Quando
quella mattina Jack arrivò alla sede della Fenice, si
stupì molto
non vedendo Mac da nessuna parte e appena poté,
andò a cercare
Bozer nel laboratorio. Il fatto che il suo partner non rispondesse
alle sue chiamate era un pessimo segno e ricordava fin troppo bene
cosa fosse successo l'ultima volta. Se era stato rapito di nuovo da
Murdoc o da chiunque altro, era la volta buona che il colpevole
finiva in ospedale o peggio.
Per
fortuna, però, il ragazzo lo rassicurò, almeno in
parte, dicendogli
che l'amico era rimasto a casa con l'influenza e la raccomandazione
di telefonare in caso di bisogno, visto che il giorno prima era
andato a correre, come sempre, senza curarsi della pioggia, ma Jack
rimase comunque preoccupato e appena Matty lo lasciò libero
di
andarsene nel primo pomeriggio, corse subito da lui. Mac non era
certo famoso per essere uno che si riguardava ed era strano che non
fosse andato al lavoro per un po' di raffreddore e poche linee di
febbre. Quante volte se l'era trovato davanti in condizioni ben
peggiori, pronto a fare comunque il suo dovere?
Avvicinandosi
alla casa, si accorse subito che le luci erano tutte spente e per un
attimo temette il peggio, al punto che entrò con la sua
copia delle
chiavi e la pistola in pugno cercando di fare meno rumore possibile.
L'ambiente era buio e silenzioso ma non c'erano segni di lotta e
questo poteva essere un buon segno oppure no. Dove si era cacciato
l'amico?
Arrivato
in salotto, lo trovò addormentato sul divano con accanto il
telecomando e una scatola di fazzoletti, ma il sollievo durò
appena
il tempo di accorgersi del suo respiro accelerato e di quanto
tremasse sotto la coperta leggera che aveva addosso.
Gli
appoggiò quindi una mano sulla fronte trovandola bollente e
si
domandò da quanto tempo fosse sdraiato lì. Se le
cose erano andate
come pensava, ecco spiegate le molte chiamate senza risposta, ma
doveva proprio ricordarsi di fare due chiacchiere con Mac appena si
fosse ripreso, visto che si era guardato bene dal dire a Bozer o a
chiunque altro, quella mattina, che stava così male. Dopo
ciò che
era successo poco tempo prima con Murdoc, avrebbe dovuto sapere che
poteva essere molto pericoloso rimanere a casa da solo in simili
condizioni. Come avrebbe fatto Jack a mantenere la sua promessa di
proteggerlo se non gli diceva quando ne aveva più bisogno?
Nel
frattempo il ragazzo aveva aperto gli occhi di colpo, spaventato dal
tocco improvviso, e si guardava intorno nel panico cercando
istintivamente di mettersi seduto, ma l'amico glielo impedì
trattenendolo per le spalle.
«Piano,
Mac, va tutto bene. Sono io» lo rassicurò.
«Jack?
Cosa ci fai qui?» mormorò confuso con voce rauca,
accettando allo
stesso tempo il tacito invito a sdraiarsi di nuovo. Sentiva dolore
ovunque e gli girava la testa come poche altre volte in vita sua.
«Non
rispondevi alle mie chiamate e Bozer mi ha detto che eri malato. Sono
passato a vedere se avevi bisogno di qualcosa» gli stava
intanto
spiegando con dolcezza il suo partner. «Da quanto tempo sei
qui sul
divano?»
«Io... Non
lo so. Devo essermi addormentato» ammise piano Mac,
accorgendosi
solo in quel momento che la stanza era più buia di quanto
ricordasse.
«Vieni, ti
accompagno in camera» si offrì Jack tendendogli
una mano con
espressione incoraggiante.
«Ce la
faccio» rifiutò automaticamente il ragazzo senza
guardarlo,
augurandosi che il suo corpo non lo tradisse mentre faceva un enorme
sforzo per alzarsi, ma perse l'equilibrio appena lasciò
andare il
bracciolo del divano a cui si era aggrappato.
Per fortuna
il compagno era pronto e gli si parò davanti prima che
cadesse,
stringendolo a sé come non aveva mai fatto.
«Hai
la febbre alta. Dove pensi di andare da solo?» gli disse
piano,
nella speranza di convincerlo a lasciarsi aiutare. Forse imbarazzato
all'idea di essere stretto in quel modo tra le sue braccia, non
smetteva infatti di protestare debolmente, ma di lì a poco
ottenne
solo una serie di colpi di tosse che lo fece rimanere senza fiato e
con le lacrime agli occhi per qualche secondo.
«Come
ti è venuto in mente di alzarti dal letto
stamattina?» lo
rimproverò a quel punto l'amico, rafforzando la presa mentre
gli
massaggiava discretamente la schiena per cercare di calmarlo.
«Non
era così prima» riuscì ad ansimare Mac,
maledicendo tra sé la
febbre e gli altri sintomi mentre si godeva, suo malgrado,
quell'abbraccio decisamente gradito. Nonostante la stranezza della
situazione, infatti, era felice che Jack fosse lì, e gli
piacevano
anche quelle carezze che da lui non si sarebbe mai aspettato.
«Appunto.
Sei peggiorato prendendo freddo sul divano. Vieni di là al
caldo»
insistette l'ex soldato, passandosi un suo braccio intorno alle
spalle, e a quel punto il ragazzo lo lasciò fare,
permettendogli
persino di aiutarlo a sdraiarsi quando arrivarono a destinazione.
«Avanti,
provati la febbre» gli disse a quel punto il partner
porgendogli il
termometro, che l'altro sistemò sotto l'ascella prima di
chiudere
stancamente gli occhi. Si sentiva spossato come non mai e
apprezzò
che l'amico, senza aggiungere altro, fosse andato a prendergli la
scatola di fazzoletti che aveva portato in salotto quella mattina.
Al
suo ritorno, Jack lo trovò ancora nella stessa posizione in
cui
l'aveva lasciato e dopo una rapida occhiata alla sveglia sul
comodino, si sedette accanto a lui sul bordo del letto guardandolo
intenerito. Sembrava dormisse, ma di nuovo bastò un minimo
tocco per
riscuoterlo di colpo.
«Scusa
ma devi darmi il termometro» gli spiegò
dispiaciuto, appoggiandogli
una mano sulla spalla per tranquillizzarlo e il ragazzo
iniziò una
curiosa manovra per estrarre l'oggetto senza scoprirsi troppo.
«È alta
ma non preoccuparti: il metodo Dalton funziona sempre» lo
informò
dopo aver letto la temperatura, strappandogli un sorriso divertito.
In realtà Jack stava cercando di rassicurare soprattutto se
stesso,
visto che il suo partner sembrava davvero molto provato, ma riponeva
comunque la massima fiducia nei metodi di sua madre. In
fondo con lui avevano sempre funzionato e non era certo la prima
volta che lo assisteva quando si ammalava.
«Hai
mangiato qualcosa oggi?» gli chiese poi, già
sicuro di conoscere la
risposta.
«No»
ammise piano Mac, augurandosi che l'amico gli risparmiasse la
predica. Gli scoppiava la testa e non aveva voglia di discutere; la
gola era già abbastanza in fiamme così senza
bisogno di irritarla
ancora di più.
«Malissimo»
non poté fare a meno di rimproverarlo l'ex soldato.
«Lo sai che
devi mangiare per poter prendere le medicine.»
A quelle
parole Mac sospirò e chiuse un attimo gli occhi in cerca di
una
risposta ma l'amico dovette capire che non era il caso di farlo
parlare.
«Vedrai
che la zuppa di mia madre andrà giù volentieri.
Ti sentirai meglio
dopo» lo rassicurò, scostandogli i capelli sudati
dalla fronte.
«Ti
fa male la testa, vero?» domandò poi e il ragazzo
annuì piano.
A quel
punto Jack, ricordandosi che probabilmente erano ore che stava
cuocendo, lo aiutò a bere qualche sorso d'acqua e gli
sistemò
infine un asciugamano fresco sulla fronte, facendolo aderire bene
alle tempie.
Mac
rabbrividì ma parve comunque apprezzare e l'ex soldato gli
sorrise.
«Vado
a preparare la zuppa ma torno tra poco a raffreddarlo di nuovo. Cerca
di riposare intanto e chiama se hai bisogno di qualcosa»
disse a
voce più bassa e il ragazzo sorrise a sua volta mettendosi
più
comodo sotto le coperte. In realtà forse avrebbe dovuto
preoccuparlo
l'idea dell'amico solo davanti ai fornelli, ma era fin troppo
consapevole che il suo aiuto, specie così, avrebbe solo
aumentato le
probabilità di disastri. Visto che Bozer, quella mattina,
non aveva
fatto in tempo a lasciargli qualcosa di pronto prima di andare alla
Fenice, non poteva fare altro che affidarsi a Jack, sperando in bene
per se stesso e per la casa prima che il suo coinquilino, al ritorno
dal lavoro, decidesse di eliminarli entrambi.
Da
parte sua Jack si muoveva intanto per la cucina cercando di tenere a
mente i consigli di sua madre, che aveva sempre insistito
perché
imparasse almeno alcune ricette. Sicuramente il risultato non sarebbe
stato all'altezza della zuppa che preparava lei, ma sperava potesse
comunque servire allo scopo. L'amico aveva bisogno di liquidi e cibi
leggeri per rimettersi in forze e in mancanza del loro collega e
cuoco di fiducia avrebbe dovuto provvedere lui.
A
intervalli regolari, poi, tornava in camera a rinfrescare
l'asciugamano, che Mac accoglieva con evidente sollievo prima di
richiudere gli occhi, senza però addormentarsi, e Jack
immaginò,
suo malgrado, che si sentisse troppo male per prendere sonno, ma
memore di errori passati, non volle rischiare di farlo stare peggio
dandogli medicine a stomaco vuoto. Era già passato fin
troppo tempo
dalla colazione e secondo Bozer già dalla sera prima doveva
aver
mangiato molto meno del solito, pur avendo cercato di minimizzare i
disturbi come sempre. Il ragazzo biondo infatti sapeva bene che tutti
loro, sia pur consapevoli che fosse un modo per scaricare la
tensione, non approvavano affatto la sua abitudine di andare a
correre con qualunque tempo, e tendeva quindi a nascondere il
più
possibile quando ne subiva le inevitabili conseguenze. Questa volta
però, nonostante l'impegno che sicuramente ci aveva messo,
era
impossibile non accorgersene e l'ex soldato, sia pur dispiaciuto, si
augurò che la lezione servisse almeno a qualcosa. Sapeva
meglio di
tutti, probabilmente, cosa lo turbava in quel periodo, visto che la
ricerca di suo padre, suggerita purtroppo da lui stesso, portava solo
a frustranti buchi nell'acqua uno dopo l'altro, ma appena si fosse
sentito meglio, avrebbe dovuto provare a proporgli, per l'ennesima
volta, altri sfoghi meno dannosi. Non che si aspettasse davvero di
convincerlo ad aprirsi con lui, ma offrirgli il suo appoggio era il
minimo che potesse fare dopo avergli complicato ulteriormente una
vita già troppo stressante di suo.
Quando la
zuppa fu pronta, ne riempì una scodella e gliela
portò in camera,
sentendosi stringere il cuore all'idea di doverlo strappare al sonno
in cui era finalmente sprofondato per costringerlo a mangiarne almeno
un po'. Sapeva però di non avere scelta, visti i violenti
brividi
che avevano ripreso a scuoterlo e la sua aria sofferente. La febbre,
a quanto pare, stava salendo ancora e non poteva permetterle di
andare avanti così.
Avvicinatosi
in silenzio, chiamò piano il suo nome, cercando questa volta
di non
spaventarlo, e dopo qualche tentativo incontrò finalmente le
sue
iridi azzurre che lo guardavano confuse.
«Ti
ho portato la zuppa» gli spiegò, prima di
sollevarlo praticamente
di peso e sistemargli un cuscino dietro la schiena per farlo stare
seduto.
Come
purtroppo aveva previsto, Mac iniziò a tremare ancora di
più una
volta fuori dalle coperte e Jack, dopo aver tentato inutilmente di
convincerlo a sopportare, fu costretto ad avvolgerlo in un plaid
recuperato dall'armadio per dargli un minimo di sollievo prima di
portargli alle labbra il cucchiaio. Sia pur consapevole che l'amico
avrebbe di gran lunga preferito mangiare da solo, infatti,
capì
presto che non ce l'avrebbe mai fatta. Tremava troppo per fargli
tenere in mano qualcosa di bollente che avrebbe potuto ustionarlo e
il ragazzo non sembrava neanche rendersi conto fino in fondo della
situazione.
Incoraggiandolo
ad ogni cucchiaiata per tenerlo sveglio, riuscì a dargli
lentamente
quasi tutta la zuppa che aveva versato nella scodella. Per fortuna,
nonostante il bruciore alla gola e i frequenti colpi di tosse,
sembrava gradire un liquido caldo e Jack si ritrovò
più volte a
ringraziare mentalmente la madre per le sue ricette miracolose.
Vedendo in che condizioni era l'amico quando l'aveva svegliato,
dubitava che sarebbe riuscito a mandarne giù anche solo
pochi
bocconi.
«Basta»
mormorò a un certo punto Mac, gli occhi praticamente
già chiusi,
voltandosi dall'altra parte come un bambino, e l'ex soldato, dopo
avergli sfiorato la fronte imperlata di sudore, decise di dargli
tregua.
«Va bene,
sei stato bravo. Resisti ancora un attimo che ti do la
medicina» gli
disse piano, porgendogli un bicchiere d'acqua e una pastiglia che il
ragazzo inghiottì con una smorfia di dolore.
Alla fine
Jack lo riadagiò tra le lenzuola e rimise al suo posto
l'asciugamano
fresco di poco prima, evitando però di rimboccargli di nuovo
le
coperte. Sapeva che in quel modo la febbre sarebbe scesa prima e
ignorando le deboli proteste del suo partner, gli sfilò ben
presto
anche la maglia e i pantaloni del pigiama, ormai intrisi di sudore,
per accelerare il processo. Aveva dei vaghi ricordi di quando la
madre, da bambino, gli faceva le spugnature e decise di dare
all'amico lo stesso sollievo.
Nonostante
i suoi iniziali tentativi di sfuggirgli e allontanargli le mani, gli
passò più volte sul corpo un asciugamano umido
esortandolo
dolcemente a sopportarne il fastidio e quando Bozer tornò a
casa
quella sera, Mac era riuscito a mangiare un'altra scodella di zuppa e
riposava tranquillo a una temperatura più accettabile.
Parole: zuppa, spugnature, brividi.
Prompt: Mac si ostina ad andare a correre anche sotto la pioggia e si ammala. Jack lo va a trovare e lo trova a rabbrividire sul divano, così per farlo guarire sfrutta tutti i trucchi che gli ha insegnato mamma Dalton. Per prima cosa, gli fa una zuppa calda e lo aiuta a mangiare. Verso sera la febbre sale, quindi Jack gli fa le spugnature per abbassare la temperatura.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Ci ho messo un po'
più
del previsto con questa storia ma spero che sia valsa la pena
aspettare. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie per il
tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo.
Come
ho accennato nell'introduzione, la fic partecipa alla challenge
“Like
a fever that won't break”
indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart
(gruppo nuovo perché quello vecchio è stato - si
spera
temporaneamente - abbandonato per problemi di facebook). Mi
raccomando, ringraziate anche l'admin e i membri del gruppo se questa
cosina vi è piaciuta, perché senza di loro non
sarebbe
probabilmente mai nata. ;)
Se a
qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook
principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e
manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime
opere, saremo ben felici di accogliervi qui.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto
augurandovi una buona serata e buonanotte per dopo.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina
P.S:
Una mia amica ha fondato da poco un gruppo facebook dedicato a Mac e
Jack. Passate a trovarci a
questo indirizzo, se anche voi amate questa coppia! ;)