Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Jigokuko    22/10/2020    1 recensioni
Storia ambientata trent'anni dopo la fine dell'anime, che vede come protagonisti gli eredi dei precedenti predestinati.
-
Un drago, una duellante misteriosa ed una canzone che stordisce chiunque l'ascolti.
Cosa sta succedendo a Nuova Domino? Toccherà a quattro ragazzi ed un pappagallo venire a capo del mistero e scoprire se Stelle Cadenti può essere considerata un'alleata od un temibile nemico.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Altri, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: Kidfic | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Livello 14

Teletrasporto
 

Le corde vennero tirate ed il nodo stretto a sufficienza perchè non si sciogliesse facilmente ma, nonostante ció, a Ryoko ancora non andava bene.
-Stringilo di piú, non voglio che scappi.- disse, giocherellando con il cucchiaino all'interno della ciotola vuota.
-No... per favore...- mormoró il malcapitato, legato a mani e piedi come un salame e steso sul pavimento, con un Håkan armato di cordame intento a bloccarlo. -Sono già strettissime.-
-Te lo meriti!- alzó la voce, sbattendo il pugno sul tavolo.
-Hai sentito che ha detto il capo, qui?- continuó il biondo, facendo un altro nodo. La verità è che in fin fine a lui dispiaceva pure per quel tipo, ma non voleva rischiare un nuovo malessere della ragazza, perciò l'assecondava al meglio delle sue forze.
-Ma non scapperó, lo giuro...!- replicó il ladro, cercando lo sguardo dell'unico dei suoi due aguzzini che pareva sano di mente.
-Non ci credi nemmeno tu.- sbuffó il figlio di Jack Atlas, finendo di legarlo.
-Che dici? Ce lo mangiamo stasera questo arrosto?- la rossa si alzó in piedi, avvicinandosi per vedere meglio quell'opera d'arte. Aveva la mano sul fianco, sorridendo sghemba.
Il salame umano era terrorizzato da quella ragazza, come poteva essere lei Stelle Cadenti? L'aveva immaginata l'opposto di come si era presentata, non di certo una grattugiaguance od una saltabalconi...
-Ryoko, anche se lo cucinassi non credo avrebbe un buon sapore.-
-Mh... hai ragione.- sbuffó lei, roteando gli occhi blu.
-Volete almeno spiegarmi perchè oggi mi avete legato cosí?- la voce del giovane si insinuó nuovamente tra i due, finendo per irritare la ragazza, la quale gli tiró un calcio direttamente nel punto in cui era ferito. Non fu forte, ma bastó per farlo urlare di dolore.
-Idiota! Devo togliermi queste zavorre, no? Se ti portassimo in ospedale potresti scappare, quindi ti immobilizziamo qui fino al nostro ritorno. Non era difficile.- disse poi, con fastidio.
-Scema, invece di litigare con questo tizio preparati per andare in ospedale.-
-Io ce l'ho un nome, comunque!-
-E quale sarebbe?- chiese Ryoko, chinandosi verso di lui.
-Hiroshi.-
-Aaah, ma perchè te l'ho chiesto? Non m'importa! Sei solo un salame per me!- lo sbuffo di Håkan rimbombó nella stanza, non ne poteva più di quei due.
-Finitela! Tu, vieni con me. Salame, se ti muovi ti appendo alle inferriate del balcone quando torniamo.- afferró la ragazza per un braccio, recuperó le chiavi della macchina e la trascinó fuori di casa.
-Hey, ma ti sembra il modo? Non mi sono nemmeno cambiata.-
-Devi smetterla di litigare con quello, so che vorresti picchiarlo, ma per ora ci serve il suo aiuto. Potrai farlo dopo aver recuperato Krigsgaldr.-
La rossa sospiró, appoggiandosi alla parete dell'ascensore con la spalla. Come al solito, si "spense" improvvisamente. Il ragazzo non aveva mai capito il perché di quei cambi di umore improvvisi da parte di lei: a volte era euforica e fuori di testa, mentre altre l'opposto, ovvero calma e distaccata, dentro di sé continuava a pensare che nascondesse molto più del suo essere la famosissima duellante dalla voce d'angelo, doveva ammettere di volerne sapere di più.
Quando l'ascensore arrivò a destinazione e le porte si aprirono, lo seguí in silenzio fino all'auto e cosí anche durante parte del tragitto, finché non fu il biondo a metter nuovamente parola.
-Hai già deciso cosa fare?- le chiese.
-In che senso?-
-Per recuperare Krigsgaldr, lo avrai un piano.-
-... no che non ce l'ho.-
-E se il luogo in cui è stato portato fosse pieno di persone a guardia? Quel ragazzo puó avere anche assoldato qualcuno di molto più esperto essendo così ricco. Pure uno stupido come me capisce che sarebbe un suicidio irrompere a casaccio ed alla cieca.-
La ragazza drizzó la schiena e spostó lo sguardo dal panorama del finestrino al volto del suo interlocutore.
-Non preoccuparti.- abbozzó un sorriso; nonostante lui lo vide solamente con la coda dell'occhio, un senso di inquietudine lo pervase.
-Ed invece mi preoccupo, potrebbe essere una missione suicida.-
-Se lo fosse useró i miei poteri... anche se odio doverlo fare.-
-Perché? Avere dei poteri psichici sembra fantastico.-
-Non se ti stremano ogni volta che vengono usati o vieni presa in giro perchè li possiedi. Crescere con attorno stupidi non aiuta.-
-Immagino di essere tra questi stupidi, o sbaglio?-
-Certo, ma lo sei il doppio a desiderare questa maledizione.- il sorriso della rossa si trasformó in un ghigno, molto meno malinconico e più naturale, più da "lei". Quella strana sensazione che lo affliggeva si affievolí e si concluse con il termine della conversazione, ormai erano arrivati in ospedale e Ryoko guardava fuori dal finestrino con gli occhioni blu spalancati ed il naso premuto lievemente contro il vetro. Sembrava un cane.
-... Non hai preso la stampella, vero?- commentó lui, mentre scendeva dall'auto.
-E che importa? Posso camminare lo stesso.- fece spallucce lei, scendendo a sua volta ed iniziando a camminare in modo semigoffo per via del gesso. -Inoltre è colpa tua, chi mi ha trascinata fuori di casa senza darmi il tempo di mettermi almeno la scarpa?-
-Sempre colpa mia, vero...- le diede ragione in modo ironico, mentre premeva il pulsante per chiudere a chiave l'auto attraverso il telecomando. -Ora muoviti, che dobbiamo irrompere a casa di un riccone entro cena.-

L'aveva mollata all'interno dell'ospedale ed era rimasto all'ingresso. Certo, vedere Ryoko litigare anche con l'ortopedico sarebbe stata una bella scenetta, ma aveva preferito un po' di tranquillità, solo lui e la sigaretta accesa che teneva tra le dita. La osservava bruciare lentamente, la cenere staccarsi e volare via, spinta dal vento.
Il giorno successivo sarebbe stato l'ultimo che avrebbe passato in sua presenza ed al pomeriggio sarebbero partiti per Nuova Domino. Non ne sapeva il motivo, ma gioire del non averla più tra i piedi gli sembrava... fuori luogo? Perché? Eppure non avevano fatto altro oltre a litigare e ad insultarsi a vicenda. Forse la consapevolezza che Stelle Cadenti, la persona che era convinto di amare, si stesse per allontanare da lui lo rendeva triste? Ma Stelle Cadenti era Ryoko, l'insopportabile sorella minore del suo migliore amico, con la quale era quasi arrivato alle mani più volte in tre mesi di conoscenza. Era impossibile da amare.
-Hey, che fai lí imbambolato, idiota?-
"Parli del diavolo", pensó. Si voltó in direzione di quella voce, vedendo la ragazza agitare entrambe le braccia, finalmente libere, e saltellare prima su un piede e poi su un altro.
-Smettila di muoverti cosí, sei ridicola.-
-Zitto, non ho potuto muovermi decentemente per quasi un mese, mi sembra il minimo!- replicó, eseguendo poi una ruota. A Håkan rischió di cadere la sigaretta appena rimessa tra le labbra. Poi sospiró. Non doveva stupirsi piú di tanto, trattandosi di Ryoko.
-Sei tu ad esserti fatta investire, scema.-
Poco dopo, la ragazza si era messa a camminare utilizzando i palmi delle mani, con quella singola pantofola al piede sinistro. Decise di terminare quella situazione surreale avviandosi verso il parcheggio, con al seguito lei, rimessasi in piedi diritta.
-Che farai con Akito?- quella domanda lo fece irrigidire per qualche secondo, ma poi si sedette sul sedile del guidatore, lasciando la portella aperta.
-Vuoi fare una sosta per andare a fracassarlo di botte? Non abita lontano.- rispose in modo quasi acido, con un tono per niente da lui. Inspiró l'ultimo tiro di sigaretta e lanció via il mozzicone con aria infastidita.
-Nah, non merita le mie attenzioni.- la ragazza nel posto del passeggero incroció le dita delle mani e le portó dietro la nuca. -Mi chiedevo se lo considerassi ancora tuo amico.-
-"Amico"? Per colpa sua tu e tre persone mi avete distrutto casa.-
-La colpa è mia, non sua. Sono io ad essere la parte fisica di Stelle Cadenti e possedevo anche quella spirituale. A dire il vero mi aspettavo accadesse molto prima un fatto del genere.-
Il biondo sospiró rumorosamente, mettendo in moto l'auto e non proferendo parola per l'intero viaggio, cosí fece anche lei.

***

-Sembra che Stelle Cadenti abbia rimosso il gesso al braccio ed alla gamba. Cosa vogliamo fa-- uno stridio che quasi lo rese sordo provenne dal walkie talkie, seguito da una voce maschile estremamente irritata.
-Idiota, dovevate rapirla assieme alla carta. Ed invece che avete fatto? Le avete anche permesso di rimuovere quelle limitazioni. Chi la prende più, ormai?-
-Non si preoccupi signorino, quando siamo scappati quello stupido di Hiroshi si è lasciato stendere, sicuramente lei ed il proprietario di quell'appartamento lo avranno tenuto come ostaggio e progettano di venire a riprendersi il mostro.-
-... Davvero? Lo spero per voi, se non avró quella ragazza entro stasera finirete tutti male.- la connessione si interruppe.

***

-Mh...- la rossa aveva entrambi i pugni puntati sui fianchi e le gambe lievemente divaricate. Osservava il grosso portone in metallo con fare indagatorio. -Davvero questo posto fatiscente è dove hanno portato il mio drago?-
Hiroshi aveva guidato i due in una zona limitrofa della città, caratterizzata da capannoni per la maggior parte abbandonati e magazzini in disuso. Tra questi spiccava un grande casermone a tre piani; da fuori si potevano notare alcune finestre frantumate, ma all'interno sembrava non esserci nessuno.
-Certo, è proprio questo. Ci sono venuto altre volte.- annuí il ladro, con le mani ancora legate dietro la schiena.
-Bene, allora puoi sparire. Non mi servi piú.- replicó lei, facendogli segno di smammare con la mano.
-... e non mi slegate?-
-... sparisci, ho detto.- il suo tono si fece cosí rude che spaventó il giovane uomo tanto da farlo fuggire a gambe levate.
-E se ci avesse ingannato?- sopraggiunse Håkan, affiancandola. Ryoko scosse il capo.
-Lo sento... è qui.- si avvicinò alla porta, poggiando una mano sul ferro di cui era composta. Qualche secondo dopo la ritiró, la chiuse a pugno e sferró un colpo dritto al di sopra della serratura, provocando un fortissimo rumore metallico ed una grossa ammaccatura su di essa. Poi, si voltò verso di lui. -È aperta.- E, letteralmente un secondo dopo, crolló verso l'interno.
Il biondo quasi si spaventó a vedere quella luce azzurra illuminarle gli occhi scemare lentamente.
-L-L'ho notato...-- deglutí, seguendola all'interno dell'edificio. L'intero ambiente era poco illuminato, i muri grigi davano al tutto un aspetto inquietante e stonavano terribilmente con il parquet in legno rovinato e cigolante ad ogni passo percorso da entrambi.
La ragazza stava in testa, camminando per il lungo corridoio e guardandosi intorno. Ai lati erano presenti varie stanze, ma lei ne ignorava l'esistenza, proseguendo diritta.
-Sei sicura sia la strada giusta quella?- accelerò il passo, diminuendo la distanza che li separava.
-Te l'ho detto, lo sento.-
-...Giusto, poteri psichici. Come non saperlo.- tentó di ironizzare, ma la verità è che aveva paura. Dove si era andato a cacciare?
-Guarda!- l'urlo di lei lo fece sobbalzare.
-CO-- Oh, una scala.- senza dargli il tempo di metabolizzare, la ragazza acceleró il passo fino a correre, ma, quasi raggiunto l'obiettivo, sparí improvvisamente nel pavimento.
Håkan si precipitó subito in quella direzione, trovandosi davanti ad una voragine nel parquet. Sportosi in avanti, nella penombra vide Ryoko sopra una pila di legno massaggiarsi il didietro ed imprecando silenziosamente.
-Stai bene?- le chiese, osservandola dall'alto.
-Si, si... e chi avrebbe mai pensato che il pavimento sarebbe crollato sotto il mio peso?- rispose, alzandosi in piedi.
-Un dietologo?- ridacchió l'altro.
-TI SPEZZO!- il suo tono di voce rimbombó in tutto quello che sembrava uno scantinato. Era pieno di polvere e le dava parecchio fastidio al naso, per il resto non vedeva quasi nulla a causa del buio.
-... Senti, vai avanti, io cercheró un modo di risalire.- disse, accendendo la torcia del cellulare nel tentativo di vederci qualcosa.
-Non so dove andare, sei tu la veggente o quel che è qui.-
-Percepisco Krigsgaldr all'ultimo piano, sali le scale.- vedendo la luce scemare mentre la ragazza si spostava, il biondo sospiró, rimettendosi in piedi e rivolgendosi verso la scalinata al di lá del buco.
Cosa doveva aspettarsi? Era ovvio che lei lo avrebbe abbandonato subito per cercare un'uscita e perdere tempo a sostare davanti quella voragine non era l'idea migliore; se qualcuno l'avesse trovato lí, avrebbe potuto anche buttarcelo dentro. Raccolse tutto il coraggio possibile e salí al primo piano, trovandosi dinanzi ad un'ampia stanza con quattro porte ed al centro un tappeto rosso, reso grigio dalla gran quantità di polvere depositata sulla sua superficie.
-E adesso dove le trovo le scale?- borbottó, con le mani poggiate sui fianchi.
Fece un passo in avanti.
Il pavimento cigoló di brutto e lui spalancó gli occhi, già pronto a finire nuovamente col sedere sul parquet del piano terra. Fortunatamente, nulla accadde ed inizió a pensare che la caduta di Ryoko fosse solo uno scherzo del destino per dividerli, lo immaginava ridere di gusto, qualunque fosse il suo aspetto.
Ma stava divagando, facendo film mentali tanto stupidi non avrebbe certo trovato le scale per il secondo piano. Cosa fare, quindi, se non si sapeva la strada? Semplice, andare a caso.
Dopo una serie di "ambarabaciccicoccó", scelse la seconda porta a sinistra e si fiondó sulla maniglia, spalancandola; al suo interno, peró, solamente il bagno. Sospiró, richiudendola e passando alla precedente: nulla, solo una stanza da letto. Le ultime due, invece, contenevano una un'altra camera e l'altra quello che sembrava un ufficio.
In nessuna delle porte era presente una rampa di scale, alché inizió a guardarsi intorno confuso, nel caso gli fosse sfuggita, ma nulla, nessuna traccia di essa.
Improvvisamente, udí un rumore di passi ed una voce maschile parlare probabilmente al telefono, quindi si precipitó all'interno di una delle stanze e si nascose nell'armadio.
Se mi trova sono morto. Pensó, sudando freddo.
Dopo qualche minuto di silenzio, tiró un sospiro di sollievo ed adagió la schiena contro la parete in legno, ma essa letteralmente crolló giú, portandoselo dietro. Si ritrovó disteso su una rampa di scale posta in un corridoio strettissimo ed un soffitto estremamente alto, avvolto dalla polvere smossa dai cappotti appesi; il crocifisso d'argento che portava al collo quasi lo strozzó finendogli dietro.
Lo prese tra le mani, osservandolo: se lo metteva solamente per estetica, ma in quella situazione un intervento divino sarebbe stato piú che apprezzato.
-Oh, buon Dio, se esisti, aiuta me e Ryoko ad uscire vivi di qui, non voglio morire una seconda volta per mano di suo fratello.- con fatica, si alzó in piedi, tentando di spolverare i pantaloni ormai da neri diventati bianchi. -Ah, ma che dico? Nemmeno l'intervento della Madonna di Lourdes saprebbe sistemare quest'assurda situazione.-
Prese a salire quelle scale di pietra mezze rotte, trascinando la mano sul muro data l'assenza del corrimano. Piú proseguiva, piú la temperatura scendeva, stava iniziando davvero a fare freddo. Arrivato al culmine, un lunghissimo corridoio gli si presentó davanti, completamente assente di porte e, in fondo, un'unica finestra rotta, dalla quale entrava aria gelida. Notó anche che fuori era calato il sole, ma com'era possibile, se erano arrivati lí il primo pomeriggio? Erano già passate così tante ore?
Ryoko gli aveva detto che Krigsgaldr si trovava all'ultimo piano e quello doveva essere il secondo, quindi ne mancava ancora uno. Nuovamente, peró, a prima vista delle scale neanche l'ombra, nemmeno al di fuori della finestra come gli era capitato di pensare.
Osservava il mondo all'esterno di quel bizzarro edificio pensando al da farsi, quando al rumore di passi estranei un brivido lo percorse lungo la schiena.
-Hai sbagliato strada.-

***

La quantità di polvere presente in quello scantinato era davvero esagerata.
-Non sono nemmeno capaci di pulire il proprio covo, questi ladri da strapazzo?!- borbottó, procedendo alla ricerca di un modo per tornare al piano terra, ma non riusciva a trovare nulla di utile; era tutto uguale, tutto sporco, tutto buio e tutto grigio.
L'idea di farsi strada buttando giú il muro inizió a passarle per la capoccia, ma la possibilità di far crollare l'intero casermone la fece desistere. Girando e rigirando adiacente ai muri, finalmente riuscí a scorgere qualcosa: dietro uno scaffale stracolmo di bottiglie di vetro la parete era diversa, che fosse una porta?
Diede sfogo a tutte le sue forze, riuscendo a spostarlo senza dover usare i propri poteri. E si, quella era davvero una porta! Mancava la maniglia, ma riuscì ad aprirla comunque, trovando al suo interno una scala a chiocciola, quindi inizió a salirla un po' titubante.
-Questo posto è stranissimo... mi sembra di star scalando una torre, eppure da fuori non ce n'era assolutamente traccia. Spero solo che la scala mi porti dritta a Krigsgaldr.-
Man mano che si avvicinava all'uscita, una strana sensazione inizió a farsi strada nella sua mente; era come se sapesse già che qualcosa non andava e questo le fece accelerare il passo. Già da qualche metro un rivolo di sangue aveva iniziato a sgorgare dal suo naso, effetto collaterale dell'aver usato i suoi poteri. Non si rese nemmeno conto di star ansimando, ma lentamente le energie la stavano abbandonando.
Non doveva peró fermarsi, non se lo sarebbe mai perdonato. Avrebbe salvato Drago Divino dello Specchio Primordiale ad ogni costo. Arrivata in cima, non crolló in ginocchio solamente perché si trovó dinanzi ad un gruppo di persone: due uomini, un ragazzino e... Håkan in stato di semi-incoscenza, inginocchiato a terra, con un occhio nero, il labbro spaccato, il naso sanguinante e le mani tenute dietro la schiena da uno dei tizi.
-IDIOTA, MA COME CA-- urló tentando di corrergli incontro, ma il piú basso dei due scagnozzi l'afferró per un polso, tenendola al suo posto.
-Ferma qui.- disse.
Il ragazzino stonava davvero tanto in quella stanza lercia, con i suoi capelli biondi tirati indietro, gli occhi di un gelido azzurro ed il completo bianco addosso. Le sue mani erano intrecciate ed osservava la nuova arrivata con un sorriso sornione.
-Stelle Cadenti... finalmente ci incontriamo. Masashi Watanabe, al tuo servizio.- la rossa si liberó il braccio con uno strattone, fissando quell'adolscente con gli occhi socchiusi. Avrà avuto al massimo quindici anni.
-Che bisogno c'era di picchiare quello stupido? Lui non c'entra nulla.-
-Non mi piace che gli estranei vadano a zonzo nelle mie proprietà.-
-Sai che proprietà.- sbuffó. -Ora muoviti e ridammi ciò che è mio.-
Il biondino si alzó dalla sua poltrona, raggiungendola; le arrivava alla spalla tanto era basso. Dalla tasca estrasse qualcosa, portandogliela davanti al viso.
-Intendi questo?- ghignó, mostrandole il mostro synchro. -Potrai riaverlo solo se deciderai di essere la mia bambolina personale. Sei così carina senza quel casco in testa, magari potrei farti diventare la mia fidanzata!-
-Io non voglio essere la ragazza di uno sgorbio come t-- non riuscì a finire la frase che uno schiaffo le arrivó in pieno viso.
-BADA A COME PARLI, PUTTANA!- con un suo cenno, l'uomo occupato a tenere fermo Håkan gli puntó un coltello alla gola. Il figlio di Jack Atlas spalancó gli occhi, trattenendo il respiro. Era terrorizzato. -O farai ció che ti dico, oppure lo faccio sgozzare. A te la scelta.-
"Non farti sopraffare dalle emozioni, pensa. C'è sempre un modo per scamparla."
Quella voce profonda... la riconobbe all'istante: nonostante Krigsgaldr fosse nelle mani di Masashi, era stato capace di instillare il collegamento tra le loro menti ed a parlarle. Ora era più rilassata.
-... e va bene, verró via con te, faró ciò che vuoi. Ma per favore, lascia andare Håkan, lui non c'entra davvero nulla in questa storia.-
Il ragazzino sorrise e fece nuovamente quel cenno all'uomo, il quale ritrasse l'arma. Håkan guardava Ryoko confuso, ma quando anche lei gli rivolse un breve sguardo, capí.
Uno.
-Vedo che ragioni, brava.-
Due.
-Sapevo che in fin dei conti Stelle Cadenti era una ragazza intelligente.-
Tre.
Un pugno dritto nella bocca dello stomaco e quello sbruffoncello si piegó in due dal dolore, sputando una gran quantità di saliva. La ragazza recuperó subito la carta e si voltó per tirare un calcio nell'inguine all'altro uomo, mentre il biondo si alzó di colpo, tirando una testata nel mento del suo aguzzino.
-VIENI!- Ryoko lo raggiunse, afferrandogli la mano ed iniziando a correre giú per le scale. -Non lasciarmi per nessun motivo al mondo, va bene?- Håkan annuí.
Erano entrambi stremati per scendere quell'enorme scalinata, ma la rossa aveva un piano.
-Krigsgaldr, teletrasporto!-
"Come desideri."
La carta sprigionó una luce cerulea, illuminando le pareti di azzurro; da quel piccolo rettangolo di carta fuoriuscirono un paio di splendenti ali meccaniche.
E boom, i tre sparirono all'istante senza lasciare alcuna traccia, riapparendo a mezz'aria sul tetto del condominio dove abitava Håkan. Ryoko cadde ancora una volta di sedere, mentre il biondo di pancia.
-Ahi... un atterraggio piú morbido no?-
"Mi dispiace, credo di aver calcolato male le coordinate."
-CREDI?!- sbraitó, agitando le braccia.
-Hai finito di urlare?- rotoló l'altro, distendendosi di schiena sul pavimento. -Comunque quel drago è incredibile. Addirittura il teletrasporto?-
-Ci sará un motivo se Stelle Cadenti spariva sempre dopo aver duellato...-
Håkan alzó lo sguardo al cielo, tinto di blu, rosa tenue e giallo: era arrivata l'alba.
-Senti, Ryoko... ti pare plausibile che siamo stati in quel posto almeno sedici ore?- la rossa scosse il capo, osservandolo.
-In effetti è fin troppo strano, ma anche il luogo in sé lo era...- si portó una mano al mento, pensierosa. -Secondo me siamo stati vittime di un'illusione.-
-È possibile fare anche questo con i poteri psichici?-
-Certamente. Yuichi ne é capace, anche se non credo a quei livelli, mentre le mie capacità sono più incentrate sul piano fisico, come far levitare oggetti o distruggerli. Piuttosto... mi vuoi spiegare come hai fatto a procurarti quell'occhio nero?-
-Quando sono arrivato al secondo piano, mi sono ritrovato in un corridoio completamente vuoto con solamente una finestra, poi quel tizio è sbucato e mi ha tirato un pugno in faccia. Voleva anche buttarmi fuori, ma la chiamata del suo capo lo ha fatto desistere.-
-Che idiota, io mi sarei buttata giú.-
-Io non sono fuori di testa come te.-

***

-Allora? Sei pronta per tornare a casa? Ci aspettano tre ore di viaggio in auto.-
La rossa sbucó dalla camera da letto con la sua valigia ed un sorrisone stampato in viso. Non vedeva l'ora di tornare a Nuova Domino e rivedere Yuichi, non erano mai stati separati per così tanto ed aveva sempre sentito come se le mancasse un pezzo di sé.
-Su, su, muoviti! O non arriveremo per cena!- e trotterelló fuori. -Sentito, Galdr? Stiamo tornando a casa!-
"È bello rivederti cosí contenta, Ryoko." Rispose il drago.

Durante il viaggio, Håkan e Ryoko parlarono del più e del meno, ma fu a metá che il biondo si decise a rivelarle una cosa.
-Sai, penso mi trasferiró a Nuova Domino.- le disse di colpo, facendola quasi strozzare con l'acqua che stava bevendo. Ovviamente protestó malamente, provocandogli grasse risate. Il resto del tragitto, infatti, era stato caratterizzato dalle imprecazioni di lei e dai suoi tentativi, ovviamente vani, di farlo desistere.
Si calmó solamente quando l'auto si fermó davanti casa sua e vide suo fratello seduto sul pianerottolo assieme ad Artemis, aveva ancora la mano fasciata. In fretta e furia scese dal veicolo e gli corse incontro; il corvino si alzó in piedi ed accolse pienamente il suo abbraccio stritolante.
-Mi sei mancato, Yuichi...!-
-Anche tu.- le scoccó un bacio sulla guancia, continuando a stringerla forte.
Nel frattempo, Artemis era andata ad abbracciare Håkan.
-E tu? Stai bene? Ho saputo cos'è successo.- le chiese.
-A parte il polso, sto benissimo! Sembri messo peggio tu, ma che hai fatto all'occhio?-
-Lunga storia.- sospiró.


Angolo autrice
Ma salve!
Ormai dire che sto malissimo è diventato un cliché degno da ficcyna sugli One Direction con daddy Harry Styles, quindi evito di dilungarmi. :)
A parte il mio stato d'animo, ci sono alcune cose che mi hanno resa felice:
-Mi è arrivata la figure di Yusei e ho pianto tre giorni tanto è bella. L'ho messa in vetrina e non riesco a smettere di fissarla.
-HO COMPRATO L'S20 CON 499 EURO. L'AFFARE DELLA MIA VITA. No okay sono super euforica perchè lo volevo tanto ed essere riuscita a pagarlo cosí poco mi rende fiera di me stessa. Mi sono presentata alla comet con il mio portafoglio delle winx e 500 euro in contanti all'interno.

Ma parliamo della storia, che a voi di queste cose non frega nulla:
Finalmente è finito il secondo atto!
Questo capitolo mi ha divertita a scriverlo, credo sia il mio preferito assieme a "Fuga", sono anche soddisfatta perchè è uscito più lungo del solito.
Il prossimo sará un'appendice sul passato, poi ci avvieremo finalmente al terzo e penultimo atto, che ora come ora penso sarà più corto, ma vedremo cosa deciderá di partorire la mia mente malata.

Inoltre, volevo ringraziare tutti i miei lettori, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e chi mi recensisce. Il vostro supporto è sempre importante per me e mi rende fiera del mio operato. çwç
A fine fanfiction provvederó a ringraziarvi come si deve ad uno ad uno. <3

Come ultima cosa, pubblicità(?).
Su EFP ho iniziato a pubblicare la mia storia originale: è un horror dalle tematiche veramente pesanti, ma se vi piace il sovrannaturale e simpate per quel gran figo di Satana magari dateci un'occhiata e ditemi che ne pensate. ;)
La storia si chiama "Rosemarie e il Diavolo".

Okay, basta cianciare, vi saluto!

Jigokuko

 

   
 
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