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Autore: Baudelaire    24/10/2020    4 recensioni
Harry e Hermione.
J.K. Rowling, di recente, ha pubblicamente dichiarato che sarebbero stati la coppia perfetta.
Le cose, dunque, dovevano andare così, perfino per l'autrice.
Io l'ho sempre sognato, e il finale non mi è mai andato giù.
Ho immaginato Harry e Hermione anni dopo... e ne è nata questa piccola storia, che racconta le cose come avrei voluto che andassero.
Questa storia racconta come tutto cominciò.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Vengo con te.”
“No. Uccidi il serpente. Uccidilo e resterà lui solamente.”
(Harry Potter e i Doni della Morte)
 
 
 
Harry non ce la faceva più.
Aveva deciso di dire addio, una volta per tutte, ai terribili sensi di colpa che lo tormentavano da settimane.
Non poteva andare avanti così. Doveva accettare il cambiamento, per quanto male facesse.
Diamine, Ron era il suo migliore amico.
Da sempre.
E Ginny…
Aveva sempre creduto che fosse lei quella giusta.
Sempre.
Si era sempre sbagliato? Aveva davvero preso un granchio?
Forse no.
L’aveva amata, disperatamente, per anni. Avevano avuto tre figli, uno più speciale dell’altro. Tre bambini stupendi.
La loro vita era felice, o almeno così credeva.
O almeno, questo era quello che aveva sempre pensato, fino a quando lei non aveva cominciato ad insinuarsi in lui… Lei, la sua amica di sempre, forse l’unica che avesse mai avuto nella vita.
Hermione.
La sola pronuncia di quel nome soave e melodioso lo faceva stare bene.
Con Ginny non era mai accaduto.
O forse sì, eppure non lo ricordava.
Tutti i ricordi di una vita intera con Ginny Weasley apparivano, ora, offuscati, soppiantati da lei, la donna dai folti capelli mossi che, per una vita intera, aveva amato come una sorella.
Non era così.
Possibile che avesse sempre amato Hermione senza rendersene conto?
No, non era possibile. Non avrebbe mai potuto sposare Ginny e creare una famiglia insieme a lei se avesse amato la sua amica…
Ma allora, che diavolo stava succedendo?
Perché, all’improvviso, Hermione popolava i suoi pensieri, i suoi sogni, senza sosta, senza tregua?
Perché?
Harry si era tenuto tutto dentro per tanto, troppo tempo, convinto che Hermione non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, convinto che fosse un pazzo, che era solo una stupida illusione.
Era sposato con Ginny, da anni.
E Hermione aveva sposato il suo migliore amico.
Che accidenti gli stava passando per la testa?
E perché ogni volta che pensava a lei aveva un’erezione, mentre il pensiero di Ginny non le procurava più nessuna sensazione di quel tipo?
Il matrimonio era giunto al capolinea?
Harry era arrabbiato con se stesso. I suoi genitori si erano amati fino all’ultimo. Credeva che a lui sarebbe capitata la stessa cosa. Un amore infinito, che sarebbe durato fino alla morte.
Si era reso conto, con rammarico, che le cose non sarebbero andate così.
Ma non poteva farci niente.
Era successo e basta.
Vedeva Hermione ogni santo giorno. Lavoravano entrambi al Ministero della Magia.
Due uffici diversi, ma non poteva fare a meno di incontrarla ogni giorno, nei corridoi, a pranzo, alle riunioni.
Ogni benedetto giorno i suoi occhi avevano il privilegio di godere di quella visione celestiale. Come mai non si era mai accorto di quanto fosse bella? Per anni non aveva avuto occhi che per Ginny. Eppure, Hermione era sempre stata lì, davanti a lui.
E lui l’aveva sempre snobbata.
Si era reso conto di non averla mai guardata come la guardava adesso.
Mai.
E Harry continuava a darsi dell’idiota, ogni giorno.
La gelosia prendeva il sopravvento ogni volta che la immaginava nel letto insieme a Ron. Stringeva i pugni e cercava di stordirsi con il lavoro, la sola e unica fonte di distrazione che gli rimaneva.
Ma non era facile, perché lei era lì, dinanzi ai suoi occhi, sempre.
E Harry, sempre più spesso, aveva pensieri impudichi su di lei.
Ogni volta la scena era sempre la stessa: Hermione che lo baciava con foga, nuda, stretta a lui. Ricordava perfettamente dove aveva visto quell’immagine: nel bosco, accanto al lago ghiacciato, la notte in cui Ron era tornato. Harry aveva aperto il medaglione. Erano pronti a distruggerlo, ma non prima di aver lottato contro di lui. Era prevedibile che il frammento di anima di Voldemort l’avrebbe fatto.
E lo aveva fatto.
Altrochè!
Voldemort sapeva quanto il tarlo della gelosia fosse spietato. Ron ne era succube, da sempre.
L’Oscuro Signore aveva mostrato loro quell’immagine che, in quel momento, a Harry era parsa talmente assurda da risultare perfino bizzarra.
Lui non amava Hermione.
“E’ sempre stata come una sorella, per me.” – aveva spiegato a Ron, una volta distrutto il medaglione.
Eppure, era sicuro che Ron avesse creduto alle bugie di Voldemort. Sì, almeno per qualche istante, l’aveva fatto.
Perché?
Forse perchè, in fondo, Ron aveva capito più di lui?
Harry provava più di un semplice sentimento di amicizia per lei?
Insieme a Hermione aveva condiviso esperienze uniche. Terribili, certo, ma uniche. Insieme avevano sfidato la morte, combattuto Colui Che Non Deve Essere Nominato.
E avevano vinto.
Ora, però, era stato l’amore a trionfare su di lui. Qualcosa di totalmente inaspettato. Un sentimento che troppo a lungo Harry aveva negato a se stesso, ma che era sempre stato lì, sopito, silenzioso, innocuo.
Fino ad ora.
Adesso quel sentimento era esploso prepotente nel suo cuore e Harry non poteva più mentire a se stesso.
Quell’amore era arrivato per sconvolgergli l’esistenza, per mandare a monte tutte le sue sicurezze. Per distruggere la sua famiglia, se solo avesse deciso di lasciarsi andare.
Harry si tormentava. Come avrebbe potuto sottrarsi a quella morsa fatale ma indicibilmente dolce?
Ginny, semplicemente, non esisteva più.
Era stato un perfetto idiota.
Non avrebbe mai dovuto sposarla.
Era lei, Hermione, l’angelo che ora popolava i suoi sogni.
Era lei che avrebbe voluto ogni sera nel suo letto, non Ginny.
Lei, dannazione.
Solo e soltanto lei.
 
Harry stava arrivando. Hermione lo vide chiaramente svoltare l’angolo e avanzare verso di lei lungo il corridoio.
Deglutì.
Dio, era sempre stato così bello?
Gli occhi verde brillante. Gli occhi di Lily, celati dietro le lenti degli occhiali che portava da sempre. La cicatrice ancora ben visibile sulla fronte.
Il suo marchio.
Il marchio dell’Avada Kedavra, la Maledizione che lo aveva risparmiato, solo grazie all’amore di sua madre.
Ma era un altro genere di amore quello che, ora, le incendiava il cuore, facendole perdere il sonno, il senno.
I capelli scuri arruffati.
I capelli di James.
Harry, da adulto, gli somigliava ancora di più.
Tranne che gli occhi.
Gli occhi di Lily.
Glielo dicevano sempre, da ragazzo.
Sempre.
Harry era la copia esatta di suo padre, ma nello sguardo aveva tutta la dolcezza di sua madre.
Un connubio perfetto.
Come aveva fatto a non accorgersene prima?
Razza di stupida…
Solo da poco Hermione si era resa conto di amarlo. Non come un’amica, ma qualcosa di più.
Molto di più.
Contro ogni logica, si era innamorata del suo migliore amico, follemente, disperatamente.
Nel suo cuore non c’era più Ron.
Non più.
Solo Harry.
Eppure, il suo rapporto con Ron era quello di sempre. Non litigavano praticamente mai e si dividevano tra il lavoro e la gestione della famiglia.
Ma, a volte, Hermione aveva l’impressione che si fossero allontanati. Erano sempre stati troppo diversi e, forse, queste differenze abissali cominciavano a venire a galla, dopo anni.
Era inevitabile. Lei e Ron avevano troppe cose che li dividevano, cose che, al contrario, lei aveva sempre condiviso e ritrovato in Harry. Con Harry era sempre stato così, bastava una parola, un semplice sguardo, per capirsi al volo. Avevano un linguaggio tutto loro. A volte non era nemmeno necessario parlare.
Forse, lei e Harry erano fatti l’uno per l’altra.
Da sempre.
Eppure, come due perfetti idioti, avevano sposato altre persone.
Ma cosa andava a pensare, per la barba di Merlino?
Lui era sposato felicemente. Amava Ginny con tutto il cuore.
E poi c’erano dei figli di mezzo. Cosa le faceva pensare che, anche nella poco probabile ipotesi che lui l’avesse ricambiata, si sarebbe gettato a capofitto tra le sue braccia?
Non pensava alle loro famiglie? Non pensava ai ragazzi?
Doveva smettere di fantasticare.
Non c’era proprio la minima possibilità che Harry potesse mai ricambiare i suoi sentimenti.
Non c’era che una cosa da fare: dimenticarlo, togliersi Harry Potter dalla testa.
Lui era sempre stato un amico, e tale sarebbe rimasto, per sempre.
 
Harry stava arrivando.
Erano soli, nel buio corridoio dei sotterranei del Ministero. Il suono dei loro passi era l’unica cosa che sporcava quel silenzio perfetto.
No, non l’unica. Anche il cuore di Hermione martellava forte nel petto.
Per un folle istante si domandò se lui, avvicinandosi, l’avrebbe sentito.
Trova il coraggio di resistere. Non abbassare lo sguardo. Non farlo. Anche se rischi di morire. Non farlo, guardalo.
Harry le passò accanto e Hermione decise di obbedire alla sua voce interiore.
Harry fece altrettanto. La guardò, non più come si guarda un’amica, bensì come si guarda la donna che si ama.
Le guance di Hermione andarono in fiamme.
“Ciao.” – la salutò Harry.
“Ciao.” – rispose.
Harry non aveva pronunciato il suo nome, e nemmeno lei lo aveva fatto.
Che stava succedendo?
Perché, all’improvviso, dopo anni, si comportavano come due estranei? Eppure, avevano condiviso tutto. Erano amici da sempre.
Da sempre.
Ma, per Hermione, Harry non era più un amico, da tempo, ormai, anche se lui non lo sapeva.
Forse non l’avrebbe mai saputo. Avrebbe dovuto tenersi tutto dentro, custodire quel segreto doloroso per sempre.
Restare sposata con Ron, per il bene della famiglia, dei loro due figli.
Autocondannarsi all’infelicità più completa e assoluta.
Era davvero pronta a tutto questo?
Quando ci pensava le veniva da piangere.
Aveva scelto Ron.
Era sempre stato lui, solo e soltanto lui il ragazzo che desiderava.
O almeno, era quello che aveva sempre pensato.
Lo aveva sposato, desiderando niente altro che renderlo felice.
Due splendidi figli.
E poi? Che cosa era successo negli ultimi tempi? Era davvero Harry la causa di tutto, oppure, davvero, si era resa conto solo ora, dopo anni, di aver commesso il più grosso sbaglio della sua vita?
Perché aveva sposato Ron, quando aveva sempre avuto quell’assoluta complicità solo con Harry?
Con lui aveva condiviso cose di cui Ron non aveva fatto parte.
La Giratempo, tanto per citarne una. Insieme, avevano salvato Sirius.
E che dire di quando, alla ricerca degli Horcrux, Ron li aveva abbandonati, lasciandoli soli per settimane? Erano stati a Godric’s Hollow, avevano affrontato Nagini, che aveva cercato di ucciderli. Certo, alla fine Ron era tornato e aveva distrutto il medaglione con la spada di Grifondoro.
Ma non era quello il punto.
Il punto era che lei e Harry erano sempre stati uniti. Si erano sempre capiti al volo. Solo con lui aveva quel legame speciale, con lui e con nessun’altro.
Lo aveva sempre scambiato per amicizia.
Ma gli errori di gioventù si pagano, e l’amore ora aveva bussato alla sua porta, con la consapevolezza che era Ron il vero amico, mentre Harry era l’anima gemella.
Ma cosa avrebbe dovuto fare?
Mai e poi mai avrebbe potuto dichiarargli il suo amore.
Harry era di Ginny. L’aveva sempre amata.
Sempre.
Dopo l’infatuazione per Cho Chang, alla fine aveva compreso di amare quella fanciulla dai lunghi capelli di rame, la sorella del suo migliore amico.
L’aveva sposata.
Erano felici.
Chi era, lei, per rovinare tutto?
Harry le sarebbe scoppiato a ridere in faccia, probabilmente.
O forse no. Forse, l’avrebbe semplicemente compatita.
E non avrebbe potuto biasimarlo. Non era altro che una stupida.
Era una donna adulta, ormai, madre di famiglia.
Ricopriva un incarico importante al Ministero, proprio come lui.
Che diamine pensava di fare?
Hermione superò Harry, il volto una  maschera impassibile.
Ma, dentro, bruciava come le ceneri della Fenice.
E quando udì i suoi passi allontanarsi sempre di più, una morsa glaciale le strinse il cuore.
 
Per il resto della giornata non lo vide più. Fu assorbita dal lavoro, cosa per la quale si sentì profondamente grata. Lavorare era il solo e unico rimedio per non pensare continuamente a Harry e alla propria personale disperazione.
Ma poi, a fine giornata, Hermione tornava a casa dalla sua famiglia. Allora il pensiero di Harry ritornava prepotente. Hermione immaginava come sarebbe stato condividere la sua vita con lui. Immaginava che quelli non fossero i figli di Ron, ma di Harry.
E, ogni volta, si sentiva sempre più in colpa, perché sapeva quanto Ron l’amasse e amasse i loro figli.
Lei, invece, pensava al suo migliore amico, immaginando di averlo lì, accanto a lei e, la sera tardi, nel suo letto, a fare l’amore disperatamente, per tutta la notte, tutte le notti.
Hermione sapeva di essere nei guai e sapeva anche che doveva togliersi dalla testa quella follia, prima che fosse troppo tardi.
Si fermò in ufficio un’ora in più, quel giorno, immergendosi nel lavoro.
Quando ebbe finito sistemò la scrivania e uscì dall’ufficio, dirigendosi verso l’ingresso, dove avrebbe potuto Smaterializzarsi.
E fu lì che lo incontrò di nuovo.
Era strano, raramente Harry si fermava oltre l’orario di lavoro.
“Sei ancora qui?” – non poté fare a meno di chiedergli.
“Anche tu.” – rispose lui.
Harry sorrise e il cuore di Hermione fece una capriola. Dio, era così bello quando sorrideva.
“Ho fatto gli straordinari. C’è tanto lavoro.” – mentì Hermione.
“Anch’io.” – disse Harry, sollevando una mano per scompigliare distrattamente la folta chioma scura.
Hermione fissò per qualche istante la cicatrice. Quanti problemi gli aveva dato quel piccolo segno sulla fronte… Fin dalla nascita, Harry era segnato, condannato ad un destino di sofferenza, un destino, però, che aveva affrontato con coraggio e stoicismo.
Era andato incontro alla morte, ma era sopravvissuto, ancora una volta. Poi, con infinito coraggio, si era battuto contro il suo nemico.
E aveva vinto.
Tutto il mondo della Magia avrebbe ricordato il suo nome per sempre, perché lui era quello che li aveva salvati.
Lui, insieme a Ron e Hermione, naturalmente.
Ma Hermione aveva sempre pensato che il vero eroe fosse lui. Ora, mentre lo guardava, bello, puro, innocente come quando era ragazzo, si chiese come avesse potuto essere tanto stupida da non innamorarsi di lui subito, il primo giorno.
Forse l’aveva fatto.
Forse l’aveva sempre amato, ma se ne rendeva conto solo adesso, dopo tutti quegli anni.
 
Erano soli di fronte all’ingresso. Evidentemente gli unici che, quel giorno, si erano trattenuti fino a quell’ora.
Il cuore di Harry batteva forte.
Se non lo fai adesso, non lo farai mai più.
Non pensò a Ginny, non pensò ai suoi figli.
Non volle pensare a James e Lily, uniti da un amore eterno.
L’unico pensiero che attraversò la sua mente fu Severus.
Severus e il suo grande amore silenzioso ed impossibile per Lily, la donna che non sarebbe mai stata sua ma che lui avrebbe amato per sempre.
Severus, che amava Lily a tal punto da scegliere di proteggere suo figlio, il figlio di James, che lui odiava con tutto se stesso.
Severus, che aveva anteposto l’amore a qualunque altra cosa.
Severus, l’uomo più coraggioso del mondo. Questo aveva detto Harry a suo figlio Albus, la mattina del suo primo giorno di scuola, davanti all’Espresso che lo avrebbe portato a Hogwarts.
Albus, che portava il nome di due presidi di Hogwarts, coraggiosi e indomiti.
Ma lui? Sarebbe stato altrettanto coraggioso?
Sarebbe stato in grado di amare in silenzio? Di sacrificarsi per un bene più grande?
Harry non lo sapeva.
Tutto quello che sapeva, in quel momento, era che aveva un folle, disperato bisogno di baciare quelle labbra.
Hermione, i lunghi capelli sciolti sulle spalle, le labbra serrate quasi in una muta richiesta, lo fissava, come in attesa.
Fu un attimo, un attimo che Harry non avrebbe mai più dimenticato.
Non parlò.
Semplicemente, come un ragazzino alle prime armi, mosse i suoi rigidi passi verso di lei, la prese tra le braccia, e posò delicatamente le sue labbra sulle sue.
Proprio come aveva immaginato, quelle labbra sapevano di buono.
Lei non era di Ron.
Non più.
In quel momento Hermione era sua, e poco importava che lo sarebbe stata solo per pochi istanti. Harry si lasciò andare e non pensò minimamente al fatto che lei lo stesse ricambiando con ardore.
Non ci pensò.
Non pensò al fatto che, forse, i suoi sentimenti erano ricambiati, dal momento che lei non gli aveva ancora tirato un calcio negli stinchi mandandolo al diavolo, chiedendogli che diamine stesse facendo.
Harry, completamente pazzo di lei, non pensò a niente di tutto questo.
Ma, di fatto, fu questo che avvenne. Hermione, incredula, sbalordita, pazza di felicità, avvolse le braccia attorno al collo di Harry, spingendosi contro di lui.
Fu un bacio appassionato, dolce e tormentato, disinibito e surreale.
Fu tante cose insieme.
Fu la giusta ricompensa per anni sbagliati, anni fatti di scelte errate, di illusoria felicità.
Fu il giusto epilogo per due anime innocenti, vittime di Amore.
 
Quel bacio, il primo, fu esattamente come doveva andare.
Perché, a volte, seppur la vita si fa beffe di noi, non rimane che una cosa da fare: assecondare il proprio cuore.
 
Il Ministero della Magia fu il primo testimone dell’amore tra Harry Potter ed Hermione Granger.
 
Tutto cominciò così.
 
E poi…
 
Beh, quel poi è un’altra storia.
   
 
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