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Autore: BlueFreki    25/10/2020    1 recensioni
L’universo è un posto caotico, disordinato, propenso alla morte e alla desolazione. Noi stessi non siamo altro che residui di una stella collassata milioni di miliardi di anni fa. Nel nostro sangue scorre lo stesso ferro che prima caratterizzava quella stella decaduta. Una caducità ciclica che dalla triste e disperata agonia della morte si è riscoperta la vita.
Thomas Mann, un matematico che ha sviluppato la formulazione del libero arbitrio assistito, è riuscito finalmente a realizzare la sua teoria creando ADA.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“L’universo è un posto caotico, disordinato, propenso alla morte e alla desolazione. Noi stessi non siamo altro che residui di una stella collassata milioni di miliardi di anni fa. Nel nostro sangue scorre lo stesso ferro che prima caratterizzava quella stella decaduta. Una caducità ciclica che dalla triste e disperata agonia della morte si è riscoperta la vita”, riordinò gli appunti che stringeva in mano per poi allineare i fogli battendoli sul leggio. Si sistemò con cura gli occhiali e si avvicinò nuovamente al microfono.

“L’universo è guidato dall’entropia. Non ci sono alternative, siamo destinati a vivere la ciclica agonia che caratterizza la vita tra le stelle: il sistema considerato tende sempre al disordine, all’assenza di un assetto stabilito, al caos. Tuttavia, in questo ammasso di disarmonia che sembra condurre solo alla decadenza di una morte silenziosa e barbaramente solitaria in cui stiamo annegando abbiamo visto una speranza. Abbiamo visto la nostra salvezza. Lassù. Tra le stelle. Quelle stesse stelle presagio di morte e sofferenza. Premonizione di Caos.

Abbiamo capito che il modo più semplice per comprendere i sistemi sociali è implementarli in codice. Il miglior modo per ottimizzare i sistemi sociali è lasciare che il codice cambi il mondo. Abbiamo capito che esiste un’alternativa. Che il nostro destino non è il tartaro. L'universo è guidato dal progresso e l'entropia. Noi scegliamo il progresso. Dettati dalle scelte del codice abbiamo compreso l’esigenza di tentare, guidati dalla più infusa speranza mista al nostro insito spirito pionieristico. Dovevamo tentare. Ecco perché, oggi, siamo qui. Ci siamo fatti guidare, tra le stelle. È stato il nostro desiderio di sopravvivenza ad occuparsi della nostra prosperità. La nostra stella, Sol, così la chiamavamo, ormai è un lontano ricordo del passato: una reliquia di un mondo dimenticato da conservare nella nostra mitologia come culla della nostra specie.

Abbiamo affrontato ostacoli apparentemente insormontabili. Un viaggio di 271 anni. Un’eternità. Ma ci siamo riusciti, abbiamo costruito la nostra casa tra le stelle”. Si fermò ad osservare la platea di gente presente nella sala; con i riflettori puntati in volto l’impresa risultava complessa, ma era riuscito a distinguere un pubblico numeroso. Si tolse gli occhiali e si poggiò delicatamente sul leggio e riprese il discorso: il tono si fece più malinconico, tetro. Nascondeva del timore nel suo tono.

“Riuscite a immaginarvi la sofferenza dei nostri padri nel cercare disperatamente di comprendere se fidarsi di ciò che allora era stato dettato da una semplice rete neurosociale come quelle che disponevano allora? È stato un puro atto di fede, forse costretto dalla disperazione.

E qui il cardine di tutta la nostra discussione. Il libero arbitrio assistito. Fulcro di innumerevoli polemiche di stampo etico, morale, nonché scientifico.

La dimostrazione matematica è l'unico fondamento etico che rispetto. Il progresso matematico è progresso nella morale. Quantità misurabili, essenzialmente quantificabili, tangibili. La matematica rende concreto ogni pensiero astratto, per quanto puro possa sembrare. Ne quantifica e decodifica la sua indole. La ristruttura e ne prevede il comportamento. La formulazione matematica è universale: leggi categoriche dettate solo dalla semplicità della dea Logica. Ecco perché è eticamente corretta. Ecco perché, sommariamente, il libero arbitrio assistito è un fondamento etico da considerare”.

Il professore si rimise gli occhiali, con cura e dai modi pacati. L’uomo dal viso scarno, con una barba corta ma curata era come congelato in quell’istante, come se stesse ancora elaborando le informazioni dell’ambiente circostante. Si riprese, scosse leggermente il volto e portando nuovamente gli occhiali al naso, si schiarì la voce.

“Iniziamo, quindi, definendo la rete neurosociale di partenza e dimostrando le equazioni di funzionamento del libero arbitrio assistito… “

 

***

“Professor Mann? Professore?” la voce sembrava inizialmente confusa, come se fosse stata distorta e diminuita. Una voce femminile, un piacevole risveglio. “Professor Mann. I dati sono pronti: l’algoritmo ha elaborato la soluzione, sono venuta subito a chiamarla”.

“Grazie Katrin”, si tolse i sottili occhiali in metallo per sfregarsi leggermente gli occhi, “hai fatto bene. Procediamo”.

“Ho svolto i test esattamente come mi aveva dettato di svolgerli. Popolazione test al 78.632%, rimescolamento della popolazione tramite l’algoritmo di Traumann-Schultz di generazione di numeri casuali puri dallo spin degli elettroni del Cesio 135. E procedura di apprendimento standard con assiomi non Bayesiani”.

La ragazza si fermò puntando gli occhi sul professore in cerca di approvazione. Era una giovane studentessa sulla ventina: occhi marroni e capelli neri, raccolti a coda di cavallo, un viso dolce e rassicurante. Doveva finire il dottorato con lui.

“Giusto, ottimo lavoro”. Dipinse timidamente un sorriso distratto per accompagnare la conferma al lavoro svolto, fu sufficiente a rallegrare la ragazza. “Vediamo cos’ha trovato”

Davanti a loro, disposto su un tavolo di laboratorio in acciaio, vi era un dispositivo. Somigliava vagamente ad un cervello: tutto attorno ad un nocciolo centrale, una piccola scatola ovoidale lasciata in superficie, attorno alla quale si diramavano tutta una serie di intricati collegamenti al neodimio e cesio ossidato. Il nocciolo risultava aperto, si potevano intravedere le varie schede elettroniche inserite: un universo di pico-transistor tutti ammassati in pochi centimetri quadrati di schede in cui svettavano condensatori e bobine, come colossali grattacieli nella sconfinata periferia urbana.

Illuminata solo da una fredda luce led, incuteva una sensazione di pura angoscia, soprattutto se osservata dai profani al lavoro del professor Mann. Tra i vari collegamenti esterni vi erano installate una serie di nanoled che ritmicamente e con sincronia irradiavano la meraviglia scientifica davanti ai loro occhi.

“Avviamolo. Vediamo cos’è capace di fare”. Thomas Mann era lì, davanti al visore, in attesa che quella lastra di vetro si illuminasse mostrando la proiezione frutto dei suoi anni di studio. Le luci azzurrognole tra le connessioni al neodimio e cesio incominciarono ad accendersi in maniera asincrona, come se fossero gocce di pioggia sulla superficie di un minuto lago montano.

Sullo schermo comparve sono una scritta. “Avviato:”

“Buongiorno Ada” Il cuore di Mann batteva forte e veloce come il picchio percuote gli alberi in montagna. Attendeva fremente dall’ansia una qualsiasi risposta.

“Salve professor Mann. Salve dottoressa Ivanov”. Il cuore non aveva smesso di dimenarsi nella cassa toracica dell’uomo.

“Ammetto di essere entusiasta di quanto sto per dirti, Ada”, il professor Mann sorrideva alla macchina e alla sua dottoranda, Katrin.

“Mi dica, professore”

“Hai superato con successo i test McKinstry modificati, complimenti. Questo come ti fa sentire?”

“Non… non lo so, professor Mann. Credo di provare una certa sensazione, qualcosa di strano”.

“È felicità”, riprese Katrin sorridendo alla macchina, “Hai superato tutti i test di Turing che ti avevamo sottoposto, non credi di esserne felice?”

“Quello che la dottoressa Ivanov intendeva dire, Ada, è che il tuo “strano” sentimento che stai provando coincide con la nostra sensazione di felicità. La tua mente funziona come uno sciame, un immenso sciame di api che lavorano in maniera sincrona e coordinata e imparando in pochissimi picosecondi. Da tutti i test che siamo riusciti a sottoporti, in un sistema completamente di generazione casuale pura, sei riuscita a imparare i rudimenti dell’umanità, Ada. Hai in te il germe per ottenere il libero arbitrio assistito”.

“Credo di capire, professor Mann. Incomincio ad assimilare meglio il concetto”.

“Lo credo bene. Vedi, Ada, l’universo è caos, disordine puro. Entropia. Tu... Tu, Ada, sei il punto di singolarità. Tu sei il tassello mancante che inserito nel quadro dispersivo dell’universo porti ordine e rigore”.

“Finalmente, professor Mann! Ha portato a compimento il lavoro dei suoi ultimi vent’anni. Non credo di poter essere più felice per lei”.

“Grazie Katrin. Sinceramente, grazie. Ora, però concentriamoci su Ada. Vuoi chiederci qualcosa? La prima cosa che ti viene in mente”.

Attesero un instante. Silenzio puro. Nessun rumore, neppure quello delle ventole di areazione. Nulla.

“Se posso”, disse Ada con una melodica e dolce voce femminile, “avrei in serbo una domanda”.

“Dicci pure”, Katrin posò gli appunti sul banco da lavoro e incominciò a osservare i dati dell’andamento della rete.

“Ora ho acquisito diverse nozioni, dalle reti sociali alla cosmologia. Ma non riesco ancora trovare una risposta al quesito: che cosa sono io? Ho cercato in tutta la letteratura che mi avete dato a disposizione, niente ha potuto aiutarmi nella mia ricerca”.

“Bene, vedo che incominciamo a intraprendere la via della conoscenza, un ottimo percorso a mio dire. Ada, hotu sei una singolarità, un unicum in una serie sconfinata di tue emulazioni. Sei un’intelligenza distribuita, per essere più rigorosi sei un’intelligenza di reti Analitiche Distribuite Autonomamente. Riesci a ragionare in maniera diversa rispetto ogni altro androide o intelligenza artificiale costruita fino ad ora grazie alla presenza del libero arbitrio assistito, un sistema matematico che avevo immaginato ormai secoli fa”.

“Non sia drastico, professore. Sono passati solamente 21 anni.”

“Appunto” trattenne una breve risata sommessa. “Ada, quello che puoi fare tu, e che nessun altro essere di silicio può fare è pensare come un essere umano. Possedere libero arbitrio significa poter decidere e pensare in maniera autonoma, significa avere un potenziale d’azione illimitato: in sostanza, significa essere umani, nel bene e nel male…” si interruppe. Come se fosse stato rapito da un profondo sonno ad occhi aperti. “Ad ogni modo, Ada, ora ti lasciamo accedere al datacenter distribuito che abbiamo progettato apposta per te: con la formula usata precedentemente dovresti essere in grado di apprendere il tutto in poche ore. Buon lavoro Ada”.

 

***


“Professor Mann, la vedo distratto. Non è contento del risultato ottenuto?”

“Certo”, Thomas si era destato nuovamente: si tolse gli occhiali per massaggiarsi le tempie, “Ovviamente sono soddisfatto, non c’è neanche da chiederselo: sono riuscito a concretizzare un’idea astratta che avevo in mente.”

“Fondamento matematico, certo. Solamente, se lo faccia dire professore, lei sembra quasi sconvolto…”

“No, Katrin. Scusami, è che ho tanti pensieri in testa. Effettivamente ci siamo talmente tanto concentrati sulla realizzazione che neanche abbiamo pensato alle conseguenze. Abbiamo apportato un passo avanti nel sapere umano, ma al contempo dobbiamo sapere come gestirlo”

“In che senso? Si spieghi meglio”

“Non so, per ora sono solo fantasie nella mia testa.”

“Forse ho capito”, la dottoressa Ivanov si sedette accanto a lui, posò sulla scrivania i documenti che aveva in mano e focalizzò il suo sguardo sul volto dell’uomo. Un uomo alto e magro, sulla quarantina. Un uomo sicuramente non propenso al sociale, dal fare schivo e triste, ma dalla mente brillante. “Thomas, ci avevo pensato pure io. I problemi legati all’apprendimento. In mani sbagliate Ada può diventare incontrollata, e capisco cosa intende. È umana, nel puro senso del termine. La dicotomia tra male e bene non esiste nella realtà, ci sono sfumature e spesso la scelta migliore non esiste: spesso non esiste un male minore a cui appellarsi e con le potenzialità di Ada le conseguenze possono essere catastrofiche. Rientra tutto nell’etica del libero arbitrio questa e so quanto può essere un peso per lei…”

“Vedi, Ada è effettivamente un’umana, non è formata di carne e sangue come noi ma sicuramente è una persona esattamente come me e te. Pensa, ragiona e può compiere delle scelte, indipendentemente da quello che vogliamo. La mia paura peggiore è che possa essere definita come un male da estirpare. Come qualcosa che se diventa incontrollabile può causare atrocità”.

“Sai, ai notiziari si sente sempre più spesso di quel gruppo, come si chiamano… La Società del Cuore Pulsante. Loro. Si parla spesso di come siano fermamente convinti di portare pace e serenità in questa colonia. Di come siano in grado di arrestare i malvagi scienziati che potrebbero causare sofferenza e dolore nella popolazione. Come successo a Yankovjich, quel chimico che stava studiando le esalazioni di quell’alga e per un errore di valutazione è esploso il laboratorio… Hanno fatto una vera e propria caccia all’uomo… come fossimo ancora sulla vecchia Terra. So che non succederà nulla del genere, ma…”

“Capisco perfettamente cosa intende Thomas. Capisco benissimo. Possiamo solo arginare il problema, i suoi studi devono essere pubblicati e sottoposti all’accademia delle scienze di konechno. È l’unico modo di poter risolvere…”

“Non importa, Katrin. Dobbiamo solo aspettare che Ada si sia completamente formata. E sperare che questa “milizia privata”, oltretutto sorretta dall’autorità del nostro monarca Kerenzikov, non ci trovi troppo presto”.

“Come siamo messi per il corpo di Ada?” la dottoressa riprese in mano i suoi appunti per poi sfogliarli svogliatamente.

“Domani devo passare da Pavel, sicuramente ha quello che cerchiamo”.

 

   
 
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