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Autore: LadyPalma    23/10/2020    6 recensioni
|Questa storia partecipa al Contest “Benvenuti all’inferno” indetto da Artnifa sul forum di EFP.
"Si era lanciato dal balcone – non era colpa sua se il negozio di letti sotto casa aveva deciso di esporre la sua mercanzia sul marciapiede e lui era atterrato proprio su tre materassi impilati.
Si era puntato una pistola alla tempia e aveva premuto il grilletto – non era colpa sua se suo figlio aveva rimosso tutti i proiettili e la pistola aveva sparato a vuoto.
Si era scolato una bottiglia di gin corretta con un flacone intero di gocce di Xanax – non era colpa sua se l’altro suo figlio aveva sostituito sia l’alcolico sia l’ansiolitico con l’acqua tonica."
Richard è convinto di voler morire e ci prova in mille modi; Steve gli consiglia l'unico che non ha ancora preso in considerazione.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mille modi per morire (più uno)




 
 
“Evidentemente non vuoi davvero morire” concluse l’uomo seduto di fronte a lui nella sala d’aspetto del Dottor Russell.
Richard spalancò gli occhi, ma lo stupore fu ben presto superato dall’irritazione. Come si permetteva quel pazzo di dirgli una cosa del genere? Anche se, doveva riconoscerlo, Max era il più lucido tra tutti i pazienti della clinica. Lo era sul serio,  perlomeno negli intervalli di tempo in cui non guardava compulsivamente l’orologio e non si schiacciava la punta del naso.
“Io voglio morire, questo è certo!” esclamò, sentendosi quasi offeso.
Perché mai, infatti, avrebbe dovuto voler vivere in un mondo senza Olivia? Il suo ricordo più lontano nel tempo erano i sorrisi che si scambiava con la sua futura moglie tra i banchi delle scuole elementari. Inseparabili, da sei anni fino a sessant’anni. Non aveva ricordi prima di lei, gli sembrava assurdo doverne avere dopo. Avrebbe fatto di tutto per ricongiungersi alla sua Olivia, nessuno doveva credere che non ci stesse provando abbastanza.
Si era lanciato dal balcone – non era colpa sua se il negozio di letti sotto casa aveva deciso di esporre la sua mercanzia sul marciapiede e lui era atterrato proprio su tre materassi impilati.
Si era puntato una pistola alla tempia e aveva premuto il grilletto – non era colpa sua se suo figlio aveva rimosso tutti i proiettili e la pistola aveva sparato a vuoto.
Si era scolato una bottiglia di gin corretta con un flacone intero di gocce di Xanax  – non era colpa sua se l’altro suo figlio aveva sostituito sia l’alcolico sia l’ansiolitico con l’acqua tonica.
“Ho provato mille modi per morire, non è colpa mia se non mi sono fatto neanche un graffio!” si difese con forza.
Beh, a dire il vero, gli restava sempre il tentativo di pungersi con una spilla da balia: secondo Harry, l’ansioso con cui condivideva la stanza, era un’azione letale. Per lui tutto era super letale in verità, infatti controllava di continuo che non ci fosse niente di potenzialmente pericoloso nel loro ambiente comune. Richard sospettava che glielo avessero assegnato come compagno proprio per questo.
Nel frattempo, approfittando del breve momento di silenzio – Richard stava davvero considerando le spille da balia e Max stava facendo il consueto controllo delle lancette –, il giovane che ciondolava vicino alla porta palesò la sua presenza.
“Sono contento che almeno qualcuno voglia morire, vista la catastrofe imminente” esordì, con una risatina nervosa che sembrava però allo stesso tempo un principio di pianto. “Sicuramente avrà provato mille modi per morire, ma ne ha dimenticato uno infallibile”.
Oh, lui, Steve. Richard lo aveva visto spesso in giro per la clinica, ma non ci aveva mai parlato. Ha delle idee folli, aveva assicurato Tracy con la sua voce forzatamente infantile, e lui ci aveva creduto senza indagare. Pure se la diciassettenne Tracy con le sue due trecce colorate e i suoi abiti striminziti taglia 5-6 anni non era una fonte troppo affidabile.  
“Quale?” incalzò dopo un attimo di esitazione, troppo interessato per lasciarsi sfuggire l’occasione.
Steve sospirò gravemente. “Aspettare”.
“Aspettare, tutto qui?” Richard non trattenne una risata canzonatoria. “Certo, morirò comunque prima poi ma…”
“No, non mi ha capito, non prima o poi ma tra poco. Come dicevo prima, la catastrofe è imminente, la fine del mondo! Tra soli diciassette giorni e tre ore – aspetti che glielo dico in modo esatto, Max che ore sono? – ecco, dicevo, tra diciassette giorni, due ore e quarantasette minuti tutti noi, puff, non ci saremo più. E per lei e solo per lei questo è un bene, deve solo aspettare”.
Diciassette giorni, due ore e quarantasette minuti? D’accordo, poteva aspettare, voleva morire ma non aveva troppa fretta. Magari, intanto, poteva procurarsi una spilla da balia…
 






 
NDA: 
L'obiettivo del contest era trattare il tema delle malattie mentali in tono comico, dando vita a uno dei personaggi elencati dall'organizzatrice.
Io ho scelto Richard di cui riporto le indicazioni: "ha 60 anni, ha perso da poco la sua anima gemella e ha continue, irrefrenabili manie suicide. Ma i suoi tentativi non vanno mai a buon fine, non si fa nemmeno un graffio".
Ho inoltre, inserito altri quattro personaggi tratteggiati nell'elenco come ruolo secondario:

Max: è un uomo di mezza età, con l’indice si schiaccia compulsivamente la punta del naso ogni 7 minuti. Ogni 2 controlla le lancette.
Harry: ha 35 anni, prova ansia per qualsiasi cosa, tutto gli sembra pericoloso. La sua casa è a prova di bambino nonostante non ne abbia, e cerca di rendere ogni ambiente in cui entra il meno pericoloso possibile per sé e per gli altri.
Tracy: tra poco diventa maggiorenne, non riesce a sopportare di crescere. Si depila convulsivamente ogni parte del corpo, si veste e si comporta da bambina.
Steve: è convinto che tra 17 giorni ci sarà la fine del mondo, è disperato. 

 
   
 
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