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Autore: Star_Rover    23/10/2020    7 recensioni
Fronte Occidentale, 1917.
La guerra di logoramento ha consumato l’animo e lo spirito di molti ufficiali valorosi e coraggiosi.
Dopo anni di sacrifici e sofferenze anche il tenente Richard Green è ormai stanco e disilluso, ma nonostante tutto è ancora determinato a fare il suo dovere.
Inaspettatamente l’ufficiale ritrova speranza salvando la vita di un giovane soldato, con il quale instaura un profondo legame.
Al fronte però il conflitto prosegue inesorabilmente, trascinando chiunque nel suo vortice di morte e distruzione.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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XXXIII. Il buon soldato
 

Finn osservò la giacca della sua divisa piegata con cura sulla sedia, ai piedi del letto si trovavano gli scarponi militari induriti dal freddo e ricoperti di fango.
Ripensò a quando aveva indossato per la prima volta quell’uniforme linda e lucente, in quell’occasione si era sentito onorato di servire l’Esercito britannico. Per un ragazzo appartenente ad una povera famiglia di immigrati irlandesi quella era una grande conquista. Credeva di aver fatto la scelta giusta, d’altra parte la figura del soldato era stimata e apprezzata dalla società, ed era ritenuta meritevole di onore e rispetto. La propaganda aveva contribuito ad alimentare i suoi sogni e le sue speranze.
Ricordava ancora l’espressione commossa di sua sorella quando l’aveva visto in uniforme.
«Se papà potesse vederti in questo momento sarebbe davvero orgoglioso di te»
Aveva pronunciato quelle parole con sincerità, ma nel suo sguardo aveva notato la sua preoccupazione. Finn aveva sorriso nel tentativo di rassicurarla, il rapporto con sua sorella era sempre stato sereno e sincero. Fin da bambino aveva trovato in lei una buona confidente, non c’erano mai stati segreti tra loro. Ella era sempre stata pronta a supportarlo in ogni sua decisione.
Con suo padre e suo fratello invece la questione era ben più complessa. Il signor Coogan non aveva mai dimostrato molto affetto nei confronti dei figli, era un uomo burbero e severo, ma nonostante tutto non era stato un cattivo genitore. Finn lo ricordava con rispetto e senza rancore, pur avendo sofferto per la mancanza di una figura paterna non si sentiva di riporre colpe su un uomo che per tutta la vita aveva fatto il possibile per provvedere alla sua famiglia. Probabilmente se ne avesse avuto la possibilità avrebbe tentato di rimediare ai suoi errori come genitore, o almeno così voleva credere. Dopo la sua morte Finn aveva deciso di ricordare con rispetto la sua figura, pur essendo consapevole di non poter cambiare il passato e che non avrebbe potuto semplicemente dimenticare quel dolore. In ogni caso aveva preferito perdonare piuttosto che portare rancore.
Quando ripensava a suo padre Finn aveva un solo rimpianto, quello di non aver mai avuto un confronto con lui. Aveva perso il genitore quando aveva solamente quattordici anni e prima di allora non aveva mai avuto occasione di affrontare un dialogo maturo tra padre e figlio. Solamente negli ultimi giorni aveva avuto modo di vedere quell’uomo sotto una diversa luce. Egli non era stato solo il genitore assente, freddo e distaccato che aveva sempre conosciuto. In quell’uomo dal fisico prostrato da anni di lavoro, il volto pallido consunto dalla malattia e lo sguardo ormai vitreo aveva riconosciuto tutti i suoi sacrifici, e si era pentito per non aver mai avuto la possibilità di conoscere più a fondo colui che l’aveva messo al mondo.
La situazione con suo fratello maggiore era differente. Kieran Coogan si era avvicinato presto agli ambienti feniani e ai loro ideali. Restando coerente con se stesso aveva considerato il fratello arruolato nell’Esercito britannico come un traditore e non aveva mai approvato la sua decisione.
Da quando era partito per la guerra Finn non aveva mai ricevuto una sua lettera e non aveva più avuto sue notizie. Anche se gli ideali politici avevano compromesso il loro rapporto fraterno il giovane non aveva mai smesso di preoccuparsi per lui.
Nonostante queste opinioni contrastanti Finn si era arruolato senza ripensamenti di alcun genere. La guerra era una priorità per tutti, dunque era giusto che anch’egli portasse a termine il suo dovere.
 
Il giovane ripensò a tutto quel che era accaduto da quando aveva deciso di indossare quell’uniforme. Era soltanto un ragazzino ingenuo quando si era presentato al campo di addestramento, a diciannove anni non poteva nemmeno immaginare le atrocità di quella guerra. Di certo di non avrebbe mai pensato che i suoi sogni di gloria si sarebbero infranti in modo così crudele. Per mantener fede al suo giuramento aveva superato un gran numero di difficoltà, rinunciando a vane illusioni infantili, e accettando una realtà ben differente.
Finn studiò il suo riflesso nel vetro dell’ampia finestra, la guerra gli aveva conferito un aspetto più maturo, non riconosceva più se stesso nel ragazzino ingenuo e innocente che per la prima volta aveva messo piede su un campo di battaglia.
Egli sospirò, provò una profonda malinconia nel ripensare al passato, a quando ancora non aveva conosciuto il lato più oscuro e spietato di quel conflitto.
La sua mente lo riportò alla notte precedente al suo primo vero scontro. Aveva trascorso quelle ore tormentato dai dubbi e delle paure, soltanto la presenza del tenente Green era riuscita a rassicurarlo. Finn aveva dimostrato di possedere completa fiducia in lui, lo considerava come un eroe, aveva la certezza che a fianco del suo comandante avrebbe potuto affrontare ogni avversità.  
In tutto quel tempo ciò non era cambiato. Richard era sempre rimasto il suo scoglio sicuro, ma egli aveva dovuto imparare anche a fare affidamento su se stesso, fronteggiando da solo le proprie paure sul campo di battaglia.
Finn ripensò al dialogo che aveva avuto con il tenente a riguardo delle sue preoccupazioni per il suo battesimo del fuoco.
 
«È normale avere dubbi e incertezze, ma quando giunge il momento di combattere tutto questo scompare. L’istinto di sopravvivenza prende il sopravvento, ti rendi conto di non avere altra scelta e allora non hai più alcuna esitazione, sai esattamente che devi uccidere il nemico e lottare fino alla fine. È per questo che siamo qui, questa è semplicemente la guerra»
 
Il giovane soldato si era ritrovato più volte a riflettere sui saggi insegnamenti del suo superiore. L’esperienza aveva dato prova della veridicità di quelle parole. Per quanto fredde e crudeli quelli frasi rappresentavano la dura realtà della guerra.
Ripensando agli avvenimenti di quella notte Finn si soffermò su altri particolari, come lo sguardo dolce e comprensivo di Richard o i suoi gesti incoraggianti e premurosi. Ricordava ancora i versi di Keats che il tenente aveva letto per lui.
 
Quando il destino racconta, di quelli che più amo,
Storie di dolore al mio cuore spaventato,
Tu, Speranza, occhi di luce, la mia fantasia
Morbosa rallegra, dammi dolce conforto:
Illuminami di cielo, danza
Sul mio capo con le tue ali d'argento.
 
Finn avvertì una fitta al petto, in quella particolare circostanza, mentre era in pena per la sorte del suo amato, quelle parole acquisivano un significato ancora più intenso e profondo.
Fin dal primo scontro Richard aveva dimostrato di essere disposto a fare il possibile per proteggerlo. Il tenente gli aveva offerto il suo supporto ed era rimasto al suo fianco per affrontare insieme a lui ogni difficoltà. L’ufficiale aveva sempre avuto premura nei confronti del suo giovane assistente, aveva fatto il possibile perché egli potesse acquisire le giuste capacità per affrontare quella guerra. Nel corso del tempo Finn era diventato un buon combattente grazie agli avvertimenti e ai preziosi insegnamenti del suo superiore. Il suo rapporto con il tenente Green era diventato sempre più intimo e personale, soprattutto quando i sentimenti avevano preso il sopravvento, ma al di là di tutto questo Richard era rimasto il suo mentore, colui che aveva forgiato il suo animo di soldato. Egli era sempre stato il suo punto di riferimento.
Il ragazzo ricordava bene le parole che il suo superiore gli aveva rivolto in trincea.
 
«Quando saremo nel mezzo della battaglia tu dovrai fidarti di me, qualunque cosa accada devi promettermi che eseguirai ogni mio ordine»
 
L’esperienza del battesimo del fuoco aveva scaturito sentimenti contrastanti nel suo giovane animo. Aveva assistito ad uno spettacolo di puro terrore, eppure si era sentito attratto da quell’irrefrenabile vortice di morte e distruzione. Per la prima volta la paura si era tramutata in fervente eccitazione.
Era poi stato il suo primo incontro con il nemico a riportarlo alla realtà. In quel momento Finn si era sentito fragile e impotente, aveva realizzato di essere solamente un ragazzino che si era ritrovato in una situazione ben più grande di lui. Non era pronto per combattere quella guerra, pur indossando una divisa e imbracciando un fucile non era ancora un soldato a tutti gli effetti. Per questo Finn era rimasto paralizzato, senza riuscire a trovare la forza di reagire. Se Richard non fosse prontamente giunto in suo soccorso la sua prima battaglia sarebbe stata anche l’ultima.
 
In un’altra occasione Finn si era confrontato con le atrocità del conflitto, ovvero quando aveva visto le reali conseguenze con i suoi occhi, trovandosi davanti a soldati feriti e orribilmente mutilati. Le sue vane illusioni e le sue ingenue aspettative erano svanite per sempre. La guerra si era mostrata per ciò che era realmente, spogliandosi di ogni ideale romantico ed eroico.
Finn era rimasto impressionato da quel lugubre corteo, quelle atroci grida di sofferenza tornavano spesso nei suoi incubi. Aveva osservato i volti pallidi e inespressivi, le bende sporche di sangue e gli sguardi spenti di quegli uomini che sembravano appena tornati dall’Inferno. Molti feriti erano terribilmente deturpati, altri invece avevano gli occhi coperti dalle fasciature. Egli era stato più fortunato di quei poveri soldati che sarebbero rimasti privi della vista per il resto della loro vita. Già allora aveva però temuto di condividere con loro quel medesimo e triste destino.
 
Nei primi mesi di guerra Finn aveva dovuto fare i conti con se stesso, la sua immaturità giovanile gli aveva impedito di poter essere oggettivo e di affrontare con la giusta razionalità diverse situazioni. Sapeva di aver sbagliato lasciandosi sopraffare dal suo lato emotivo, confrontandosi con il passato non poteva far altro che rimproverarsi per questo. Quando Richard gli aveva rivelato che sarebbe dovuto partire per una pericolosa missione egli aveva reagito cedendo alla sua fragilità e abbandonandosi alle sue emozioni.
Ricordava ogni singola frase di quella conversazione.
 
«Voglio venire con te»
«Sai bene che non puoi»
«Sono il tuo assistente, non posso abbandonarti nel momento del bisogno»
«Per il momento è meglio che tu rimanga al sicuro»
«Non ho intenzione di restare rintanato come un vigliacco mentre tu sarai là fuori ad affrontare il nemico!»
«Non è una questione di coraggio. Per favore, devi fidarti di me»
«Io…non voglio lasciarti»
«È il dovere di ogni comandante pensare al bene dei propri uomini. In questo caso tu non sei un’eccezione»
«Promettimi che starai attento e che tornerai da me»
 
Promettimi che starai attento e che tornerai da me. Finn sapeva che quella frase era completamente priva di senso nel terribile contesto di quella guerra, ma aveva sentito il bisogno di una speranza in cui credere, e anche una menzogna sarebbe stata di conforto.
Ogni volta in cui era stato costretto a separarsi dal tenente aveva provato le medesime sensazioni. Sentiva la necessità di credere in quell’illusione, voleva pensare che Richard sarebbe sempre tornato da lui, pur essendo consapevole del motivo per cui il suo superiore non aveva mai azzardato alcuna promessa.
 
Il forte legame che aveva instaurato con Richard l’aveva spinto ad affrontare le sue più grandi paure. Per l'amato era stato disposto a sfidare i proiettili e il gas, contrastando anche gli ordini dei suoi superiori.
Per la prima volta aveva preso il controllo della situazione, affrontando da solo il campo di battaglia per portare a termine la sua missione di salvataggio. In quell’occasione aveva dimostrato fedeltà e coraggio, eppure ciò non era stato sufficiente a fare di lui un buon soldato. Il tenente era riuscito a trovare il modo di rimproverarlo per la sua impulsività. Aveva agito senza riflettere, lasciandosi sopraffare dai sentimenti. Aveva rischiato la vita per una nobile ragione, questo di per sé non era un errore, ma egli era ancora troppo immaturo per poter prendere certe decisioni. Il tenente Green non aveva mancato di farglielo notare.
 
«Questa volta hai fatto la scelta giusta affidandoti al tuo istinto, ma devi promettermi che non disobbedirai mai più ai miei ordini»
 
Al tempo Finn si era sentito sminuito da quelle parole, non capiva perché il suo superiore avesse voluto rimproverarlo anche in una simile occasione. Ora invece poteva ben comprendere la sua posizione. Green aveva enormi responsabilità nei confronti dei suoi uomini, non poteva permettere che i soldati prendessero scelte azzardate nel momento del pericolo. Nonostante ciò Finn era certo che non avrebbe mai potuto comportarsi in modo diverso, non avrebbe mai potuto abbandonare il tenente. Pur avendo ammesso il suo enorme sbaglio non poteva negare la verità, sarebbe stato disposto a commetterlo nuovamente. La differenza però era che ora avrebbe avuto maggiore consapevolezza, come lo stesso Richard gli aveva insegnato, era giusto imparare dai propri errori.  
 
Al di fuori di quel singolo episodio Finn non aveva mai avuto problemi ad eseguire gli ordini e a seguire la disciplina militare. Si impegnava duramente durante gli addestramenti e nel corso del tempo aveva dimostrato di essere un soldato obbediente ed efficiente. La sua giovane età e la sua inesperienza si erano rivelate più volte come un pericoloso ostacolo.
A differenza di altri soldati Finn non aveva perso la sua umanità, non vedeva quella guerra come un gioco al massacro, ed essendo cresciuto con gli insegnamenti del tenente Green aveva mantenuto un rigoroso rispetto per l’avversario.
Per questo quando si era trovato per la prima volta davanti a un nemico ferito il suo animo puro e gentile aveva provato il desiderio di salvarlo. Come essere umano non poteva restare indifferente davanti a un suo simile agonizzante e sofferente.
Era stato il soldato Dawber a mostrargli il lato più crudele di quel conflitto. Egli aveva un visione differente della guerra, per lui un soldato non poteva permettersi di provare pietà.
Finn non aveva mai condiviso questa mentalità, per lui esisteva ancora una differenza tra un soldato e un assassino.
Finn ricordò l’animata discussione avuta con il suo commilitone, in particolare una sua risposta era rimasta impressa nella sua mente.
«Non prendo ordini da un ragazzino!»
Al tempo non aveva avuto modo di ribattere, in fondo anch’egli credeva che il suo compagno avesse ragione. Era soltanto un ragazzino, mentre Dawber era un veterano esperto. Egli aveva ancora una morale solamente perché non si era ancora trovato nella terribile condizione di dover uccidere per sopravvivere, non poteva comprendere le ragioni del suo commilitone. Inoltre in quel momento aveva creduto che Dawber avesse dato sfogo alla sua violenza come prova di superiorità nei confronti del nemico, invece ora poteva immaginare quanto in realtà fosse stato difficile per lui sopprimere la voce della sua coscienza. Uccidere non era mai semplice, in passato aveva creduto che i suoi commilitoni non provassero alcun genere di rimorso, invece non era così. Dawber non era un mostro insensibile, era stata la guerra ad obbligarlo a prendere decisioni difficili, in fondo aveva agito nella speranza di fare del bene, in un certo senso andando contro la sua volontà aveva voluto proteggerlo.
Finn ripensò a ciò che aveva detto il suo compagno dopo aver premuto il grilletto.
«È per questo che siamo qui!»
Questo pensiero l’aveva tormentato a lungo, per quale ragione stava combattendo quella guerra?
Alla fine il ragazzo era giunto ad una conclusione semplice, ma sufficiente a convincerlo di star facendo la cosa giusta. Egli stava combattendo solamente perché era suo dovere, perché doveva rispettare il suo impegno di soldato, e soprattutto perché i suoi commilitoni avevano bisogno di lui.
Dunque il suo obiettivo non era sterminare il nemico, ma proteggere i suoi compagni. L’importante non era vincere, ma sopravvivere. Per questo doveva uccidere il nemico, perché non aveva altra scelta.
Forse quei ragionamenti erano solamente un insieme di scuse, ma non voleva perdere la sua umanità. Pur non essendo in cerca di una giustificazione voleva continuare a fornire una spiegazione razionale alle atrocità commesse in quel conflitto.
 
La verità però era che egli non era diverso da nessun altro. La sua morale non poteva espiarlo dalle proprie colpe. Nel momento in cui si era ritrovato da solo faccia a faccia con il nemico non aveva esitato a premere il grilletto. Era accaduto tutto rapidamente, nell’istante in cui il suo avversario aveva estratto la pistola il giovane aveva reagito d’istinto, sapendo di non avere altra scelta.
Era terribile, eppure la perdita della sua innocenza gli aveva permesso di ottenere il rispetto dei suoi commilitoni. Il suo primo omicidio aveva segnato il suo passaggio dall’adolescenza all’età adulta, così era diventato un vero soldato.
A prova di questo c’erano le parole del caporale Speller, il quale si era rivolto a lui come a un suo pari solo dopo aver notato il cadavere del tedesco ai suoi piedi. Aveva dimostrato di essere disposto ad uccidere, così si era meritato la fiducia del suo superiore.
Non poteva contraddire questo ragionamento, se in guerra si doveva affidare la propria vita nelle mani di qualcuno, era necessario avere prova che questa persona fosse realmente pronta a tutto.
 
Da quel momento non si era sentito affatto una persona migliore, per quanto avesse agito in modo corretto secondo le dure leggi della guerra. I frequenti incubi lo riportavano spesso a rivivere quei momenti, non aveva ragioni per provare rimpianti o rimorsi, eppure sentiva di aver superato un limite. Non sapeva fin dove avrebbe potuto spingersi, aveva paura di scoprire quel lato di se stesso, quello più oscuro e violento che si celava nel fondo di ogni essere umano.
Finn ripensò al dialogo con il caporale Speller, quando si era confrontato con lui a riguardo della sua esperienza come soldato.
 
«Che cosa è cambiato da allora?»
«Tu sei cambiato. È questo che fa la guerra, cambia le persone, nel bene e nel male»
 
Finn non sapeva come considerare questo suo cambiamento, di certo la sua maturazione sul campo di battaglia era qualcosa di positivo. I suoi compagni potevano contare su di lui, non lo vedevano più come un ragazzino spaventato. Il giovane poteva considerarsi orgoglioso di questo, eppure c’era ancora una parte di sé che era rimasta attaccata al passato. Aveva perso per sempre l’innocenza e l’ingenuità che l’avevano caratterizzato quando era ancora una semplice recluta, ma la guerra non aveva ancora distrutto il suo lato più umano.
 
La sua crescita sul campo di battaglia aveva coinvolto sia il fisico che la mente, il suo stesso carattere era mutato a causa della guerra. Aveva acquisito nuove consapevolezze e si era preso carico di nuove responsabilità. Ciò non significava che fosse diventato una persona migliore, ma per capacità di adattamento aveva sviluppato tutte quelle qualità degne di un militare ben addestrato.  
Probabilmente era per questo che durante l’ultimo scontro aveva deciso di esporsi pericolosamente al nemico. Il giovane aveva osservato i suoi compagni che rispondevano ardentemente al fuoco con i loro fucili, incitati dalle grida di incoraggiamento del caporale Speller. Così non aveva esitato ad agire, animato dall’eccitazione bellica aveva seguito il suo istinto.
In quel momento aveva anteposto il bene dei suoi commilitoni ad ogni cosa, anche a se stesso, si era comportato come un buon soldato.
 
***

Finn si riprese da quei pensieri, era certo di aver udito dei passi in corridoio. Il ragazzo si sollevò poggiando la schiena contro la testiera metallica. Poco dopo qualcuno entrò nella stanza, nella penombra non riuscì a vedere subito il suo volto, ma il giovane riconobbe immediatamente la sagoma del tenente. L’ufficiale sostò davanti allo stipite della porta, poi senza esitazione si avvicinò alla sua branda. Camminava a fatica, zoppicando e trascinando l’arto ferito con evidente sforzo.
Nonostante ciò Richard raggiunse il suo compagno quasi con foga e impazienza, incurante delle fitte di dolore che ad ogni passo diventavano sempre più intense.
Finn restò in silenzio, guardando il viso del suo superiore con gli occhi lucidi per la commozione.
L’ufficiale si chinò su di lui per accoglierlo con un caloroso abbraccio.
«Oh, Finn…sono così felice di rivederti»
«Temevo di averti perso per sempre…» rivelò il ragazzo tra i singhiozzi.
Richard strinse il giovane a sé, anch’egli aveva provato la stessa preoccupazione, e aveva davvero avuto paura di non poter più rivedere il suo amato.
Il tenente si distaccò da quel dolce abbraccio, la sua espressione divenne più severa.
«Il sergente Redmond mi ha raccontato tutto, come hai potuto commettere un atto così sconsiderato?»
Finn aveva riflettuto a lungo sulla questione, pur riconoscendo i propri errori, era giunto ad una chiara constatazione.
«Non ho alcun rimorso per quel che ho fatto» rispose con una certa decisione.
«Mi avevi promesso che non avresti mai più disobbedito a un mio ordine»
«Non era questa la mia intenzione»
«Ti sei comportato in modo irresponsabile. Come tuo superiore non posso tollerare una simile mancanza di buonsenso da parte tua»
«Ho scelto di agire davanti al pericolo, esattamente come avrebbe fatto ogni buon soldato»
«Hai volontariamente messo a rischio la tua vita»
«Avevo una buona ragione per farlo, dovevo proteggere i miei compagni»
«Ti avevo avvertito, ed ora hai imparato sulla tua pelle, gli errori in guerra costano caro»
«Non sono più un novellino»
Il tenente prese un profondo sospiro.
«Lo so, e non voglio che tu creda che non abbia fiducia in te…»
«Allora perché mi stai trattando in questo modo?»
Richard guardò il suo assistente dritto negli occhi.
«Perché non potrò mai essere imparziale nei tuoi confronti, non posso vederti semplicemente come tutti gli altri soldati»
Il giovane si sentì in colpa per non aver compreso le motivazioni del suo superiore. Nemmeno per lui doveva essere semplice conciliare la sua autorità di comandante con i propri sentimenti.
«Mi dispiace…»
Green scosse la testa: «è anche colpa mia, ero così terrorizzato all’idea di commettere gli stessi errori del passato da non aver pensato a ciò che era davvero importante per te»
Finn lo rassicurò: «non hai commesso alcun errore nei miei confronti»
Il tenente sfiorò il volto del suo assistente con una tenera carezza.
«In ogni caso voglio che tu sappia che sono orgoglioso di te, lo sono sempre stato, e non hai bisogno di compiere atti azzardati e pericolosi per dimostrare il tuo valore»
Finn si commosse nel sentire quelle parole.
Richard fu costretto ad accettare la realtà, non avrebbe potuto proteggere il suo attendente da ogni pericolo, ma doveva essere pronto a fare affidamento sulle sue capacità. Ovviamente avrebbe continuato a preoccuparsi per lui, questo era inevitabile, ma quel giovane meritava fiducia. Era certo di poter affrontare quella guerra con la consapevolezza di avere al suo fianco sia la persona amata che un buon soldato.
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice
Grazie a tutti voi per essere giunti fin qui. Il racconto sta pian piano giungendo alla conclusione, senza il vostro sostegno non avrei mai pensato di riuscire a realizzare questo progetto. Vi sono immensamente grata per il supporto dimostrato, forse sono frasi banali, ma tutto questo è davvero molto importante per me.
Grazie ancora di cuore  
❤️
  
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