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Autore: _cioc_    24/10/2020    0 recensioni
Una dopo l'altra brillarono tutte, diventando una sola.
Tutto parte da un viaggio al di fuori dalla Terra, oramai morta, che porta un ragazzo alla scoperta dell'universo infinito. Nel suo cammino troverà difficoltà e bellissime amicizie ma il suo destino gli riserva dell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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La pioggia scendeva insistente sul pianeta di Tona, precisamente a Opna piccola cittadina che accoglie un grande spazioporto per le navi che arrivano da ogni dove, il paese si trova in una posizione scomoda tra due grandi città, il che porta ancora più povertà. Chiunque vive lì è reduce di una vecchia guerra civile che ha portato il pianeta ad una grande crisi economica, nessuno ricorda con precisione quando è iniziata ma tutti sanno che sta portando alla distruzione il pianeta.
 
È quasi il crepuscolo quando una piccola nave accosta al porto principale, nessuno sapeva dell’arrivo e neanche se fosse stato avvisato qualcuno. Il mezzo trasporta degli umani appena prelevati dalla Terra, oramai morta, ci sono voluti giorni di viaggio e molta speranza, non è facile trovare un pianeta pacifico. Si spensero i motori della navicella e le porte si aprirono, il pilota fu il primo a scendere assieme ad una scatola contenete i documenti di imbarco dei passeggeri, poco dopo si sentirono urlare dei nomi. Donne assieme a bambini, ragazzi e uomini scesero dalla navicella, non c’era nessun anziano a bordo. Arrivò l’ultimo nome “Ryan Sponiji” il capitano guardò attentamente la foto sul documento di imbarco ed il viso del giovane ragazzo che aveva davanti, capelli mossi divisi a metà con dei ciuffetti a tendina sulla fronte e mori, occhi verdi, un paio di occhiali tondi dalle lenti gialle, un piercing sul ponte del naso ed un altro sul labbro inferiore a destra. Ryan sbuffò guardandosi attorno, ci mette troppo, pensa guardando negli occhi il capitano.
 
Una volta riconsegnato il documento il ragazzo scese dall’imbarcazione mettendosi apposto lo zaino con tutte le sue cose dentro, passa una mano tra i capelli e si avvia velocemente verso una tettoia poco lontana, l’ultima cosa che voleva era bagnarsi tutti i vestiti.
 
Pensò velocemente le ultime parole dei suoi genitori prima della loro morte, troverai te stesso là fuori ma ricordati chi sei veramente, sbuffa prendendo coraggio ed iniziando a correre nel vialetto davanti a sé.
 Le case sono scure e sporche si possono intravedere poche finestre, dai vetri sporchi ed opachi, con la luce accesa, la strada è fatta di sassi scuri rovinati dal tempo e l’odore pungente di alcolici fluttua nell’aria misto al carburante delle navi. Questa città non è delle migliori ma a Ryan brillano gli occhi ogni volta che sposta lo sguardo, non aveva mai visto così tante case una vicina all’altra, la sua era da sola in mezzo ad un campo con nulla attorno, solo un albero di pesche gli faceva compagnia.
 
Perso nei suoi pensieri non si era accorto di essere in mezzo alla strada sotto la pioggia con il naso all’insù, senza aspettare corse verso la prima locanda che trovò, “Tregiri” diceva l’insegna. Spinse la grossa porta di legno con forza ed una botta di calore lo accolse facendolo sospirare, delle chiacchere e rumori di bicchieri che tintinnano arrivarono alle sue orecchie facendolo sorridere. Si tolse la giacca fradicia assieme alla sciarpa accorgendosi che tutti i vestiti erano bagnati, sbuffò guardando in alto. Esausto chiuse gli occhi ed inizia a sfregare le mani l’una contro l’altra, sulla fronte, collo e dorso delle mani, gli si formarono dei simboli rossastri ed in poco tempo una folata di vento fece svanire tutta l’acqua che aveva addosso, lasciando solo i vestiti asciutti.
 
Mise apposto gli occhiali e fece qualche passo verso la sala principale, uomini barbuti e sproporzionati ridevano tra di loro ai tavoli raccontandosi storie che rasentano l’impossibile, altri si alzano e si fanno riempire i bicchieri di alcolici di diverso colore ed altri ancora dormivano. Ryan si avvicina al bancone sotto alcuni sguardi sinistri da vari clienti, non gli importa più di tanto ha solo bisogno di qualcosa di caldo.
 
“Buonasera” una ragazza dai capelli lunghi e lisci si avvicina pulendo il bancone, Ryan sorride leggermente mentre si siede su uno degli sgabelli. “Che posso portarti?” chiede lei mettendo via lo straccio e riponendo tutta la sua attenzione su di lui, pensava fosse carino, per di più ragazzi della sua età non se ne vedono tanto in giro, scappano tutti in città. “Qualcosa di caldo” chiede Ryan con gentilezza mettendosi apposto gli occhiali. “Una zuppa va bene?” Ryan annuisce abbassando lo sguardo e rialzandolo quando la ragazza va nel retro.
 
Per ora l’ultima cosa che voleva era una ragione per restare in quel luogo. Curioso si gira dando un altro sguardo in giro per raccogliere maggiori dettagli del posto, non si era accorto delle pareti in legno grezzo con appese delle vecchie mappe nautiche appartenenti a chissà quale luogo, alcune ingiallite ed altre strappate, in un angolo si poteva vedere un pezzo di una vecchia navicella rovinato dalla ruggine, sopra di esso erano poggiati oggettini di varia dimensione ma non era così chiara la loro funzione, forse erano semplicemente da ornamento. Sposta lo sguardo altrove e vede un classico teschio, di qualche animale estinto da anni, appeso alla parete, non aveva mai capito il motivo di tale ornamento a parer suo era solo sinonimo di morte.
 
Si rigira di fronte al bancone non vedendo la ragazza tornare, così decide di tirare fuori il suo vecchio libretto degli appunti, anche quello rovinato dal tempo. Lo aprì verso la fine dove aveva appuntato le ultime cose prima di lasciare casa sua, oggi è il grande giorno, dopo venti anni di permanenza sulla Terra vado via, lascio il mio adorato pianeta oramai non più ospitabile. Ho appena finito di fare le valigie e sto aspettando il tramonto, hanno detto che verranno a prendermi prima che il sole cali. Lo zaino non è poi così pesante dato che le cose più ingombranti non posso portarle via, purtroppo dovrò lasciare qua la chitarra di mio padre ed anche i mille libri di mia madre. Ne ho presi solo un paio, quelli che amo di più. Un sospiro lascia le labbra del ragazzo mentre legge le sue stesse parole, è come se stesse rivivendo quel momento di qualche giorno fa.
 
“Ecco qua” la voce troppo squillante della ragazza gli fa alzare la testa di colpo mostrando un debole sorriso. “Zuppa calda” sorride porgendogli il tutto assieme ad un cucchiaio ed un tovagliolo. “Grazie” si limita Ryan a dire portando le mani vicino al piatto per riscaldarle leggermente. “Non sei di qua, giusto?” aggiunge la ragazza poggiando il viso sul palmo della mano, i suoi occhi erano tutti concentrati su di Ryan. “Uhm, no” risponde timido prendendo un sorso di zuppa stranamente gradevole.
 
“Da dove vieni di bello?” chiede incrociando le braccia e poggiandosi con la schiena sul piccolo banco che aveva dietro di sé. Ryan deglutì prima di rispondere sapendo che i terrestri non erano molto visti bene dal resto dell’universo, forse perché erano in pochi e ricordati per la loro arroganza.
 
“Dalla Terra” disse spostando lo sguardo immediatamente, non se la sentiva di essere giudicato una seconda volta. La ragazza non disse niente, un sorriso sforzato contorna sue labbra ed un sospiro uscì poco dopo, Ryan sposta lo sguardo e non presta attenzione continuando a bere dalla ciotola di colore giallo.
Un forte rumore arriva alle orecchie di tutti, chi stava bevendo mise giù il bicchiere, chi stava parlando si zittì e chi era girato si sposta verso la direzione del suono. Un uomo dal corpo muscoloso e di moderata altezza entra nella locanda facendo cadere l’attenzione tutta su di lui, aveva tatuaggi ovunque e qualche cicatrice sul viso, sembrava quasi uscito da un qualche fumetto, con un’occhiataccia generale fece tornare tutti ai fatti propri per poi procedere verso il bancone.
 
Ryan non si era girato ed aveva continuato a bere la sua zuppa senza esitazione, era di passaggio in quel paese non era venuto qua per farsi intimidire da persone che non vedrà più. Di colpo una forza maggiore lo fece cadere a terra di fianco e la zuppa fu tutta su di sé. Rimane a terra per qualche secondo per la botta presa sulla testa.
“Buonasera Dresna” poggia le grandi braccia sul bancone sporgendosi verso la ragazza che guardava un punto indefinito della stanza chiaramente a disagio. “Oggi non mi guardi?” chiede piegando la testa per poi guardare Ryan con uno sguardo beffardo, il ragazzo si mise addosso gli occhiali e seduto, ora doveva semplicemente studiare l’uomo che aveva davanti.
Grande e grosso molto probabilmente è lento, senza aspettare si alza in piedi ed inizia a dire un incantesimo, non si capiva che parole dicesse, l’uomo visibilmente infastidito si gira con tono di sfida.
Gli occhi del giovane divennero viola e le rune comparirono sulla sua pelle, la luce giallastra che c’era nella stanza divenne viola ed in pochi secondi il grosso bullo venne scaraventato sulla parete di fronte al bancone facendo un buco nel muro che si riempie di fumo grigio. Il rumore fece sobbalzare tutti i presenti che si alzarono e si nascosero da qualche parte mentre altri uscirono dal locale. Il silenzio si fece spazio e l’unico rumore era il fiato irregolare di Ryan.
 
“Non oggi” sospira poggiando una mano sul bancone per tenersi su, non aveva calcolato che la magia gli porta via tantissima energia e lui dopo il viaggio non ne aveva tanta. Un grugnito di dolore arriva dal fondo della stanza e l’uomo esce dal fumo con qualche graffio ed il naso che colava di sangue, piega la testa e correre verso il giovane nel tentativo di schiacciarlo come un piccolo scarafaggio.
 
Con un gesto della mano Ryan lo fece alzare da terra sbattendolo a terra sul pavimento, un altro buco venne fatto ma questa volta l’uomo non si mosse, torna il silenzio e tutti avevano gli occhi fissi sul ragazzino che, stanco, respirava affannosamente guardando il corpo fermo del signore. Sbuffò e fece un passo mettendo male il piede cadendo a terra, la stanchezza arriva veloce al suo corpo e si addormenta sul pavimento di legno a pochi metri dall’altro corpo.
   
 
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