Giovanni, nota come sicuramente c’è il tocco di Eva nell’allestimento: decorazioni tutto intorno alla balaustra, un tavolo pieno di cibo e uno solo di alcolici e bibite varie e un angolo deejay dove un ragazzo, che riconosce essere un amico di università di Giovanni, si diverte con la consolle e diversi dischi. 

“Ehi finalmente ci siete! Mancava il festeggiato.” Subito Giovanni va loro incontro e li abbraccia. 

“Scusa, non trovavamo parcheggio. Fico sto posto!” Niccolò sembra su di giri per questa pseudo-festa.  

“Eh sì, ma ringrazia Eva, che c’ha pensato lei...” 

“Non avevo dubbi.” Interviene Martino, ridendo. 

“Bene, visto che ci siamo tutti, direi di fare un brindisi di bentornato a Niccolò. Prendete tutti da bere!” Giovanni richiama l’attenzione di tutti e alza il bicchiere di plastica pieno di birra e brinda alla salute di Niccolò, cui tutti partecipano. 

“Grazie!” Risponde Niccolò, quasi commosso. “E ora alziamo il volume e facciamo casino!” 

Poi prende la mano di Martino e lo trascina al centro per ballare, le braccia attorno al collo e i corpi vicini. Martino chiude gli occhi e sorride, godendosi il calore del ragazzo, le sue mani che si avvinghiano ai fianchi e le fronti che si sfiorano. 

Rimangono per un po’ in quella posizione, dondolando da un piede all’altro, poi Niccolò sussurra direttamente sulle sue labbra. 

“Starò meglio, te lo prometto.” 

Martino apre gli occhi e lo guarda per un momento. “Non devi promettermelo. Come diceva quella canzone? Le promesse sono fragili, giusto?” 

“Okay, però mi impegnerò per stare meglio, davvero.” 

“Lo so.” E lo sa veramente, non è solo una convinzione che possa farcela, è una certezza. Come è successo anche a lui, anche Niccolò ha sofferto - e non solo a causa degli eventi di quella notte con Emanuele - ma non s’è lasciato spezzare dal dolore. Ora è più forte e sa per certo che migliorerà con la nuova terapia. 

Poi lo bacia leggero e lo abbraccia più stretto a sé. “Vieni, scendiamo un momento, ti va? Stiamo un po’ da soli io e te...” 

Niccolò annuisce e scendono in strada, appoggiandosi ai cassonetti, proprio davanti al portone del palazzo. 

“Mi ricorda qualcosa tutto questo...” 

“I cassonetti?” 

“Non ricordi? La festa di Silvia, dove mi hai sbattuto in faccia che uscivi con Emma...” 

“Ah io? E tu allora, che ti sei paccato duro Maddalena davanti a me? E mi hai fatto credere che avesse quella strana malattia...” Risponde Martino, ridendo. 

“Che allocco che eri... ma già allora avrei voluto che fossi tu...” Mormora, abbassando lo sguardo. “Poi siamo scesi a buttare la spazzatura.” 

“Vero! Ci saremmo baciati secondo te? Se non ci avessero interrotto, intendo.” 

“Sicuramente. Avevo una voglia di baciarti, che non hai idea...” 

“Anche io...” Si guardano per un momento, prima di avvicinarsi e poggiare le labbra le une sulle altre, sentendo immediatamente il sapore dell’altro.  

“Marti, voglio tornare a vivere con te.” 

“Non avevamo detto di andarci piano?” 

“Più piano di così?” 

Martino si allontana e volta la testa da un lato, sospirando. Si morde il labbro inferiore, valutando la situazione. È evidente che questo sia un punto di non ritorno. Se decide di farlo, stavolta cambierà tutto per sempre e non solo per il prossimo minuto.  

E sa anche che se non fosse stato per Niccolò, l’ultimo anno non sarebbe esistito, non così com’è stato perlomeno. Soprattutto però lo desidera anche lui, gli manca la quotidianità che avevano pian piano conquistato e la rivuole indietro. Diamine se la rivuole! Subito!  

“Okay!” 

“Okay cosa?” 

“Torniamo a vivere insieme.” 

“Sicuro?” 

“Mai stato più sicuro di così!” 

Entrambi sorridono, consapevoli che nonostante tutto quello che è successo li abbia in qualche modo cambiati, ciò che provano l’uno per l’altro è vero e reale. Anche di fronte alle difficoltà che la vita porrà loro davanti - che sia il disturbo, o chiunque altro possa provare a mettersi in mezzo - il loro amore non svanirà, perché più forte di tutto. Sono i loro cuori, che han provato a stare lontano, ma ormai sono una cosa sola. E lo saranno sempre.  

Minuto per minuto. 

 

 

 

 

 

 

 

Notes:

Ci siamo! Questo era il capitolo finale, ho sempre immaginato così la fine di questa storia che per me è stata importante, iniziata con Il cuore distante e conclusa con Il cuore vicino, è la prima long che ho scritto su questo fandom. Ora mi prenderò qualche giorno e poi pubblicherò un AU sempre Rames che ho già pronta e che avevo pubblicato su altri siti.
Spero che vi sia piaciuto questo viaggio con me e se vi va lasciatemi un commento e fatemi sapere che ne pensate.
Detto ciò come sempre ringrazio la mia fantastica beta per il supporto (in questo capitolo soprattutto è stata fondamentale!) e tutte le persone che hanno letto questa storia. Mi date forza!
Un saluto e a presto 
Babykit

   
 
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