BEST FRIENDS
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Capitolo
7 – Ed infine fu passione (1° parte)
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Era
trascorsa poco più di una settimana da quel pomeriggio.
Nell’aria
aleggiava odore di caldarroste, segnale che ormai era autunno inoltrato.
Anche
nella pasticceria di Marinette, si servivano
sacchetti caldi di quel particolare frutto di stagione, e nella vetrina, erano
comparse le prime torte e dolcetti, fatti con la farina di castagne.
“Questi
sono speciali, li dovresti provare, Marinette” Gli
disse con la bocca piena Nino.
“Ma
sei scemo, li avrò già mangiati un sacco di volte, la pasticceria è la sua” Lo
canzonò Alya, sistemandosi meglio la sciarpa verde.
“Ah,
si hai ragione” Il moro si grattò la testa in
evidente segno di imbarazzo.
“Tranquilli
ragazzi, vi svelo un segreto: io odio le castagne” Sussurrò la corvina
schermandosi la bocca, lasciando attoniti i presenti.
“Ma
come?” Chiesero i due amici accomodandosi sulla panchina del parco.
Ormai
gli alberi erano stati spogliati totalmente delle foglie, cadute ai loro piedi.
“Non
è tra i miei cibi preferiti, mettiamola così”. Sorrise.
“Io
li trovo ottimi, anzi fai i complimenti a tuo padre” Nino addentò l’ennesimo
dolcetto, leccandosi i baffi.
Marinette volse lo sguardo
alla stessa panchina, sotto al salice piangente, dove Adrien le aveva
confessato di non aver baciato nessuno.
Sorrise
al ricordo di quel pomeriggio, ma si rattristì subito dopo, prendendo
consapevolezza, che non sarebbe mai stata lei la sua prima volta.
“Che
hai Marinette?” Le chiese la sua amica Alya.
“Niente,
niente” Balbettò.
Nino
si allontanò con la scusa di intercettare Max e Kim, che li stavano
raggiungendo, lasciando le due ragazze a parlare un po'.
Non
ricordavano più, da quanto non capitava.
Ultimamente,
tra i costumi della recita, tra le uscite in solitaria con Nino, le due, si
erano perse un po' di vista, ma avevano tantissime cose da raccontare, e Marinette, in quel preciso momento, aveva davvero bisogno
di un’amica, di una confidente, una spalla su cui piangere.
In
quelle settimane, ci aveva provato Chat Noir a colmare la sua assenza, ma
sembrava che la corvina, era finita per infatuarsi di lui, con il suo modo di
fare, così simile a lui, Adrien.
E la
predizione della chiromante non aveva aiutato.
“Sai
che la scorsa settimana mi sono fatta leggere la mano?” Le disse iniziando
rompendo il ghiaccio.
Alya
la incitò a raccontarle tutto, con la sua aria da curiosa cronica.
“Ma
non mi ha detto nulla di particolare, parlava di un grande amore…”
“Adrien”
Esclamò interrompendola.
“Si
come no”.
“No,
nel senso che è arrivato anche Adrien, è laggiù con Nino” La prese per una
spalla, costringendola a voltarsi verso i ragazzi, che avanzavano nella loro
direzione, seguiti da Max, Kim, Alix, Rose e Juleka.
“Ivan
e Mylene?” Chiese Alya al suo ragazzo.
Alix
fece spallucce “Staranno amoreggiando da qualche parte, nel parco”.
“Andiamo
a lanciargli le castagne” Propose Kim, non riscuotendo consensi da parte dei
presenti, ritenendola un’idea stupida.
*
Marinette quella sera si portò
in camera la sua tisana rilassante, ancora fumante, e dovette fare lo slalom
tra i vari manichini sparsi per tutta la camera, con addosso i vestititi della
recita di Natale, per i suoi compagni di classe.
In
più, come se non bastasse, le era caduto il cesto con le matasse di fili e
nastrini colorati.
Aveva
avuto bisogno di fare una pausa per non causare altri danni, così era scesa per
prepararsi la tisana.
Avrebbe
raccolto e sistemato tutto in un secondo momento.
Aprì
la botola per uscire nel terrazzino, per provare a scorgere tra i tetti, la sua
figura scura.
Ci
rimase poco più di cinque minuti, e anche se indossava la sua felpa rosa,
pesante, preferita, la temperatura era proibitiva.
Faceva
freddo, tanto freddo per essere i primi di novembre.
Scoraggiata,
scese in camera, frizionando le mani per scaldarle, quando le sarebbe bastata
prendere tra le mani, quella tazza che accuratamente aveva appoggiato sulla
scrivania.
Era
ancora tiepida, sicuramente ad una temperatura più accessibile, rispetto a
quando l’aveva portata su.
Si
accomodò sul divanetto, con le gambe incrociate, ed accese la televisione,
davano a quell’ora la sua serie tv preferita, che aveva accantonato, da un po',
da quando il gatto nero, aveva iniziato a frequentare la sua terrazza.
Sorseggiò
un po' di liquido, quando iniziò la sigla.
Aveva
perso gran parte della trama dei primi episodi, ma si era messa alla pari,
leggendo i vari riassunti, che con facilità erano reperibili sul web.
E
poi le sue amiche ne parlavano ogni volta a scuola, perciò era ben informata
sui fatti.
Il
suo volto era solo illuminato dalla luce della televisione.
Si
coprì le gambe con la coperta, che la madre le aveva messo alla mattina, dopo
che lei le aveva chiesto che fine avesse fatto.
*
Durante
una scena un po' particolare, qualcuno bussò alla botola, ma Marinette, in un primo momento lo scambiò per un rumore di
sottofondo, troppo impegnata a seguire attentamente la scena clou, e ignorò il
tutto.
Un
altro toc toc, questa volta proveniva dalla
finestra.
L’aprì,
riconoscendo quella sagoma nera tra mille.
Il
gatto nero entrò.
“Grazie,
faceva un freddo là fuori” Si strinse in un abbraccio cercando di scaldarsi.
“Ma
non trattengono il calore queste tute?” Chiese come se non conoscesse affatto
il materiale con cui sono fatte.
“Beh!
In realtà si, ma cercavo una scusa per entrare, oppure se vuoi usciamo” Disse
come se fosse casa e camera sua.
Marinette inarcò un
sopracciglio “Non ci penso nemmeno, sto al calduccio a casa mia, grazie” Disse
sistemandosi sul divanetto, riprendendo la tazza, che ormai era vuota.
“Posso
scaldarti io se hai freddo” Le sussurrò con fare sensuale.
“Grazie,
ma ci pensa già questa tazza”.
“Quella
tazza non ti scalderà il cuore per sempre, io si che
lo posso fare!” Continuò con lo stesso tono.
Da
quando aveva iniziato a prendersi tanta libertà con lei? Forse da quella
sera sulla Tour Eiffel, quando si erano quasi scambiati un bacio?
Può
darsi…ma lui era innamorato di Lady Bug, e non di Marinette,
glielo aveva detto apertamente.
“Pensa
a scaldare il cuore di Lady Bug?” Lo schernì.
“Lady
Bug” Da quanto non la vedeva, da quasi un mese ormai, da quando Papillon aveva
colpito l’ultima volta.
“Ho
forse detto qualcosa che non va?” Stupida, certo che lo hai fatto, è da un mese
che non ti vede con la maschera.
Sorrise
“Mi sarebbe difficile scaldarle in cuore in questo momento, non la vedo da
settimane” Sospirò “…e il non conoscere le nostre identità, non aiuta”.
“Forse
è meglio così no?”
Chat
Noir inarcò un sopracciglio “Che vuoi dire?”.
“Nel
senso, che forse è meglio se ti trovi qualcun altro da amare, mi sembra ecco,
si insomma…” Faticava a trovare le parole giuste “…cioè, vi vedete solo se c’è
un attacco akuma, non sai nemmeno chi è...oddio, scusami, mi sento così stupida! Cancella tutto
quello che ti ho detto” Si coprì il volto con le mani, per la figuraccia appena
fatta.
“Hai
ragione” Si sentì dire.
Per
quanto la realtà fosse dura da accettare, lui e Lady Bug, non avrebbero avuto
mai una storia, anche se lui ci sperava sempre.
Anche
la chiromante glielo aveva detto a Marinette, nel suo
futuro vedeva un gatto nero, lui, e glielo stava dicendo apertamente.
“Non
volevo ferire i tuoi sentimenti, scusami se sono stata indelicata” Gli disse
avvicinandosi a lui, cercando in qualche modo di confortarlo.
“A
volte hai bisogno solo di qualcuno che ti apra gli occhi” Si avvicinò al suo
volto e la baciò.
Veloce,
fulmineo, senza darle il tempo di spostarsi o di fermarlo.
Marinette rimase
impietrita, e sconvolta da quel gesto inaspettato, ma presto si abbandonò alle
sue braccia, cercando di non staccarsi da lui.
Le
sue labbra erano calde, morbide e combaciavano perfettamente alle sue,
sembravano essere fatte l’una per l’altra.
Affondò
le mani nei suoi capelli morbidi e biondi, accarezzandogli la testa.
Lui
le prese il volto tra le mani, coccolando le sue gote, imporporate di rosso.
Rimasero
in quella posizione in un tempo indefinito, così, abbracciati.
Era
bello, terribilmente bello.
Il
cuore di entrambi iniziò ad accelerare il battito, in un turbinio di emozioni,
che presto gli fecero perdere il controllo, soprattutto quando, insieme,
dischiusero le loro bocche, per far incontrare le loro lingue.
Marinette aprì leggermente
gli occhi, per assicurarsi di non stare sognando, e li richiuse nell’attimo
esatto quando, anche Chat Noir provò ad aprirli.
La
mora, gli lasciò la testa, per scendere più giù, percorse le spalle e la
schiena perfetta, fermandosi all’altezza del bacino, anche se avrebbe voluto
scendere più in basso, ma la timidezza, la frenò, limitandosi a quella parte
del corpo.
Anche
lui si fermò alla stessa posizione, provocando in Marinette
una scossa lungo tutta la schiena, la più bella sensazione fino a quel momento.
Si
separarono, quando ad entrambi iniziò a mancare l’aria e il respiro si fece
irregolare.
Marinette visibilmente
rossa in viso e un po' sotto shock, perché mai avrebbe pensato, che il primo
ragazzo, a cui avrebbe dato il suo primo bacio, sarebbe stato proprio Chat
Noir, si coprì il volto con entrambe le mani, dandogli le spalle.
“Scusami”.
“Scusami
tu” Replicò il gatto nero imbarazzato, le prese la spalla girandola dalla sua
parte.
*
Seguì
qualche secondo di silenzio.
“Stai
bene?” Le chiese togliendole le mani dal volto, costringendolo a guardarlo,
mentre sorrideva sghembo.
“C-credo
di si”.
“Scusami
davvero, non so cosa mi sia preso, è che sei così…così…bella, e mi…mi piaci
molto Marinette, davvero!” Gli aprì il suo cuore.
Ora
ne era certo, chi si nascondeva sotto la maschera di Chat Noir, stava provando
qualcosa che va ben oltre la semplice amicizia.
“Anche
tu mi piaci Chat Noir, ma…”
“Ma…”
La invitò a continuare, quando il suo sguardo, si posò su di un paio di foto
sulla parete, ritraevano Adrien, però non erano le solite foto da copertina,
erano scatti fatti di sfuggita, venute incredibilmente bene, pensò da bravo
narcisista.
“…ti
piace questo ragazzo?” Le indicò, soprattutto quella attaccata con il cuore
glitter rosso.
“Si,
cioè no, cioè, non lo so più” Si sedette sul divanetto con le mani dentro i
capelli e i gomiti puntati sulle ginocchia.
“Dimmi
la verità” Con fare dolce e sensuale si accomodò accanto a lei, avrebbe tanto
voluto sciogliere la trasformazione, sembrava che quella tuta cominciasse a
stringergli il corpo in una morsa letale.
“Ok.”
Sospirò, era giunto il momento di raccontargli della sua cotta per il modello
più famoso di tutta Parigi.
“Lui
è Adrien Agreste, un mio compagno di classe”.
“Mi
sembra che io e Lady Bug lo abbiamo salvato dal suo gorilla l’anno
scorso”.
“Si , me lo ha raccontato, in realtà era stata una giornata
un po' strana, dovevo andare in piscina con le mie amiche e mi sono ritrovata a
correre per mezza Parigi, con lui, e in pigiama oltretutto, a scappare da dei
fan.
Per
poi ritrovarmi al cinema con un asciugamano in testa e gli occhiali da piscina.
E’ stato il giorno
più brutto della mia vita” Piagnucolò.
“Non
dev’essere stato facile fare i conti con il suo mondo”.
“No
no, non è stato per quello, figurati, anzi, ne ho approfittato per fare
movimento” Rise “…quello che mi ha dato fastidio è averlo incontrato mentre ero
in ciabatte e pigiama, in pieno giorno, in pieno centro”.
Adrien
ricordò bene quel giorno e scoppiò a ridere.
“Ma
anche te, una ragazza che vuole diventare una grande stilista” Indicò tutti i
manichini presenti nella stanza “…esce in ciabatte e pigiama, per presentarsi
ad un appuntamento con Adrien Agreste? Sei troppo forte Marinette”.
Incrociò
le braccia al petto infastidita “Non avevamo un appuntamento, ti ho già detto
che dovevo andare il piscina con le mie amiche, ed ero in ritardo”.
“E
ci vai in pigiama?” Ridacchiò sotto i baffi.
“Non
me ne ero resa conto, stavo facendo una cosa importante” Rispose.
“Ah si, e che cosa?”
Radioso,
spensierato, un sogno. Adrien, il profumo.
*
continua