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Autore: Erica K Lovett    24/10/2020    0 recensioni
In attesa di pubblicare una delle storie più corpose e personali sulla mia pagina, vi propongo un salto all'interno di un altro incubo.
Se il buio potesse salvare la vostra anima, accettereste? Una giovane donna giungerà alla inaspettata svolta della sua vita senza neppure guardarsi indietro.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dracula
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storie di mezzanotte- The second wife

Nota dell'autrice: Le storie di mezzanotte sono una nuova serie che vorrei introdurre sulla mia pagina, si basano sui miei sogni e non sono necessariamente horror. Solo molto strane. Seconda caratteristica di questi componimenti é il fatto di rimanere molto fedele agli avvenimenti del sogno, mettendo in secondo piano il filo logico di una storia vera e propria, dunque alcune cose non verranno spiegate nei dettagli o risulteranno sconnesse proprio perchè provenienti da un sogno.


Fu alle porte della città, nel bel mezzo del mercato cittadino che ella mi trovò.
Avanzava adagio e rasserenata tra la folla di scapigliate genti e rumorosi carretti, la nebbia occultava la sua figura ancora più impercettibilmente agli occhi, mistificandola, quasi a renderla uno spettro errante.
Mi tese la mano senza indugiare ed io, all'oscuro di tutto, accettai.
In fondo non avevo nulla o nessuno da perdere.
Mi condusse in un luogo atemporale, talmente vasto e lussuoso da ridurre la pidocchiosa vita cittadina ad un vago ricordo.
Permettete che vi spieghi meglio.
Un silenzioso palazzo, sorretto da antiche colonne greche, si ergeva austero immerso in un colorito giardino lussureggiante.
Ogni stanza pareva esser stata edificata su misura per ospitare un principe, pavimenti in lucente marmo e lampadari in cristallo scintillante erano solamente la cornice che contornava tutta quell'eleganza superba.
Ma qualcosa, al di fuori di quella dimora, stuzzicava particolarmente la mia viva curiosità.
Oltre la distesa verdeggiante, un cancello in nero ferro battuto, circondava un particolare anfratto, una piccola grotta dismessa e solitaria, all'interno della quale non mi fu consentito l'accesso, inoltre, data la mia timida indole, non dimandai oltre, lasciando che i dubbi tormentassero il mio animo docile.
La figura si scoprì il volto, tenuto seminascosto da un pesante cappuccio, rivelandosi senza troppe remore.
Un'attempata donna, dagli splendidi capelli color grigio argenteo, mi sorrise con fiducia, assolutamente certa della sua scelta.
Il suo aspetto era intrigante ma allo stesso tempo...ambiguo.
Ero indiscutibilmente sicura del fatto che avesse oltrepassato la sessantina, ma quella pelle candida, quel portamento slanciato privo di qualsiasi tentennamento, quel sorriso...mostravano ai miei increduli occhi una giovane a mala pena trentenne.
Solo il suo umile, ma ben curato, abbigliamento mi rivelò chi fosse.
Era la domestica, una delle tante che, probabilmente, risiedevano a palazzo.
Dunque era per questo che aveva scelto una semplice contadinotta? Per elevarla al grado di serva al cospetto di un capriccioso principe?
D'altronde, immersa in tutto quello sfarzo, certamente non avrei potuto rivestire altro ruolo, nè il mio aspetto fisico era minimamente paragonabile a quello di una regina, dai capelli persistentemente ricoperti di terra e sudore a quei teneri chiletti non ancora così evidenti, ogni parte di me mostrava povertà, disgrazia, umiltà.
I miei pensieri si dissolsero nell'aria, la donna, senza proferire alcuna parola, con un pacato cenno della mano, mi mostrò la via da seguire.
La nebbia si diradò impercettibilmente ad ogni passo, lasciando spazio all'avazata della notte e delle tenebre.
Un uomo, elegantemente abbigliato, attendeva all'esterno della principesca dimora.
Un cilindro in velluto nero campeggiava vistosamente su una folta chioma di riccioli d'ebano ben curata ed un completo, distinto e signorile, rendeva quell'uomo elegante ma distaccato.
Il suo sguardo sembrava assorto in qualche filosofico intrigato dilemma, nemmeno la vista della domestica lo destò dall'incessante flusso di divagazioni.
Rimasi in disparte per evitare qualsiasi possibile disturbo.
La domestica disquisì a lungo con il tenebroso figuro, il quale, ad ogni due frasi della donna, mi lanciava sfuggevoli occhiate indagatrici, come a volermi studiare, presumo per comprendere se fossi degna di servire tra quelle fiabesche mura.
Non ostentava alcuna approvazione, nè tantomeno disdegno nell'osservarmi.
La giovanile domestica animosamente cercava di convincerlo, anche se, apparentemente, non riuscendo nell'intento.
- Mi sono mai sbagliata? Fidatevi di me-
i due stranieri osservarono silenziosi la mia figura, la domestica fiduciosa, l'uomo dubbioso e non appieno convinto.
La donna si avvicinò a me e, finalmente, potei udire la sua voce.
- Dunque, accettate?-
sempre più confusa dalla foschia del dubbio, questa volta esigevo delle spiegazioni
- Perdonatemi...volete che lavori come domestica al cospetto di costui?- un tenero risolino infantile smentì ogni mia supposizione
- No, affatto. Vi ho condotta fin qui per chiedervi se desiderate divenire la seconda giovane moglie del Conte-
un silenzio imbarazzato troncò la conversazione, sentivo che mancava qualcosa, quel momento era surreale, tutto era come una enorme bolla di sapone pronta a scoppiare al primo impatto con la vera realtà.
- Io? La moglie di un Conte? Sono solamente una semplice contadina, come...-
- Dunque, accettate o no?- una folta nuvola di domande si materializzò nella mia mente.
Quell'uomo era il Conte? Perchè sposare una contadina? In cosa diavolo ero andata a cacciarmi?
- Sì, accetto-
improvvisamente quell'apparente luogo di quiete si popolò di domestiche, nobiluomini e nobildonne mai incontrati fino a quel momento.
Le sorprese non erano ancora terminate.
Una figura incappucciata, con passo svelto, si avvicinò minacciosamente, fissandomi intensamente e con attenzione.
Del volto coperto potevo intravedere solamente due occhi brillanti, vivificati da un indiscutibile color ambra, qualcosa di non propriamente umano.
Non attesi molto per scoprire chi ella fosse.
Una giovane donna, dal fascino ultraterreno, mi squadrò dalla testa ai piedi.
Giurai a me stessa di non aver mai veduto in vita mia tanta bellezza concentrata in un singolo corpo.
La pelle, dal colorito candido quanto latte, pareva quasi riflettere i raggi di luce lunare e quei capelli ramati, così setosi e ribelli, parevano appartenere ad una dama dei libri di favole.
Persino il lunghissimo abito decorato e ingioiellato faceva invidia al mio sudicio vestitino della Domenica.
-Ardenia, noto con piacere che ancora una volta non hai sbagliato...- la domestica ringraziò per il complimento esibendosi in un breve inchino
- Dunque benvenuta a palazzo...- l'affascinante dama fece lo stesso con me
- Io sono Drumidia, la prima moglie del Conte Vlad III Draculea, per gli amici Conte Dracula, colui che...-
- Un momento, QUEL Conte?-
- Sì, QUEL Conte- la donna sospirò esasperata per l'interruzione, sperando non ve ne fossero ulteriori
- Altre domande? Dunque, procediamo. Io e Ardenia provvederemo alla tua istruzione, alla tua cura ed al tuo mantenimento fisico...non crucciarti, sei in buone mani ora-.
Quelle parole austere si rivelarono in realtà tenere e veritiere, potevo vantare una sterminata conoscenza in qualsiasi ambito, abiti su misura, buon cibo e una degna sistemazione per la notte.
Il Conte non sembrava interessato ai miei progressi, ma solo apparentemente, percepivo i suoi occhi addosso persino quando il buio della notte mi avvolgeva poco prima del sonno.
Persi peso proporzionalmente all'aumentare della mia sicurezza, più la mia tenacia si faceva salda e fremente e più, con sorpresa, coglievo il tenebroso principe aggirarsi con scarsa discrezione tra le imponenti colonne greche per osservarmi
- Guarda, guarda...anche oggi abbiamo visite- la prima moglie mi fece notare lo sguardo indagatore del Conte, nascosto nell'ombra
- Dunque rendiamo lo spettacolo più interessante- mi esibii in una vigorosa tripletta di spada che suscitò l'ilarità della donna, la quale ricambiò con altrettanta audacia.

Trascorsero i mesi e, finalmente, fui pronta all'ultimo passo: morire.
Non ricordo molto della trasformazione, solo i freddi canini della prima moglie prosciugare ogni mia linfa vitale, prima che tutto intorno a me scomparisse nell'oblìo.
La mia rinascita era compiuta, ero divenuta la migliore versione di me...ed anche una vampira.
Conoscenza e bellezza eterna che tanto, da mortale contadina, bramavo, finalmente ora mi appartenevano.
Un'unica limitazione, al momento, mi impediva di disporre pienamente dei miei poteri d'immortale: solo i vampiri arcani, divenuti creature della notte da immemore tempo, decenni, secoli...avevano controllo assoluto sugli spaventosi poteri che scorrevano nel sangue delle loro ardenti vene.
La mia forza, dunque, era appena superiore a quella di un giovane umano adulto, in compenso sott'acqua non necessitavo d'aria e la mia velocità era nettamente superiore a qualsiasi congegno a motore umano.
La vita a palazzo era certamente agiata e l'eternità a tratti monotona e soporifera, ma potevo contare su Ardenia, divenuta una silenziosa madre amorevole e Drumidia, la prima moglie del Conte, quasi una sorella per me.
Il Conte, nei miei confronti inizialmente schivo e diffidente, ora non aspettava altro che incontrarmi casualmente tra quegli ampi saloni, senza curarsi degli occhi curiosi dei servi umani e dei discepoli che egli stesso aveva originato.
Oltre quel portamento distaccato e sfuggevole, si celava in realtà un tenero amante attento e rispettoso, un gentiluomo dedito alla cultura ed un profondo conoscitore dell'animo umano.
Le sue carezze sul viso erano indiscutibili gesti d'amore, coronate da intensi abbracci comprensivi e da profonde effusioni costanti e passionali. Imparai ad amarlo non solo come mio principe e sposo, ma a fidarmi di lui come un compagno eterno, un fulgido punto di riferimento sempre disposto ad accogliermi a braccia aperte.
Fiducia.
La parola, il termine, l'idea sulla quale aveva fondato quel luogo e la sua intera stirpe, ciò che univa sotto le stesse amorevoli ali umani e vampiri. Ma non tutti ambivano a quella apparente uguaglianza...lo scoprii proprio sulla mia stessa cadaverica pelle.
Una notte, simile a tutte le altre, Ardenia ed io eravamo assorte in un'interessante conversazione su umani e vampiri, a tal proposito mi sorpresi nello scoprire che ella era umana, ma che la sua eterna giovinezza nascondeva qualche piccolo segretuccio che, con malizia, la donna decise di non rivelarmi.
Sembrava a proprio agio sia tra gli umani che nel bel mezzo di un ampio gruppo di vampiri, tutti le volevano bene e la acclamavano come una madre, o così sembrava essere in apparenza.
Io nutrivo forti dubbi sia sulla instabile natura umana, sia sulla irascibile indole dei vampiri, fu proprio Ardenia ad indurmi alla fiducia, ad abbandonarmi alla spalle ogni titubanza, ad abbassare la guardia per entrambi i fronti.
E proprio l'indubitabile accadde.
Uno spocchioso vampiretto, atteggiandosi da galantuomo, si avvicinò a noi con fare sospetto, quel succhiasangue nascondeva qualcosa di losco nel cuore, ne ero certa.
D'un tratto un manipolo di servi umani, totalmente apatico e privo di espressività, rinchiuse me, Ardenia e il giovane vampiro all'interno del salone con una pesante grata in ferro.
La domestica non si scompose, anche se riuscivo a percepire la preoccupazione nei suoi occhi.
Il presuntuoso succhiasangue si sbottonò con malvagità la camicia rossiccia, assaporando con gusto il timore evidente celato nel mio sguardo.
Quel demone delle tenebre si squarciò il petto con la sola forza di un'affilata unghia, incidendo il proprio corpo partendo da metà collo giungendo fino al basso ventre senza percepire alcun dolore.
L'orrore dipinto sui nostri volti era solamente un dolce preludio da pregustare prima della vera tragedia.
Il taglio si spalancò, aprendo una infinita voragine di sangue senza fine, quel demone dissennato aveva generato all'interno del proprio corpo un vortice di agonia e artigli, qualcosa di persino peggiore degli Inferi stessi.
Il vampiro, con velocità repentina, inghiottì in quell'incubo mortale Ardenia, poco alla volta, cominciando dai suoi delicati piedini.
Afferrai con disgusto e orrore le mani della donna tentando di trarla in salvo, ma le fauci di quel demonio erano troppo forti per me .
Le nostre urla sembravano sorde, ovattate, distorte da quel salone sciagurato e vuoto.
Le mie lacrime non bastarono a terminare quel massacro, lasciai le mani di Ardenia prima che quell'oblìo di sangue e carne divorasse anche me.
Il compiacimento di quell'essere immondo mi dava il vomito, gli avrei strappato lo scheletro dal corpo a mani nude riducendolo ad un vile sacco di putride carni prive di vita.
Ma quell'atrocità non era ancora terminata, oh no, perchè qualcosa di peggiore persino della morte attendeva la povera domestica.
Lo squarcio si riaprì, risputando fuori qualcosa che non era più neanche lontanamente umano.
Un essere informe si agitava a terra, quella che un tempo era una donna bellissima dalle forme aggraziate ora pareva uno scherzo della natura.
Il volto e qualsiasi parte del corpo erano radici scomposte e rigonfie, simili alle fattezze di una radice di zenzero, mostruosamente ripugnanti, orribilmente attorcigliate l'una dentro l'altra.
Due occhietti storpi e incavati e una storta bocca rantolante erano ciò che avvicinava quella cosa ad una simil creatura dotata di vita.
La sua sofferenza in ogni movimento, quel corpo rigonfio e tumefatto riverso a terra...non avevo la forza per urlare, nè per proferire parola.
Un conato di nausea colse il mio stomaco, ma proprio in quel momento i servi umani riaprirono la grata.
Nulla mi trattenne al cospetto di quella scena irreale, le mie lacrime erano colme d'ira, instinguibile furore e sofferenza.
Il Conte e Drumidia si trovavano nella stanza accanto, alla vista di quel profondo sconvolgimento, il mio amoroso principe non esitò ad accogliermi tra le sue braccia e ad ascoltare ogni mia parola.
Perchè? Era tutto ciò che riusciva a chiedersi il mio cuore in pezzi.
Sapevo che il mio sposo non avrebbe permesso un affronto simile, sentivo che non avrebbe tollerato tale orrore, che non avrebbe mai perdonato.
Non mi sbagliai.
Dracula, io, Drumidia ed un folto gruppo di vampiri ci precipitammo proprio verso l'oscuro anfratto, quel misterioso luogo a me sigillato.
Un profondo specchio d'acqua si celava tra le buie cavità di quella grotta, non riuscivo a scorgerne il fondo ma ero quasi certa che quelle gelide acque limpide procedessero fino agli abissi della Terra.
Senza indugi, Dracula vi si gettò all'interno, seguito da me e Drumidia.
" Stiamo per giungere al rifugio degli umani", avevo dimenticato che i vampiri potessero comunicare con il pensiero
" Ma...sott'acqua?"
" Questo luogo è ben diverso da come lo vedi ora, l'accesso di cui essi si servono è distinto e ben separato dal nostro...ma non credere che ciò sia stato voluto dal nostro immortale sposo, questo luogo esiste da tempo immemore, persino da prima della nascita della Terra stessa...".
Un'ampia piattaforma accolse gli aggraziati passi dei vampiri e, con mia grande incredulità, oltre quella sporgenza non vi era nemmeno l'ombra di una singola goccia d'acqua.
Nessun essere umano in vista ad accoglierci, ma di certo non erano così sprovveduti da non temere un attacco a sorpresa, eppure il Conte non sembrava desiderare ardentemente spargimenti di sangue.
Un lungo corridoio illuminato ci conduse ad un imponente portone in legno, il principe delle tenebre lo spalancò furioso ma con controllata forza, sapendo chi trovarvi dall'altra parte.
L'indegno vampiro, che aveva tramutato la bellissima serva in creatura mostruosa, troneggiava assorto nella propria spudorata superbia al centro della stanza, circondato da timorosi quanto apatici umani e da un ristretto drappello di vampiri.
- Vedete compagni? Non è questo apprezzabile ma allo stesso tempo deprecabile da parte di un leader? Il Conte, nostra illuminata guida da secoli in questa...infinita eternità, darebbe la vita pur di rivendicare quella di una misera sguattera umana. Davvero ammirevole, lo riconosco...ma, se in caso di attacchi esterni, accadesse la stessa cosa in battaglia? Quante vite andrebbero perdute per una sola, singola anima? Ciò non metterebbe a rischio l'intero branco?-
Dracula ascoltò senza obiettare quegli insulsi, fanatici vagheggiamenti.
- Dunque, la volontà del nostro leader, un tempo temprata dall'acciaio delle spade insanguinate, è forse giunta allo stremo? Perchè dare fiducia ad un uomo che non può più garantire per la nostra salvezza?-
un feroce sguardo pronto allo scontro sfiorò il contrallato odio, ben visibile nei profondi occhi del Conte.
- Io dico che è tempo di cambiamento, di una svolta, un nuovo inizio!-.
Il presuntuoso vampiro si preparò ad affrontare il principe delle tenebre, ben convinto di poter riscattare tutto ciò che apparteneva al Conte.
Dracula non lasciò allo sprovveduto immortale nemmeno il tempo di sussultare, strinse le gelide dita intorno al collo dell'infedele discepolo, mostrando ai presenti la sua magnanimità, o meglio, la sua debolezza d'animo, come costui l'aveva definita
- Vedete, amati seguaci e figli mortali, la mia... mancanza di volontà, come è stata erroneamente declamata, è destinata solamente ai cuori puri, a coloro che meritano e che non tradirebbero mai la propria...guida. Dunque è per questo che ho fondato una comunità basata sulla fiducia, sulla reciproca fraternità, sull'amore...L'amore è più forte del terrore, ma non sempre è abbastanza...-
il Conte strinse la presa sul collo esangue del traditore, facendolo rantolare di dolore.
-...a volte, l'unica soluzione, è la morte- il vampiro si dimenò allo stremo delle forze, cercando di liberarsi dalla stretta mortale.
Dracula gettò a terra l'infedele e, a mani nude, gli strappò il cuore dal petto, lasciando il corpo rigido e freddo sul marmoreo pavimento candido, cancellando ogni vana parola di quel sudicio cospiratore.
- Non voglio spargimenti di sangue, rifonderemo la nostra famiglia solo sulla fiducia e chi non conviene con tale regola...è libero di andarsene-
                            
                                                                                                                        FINE
   
 
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