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Autore: MaryFangirl    25/10/2020    3 recensioni
[Sequel di 'Un giorno mi apparterrai']
-Erano passate diverse settimane da quando si era risolto il caso degli omicidi in serie [...], ma come si poteva mettere una pietra sopra quello che era successo? [...] Kaori impiegava qualche minuto ogni giorno per far vagare la sua mente al doloroso passato.-
Genere: Azione, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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La notte fu movimentata per la coppia; mentre Kaori si girava e rigirava nel letto presa da emozioni travolgenti, Ryo cercava di confortarla attirandola a sé, sussurrandole parole rassicuranti che parvero funzionare.

Poche ore dopo, al sorgere del sole, la giovane donna si districò dalle braccia protettive dell'uomo per vagare per l'appartamento, assonnata; appoggiando delicatamente una mano contro il vetro, indugiò per un breve momento di fronte all'imponente baia che dava sugli impressionanti grattacieli.

Le molteplici finestre dei vari edifici si tingevano di arancione mentre il sole si levava e le luci artificiali dei neon e dei lampioni si spegnevano; nonostante la mancanza di vegetazione, lo spettacolo mattutino era qualcosa di favoloso da contemplare.

Quella sarebbe stata la grande sera, pensò, la consegna del famoso premio per sua sorella ma, pensandoci, si accorse improvvisamente che quella promessa non era priva di vincoli perché non poteva prendere la ricompensa dicendo un semplice 'Grazie' o un breve discorso.

Rapidamente si avvicinò allo studio, aspettando un momento prima di entrare, poi andò a sedersi alla scrivania e aprì a turno i cassetti per trovare un foglio. Quindi, afferrando un grosso taccuino, prese frettolosamente una delle penne dal portamatite.

Strizzando gli occhi e appoggiando il viso sulla mano, cominciò a frugare nel profondo della sua anima alla ricerca delle parole giuste per rendere omaggio alla sorella.

Verso le dieci, steso a pancia in giù, con gli occhi ancora chiusi e la mano che sfiorava le lenzuola alla ricerca del calore del corpo femminile, l'uomo si accorse della sua assenza. Ryo si divincolò dal suo accogliente nido per cercare la sua compagna; il suo stomaco lo guidò per prima cosa in cucina malgrado l'assenza di un profumino invitante, poi chiamò la donna diverse volte senza successo, infine la trovò nel piccolo studio.

Mentre avanzava di un passo, schiacciò una palla di carta; prendendosi un momento per dettagliare il foglio, notò che molti altri, accartocciati, disseminavano il pavimento mentre la giovane donna, chinata su uno di essi, sembrava in piena concentrazione mentre lo riempiva di un fiume di parole.

"Kaori?" chiamò dolcemente, posando una mano su una sua spalla.

Sobbalzando bruscamente, con aria contrariata lei accolse lo sweeper.

"Che ti succede?" chiese.

"È per questo dannato discorso!" ringhiò, accartocciando un altro foglio di carta. "Come riescono questi giornalisti a scrivere pagine e pagine su un tema imposto mentre io non riesco a scrivere poche righe su mia sorella!"

Costringendola ad alzarsi e abbracciandola gentilmente, Ryo cercò di rassicurarla mentre le accarezzava i corti capelli.

"Non sforzarti, ti verrà naturalmente durante la giornata. Più ti costringi a scrivere, meno ci riuscirai"

"Hai ragione"

Un brontolio molesto mise fine a quell'abbraccio e con un'espressione beffarda, Kaori intervenne.

"Penso sia ora che tu vada a fare colazione"

"E tu?"

"Io non ho molta fame e con la serata che si svolgerà tra poche ore preferirei restare qui a mettere giù un testo appropriato. Ma tu esci: approfittane per fare il turista!"

"Sei sicura?"

"Sì. Ordinerò un boccone per pranzo. Vai, vai!" disse, allontanandolo con la mano mentre tornava al suo posto.

"Se è quello che vuoi" sospirò lui.

"Ryo, aspetta!" disse lei improvvisamente, uscendo dallo studio, prendendolo frettolosamente per mano. "Perdonami se sono così distante negli ultimi giorni" confessò vergognandosi, abbassando la testa.

"Non preoccuparti, capisco" disse lui sollevandole il mento e sorridendo calorosamente. "Tutto quello che è successo di recente non poteva che renderti infelice. Mi dispiace solo di sentirmi così impotente"

"No, non dire così!" rispose lei, scuotendo il capo, aggrappandosi saldamente alle sue spalle, "Sei l'unico con cui volevo vivere questo momento"

Un ampio sorriso si allargò sul volto di lui e istintivamente la baciò teneramente.

"Bene, ti lascio al tuo scritto, mentre io farò un giro. Vedrò quanto è cambiata la città negli ultimi 20 anni"

Lasciando che lo sweeper sparisse in bagno, Kaori pensò con malinconia alle sue parole; quindi erano passati 20 anni da quando aveva lasciato la grande città per il Giappone. Lei lo aveva incontrato quindici anni prima quando era solo un'adolescente che si era fatta catturare dal suo fascino tenebroso. Quanto a lui, l'aveva scambiata per un ragazzino a cui aveva dato il dolce pseudonimo di Sugar Boy.

Con tutti quei ricordi che le tornavano alla mente, riprese il suo posto alla scrivania e afferrò una penna, con aria sognante.

Pochi minuti dopo, Ryo uscì silenziosamente dal bagno e, dopo aver lanciato uno sguardo furtivo alla sua dolce metà, scivolò fuori dall'appartamento in punta di piedi mentre lei scarabocchiava con aria seria su un foglio le sue idee.

Con passo disinvolto scese per i vari pianerottoli dell'imponente edificio, ritrovandosi al piano terra. La sala principale brulicava già di una moltitudine di persone che si precipitavano da un punto A a un punto B, l'orecchio incollato al cellulare; stranamente, quel trambusto non gli piacque, e non perse tempo a raggiungere l'uscita quasi correndo, quando vide Sashi non lontano da lui. Ma fortunatamente per lui, troppo assorbita dalle sue occupazioni, la donna non prestò attenzione a ciò che la circondava e rimase al suo posto.

Nel corso delle ore e malgrado la lunga assenza, Ryo vagò per la grande città del suo passato, ritrovandosi nel quartiere dei suoi ricordi; praticamente ogni angolo di strada era segnato da una precedente traccia del suo passaggio. Le insegne di alcuni negozi erano cambiate ma lo spirito del quartiere era rimasto lo stesso e, mentre camminava, si fermò davanti a un piccolo pub e sorrise, affrettandosi allegramente a chiamare il suo omologo americano.

"Ehi Mick, non indovinerai mai dove sono!"

Il biondino rispose con voce assonnata.

"Non lo so ma per quanto mi riguarda, sono nel mio letto. Ti ricordo che qui sono le due del mattino"

"Smettila di fare il guastafeste!" brontolò Ryo. "Basta che non vai a dormire anche tu come le galline"

Mettendosi con forza a sedere sul letto, Mick replicò vivacemente.

"Ah perché per te le due di notte significa andare a letto come le galline!"

"Non dirmi che quando ci sono io, andiamo a letto così presto!"

Mentre l'americano si preparava a ribattere, la sua bella infermiera si mosse nel letto.

"Aspetta un secondo, vado in soggiorno, Kazue sta dormendo"

"Dovete esservi divertiti molto ieri sera" lo stuzzicò lo sweeper.

"Smettila con le tue sciocchezze" sospirò Mick, andando al piano inferiore. "Kazue è oberata di lavoro al momento, è davvero stanca"

"Povero vecchio mio" lo compatì Ryo.

"Ma che stai dicendo?" Mick si tese, sollevando un sopracciglio interrogativo mentre si sedeva pesantemente su una poltrona.

"Dimmi tutto" continuò l'altro con l'aria più seria del mondo, "Quanto tempo è passato da quando avete..."

"Smettila di fare lo stupido! Giuro che ti butto giù se continui!" sibilò l'americano. "Non mi hai chiamato per questo, quindi vai dritto al punto e fammi tornare a dormire"

"Pff! Non hai davvero senso dell'umorismo. Va bene. Più seriamente, volevo solo dirti che ho trovato un posto familiare"

"E quale?" chiese l'altro, grattandosi la testa mentre si lasciava sfuggire un lungo sbadiglio.

"Il club Twenty-One"

"Non ci credo! Esiste ancora!" urlò vivace, alzandosi all'improvviso e mettendosi a camminare per il soggiorno.

"Oh sì! È stato ristrutturato ma c'è. Mi ha fatto pensare..."

"A me! Che romantico" aggiunse Mick, con gli occhi che brillavano mentre sculettava eccessivamente.

"E poi sono io che dico sciocchezze"

Mentre la loro conversazione continuava su bonari battibecchi, Ryo si sedette su una delle panchine per immergersi nuovamente in un passato non così spregevole, specialmente quando ripensava alla loro complicità di un tempo.

 

 

In un altro appartamento di New York, comodamente seduto su un divano, l'artista sfogliava il catalogo per la sua successiva mostra. Gli occhi persi nel vuoto, le pagine si sgretolavano lentamente mentre il suo sguardo si fissava su un punto immaginario a distanza; stranamente, non riusciva a concentrarsi sulle varie illustrazioni mentre il catalogo metteva termine a tutta quell'implacabile organizzazione.

Quel giorno la sua mente sembrava essenzialmente ossessionata dalla famigerata serata che si sarebbe svolta di lì a poche ore; inchinarsi e adulare i pezzi grossi della città non lo entusiasmava, ma Massao aveva insistito con forza che fosse impeccabile con l'élite.

Con un profondo sospiro lasciò il catalogo e sollevò la cornetta del telefono e, dopo pochi e brevi squilli, rispose la voce femminile dell'assistente della galleria.

"Buonasera, signorina Newton. Sono Natsume. Ho appena ricevuto il catalogo per la mia prossima mostra" disse guardando il libretto sul divano, "e volevo sapere la sua opinione. Possiamo discuterne questa sera al gala?"

Con voce balbettante, lei rispose frettolosamente.

"Mi dispiace di dover declinare la sua offerta, Natsume. Stasera sarò molto impegnata, sono desolata. Ma sono convinta che il signor Massao sarà lieto di risponderle"

"Va bene, se lo dice lei" disse cupamente. "Mi dispiace averla disturbata"

Con un gesto stanco, riattaccò dopo aver pronunciato le solite formule di cortesia; con passo pesante, si avvicinò all'armadio alla ricerca del suo completo per l'imminente serata.

In un altro edificio, la signorina Newton, con la mano ancora attaccata alla cornetta, rimase immobile per un momento prima di lasciarla e mormorare tristemente, "Mi dispiace per il mio comportamento, Yoshiki, ma sono costretta ad agire così"

Sospirando malinconicamente, riprese il suo posto davanti al computer per rifinire l'elenco degli ospiti della galleria.

 

 

Erano passate diverse ore dall'inizio della giornata e la luce del cielo aveva lasciato il posto all'oscurità della notte.

In piedi davanti allo specchio, mentre sistemava il secondo orecchino, Kaori si interruppe per prendersi il tempo di osservarsi. Il lungo vestito lilla che le aveva regalato la sorella non era mai stato tolto dal suo guardaroba ma per quel ricevimento aveva pensato di indossarlo.

Concentrandosi sul morbido tessuto colorato, lisciò lentamente la stoffa per perfezionare il suo outfit mentre la tristezza iniziava a distorcere il suo dolce viso.

Durante quel gesto, un piccole alone salato comparve sul tessuto e, di fronte al suo riflesso, notò che quella lacrima amara non era l'unica a scorrere dai suoi occhi nocciola.

Rabbrividendo per il dolore, incrociò le mani sul petto chiudendo gli occhi e in quel preciso momento due forti braccia strinsero la sua esile vita.

"Sayuri aveva ragione, questo vestito ti sta a meraviglia" confessò a bassa voce.

Girandosi, lei appoggiò il viso in lacrime nel collo del suo amato.

"Non so se ce la farò" singhiozzò.

"Devi farlo...per te e per tua sorella" disse dolcemente, stringendola piano.

Allontanandosi dal suo compagno, lei gli sfiorò le labbra e disse:

"Ti ringrazio" sorrise, asciugandosi le lacrime.

Poi, guardando l'orologio, aggiunse:

"Ti lascio preparare perché l'auto verrà a prenderci tra mezz'ora, avrò abbastanza tempo per rileggere il mio discorso un'ultima volta" emise in un sospiro lacrimoso.

Non indugiando oltre, Kaori tornò nello studio per isolarsi un'ultima volta.

Poco dopo un colpo alla porta annunciò l'autista che si presentò per condurli al Gran Plaza. A braccetto, la coppia avanzò lungo il corridoio principale seguendo l'uomo, poi salì sull'auto di lusso in attesa.

 

 

In un altro quartiere della megalopoli, l'artista girava nervosamente in tondo, guardando costantemente l'orologio, che gli diceva che il tempo scorreva troppo velocemente per i suoi gusti. Era passata una buona mezz'ora da quando il manager avrebbe dovuto presentarsi e recarsi insieme a lui verso il Gran Plaza, e un quarto d'ora dopo, senza fiato, Massao si fece vivo.

"Il traffico è infernale a quest'ora! Siamo dall'altra parte della città, arriveremo sicuramente tardi!" si innervosì.

"Calmati, Massao. Non siamo i protagonisti della serata e il nostro ingresso si farà notare di più se arriveremo per ultimi. Avremo così il nostro quarto d'ora di gloria" sorrise Natsume, nel tentativo di calmare l'amico.

Con le sopracciglia accigliate, chiaro segno del suo nervosismo, il manager si rilassò gradualmente prendendo il contrattempo come una benedizione per il suo protetto perché l'argomentazione di quest'ultimo era da prendere in considerazione.

Senza ulteriori indugi, l'omino prese l'artista per un braccio e lo trascinò dietro di sé perché non voleva prolungare lo scompiglio nel suo programma ben organizzato.

 

 

Quando Ryo e Kaori entrarono nella sala ricevimento, il luogo brulicava già di gente. Tutte quelle persone elegantissime lanciavano alla coppia solo brevi occhiate di traverso, riprendendo altrettanto rapidamente la conversazione abbandonata per una furtiva curiosità.

Facendosi strada tra l'impressionante folla, mano nella mano, i due scivolarono attraverso la marea umana per raggiungere il podio dove il capo redattore di Sayuri aspettava pazientemente. Quando li vide, un sorriso amichevole si allargò sul viso rugoso e li salutò con un caloroso abbraccio.

"Sono contento di vedervi qui" aggiunse.

"Ci sono molte persone" disse Kaori guardandosi intorno, stringendo nervosamente la mano di Ryo.

"Non ci faccia molto caso" sorrise Maxwell nel tentativo di confortarla. "La maggior parte di loro è venuta per riempirsi la pancia; solo una piccola parte è qui per rendere omaggio. Guardate quel gruppetto formato da una decina di persone" disse, indicandoli con un cenno del mento, "Si fanno notare per la loro presenza e notorietà; nutrono grande rispetto per sua sorella"

"Sarai perfetta, tesoro" aggiunse Ryo, baciandola sulla tempia.

"Dato che siete qui e che i personaggi principali sono presenti, penso che possiamo dare inizio alla cerimonia. Farò una piccola introduzione, poi toccherà a lei" indicò Kaori, che già cominciava a tremare per l'ansia. "È pronta?"

Con un cenno del campo, lei confermò la sua intenzione di intervenire in memoria di sua sorella.

Con un rapido segno ai macchinisti, le luci si abbassarono e un riflettore illuminò il palco; il capo redattore venne accolto da applausi.

"Signore e signori, buonasera. Siamo qui stasera per premiare uno dei nostri grandi giornalisti per il suo prodigioso articolo sullo 'Spaccacuori'. Come tutti sapete, quest'ultima non può ricevere il premio, quindi vi chiedo di dare il benvenuto a sua sorella: Kaori Makimura"

Molti applausi accompagnarolo l'ascesa sul palco della giovane donna che stringeva nervosamente in mano il suo discorso, ma quando apparve nel cono di luce, calò il silenzio. I sussurri che lo raggiunsero sottolinearono lo stupore di alcuni per la sorprendente somiglianza delle due donne e l'impressione di vedere la giornalista in vita anche solo per quella sera, cosa che fu accolta come balsamo al cuore.

Con il cuore martellante, Kaori prese posto accanto a Maxwell Garvey; lanciando una rapida occhiata al suo amato, si sporse verso il microfono che rinviò la sua dolce voce nella grande stanza, ottenendo l'effetto di silenziare le ultime chiacchiere.

"Buonasera, signore e signori. Il mio nome è Kaori Makimura e questa sera, per mia sorella Sayuri Tachiki, mi trovo davanti a voi. Non mi conoscete, ma in un certo senso, attraverso le parole della mia sorella maggiore, io so un po' di più sul vostro ambiente. Grazie a voi e al premio che offrite, mia sorella torna in vita stasera e per questo vi ringrazio. Non sono una grande giornalista come lei" sorrise automaticamente, "e potrete notarlo attraverso le mie frasi e la mia eloquenza ma volevo essere qui per lei, un'ultima volta"

Mentre le parole della giovane donna sembravano incantare l'assemblea, una coppia di uomini varcò la soglia della sala dei ricevimenti.

Mentre il manager rimuginava sulla propria irritazione, Natsume si bloccò quando, a sua volta, colse il delicato timbro della donna. Guardandosi intorno tra la folla per finalmente mettere gli occhi sul podio, il suo cuore perse un battito e in un sussurro gli scappò, "Kaori".

Con incomprensione, il manager fissò l'artista che a sua volta lo osservò.

"Massao! Dammi l'invito" ordinò.

Con un gesto frettoloso, l'altro obbedì e con maggiore attenzione Natsume lesse ogni riga.

"Sayuri Tachiki! Ma è sua sorella" affermò, riportando la sua attenzione sull'oratrice.

"Ma di cosa stai parlando, Yoshiki?!"

Spingendo gli invitati, il manager si fece strada, seguito da vicino da Natsume e con sgomento vide, non lontano, il volto dei suoi tormenti.

"Kaori Makimura?" articolò con rabbia e incomprensione.

Un applauso tonante interruppe momentaneamente la sua rabbia e senza indugio l'artista seguì la direzione presa dalla giovane donna.

Rannicchiandosi tra le braccia dello sweeper, Kaori sentì il dolore che si liberava sciogliendosi in lacrime.

"Sei stata meravigliosa, tesoro" sussurrò l'uomo all'orecchio della sua dolce metà.

"Non ci sarei mai riuscita senza di lei" confessò, fissando il leggio illuminato. Per un breve momento, sul palco, sembrò essersi materializzata una sagoma femminile. Con il viso inondato di lacrime, quest'ultima sbiadì mentre, muovendo le labbra e inchinandosi amorevolmente, ringraziava la sorella minore per quell'omaggio che non avrebbe potuto essere migliore.

Mentre la coppia aveva un momento di riservatezza, una voce lo interruppe.

"Kaori!"

Scostando il viso sorridente dal suo amante, un'espressione molto meno gioiosa si stampò sui suoi lineamenti quando accolse l'artista.

"Natsume" disse in un sussurro infastidito, stringendo con forza le dita di Ryo.

"Che sorpresa trovarti qui!" confessò Yoshiki.

Mentre il giovane uomo sembrava essere trasportato dall'euforia di rivedere la sua amica, la giovane donna non era invasa dalle stesse emozioni.

Prendendo l'iniziativa di abbracciare la giovane donna, l'artista strinse teneramente Kaori mentre quest'ultima non spezzava il legame della sua mano in quella di Ryo, che rimaneva come per darle la forza di cui aveva enormemente bisogno in quel momento.

Mentre la gioia pervadeva ogni frase pronunciata dall'artista, un sentimento completamente diverso ribolliva nelle vene del manager, che si teneva volentieri a distanza da quella riunione, non potendo nascondere istantaneamente il suo risentimento.

"Piccola sgualdrina! Sei venuta a cercarlo fin qui! Me la pagherai e questa volta non sarà tua sorella a subire le conseguenze" borbottò con furia ardente.

Istintivamente, Ryo, non avendo preso parte alla conversazione dei due vecchi amici, portò un'attenzione sospetta sul mentore dell'artista che cambiò radicalmente atteggiamento alla vista dello sweeper e con un sorriso forzato si unì al gruppo.

Quell'inganno non aveva abbindolato Ryo; aveva percepito l'aura malvagia emanata dall'uomo e intendeva tenerlo d'occhio durante la serata.

 

  
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