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Autore: bridgetvonblanche    23/10/2020    2 recensioni
[bts crime/noir au]
«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BLACK INK.

 

[16]
 
 



"Mio padre voleva che mi approfittassi di te solo per poter poi utilizzare tutto questo contro Jungkook e distruggerlo"

— Ta-e-hyung, —

Il sole doveva essere tramontato da poco, ma il suo nome era la sola parola che la bocca di Jieun sembrava essere ancora in grado di pronunciare, sillaba dopo sillaba, quasi con fatica. L'unica parola a rimbombare costantemente nella sua testa da diverse ora, da quando - più precisamente - dalla centrale di polizia le sue gambe l'avevano ricondotta verso la strada di casa, la mente ed il cuore concentrati invece in tutt'altri pensieri.

Il ticchettìo insistente del grande orologio da parete della cucina sembrava scandire come un metronomo i battiti irregolari del suo cuore e presto anche le sue dita cominciarono a tamburellare con una certa insistenza sul tavolo, seguendo il ritmo cadenzato e quasi rasserenante di quelle lancette che avevano iniziato a guidare le sue lucide riflessioni. Jieun chiuse gli occhi solo il tempo necessario per concedersi un profondo respiro: in quel preciso istante infatti, il ricordo di un viso ben noto tornò ad annebbiare nuovamente i suoi ricordi mentre quelle parole, quelle promesse, avevano ricominciato a parlare al suo cuore così forte che le fu impossibile provare a pensare ad altro che non fosse ricollegabile a lui.

Solo qualche settimana prima Kim Taehyung le aveva chiesto di andare a vivere insieme, per iniziare una nuova vita che presto li avrebbe condotti davanti ad un altare a scambiarsi promesse di amore eterno. Guardandosi ora invece, Kim Jieun sedeva avvolta in una tuta decisamente molto più grande di lei davanti al tavolo della propria cucina, i capelli legati in un'alta coda di cavallo ed entrambe le mani avvolte attorno al piede destro - appoggiato sul sedile di una comoda poltrona - nel vano tentativo di provare ad infondersi del calore. Era rimasta in quella posizione per chissà quante ore, a fissare un punto non ben identificato davanti a sè, sperando che forse qualche mensola della cucina le avrebbe dato l'illuminazione definitiva.

Ora che quella la sua unica ancora di salvezza, la sua "relazione stabile", era sull'orlo di un precipizio, era come se Jieun riuscisse a vedere con maggior chiarezza tutti quei piccoli dettagli a cui prima, volente o nolente, aveva cercato di non dare troppo peso: la cena al ristorante prima di essere pedinati, poi la ferrea volontà di Taehyung di fingersi un infiltrato al Black Ink, le furiose litigate ogni volta dopo che veniva a sapere che lei e Jungkook si erano incontrati. Ogni tassello ora sembrava essere al proprio posto, ma la verità era che Jieun non avrebbe potuto sentirsi più confusa di così.

Arrabbiata con se stessa ed incapace anche solo di poter prevedere quali sarebbero stati i suoi stessi, futuri comportamenti nei confronti di Taehyung e Jungkook, la giovane detective quasi non si accorse che il campanello di quell'appartamento che ancora condivideva con il proprio fratello aveva iniziato a trillare insistentemente, convincendola che forse davvero qualcuno la stava cercando, che forse qualcuno aveva davvero ancora bisogno di lei.

Si alzò comunque di malavoglia, abbandonando quella calda posizione nella sola speranza che ad attenderla davanti al portone di casa non ci fosse proprio Namjoon, al quale Jieun non aveva la minima intenzione di raccontare cosa le stesse passando per la testa, sicura che lui avrebbe disapprovato in qualunque caso. Eppure, una volta davanti all'uscio di casa ed inserendo le chiavi nella toppa, forse per la prima volta Jieun si chiese se non fosse un abbraccio o una parola di conforto, magari proprio da parte di suo fratello, quello di cui in realtà aveva veramente bisogno.

Jieun sollevò il proprio sguardo nel momento stesso in cui riconobbe quel costoso paio di scarpe ai piedi della persona ancora immobile davanti alla porta di casa sua, rimanendo incredula ad osservare quella figura nera avanzare nella propria direzione solo per attirarla a sè e stringerla poi in un semplice ma confortante abbraccio che, almeno fino a quel preciso istante, Jieun aveva solo potuto agognare, certa di non poterlo meritare davvero. Il battito accelerato del suo cuore aveva già iniziato a tradire i suoi iniziali intenti ma, stretta tra le braccia di Jeon Jungkook, la giovane detective si sentì per la prima volta libera di mostrarsi finalmente debole.

— Cosa ci fai tu qui? — trovò ancora il coraggio di chiedere, nonostante le sue mani fossero rimaste ben strette attorno al collo della giacca di pelle del ragazzo di fronte a lei che, prima di rispondere a quella domanda, si ritrovò a soffocare una leggerissima risata.

— Sono stato un vero stupido oggi e mi dispiace averti fatto preoccupare in quel modo, — spiegò poi lui, tornando a sollevare il proprio mento, prima appoggiato dolcemente sulla spalla di lei, facendosi improvvisamente serio, — Ma sono anche un maledetto egoista, — aggiunse subito dopo, portando istintivamente la sua mano tatuata sulla nuca della ragazza, cominciando ad accarezzarla con una gentilezza che poche volte aveva dimostrato.

— Sono venuto qui perché ho bisogno di sapere se davvero provi ancora qualcosa per Taehyung, — si scostò momentaneamente da lei solo per poter pronunciare quelle parole guardandola in quei grandi occhi di cui era sempre stato innamorato, — Non ti giudicherò se mi dirai di si, ma io devo saperlo Jieun, ti prego, —

Non aveva più importanza a quale prezzo, né con che mezzo, non aveva nemmeno più alcuna rilevanza attraverso quanti e quali sacrifici: Jungkook sarebbe stato disposto a morire anche adesso, se questo fosse bastato per vederla tornare da luianche solo per quell'effimero istante. Ora, di fronte a lui, Kim Jieun era ancora in tempo per decidere di fuggire, di correre via e cambiare il proprio destino. Avrebbe certamente potuto farlo perché Jeon Jungkook glielo stava chiedendo attraverso quel suo sguardo allettante intento a scrutare ogni parte del suo viso stanco ma non per questo meno desiderabile. Lui la stava invitando a seguirlo con quegli stessi occhi che l'avevano conquistata fin dal primo momento e che ora erano concentrati a calcolare quante lacrime avessero bagnato quelle sue guance così stanche di fare la cosa giusta. Avrebbe potuto semplicemente prendere l'iniziativa e decidere di portare Jieun via con sè, lontano da quel mondo così ingiusto, a cui forse nessuno dei due sentiva di appartenere davvero, ma non lo avrebbe mai fatto senza prima ricevere una risposta sincera da parte della ragazza che però, ancora scossa da quell'insolita richiesta, non aveva ancora trovato la voce per proferire parola.

— Non hai il diritto di farmi questa domanda, — la sentì rispondere ad un tratto, le mani ora appoggiate contro il suo petto, ma solo nel vano tentativo di provare ad allontanare quel corpo caldo da sè.

— Ok allora fammi cambiare domanda, — Jungkook infatti le si fece più vicino, costringendola ad arretrare verso la porta della cucina antistante, — Tu mi ami ancora Jieun? —

Erano state queste le sue uniche parole, la sua unica domanda, pronunciata senza alcun tremore, senza alcuna parvenza di incertezza. Niente balbettii o grida disperate, perché lui era Jeon Jungkook dopotutto, capo di una privilegiata gang che, dopo la perdita del fratello, aveva deciso che non si sarebbe più piegato davanti a nessuno e non lo avrebbe fatto nemmeno davanti a lei, per quanto le sue parole potessero tradire incertezza. Solo la sua mano, quella stessa mano che nei giorni più bui della sua vita si era macchiata di crimini indicibili, stava ancora scivolando indisturbata ed innocua tra i capelli della giovane detective, lungo le sue guance accaldate, fino ad arrivare a sfiorare le sue labbra con una lentezza quasi disarmante.

— No, —

— Ahh jinjja, dillo guardandomi negli occhi, — la esortò, portando la sua mano destra sotto quel mento sottile solo per aiutarla a sollevare il suo sguardo.

Sapere di essere ad un passo dal poterla riconquistare, sapere di poter sentire ancora una volta il battito del suo cuore battere per lui, respirare il suo stesso respiro, inebriarsi di quel profumo dolce ma mai eccessivo, tornare a vedere il suo sorriso, quello più vero, un sorriso tale da riuscire a sciogliere anche il suo cuore era tutto ciò che Jungkook che, fino ad ora, aveva solo potuto immaginare. Per questo non poteva più permettersi un solo errore, non con lei.

— Io ti amo, —

Lui l'avrebbe sempre desiderata, protetta con tutto se stesso, amata fino ad arrivare ad uccidere chiunque avesse osato anche solo sfiorarla mentre, dal canto suo, Jieun avrebbe solo voluto scusarsi. Avrebbe tanto voluto potersi spiegare e fargli capire come le cose avrebbero potuto prendere una piega totalmente diversa, magari in un'altra vita, magari se fossero riusciti a trovare il modo di riavvolgere il nastro del tempo e tornare a quella sera, a quella notte, dove le loro vite erano state fatte a pezzi.

— Jungkook ti prego, tu non-, —

— Ti amo, —

Con il tempo aveva capito che al mondo c'erano persone predisposte ad amare, altre no. Lei e Jungkook vivevano vite diverse, opposte in un certo senso. E ora che Jieun sembrava averlo finalmente compreso appieno lui era tornato a bussare alla porta della sua vita, finendo col rimescolare le carte in tavola.

Non è il ragazzo giusto per te, le aveva sempre detto Namjoon; dagli un'altra possibilità, le aveva consigliato Jimin; conosco ragazzi che farebbero la fila per stare con te, l'aveva sempre rassicurata Hoseok.

Ed era vero. Nella sua vita infatti era entrato un certo Kim Taehyung e, per un brevissimo istante durato quattro anni, Jieun aveva stupidamente creduto che fosse lui il ragazzo del filo rosso del destino di cui parlano sempre quei meravigliosi racconti giapponesi. E invece anche la sua stabile e duratura relazione con Taehyung si era rivelata solo un enorme castello di carte: splendido a vedersi, ma pronto ad essere spazzato via alla prima folata di vento.

— Che cosa vuoi ancora da me? — aveva provato a chiedere quindi, cercando di infondersi un pò di coraggio massaggiandosi piano le spalle. Ma il tono di voce che aveva utilizzato era parso fin troppo esasperato alle orecchie di entrambi per poter essere percepito come atto di mera presunzione.

— Davvero non lo hai ancora capito? —

Per Jungkook, Jieun non era mai stata una ragazza fragile. Era piuttosto una giovane donna in grado di provare profonda empatia in un lavoro dove spesso e volentieri i sentimenti non sono altro che un ostacolo; non era solo una brava anatomopatologa che si limitava a tagliare di qua e cucire di là per poi rimanere in disparte, ma una donna dallo spirito forte, sempre pronta a dare una mano a chiunque ne avesse avuto bisogno; non era una semplice ragazza, ma era stata la sua ragazza.

— Ero già tua Jungkook, — la sentì pronunciare poco dopo, come se finalmente fosse riuscita a comprendere appieno quel tumulto di sentimenti che Jungkook non sarebbe mai riuscito a spiegarle senza provare l'impulso di tornare ad accarezzare quelle morbide labbra con le sue, — Ero tua quando sei venuto a prendermi nel giorno della mia laurea, tua quando abbiamo fatto quel weekend insieme a Busan, —

Jeon Jungkook aveva posato il proprio sguardo su Kim Jieun molto tempo fa, quando entrambi erano ancora due bambini spensierati, divenuti presto vicini di casa allegri e qualche volta anche particolarmente chiassosi. L'aveva notata nell'esatto istante in cui il dolce ma intenso suono del campanello posto all'ingresso del locale dei suoi genitori non aveva preannunciato il suo altrimenti tacito arrivo. L'aveva osservata a lungo, la sua mano piccola protesa verso quella più grande ed ampia del fratello maggiore, ed era stato così che era riuscito ad imprimere nella sua mente ogni più sfuggevole dettaglio. Persino i movimenti delle sue manine intente a scostare l'ennesimo ciuffo ribelle, o ancora quei suoi buffi tentativi di abbozzare un sorriso e qualche semplice parola di sincero ringraziamento nel momento in cui la madre di lui le aveva mostrato una piccola bambola dal viso tondeggiante avevano colpito ed incantato Jungkook al punto tale da riuscire a distrarlo da tutto ciò che non fosse direttamente ricollegabile alla curva delle sue labbra che, quando si allargavano in un meraviglioso sorriso, creavano due piccole fossette proprio ai lati della bocca.

— Sono sempre stata tua, anche quando mi hai allontanata da te dopo la morte di Junghyun e mi hai detto di non volermi più vedere, — trovò la forza per asserire Jieun, riuscendo così a risvegliare Jungkook dalla pioggia di ricordi che lo avevano convinto a rimanere in silenzio forse più del dovuto, — Ero tua cinque anni fa, ma poi tu hai scelto di intraprendere un'altra strada e mi hai allontanato, — concluse, sforzandosi di mordere il proprio labbro inferiore con la punta dei suoi denti, per evitare di aggiungere altri dettagli, per entrambi ancora più dolorosi.

— Non hai idea di cosa io abbia passato dopo che mi hai lasciata, — Jieun dovette fermarsi un attimo per riprendere fiato e stringersi nelle spalle prima di proseguire nel suo discorso, — Mi hai fatto sentire colpevole di un crimine che non ho mai commesso, quando la sola cosa che volevo era amarti, —

— Jieun possiamo ancora rimediare, — si ritrovò a rispondere lui, portando la sua mano destra contro la bocca di lei ed abbassando per un solo istante il proprio sguardo.

Tutto ciò che Jieun aveva raccontato era verità, non c'era modo di nasconderlo. Dopo la morte di Junghyun, Jungkook aveva deciso di ricominciare da capo, rimettendo insieme i pezzi dell'ultima cosa della sua famiglia che gli era rimasta, il Black Ink, e allontanando tutto il resto. Aveva provato a fare la stessa cosa con Jieun, credendo stupidamente che cacciandola in malo modo dalla sua vita il senso di colpa per non essere stato presente per suo fratello sarebbe scomparso insieme a lei. Eppure Jieun era sempre rimasta lì, davanti ai suoi occhi, al centro dei suoi pensieri: Jungkook la rivedeva di notte nei suoi sogni e nei suoi incubi, senza alcuna distinzione. Avrebbe tanto voluto toccarla, stringerla a sè, farle sapere che era pentito per il modo in cui l'aveva trattata. Ma in qualche modo lei riusciva sempre a sfuggirgli e questo pensiero era in grado di farlo svegliare e sobbalzare nel cuore della notte, rendendo ogni suo risveglio estremamente doloroso e il suo già finto odio nei suo confronti sempre più labile.

— Come? —

La domanda diretta di Jieun non fu però l'unica cosa a far rinsavire Jungkook dai propri pensieri. C'era qualcuno, fuori da casa Kim, che aveva appena suonato il campanello. Il giovane ospite rimase così, semplicemente in silenzio, ad osservare la ragazza di fronte a lui alzare gli occhi al cielo, prendendo posto all'interno della piccola cucina di casa Kim nell'attesa di vederla tornare dopo aver liquidato chiunque si fosse trovato all'ingresso.

Avvicinandosi per la seconda volta allo stipite della porta invece, Jieun era assolutamente certa che questa volta non sarebbe potuta sfuggire dalle ire funeste del fratello maggiore, che si sarebbe ritrovato nuovamente faccia a faccia con un ospite davvero poco gradito. Ma, anche in questo caso, fu presto costretta a ricredersi quando, aprendo nuovamente la porta di casa, davanti a lei questa volta si presentò la figura longilinea di Taehyung nel suo elegante completo verde, ora più sgualcito che mai, la cravatta allentata e i capelli leggermente arruffati.

Sembrava una persona decisamente diversa da come lo aveva lasciato quella stessa mattina, ma Jieun un non ebbe il tempo di chiedere nulla sul motivo per cui si era ritrovato a bussare davanti al portone di casa sua a quell'ora perchè un ulteriore dettaglio, all'apparenza invisibile, non la costrinse a cambiare la propria richiesta di spiegazioni.

— Taehyung sei ubriaco, come diavolo hai fatto ad arrivare fino a qui? — si permise di chiedergli senza mezzi termini, osservando non senza una certa ansia i movimenti di quel corpo sfinito e ciondolante cercare di rimanere aggrappato allo stipite della porta.

— So che è finita tra noi Jieun, però devi ascoltarmi, —

Taehyung si portò una mano contro il petto, socchiudendo gli occhi per un istante ed inspirando a pieni polmoni. Per quanto la sua mente ci stesse provando da svariati minuti ormai, il suo cuore sembrava non volerne sapere di rallentare il proprio battito, come se quel maledetto muscolo volesse fare in modo che anche Jieun, a qualche metro di distanza da lui, fosse comunque in grado di percepire quelle continue ed inarrestabili pulsazioni.

— Taehyung cosa stai-, —

— Sono qui per scusarmi, — la interruppe così, portando il proprio indice contro le sue labbra solo per cercare di frenare quella lunga serie di domande che Jieun aveva in serbo per lui ma alle quali Kim Taehyung non era più sicuro di aver la risposta pronta.

— Scusarti? —

La ragazza lo vide annuire con decisione, ma non ebbe il tempo per proseguire nel suo interrogatorio per provare a darsi una spiegazione di quel comportamento così diverso dal solito perchè Taehyung riprese immediatamente la parola.

— Per tutto, Jieun, — asserì dunque il ragazzo, sporgendosi un pò con la testa verso di lei ma cercando comunque di mantenere una certa distanza, per non farla insospettire più del dovuto su quanto, in effetti, avesse bevuto.

— Sospettavo di mio padre da mesi, ma non ho mai avuto il coraggio di parlartene, — aveva proseguito quindi nel suo ragionamento, aggrappandosi in qualche modo allo stipite della porta per cercare di non crollare a terra, — Non avevo prove per incastrarlo, — disse quindi, provando ad auto-convincersi di quanto questi suoi pensieri, col tempo, lo avessero portato completamente fuori strada.

— Taehyung, —

— No aspetta ti prego, lasciami finire, —

Il tono caldo ed allo stesso tempo supplichevole delle parole di Taehyung convinsero immediatamente Jieun ad abbassare lo sguardo verso il pavimento. La giovane Kim cercò di scacciare dalla sua testa l'idea di cosa sarebbe potuto succedere se solo Jungkook avesse fatto la sua comparsa dalla cucina, concentrandosi piuttosto a maledire mentalmente se stessa per aver lasciato entrare così inavvedutamente due persone di cui non sapeva più nemmeno se fidarsi o meno. Ma, come se ancora una volta il giovane proprietario del Black Ink avesse potuto leggere nella sua mente, non passò che qualche istante prima che Jungkook decidesse di muovere i propri passi fuori da quella piccola cucina, comparendo così dietro le spalle di Jieun e proprio davanti agli occhi di Taehyung che, nonostante la colossale sbronza, lo riconobbe immediatamente.

— Jungkook, — il suo nome sfuggì dalle labbra ancora impastate da qualche amaro liquido alcolico del giovane procuratore non in tono severo o arrabbiato, quanto piuttosto sconfitto ma in un certo senso quasi sollevato, — Anche questa volta mi hai preceduto, non è così? — aggiunse subito dopo, mordendosi la parte inferiore del labbro per cercare di non apparire più debole e vulnerabile di quanto non fosse in realtà. Da parte sua, Jeon Jungkook evitò di rispondere a quella provocazione dettata da qualche bicchiere di troppo, concentrandosi piuttosto ad osservare i movimenti ciondolanti del ragazzo di fronte a lui. 

— Jieun dobbiamo farlo sdraiare o finirà col vomitare sul parquet, — le suggerì quindi, vedendola annuire convinta a quelle parole e guardandola piegarsi poi di fronte al giovane procuratore senza avere però la forza necessaria per sostenere il peso del suo corpo.

Per questo motivo Jungkook si ritrovò a sollevare gli occhi al cielo, prima di scegliere di avvicinarsi a propria volta a Taehyung e portare il suo braccio destro attorno al collo, tenendogli il fianco con la mano sinistra. Lo costrinse così a camminare in direzione del salotto, dove Jieun aveva già provveduto a sistemare un paio di cuscini.

— Aiutami a farlo distendere sul divano, — la invitò poi Jungkook, esortandola ad avvicinarglisi solo per reggere la testa pesante di Taehyung mentre lui si sarebbe occupato di sollevare entrambe le sue gambe per farlo accomodare lungo quell'unico divano del salotto di casa Kim.

Tirarono entrambi un profondo sospiro quando si ritrovarono a constatare che Taehyung sembrava aver assunto un'espressione già più estesa e rilassata una volta dopo essere stato comodamente disteso su quel morbido divano.

— Jieun io-, —

Nonostante fosse ancora intenzionato a voler concludere il discorso che quella sera lo aveva portato ancora una volta da lei, Jungkook capì che la presenza di Taehyung ridotto in quello stato era davvero un pensiero troppo ingombrante per la mente già provata della ragazza che quasi non lo sentì nemmeno pronunciare il suo nome, seduta accanto al giovane procuratore nel tentativo di rimboccargli una calda coperta, dando invece le spalle al giovane proprietario del Black Ink.

— Jieun mi spiace, — pronunciò ad un tratto Taehyung, risvegliato e quasi rinvigorito da quel piacevole tepore, — Mi spiace per non aver saputo aspettare di più, — proseguì dunque nel suo discorso post-sbornia che non si era minimamente preparato e che probabilmente avrebbe dimenticato la mattina successiva.

— Mi spiace di non averti detto ti amo tutte le volte che avrei dovuto, —

Jieun sobbalzò leggermente quando avvertì il palmo bollente di Taehyung sfiorarle la mano sinistra, andando ad accarezzare proprio quell'anello di costosi diamanti che la giovane detective ancora portava al dito.

— Ma più di tutto ti chiedo scusa, per essermi arreso, — si interruppe sul più bello, cercando di raccogliere tutto il fiato che gli era rimasto ancora in corpo e poi tornando a stringere le mani di Jieun in un pugno, — Quando so che tu non lo hai mai fatto, —

Mai prima d'ora il procuratore Kim si era ritrovato a pronunciare parole tanto arrendevoli pur essendo consapevole del fatto che, comunque sarebbero andate le cose tra loro, lui non avrebbe mai e poi mai rinunciato davvero al suo amore per lei.

— Tae io-, —

Kim Jieun da quattro anni a questa parte era davvero diventata tutto il suo mondo, la sua casa, il motivo della sua gioia e anche quello del suo dolore. Si era guadagnata il suo rispetto e ogni sua attenzione. Taehyung l'aveva vista cadere e poi rialzarsi di nuovo, più forte di prima. E se in un primo momento aveva scelto di rimanerle accanto quasi più per curiosità, questa si era presto trasformata in un interesse sempre crescente, poi impossibile da nascondere.

— Lo so che provi ancora qualcosa per lui, — confessò poi ad un tratto, notando lo sguardo di Jieun passare da preoccupato a sorpreso in un battito di ciglia, — E so che il sentimento è ricambiato, — aggiunse poco dopo, passando ad accarezzare il suo viso con quella stessa mano che solo qualche istante prima si era poggiata sulla sua.

— Credi che non me ne sia accorto? Di come lo guardi, di come lui ti guarda, — le fece notare poi, ma usando un tono tutt'altro che severo o arrabbiato, quanto piuttosto perfettamente consapevole, nonostante la portata della sbronza, di tutte le parole che stavano uscendo dalle sue labbra ancora umide.

— Per questo ti sto dicendo di pensarci, — disse poi, in ultima istanza, — La nostra casa è pronta, se vorrai trasferirti, —

Si chiedeva cosa sarebbe successo se quella sera ci fosse stata una meravigliosa luna piena ad illuminare la volta celeste con il suo pallido chiarore, se pesanti nuvole grigie non fossero nuovamente tornate a coprire il cielo sopra la città, se la pioggia non avesse iniziato a scrosciare sempre più forte riuscendo persino a sovrastare il rumore delle auto. Taehyung si domandava spesso come sarebbe cambiata la sua vita (o perlomeno la sua giornata) se avesse scelto di seguire gli ordini di suo padre invece che percorrere una strada che lo avrebbe portato a scontrarsi contro la sua stessa famiglia. Non riusciva a fare a meno di chiedersi dove sarebbe ora se avesse deciso di proseguire nel suo piano invece che decidere di allearsi con Hoseok e indagare sui traffici illeciti che suo padre stava compiendo a sua totale insaputa. Non che avesse qualche rimpianto, non aveva certo l'espressione di un uomo divorato e consumato dai rimorsi ma, per quanto odiasse ammetterlo, non poteva, non riusciva a smettere di pensare che conoscere Jieun fosse stata una delle cose più belle che gli fossero capitate in quei poco più di 20 anni di vita tra studi e polizia.

— Tae adesso devi riposare e riprenderti, —

— Sei bellissima, —

— E tu sei ubriaco fradicio, — si era poi limitata ad aggiungere lei, non riuscendo a nascondere un leggero sorriso a quel complimento velato, i suoi grandi occhi ora fissi in quelli un pò più spenti di Taehyung. Non erano severi né arrabbiati e lui avrebbe persino giurato di aver visto preoccupazione in quelle iridi limpide, ma aveva comunque deciso di scacciare subito l'idea che su questa terra ci potesse davvero essere ancora qualcuno seriamente preoccupato per uno come lui che nella vita non aveva fatto altro che rincorrere e arrancare senza un obiettivo ben preciso, senza una meta ben definita.

— Lo so, ma anche domani, quando sarò sobrio, io continuerò ad essere innamorato di te Kim Jieun, —

Erano state queste le parole che, pronunciate trattenendo il respiro, tutto d'un fiato, avevano composto una frase molto simile a quella che Taehyung le aveva dedicato la prima volta che si erano conosciuti, davanti al bancone del White Wall. Ed era stata proprio in quella occasione che lui l'aveva sentita ridere per la prima volta. Una risata leggera, cristallina, non come quelle che tante volte aveva sentito uscire dalla bocca dalle donne e dagli uomini che spesso e volentieri lo ricoprivano poi di lodi fasulle. Kim Taehyung si addormentò così, col  nome di Jieun sulle proprie labbra, infossando la testa nel cuscino per cercare di assorbirne tutto il calore.

D'altro canto, Kim Jieun si alzò stancamente dal divano, appoggiando con una delicatezza estrema la mano di Taehyung sul petto, osservandolo alzarsi ed abbassarsi seguendo le frequenze del suo stesso respiro, fattosi di istante in istante sempre più pesante.

Tornò poi a sedersi su quella stessa sedia della piccola cucina su cui era rimasta seduta fino a quando, qualche ora prima, Jungkook aveva iniziato a suonare insistentemente il campanello della sua porta, innescando così quella serie di sfortunati eventi che l'avevano vista protagonista anche quella notte. Fu proprio allora che, posando il proprio sguardo sul tavolo ancora da sparecchiare della cucina, Jieun notò un piccolo biglietto, ottenuto strappando un pezzo di carta da una pagina di qualche giornale appoggiato alla rinfusa su una delle mensole della stanza.

"Incontriamoci al Black Ink, domani sera"

Jungkook non era mai stato un tipo di molte parole. Se n'era andato così, lasciando di sè solo quell'acre odore di fumo che era riuscito persino ad impregnare quel sottile foglio di carta biancastra sui quali erano rimaste alcune sbavature, dovute forse alla fretta o all'eccessiva quantità di inchiostro nero che era stato utilizzato per imprimere quelle poche, concise parole. Jieun non avrebbe mai potuto stabilirlo con esattezza, perché niente era mai stato certo da quando i suoi occhi avevano incrociato lo sguardo severo e sprezzante di Jeon Jungkook.

Si sentiva quasi una sciocca a ripensarci ora, rileggendo distrattamente quel pezzo di carta nell'ampio salotto di quell'appartamento sempre troppo disordinato, sempre troppo caotico, che però rispecchiava perfettamente la sua vita da cinque anni a questa parte: una vita passata a provare a dimenticare un sentimento che ora, Jieun ne era certa, non le era più possibile soffocare.





 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

altro mese, altro regalo (angst) per voi!

buon pomeriggio a tutti. ebbene si, sono viva e sono tornata a scrivere (anche se con estrema fatica). la buona notizia è che stamattina ho avuto un'illuminazione che spero mi possa permettere di scrivere gli ultimi capitoli rimasti senza far passare un altro anno per il prossimo aggiornamento. quella cattiva è che dovrete reggervi forte, perchè l'angst sta per colpire di nuovo (mi spiace, ma questo rimarrà sempre il punto cardine di ogni mia fanfiction).

per quanto riguarda le vicende sopra descritte che attanagliano il nostro triangolo beh, sappiate che mi vergogno tremendamente di quello che ho scritto, perchè più clichè di così ci mancava solo che namjoon entrasse da quella porta e mettesse in riga tutti e tre. no davvero, chi mi conosce lo sa, non credo di aver mai raggiunto livelli di banalità così elevati: tra le parole di jungkook, i pensieri di jieun e il monologo di taehyung sul finale è già tanto che io non abbia avuto una reazione alla professor piton, della serie "potrei vomitare".

spero con tutta me stessa di non avervi trasmesso le stesse vibes che io stessa ho provato rileggendo il capitolo, perchè dai, in fondo mi auguro sempre che non tutto ciò che partorisce il mio cervello sia da buttare (lo sapete no che sono una maledetta criticona di me stessa). 

quindi nulla, spero solo che chi ha aspettato un mese per leggere l'aggiornamento non rimanga deluso! 

domanda da millemila dollari del monopoly: c'è qualcuno che ancora parteggia fermamente per l'uno o per l'altro team? accetto tutto (tanto il finale ce l'ho già in testa e non credo cambierò maaaai idea) lol

sappiate che vi purplo tutti quanti, abbiate pietà di me!

bvb

  
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