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Autore: Keeper of Memories    22/10/2020    1 recensioni
Protagonista di queste oneshot è Sigrid, una barbara avvar creata per una campagna di D&D ambientata nel Thedas che sto giocando assieme ad altre bellissime persone. All'inizio non avevo in programma di pubblicare il suo background ma man mano che la campagna procede mi ci sono affezionata e ho deciso di renderle giustizia dandole una storia più completa.
Spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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9:25 Era del Drago

Non appena le sagome dei cacciatori apparvero al limitare del bosco, Sigrid uscì velocemente dalla casupola in legno in cui viveva con la madre e corse lungo la ripida discesa. Aveva solo cinque anni e un enorme cappotto in pelle un po' troppo lungo per la sua età.
Cadde a terra, ruzzolando lungo il sentiero innevato e quando si fermò aveva fatto ormai diversi metri rotolando. Non si era fatta molto male, anzi, decise di proporlo agli altri bambini il giorno dopo, sarebbe stato proprio un bel gioco!
Intravide appena suo zio correre in testa al gruppo reggendo qualcuno in braccio, ma non ci pensò più di tanto, non vedeva l’ora di riabbracciare la sua mamma. Quella era l’ultima caccia prima della fine dell’autunno e avrebbero passato insieme il rigido inverno delle Montagne Gelide a Picco del Lupo, assieme a tutto il resto del clan. Le aveva promesso che le avrebbe fatto vedere come si usano le asce e lei non vedeva l’ora!
Dopo pochi passi si ritrovò davanti agli altri due suoi zii, quelli con cui la mamma cacciava. Uno di loro la prese in braccio. Non si ricordava il suo nome ma aveva una folta barba ispida e a lei piaceva tanto, sembrava un nido d’aquila. Una volta gli aveva chiesto se da grande avesse potuto avere anche lei la barba, voleva farci vivere le aquile con le loro uova e i pulcini. Lo zio si era messo a ridere e non aveva risposto, ma Sigrid ci sperava davvero.
Quel giorno però, lo zio non rideva. Le disse che sua madre si era fatta male, ma anche che non doveva preoccuparsi, l’augure e la guaritrice l’avrebbero curata. Sigrid si fidava dello zio e anche la mamma le aveva spiegato che l’augure e la guaritrice erano molto bravi, quindi si limitò ad annuire.
Le dispiaceva non poter stare con la sua mamma, ma quella sera a cena la Skald del clan stava intonando le sue canzoni preferite, quella di Trydda Ascia Luminosa, Hryngnar Troll dei Ghiacci e Elorn Occhi d’Aquila. Chissà com’erano questi eroi, avrebbe tanto voluto incontrarli e sentire le loro storie. Voleva diventare come loro da grande!
Dopo la cena trotterellò allegra verso la sua capanna, sicura che la sua mamma l’avrebbe accolta a braccia aperte. Fuori dalla porta, lo zio con la barba folta stava parlando con l’augure. Era buio e Sigrid era perfettamente nascosta dai cumuli di neve che circondavano la casupola, così non la videro arrivare.
«Come sta Dagmar, augure?»
«Io e la guaritrice abbiamo fatto il possibile, la ferita è stata ricucita ma per l’infezione possiamo solo aspettare e pregare che la Signora dei Cieli non la voglia al suo fianco.»
«Abbiamo fatto il prima possibile, ma l’unico tra noi con il dono è rimasto ucciso da una bestia corrotta tre giorni fa. Eravamo molto lontani.»
«Spero che le cure che le abbiamo fornito siano sufficienti. Povera bambina, suo padre…»
«Mio fratello era un grande guerriero e cacciatore, augure.»
«Certo figliolo, ma nessun bambino dovrebbe crescere orfano.»
«Dagmar non è ancora morta. Mio fratello l’aveva scelta perché è forte come una roccia, non ci lascerà così facilmente.»
«Prego gli spiriti perché tu abbia ragione.»
«Se dovesse succedere, Sigrid starà con la mia famiglia, va già d’accordo con Gerd ed Eyra.»
Sua madre stava per morire. Sigrid non sapeva esattamente cosa significasse morire, ma sapeva che suo padre era morto quando era piccola e da allora non lo aveva più visto. Anche sua madre sarebbe andata via? L’avrebbe abbandonata per sempre?
Mentre quei pensieri prendevano forma, Sigrid da dietro quel cumulo di neve iniziò a singhiozzare, il petto le faceva male e gli occhi si stavano offuscando per le lacrime. Aveva paura, non voleva restare da sola.
Senza pensarci un attimo, uscì dal suo nascondiglio e si precipitò dentro casa, sgusciando agilmente oltre suo zio e la guaritrice.
«Mamma, mamma» strillava, la voce impastata dal pianto «ti prego non morire, non voglio stare da sola.»
Dagmar, la madre di Sigrid, era stesa sul lettuccio vicino al fuoco. Era pallida, ogni ombra di colore svanita dal suo viso. A Sigrid sembrò così piccola in mezzo a tutte quelle pelli. Si chiese se morire non significasse quello, diventare piccoli piccoli fino a sparire del tutto.
«Piccola mia…» la voce di sua madre uscì flebile dalle labbra sottili «Non ti lascerò mai. Mai, mi hai sentita? Sarò sempre al tuo fianco, proprio come tuo padre.»
Sigrid tirò su col naso e annuì con forza. Sua madre sorrise, allungando la mano per accarezzare la testolina bionda della figlia.
«Ehi, piccola Sigrid?»
Sulla porta l’augure stava chiamando Sigrid ma la bambina era titubante.
«Vai con l’augure piccola mia. La mamma deve riposare» le disse la mamma e lei ubbidì. L’augure s’inginocchiò accanto alla bambina e le rivolse uno sguardo dolce, paterno quasi.
«Vuoi venire a pregare gli spiriti con me? Sono sicuro che se glielo chiediamo entrambi, tua mamma starà meglio molto presto.»
«Gli spiriti mi ascolteranno?» chiese Sigrid, pulendosi la faccia con la manica del cappotto.
«Gli spiriti ascoltano sempre chi ha un cuore sincero, piccola. Ora andiamo?»
L’augure si alzò e porse la mano a Sigrid, che l’afferrò come meglio poté. Il vecchio augure disse qualcosa a suo zio, prima di condurla nella sua tenda.
 
Cinque luci danzavano attorno al fuoco nella tenda dell’augure, o così sembrò a Sigrid, lei sapeva contare fino a cinque, che le avevano detto essere un numero grandissimo. Di sicuro c’erano tante luci.
«Sono questi gli spiriti? Devo parlare con loro?»
«Vieni sediamoci vicino al fuoco» le disse l’augure, sedendosi sulle ginocchia e intrecciando le dita in grembo.
«Va bene» disse Sigrid, imitando malamente la sua posizione «Devo parlare? Che cosa devo dire?»
«Puoi parlare se vuoi, ma quello che c’è dentro di te è più importante. Gli spiriti guarderanno il tuo cuore.»
Sigrid annuì e chiuse gli occhi.
“Vorrei che la mamma guarisca. Per favore Spiriti, non portate via la mamma. Per favore. Per favore!” pensò, più forte che poteva.
“La tua non è una richiesta da poco” disse qualcuno.
Sigrid aprì gli occhi di scatto. Era ancora nella tenda dell’augure, ma l’augure non c’era. La tenda stessa era strana, come se si trovasse in riva a un lago e la tenda fosse sott’acqua, solo le luci che danzavano attorno al fuoco erano nitide come se le ricordava.
“Chi ha parlato?”
Sono qui, accanto a te.
Solo in quel momento Sigrid notò l’enorme lupo grigio che riposava al suo fianco, gli occhi gialli puntati sul suo viso.
“Chi sei?”
Io sono Coraggio.
“Sei un lupo che si chiama Coraggio?”
No, giovane umana. Sono Coraggio. Assomiglio a un lupo perché ho scelto di apparire così ai tuoi occhi.
“Non ho capito…”
Io sono lo spirito che incarna il coraggio che c’è nei cuori di ogni membro di questo clan.”
Gli occhi di Sigrid si illuminarono. “Ho capito! Sei uno degli spiriti che ci protegge! Puoi far guarire la mia mamma?”
La sua anima ha già iniziato il lungo cammino che la porterà dalla Signora dei Cieli. Sarà difficile.
“Per favore, Coraggio…”
Tua madre non sarà più la stessa. Il suo corpo è diventato debole, non combatterà più come gli altri e forse non potrà insegnarti a usare le asce.”
“Non importa!” strillò Sigrid, alzandosi in piedi con uno scatto e stringendo i piccoli pugni, nascosti sotto il cappotto “Posso imparare a usare le asce da sola, così combatterò anche al posto della mamma!”
Credo davvero in quello che dici?
“Si! Combatterò anche per la mamma, se devo, non importa! Vorrei solo che guarisca, il resto non importa, non importa.”
Va bene
“Lo farai davvero?”
C’è molto coraggio nel tuo cuore, piccola Sigrid.
Il lupo si alzò, si avvicinò a Sigrid e posò il muso contro la fronte della bambina. Sigrid provò ad allungare una mano per accarezzare il folto pelo grigio ma un’intensa luce stava già avvolgendo l’animale.
“Ehi! Aspetta!”
Non preoccuparti, piccola Sigrid. Veglierò su di te.
 
Sigrid si svegliò all’improvviso. Si trovava ancora nella tenda dell’augure ma era stesa su un mucchio di paglia e aveva una grossa pelliccia addosso come coperta. La luce del sole filtrava dal soffitto, facendo ballare il pulviscolo attorno alle luci, ora immobili a mezz’aria.
«Coraggio? Sei qui?» disse ad alta voce, ma nessuno rispose. Aveva davvero mantenuto la promessa? Decisa a scoprirlo, Sigrid si alzò e corse più veloce che poté verso la sua casa.
Sua madre era seduta sul letto, circondata da pelli e coperte, non lontano dal fuoco. Era pallida, ma stava bene e quando la vide arrivare la accolse con uno dei suoi soliti sorrisi.
Sigrid si gettò su di lei, stringendo le piccole braccia attorno al suo collo e lasciandosi andare in un pianto di gioia.
«Mamma, mamma! Stai bene!»
«Sto bene, piccola mia, sto bene» disse, accarezzandole la testolina bionda.
«Ho pregato gli Spiriti mamma! Mi hanno ascoltato.»
«Sei stata bravissima, Sigrid.»
«D’ora in poi combatterò anche per te, mamma. Vedrai! L’ho promesso agli spiriti» disse Sigrid, sedendosi al fianco della madre.
Dagmar non capì subito cosa volesse dire sua figlia, ma mai come in quel momento gli occhi di Sigrid avevano brillato con così tanta determinazione.
   
 
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