NOTE: Il finale che avrei voluto.Rei non è morta. Lei e Nanako sono ormai adulte e vivono assieme.                                    








                                                                                                                                  Voce gentile
 
 
 
 
 
 



 
Era riuscita a convincerla ad abbandonarsi fra le sue braccia, posare la testa sulle sue gambe e lasciarsi coccolare.
<< Leggi per me, ma poupée, >> le aveva chiesto Rei, in un mormorio appena udibile, mentre l’altra aveva le mani intrecciate fra i suoi capelli.
Nanako aveva accettato volentieri, e aveva scelto un libro in francese, il primo che le era capitato fra le mani.
Claudine à l’école.                                 
Si rigira il testo fra le mani, ne accarezza delicatamente la copertina rossa, rigida, con decorazioni nere. Traccia con un dito quelle linee che, formando figure geometriche, percorrono i lati della copertina, racchiudendo al centro il titolo e il nome dell’autrice.
Apre il libro, lo sfoglia lentamente, saltando la prefazione, e arrivando subito all’inizio della storia. Comincia a leggere a voce bassa. Rei si sistema meglio sopra le sue gambe, porta le gambe al petto, una mano sotto il volto a farle da cuscino.
Il suono della carta è delicatamente confortante, come Nanako,
Je m’appelle Claudine, j’habite Montigny ; j’y suis née en 1884 ; probablement je n’y mourrai pas.
Il libro in una mano, l’altra si posa sulla testa dell’altra donna; poggia la schiena contro il divano e si rilassa. La sua voce, amorevole e pacata, si abbassa di più fino a diventare un gentile sussurro.
Mon Manuel de géographie départementale s’exprime ainsi :
« Montigny-en-Fresnois, jolie petite ville de 1950 habitants, construite en amphithéâtre sur la Thaize ; on y admire une tour sarrasine bien conservée… »
 Moi, ça ne me dit rien du tout, ces descriptions-là !
 È il soffio del vento autunnale a fare da sottofondo alla sua voce, e il delicato e ritmico battere della pioggia che bagna il vetro della finestra.
Nell’aria si percepisce ancora, leggero, il dolce profumo della cioccolata calda che hanno bevuto prima.
Rei chiude gli occhi, si lascia cullare dalla voce di Nanako, dalla sua mano gentile che si intreccia ai suoi capelli per poi abbandonarli quando, in un delicato fruscio di carta, deve voltare pagina.
Con una mano stringe la sua gonna, come se temesse di vedere l’amata scomparire nel nulla, da un momento all’altro.                                                       
Nella sua mente, prende vagamente forma il pacifico paese di Montigny, le case, i suoi boschi con gli alberi alti, i fiori. La voce gentile di Nanako la culla, la avvolge dipingendo per lei immagini serene.
Cerca di concentrarsi sulle parole sussurrate, di capirne il significato, ma quella voce così calda e bassa la avvolge in un piacevole torpore, la stordisce e le fa venire sonno.
Si sente protetta, amata.
La sua mente è calma come non lo era da tempo, come forse non è mai stata. È ciò che ha sempre voluto, che credeva di non meritare; ha ottenuto quell’affetto che ha sempre desiderato e creduto di ottenere facendosi del male.
Chiude gli occhi, le parole le di Nanako le scivolano addosso avvolgendola come una calda coperta, fino a diventare un mormorio di sottofondo, rilassante e indistinto, finché non le sente più, e si addormenta tranquilla.
Sta bene così, felice di poter vivere quella vita che non aveva mai voluto, che pensava di non meritare.