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Autore: Queen FalseHearth    22/10/2020    1 recensioni
Dal capitolo 2:
“C’era voluto un po’ di tempo, ma alla fine Gwen si riabituò alla sua routine. Era come se non avesse mai partecipato al reality: nessun riflettore l’accecava e le sfide che inseguiva riguardavano solo lo studio. Riaffrontò i pensieri di qualche mattina fa, le mancava il reality? Assolutamente no, ma non poté negare di essersi divertita un mondo e conosciuto emozioni e persone nuove. Per non parlare delle sensazionali avventure che aveva vissuto; negli ultimi giorni gli eventi più sbalorditivi furono la perdita momentanea del suo telefonino e l’aver trovato un dollaro per terra.
Vorresti vivere una nuova avventura, ma come?
Il telefono squillò. Una persona, guidato dal puro divertimento, aveva provveduto a sconvolgerle la vita senza permesso. La ricatterà per costringerla a lavorare nell’ultimo posto in cui una ragazza come Gwen vorrebbe lavorare, in un Maid Cafè.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Nuovo Personaggio | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Maid cafè
Capitolo 17

 
21 Dicembre 2014, Domenica
 
Judy Summer si presentò alla centrale di polizia con il volto sconvolto e l’abbigliamento parecchio disordinato: indossava due scarpe diverse, non si era pettinata i suoi capelli blu notte ricci e non aveva nemmeno abbottonato il suo cappotto invernale.
Sembrava che si fosse appena alzata dal letto. Era uscita di casa in fretta e furia dopo aver ricevuto la chiamata della polizia: sua figlia aveva bisogno di lei.
Quando la condussero nella stanza degli interrogatori, la signora Summer quasi non riconobbe la figlia seduta su quella sedia nera.
Gwen aveva sempre avuto una carnagione pallida ma adesso la sua pelle aveva perso ogni traccia di colore e gli occhi gonfi testimoniavano un lungo e disperato pianto; nessun genitore riuscirebbe a sopportare la vista del proprio figlio distrutto dal dolore.
-Gwen sono qui…- Judy, con gli occhi lucidi, si precipitò ad abbracciare la figlia e vide le macchie di sangue sulla divisa da maid che Gwen indossava, in un primo momento non fece caso al fatto che fosse vestita in quel modo inusuale.
-Mio dio che è successo…?-
Gwen aveva appena testimoniato l’accaduto difronte a un registratore, adesso non voleva parlare con nessuno. Neanche con sua madre.
Il capo della polizia si offrì di riraccontare la vicenda avvenuta nei pressi del maid cafè a Judy; la protagonista non voleva ascoltare altrimenti avrebbe rivissuto di nuovo quella scena. Per distrarsi pensò agli ultimi dieci minuti.
 
 
Gwen era svenuta quando aveva sentito le sirene della polizia. Era come se qualcuno avesse staccato la spina della corrente.  
Si era risvegliata poco dopo, su un sedile della macchina della polizia. Due uomini in divisa blu, quando si accorsero che Gwen era cosciente, si avvicinarono con volti dipinti dallo sconforto.
-Ci ha chiamati la signora Dawn Hope affermando che lei fosse in pericolo*. Ci dispiace siamo arrivati tardi- quelle scuse non potevano restituirle Duncan: perché non erano arrivati prima? Sarebbero bastati pochi secondi e il punk sarebbe ancora vivo.
Pochi secondi.
I due poliziotti l'avvisarono di aver chiamato l’ambulanza per lei e l'assassino svenuto, ma Gwen non voleva recarsi in ospedale ma andare immediatamente a deporre nel dettaglio che cosa fosse successo. Insistette fino a quando gli dissero di si.
I due poliziotti si offrirono di accompagnarla in centrale, non prima di aver avvisato la madre di Gwen; nel mentre la ragazza vide dal finestrino un agente mettere un velo sopra il cadavere di Duncan. Quella era l’ultima volta che avrebbe rivisto il ragazzo che amava.

Arrivata in centrale, Gwen venne accolta dal capo della polizia, nell’aspetto era identico a Chef Hachet. Si era presentato in modo cordiale evidenziando amichevolmente la sua somiglianza con il gemello, se non fosse il giorno peggiore della sua vita la gotica ci avrebbe riso sopra.
Alla fine della testimonianza che durò una ventina di minuti, il gemello di Chef Hachet aveva detto un sincero “mi dispiace molto”. Era finita, a quell’uomo avrebbero dato l’ergastolo.
 

Dopo che Judy venne a conoscenza dei fatti, non riuscì a credere che quella tragica storia avesse come protagonista la propria figlia.
-Mio dio mi dispiace! Adesso ci sono io…- la signora Summer l’abbracciò di nuovo sperando che il suo affetto le donasse un po’ di sollievo, Gwen rimase ferma non mostrando nessuna reazione.
-Avete arrestato il bastardo?- chiese Judy ancora sconvolta.
-Si. Sono sicuro che marcirà in prigione, ma devo chiedere alla ragazza di rimanere a disposizione per testimoniare in tribunale-
-Va bene. Possiamo andare adesso?- la signora Summer voleva riportare al più presto sua figlia a casa, in un luogo sicuro. Prima che il capo della polizia potesse rispondere, il telefono sulla scrivania squillò. Rispose subito.
-Pronto? Si, la ragazza si trova qui, è molto scossa... Cosa? Capisco…Gwen hai una telefonata, se te la senti di rispondere…- 
La giovane annuì debolmente. Il gemello di Chef, non vedendo la ragazza accennare un movimento, mise il vivavoce.
-Gwen? Sono io-
La dark non sentiva quella voce così vicina da un anno. I ricordi di quel giorno di Dicembre 2013 presero il sopravvento nella sua mente: come dimenticare la chiamata del sadico presentatore che voleva cambiare la sua vita per divertimento.
Questa volta la voce non era modificata e Gwen non provava nostalgia delle vecchie avventure del reality.
Era Chris McLean.
-Gwen so che cosa è successo, mi dispiace molto- la gotica avrebbe sentito quella frase un milione di volte da quel momento in poi e nessuna condoglianza avrebbe potuto cancellare il suo dolore.
-D-Duncan si è rivelato un bravo ragazzo…- continuò il conduttore dall’altra parte della cornetta. Sentendo quel nome, Gwen si alzò di scatto dalla sedia e liberò la rabbia che aveva represso con le lacrime.
Tutto ciò che provava…era colpa di quell’uomo.
-Non pronunciare quel nome brutto bastardo! È colpa tua! Se tu non avessi pubblicato quel video di merda io non avrei chiamato Duncan e sarebbe ancora vivo!-
-Io non ho fatto niente! Hanno hackerato il mio computer, te lo giuro!- si giustificò Chris davvero mortificato per l’accaduto.
-Gwen non avrei mai pubblicato quel video lo sai…è che…quando un misterioso tizio incappucciato dagli occhi azzurri mi ha mostrato quella registrazione non ho saputo resistere e ti ho ricattata, ma ti ripeto che non l'avrei pubblicato sul serio! Avrei dovuto cancellarlo maledizione!-
La gotica capì che non stava mentendo, ma in quel momento aveva bisogno di un responsabile del suo dolore.
-È lo stesso colpa tua! Tu e quello stupido lavoro! Quel maledetto molto probabilmente mi ha aggredito perché lavoravo con quella stupida divisa provocante del maid cafè! Se quel maiale non mi avesse visto nelle vesti di maid Duncan…Duncan…!-
La ragazza si sedette sulla sedia e ritornò a piangere in preda a un dolore che le sembrava immortale: un uomo che non conosceva le aveva rovinato la vita. Alla signora Summer le si spezzò il cuore vedendo la figlia in quello stato, anche se non sapeva nel dettaglio di cosa stessero parlando.
-È qui che ti sbagli- riprese Chris -Avrai già conosciuto il gemello di Chef, mentre tu eri svenuta …-
-MIA FIGLIA È SVENUTA?!- interruppe urlando la madre di Gwen, venne calmata in silenzio dal capo della polizia.
-…dicevo mentre eri svenuta il signor Hachet ha mandato subito dei poliziotti a controllare l’abitazione del maiale e hanno trovato delle foto scattate quando avevi iniziato il primo anno all'Ohashi High School: ti pedinava ancor prima di entrare nel reality-
Gwen ci impiegò per un po' per elaborare quelle agghiaccianti informazioni. Le si gelò il sangue scoprire che in tutti quegli anni aveva avuto uno stalker.  La madre di Gwen appoggiò la sua mano sulla spalla della figlia per invitarla ad alzarsi e andare subito via.
Tuttavia la chiamata con Chris McLean non era ancora conclusa.
-Un’ultima cosa. Non so se ti hanno detto che l'assassino di Duncan si chiama Benson Hope ed è lo zio di Dawn. È la tua migliore amica, giusto? Sospettano che sia stata vittima di violenza psicologica di quell’uomo-

 
22 Dicembre 2014, Lunedì
 
I rimpianti sono le storie mai raccontate.
Gwen sapeva che non le sarebbe bastata una vita per riparare ai suoi errori, ma non poteva lasciarsi sopraffare dalla sua amara disperazione.
Non era riuscita a dormire quella notte, il volto di Duncan le faceva compagnia quando chiudeva gli occhi. Alle sei del mattino era già fuori casa senza aver avvisato nessuno.
Decise di affrontare il mostro che aveva legami con la sua migliore amica. Doveva affrontare chi le aveva strappato la felicità.
La gotica aveva bisogno di sapere perché tutto questo fosse successo e non accettava più “è stato il tuo karma” o “questa è la tua punizione, te lo meriti” come risposta.
 
Il giorno prima aveva chiesto al capo della polizia un permesso per parlare con il detenuto Benson Hope e il signor Hachet glielo aveva gentilmente concesso.
Era la prima volta che Gwen entrava in un carcere vero. Non era mai andata in quel posto pieno di criminali anche se dietro le sbarre c’era stato…lui. Non gli aveva mai fatto una visita o una semplice telefonata….
Ritornò al presente. Dopo aver compiuto una serie di operazioni formali (compilare dei moduli, mostrare un documento di identità e deposto alcuni oggetti personali in una cassetta), una guardia l’accompagnò nella sala colloqui e le disse di attendere.
La gotica stava per incontrare l’assassino del ragazzo che amava, sembrava la scena di un film.
-Gwen! Che sorpresa!- la figura allegra di Benson Hope comparve dietro il vetro divisorio, sembrava entusiasta di quella visita. Sul suo viso erano ancora presenti le ferite dello scontro di ieri.
Gwen perse la sua iniziativa e si pietrificò.
Non riusciva a parlare.
-Perché sei qui? Non me lo aspettavo!- lo zio di Dawn parlava con un tono di voce molto rilassato nonostante si trovasse dietro le sbarre e avesse pugnalato una persona più giovane di lui; la diciasettenne non poté fare a meno di invidiare quella calma surreale.
La gotica era lì per parlare principalmente di Dawn, ma il suo dolore voleva prima una spiegazione.
-S-Sai …sai il nome del ragazzo che hai ucciso?- iniziò Gwen indirizzando uno sguardo ricco di odio.
-Mmmmh no. Io mi stavo solo difendendo, è stato lui ad attaccare per primo-
-Mi stavi aggredendo- contraddisse fredda.
-Beh non doveva mettersi in mezzo. Credo che tu abbia già saputo che ti pedinavo da un po’, dovevo farmi avanti prima ma non trovavo occasione. Quando finalmente eri da sola tutta per me è intervenuto quel ragazzo dalla cresta verde…peccato-
Voleva tornare a piangere. Gwen, da quelle parole, ebbe la triste conferma dei suoi dubbi: non avrebbe mai accettato la morte di Duncan o perdonato il responsabile, il peggior essere umano che avesse incontrato. Detestava il motivo per cui non poteva più riabbracciare il punk, tuttavia Gwen sapeva che anche lei aveva le sue colpe.
Cercò di controllare il suo dolore pensando al dolce sorriso della sua migliore amica.
 
-Voglio sapere…hai abusato di tua nipote?- chiese con un filo di voce.
-Mi piacciono le pallide, non posso farci niente. Voi mi ricordate…angeli-
Il pugno di Gwen non riuscì a scalfire il vetro, ma zittì l'uomo. Si era alzata d'istinto, il braccio si era mosso da solo e i suoi occhi esprimevano solo rabbia.
Sentendo quel rumore, degli agenti individuarono la fonte ma non intervennero; conoscevano i reati di quel detenuto.
Gwen ritornò al suo posto massaggiandosi la mano.
-Comunque no, Dawn avvertiva la mia aura quando volevo divertirmi con lei. Ho sempre pensato che questa cosa del leggere le aure fosse una cazzata…invece è il suo meccanismo di difesa. Ognuno ne ha uno, credo.
Una volta, quando ho fatto visita a quello stupido di mio fratello, era distratta e mi sono avvicinato molto, era turbata su una cosa...si aveva rifiutato i sentimenti di un suo amico…Cameron si chiamava, credo-
Gwen aveva ricevuto l’ulteriore prova che non meritava l'affetto della bionda: perché in quel giorno di Settembre non era stata vicina alla sua migliore amica ma aveva rincorso Cameron (capitolo 13)? Perché ha sempre declassato Dawn al secondo posto nella classifica delle priorità?
Gwen si sentiva la peggior migliore amica mai esistita.
-Ti sei incantata? Stavo dicendo…poi ho sentito mio fratello chiamarmi dalla cucina e ho dovuto interrompere le mie…attenzioni- Gwen mise da parte i suoi sensi di colpa e tornò a provare rabbia e ribrezzo verso quell'uomo.
-Perché Dawn non ti ha mai denunciato?-
-Perché non glielo chiedi?-
Quella frase fu come un pugno nello stomaco. Era riuscita ad essere faccia a faccia con l’assassino di Duncan, allora perché l’idea di parlare con Dawn la spaventava a morte?
-Va bene te lo dico io….lei era convinta che avessi un'aura buona e che non avrei fatto del male a nessuno. Beh…strano! Poi si è resa conto che niente poteva cambiarmi e…ho dovuto un po’ minacciarla. Ti risparmio i dettagli-
Basta. Gwen non voleva sentire nessun’altra parola. Aveva ottenuto ciò che cercava, niente l’obbligava a rimanere nel carcere.
-Volevo sapere solo questo. Ora non potrai più fare del male a nessuno- quello era l’unico aspetto positivo di questa faccenda.
-Dovrei urlare “un giorno sarai mia” ma non credo che mi faranno uscire presto. Goditi la tua bella vita di merda, Gwen-
 

La gotica uscì dal carcere invasa dall’ansia come se fosse una fuggitiva.
Aveva appena smesso di nevicare ma Gwen continuò a camminare senza meta. Dopo una quindicina di minuti si fermò in un parco, non voleva tornare a casa.
La diciassettenne si sedette su una panchina sapendo che sarebbe stata sconfitta dai suoi pensieri. Non sapeva cosa fare: non voleva iniziare un nuovo capitolo della sua vita senza Duncan.
La neve, da sempre protagonista di alcuni bei ricordi della gotica, non riuscì a suscitarle nessuna emozione.
Come temeva, alcune persone le puntarono il dito ridacchiando; la notizia della morte di Duncan non era stata ancora diffusa. Gwen doveva ignorarli adesso che era sola, infondo la sua paura per il giudizio della gente era la causa della morte del punk. Non se ne sarebbe mai dimenticata.
“Ieri Chris mi ha detto che un tizio misterioso dagli occhi azzurri gli ha consegnato il video della mia cazzata più grande….e se si trattasse di Duncan? Non potrò mai saperlo…e non ha più importanza” rifletté Gwen per poi riguardarsi attorno.
Oltre i fan di Total drama che avevano visto il video, c'erano famiglie allegre e gruppi di amici che avevano deciso di passare la mattinata in quel parchetto pulito; Gwen era circondata da persone spensierate che si godevano le vacanze natalizie.
Avrebbe voluto che la felicità degli altri scomparisse. Troppo rumorosa, troppo distante.
 
 

Courtney era scappata al lago Ontario quando seppe che cosa fosse successo nei pressi del maid cafè. Aveva i capelli in disordine e terribili occhiaie, ma non le importava.
Si rifugiava in quel luogo tranquillo nei momenti più bui della sua vita per poter dar sfogo alla sua tristezza.
La castana non ricordò l’ultima volta in cui aveva pianto. Negli ultimi mesi sembrava incapace di mostrare il suo lato più fragile, allora perché in questo momento non provava neanche a contenere le sue lacrime?
Un pensiero la tormentava: se non avesse lasciato Gwen da sola, Duncan sarebbe ancora vivo.
In mano stringeva il teschio che le aveva donato il punk quando erano innamorati. Si era detta più volte che avrebbe dovuto gettarlo nelle acque più profonde del lago, ma si rese conto che quella piccola scultura rappresentava un prezioso ricordo. Non avrebbe mai dimenticato Duncan, non l’aveva mai odiato veramente.
Si chiese se avesse preferito che Duncan non fosse intervento lasciando la dark da sola con quel bastardo invece di morire per difenderla…
La risposta era no: l'importante era che Gwen stesse bene e che fosse viva.
Era una preziosa amica: anche se al maid cafè Courtney si divertiva a vendicarsi contro di lei approfittando del suo ricatto, la gotica era sempre stata disponile a offrirle il suo aiuto sincero. L’ispanica scoprì recentemente che l’anno scorso aveva incontrato Scott per merito suo.
Nessuno avrebbe sacrificato il proprio tempo per una come lei: accecata dalla vendetta e dall’odio da evitare l’affetto e ogni forma di perdono.
Courtney comprese che quando si vuole bene a una persona non si deve far vincere l’orgoglio. Per capirlo una persona doveva perdere la vita.
 
 
 
*Verrà specificato in futuro, ma Dawn conosceva la posizione di Gwen perché ha letto la sua aura (infrangendo la promessa)
 
 

👑💎Angolo autrice 💎👑
Avrei voluto pubblicare gli ultimi cinque capitoli entro 2019… siamo alla fine dell'anno 2020…. viva me. Il mio proposito per quest'anno era finire Maid Cafè, preparatevi per il peggio.
Scherzi a parte, grazie infinite per aver letto questo capitolo: mi basta sapere che anche solo una persona legga questa storia per sentirmi…sollevata.
Domande tattiche per farvi leggere il prossimo capitolo: Gwen supererà il lutto? Le colleghe del maid cafè come reagiranno alla terribile notizia? La gotica scoprirà che è stata Scarlett a pubblicare il video? Quale sarà il ruolo di Courtney e Dawn? Il princess cafè tornerà ad essere il luogo più felice d’America?  Lo scoprirete….no non posso dire presto.
 
P.S.: il prossimo capitolo sarà diviso in due parti. Inoltre sarà ambientato dopo alcuni mesi di questi eventi, verso aprile/maggio del 2015.
 
P.S.n.2: il nome della mamma di Gwen viene rivelato per la prima volta in questo capitolo (l’ho inventato)
P.S.n.3: il fratello gemello di Chef era stato citato nella prima parte del capitolo 3 (-È il tuo giorno sfortunato perché mio fratello gemello è il capo della polizia e siamo identici, a volte ci scambiamo i ruoli lavorativi quando ci annoiamo. Non credo che permetterà al suo unico familiare di finire al fresco- )
   
 
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