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Autore: FragileGuerriera    25/10/2020    0 recensioni
Un missing moment su Takeshi Gojyo, giovane attore, grande amico di Sana e promettente stella del cinema, che scopre poco prima di morire di essere il padre della ragazzina e in quel momento ricorda come ha conosciuto Keiko Sakai, la madre biologica di Sana e quel passato che li ha uniti al punto da generare una figlia di cui lui era rimasto all'oscuro fino al tragico giorno della sua ultima ripresa televisiva.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao a tutti, siamo ormai in dirittura d'arrivo e io vi auguro buon inizio settimana e buona lettura con questo capitolo un po' più lungo del solito.
Ringrazio come sempre i lettori di questa fanfiction e chi ha inserito la storia fra le seguite :)


6. Quinta diapositiva: un telefono riagganciato.


Per il suo quattordicesimo compleanno Takeshi la “rapì” per tutto il giorno portandola in riva al fiume e dicendole: -Questo posto ci porta fortuna.

-E' passato un anno e quante cose sono cambiate! All'epoca ero restio anche solo a baciarti e ora mi devo trattenere per non assalirti da quando ci vediamo a quando ti riaccompagno vicino a casa!

-Chissà perchè....- disse lei con un sorrisetto malizioso, uno di quelli che aveva imparato a fare osservando Takeshi quando assumeva quell'espressione che lei trovava irresistibilmente sensuale.

Lui le rispose: -E' solo amore- estraendo dallo zaino un enorme cuore rosso che si portò all'altezza del proprio petto.

-Ma quello che ti spinge a farmi tua, Takeshi, non è solo amore...- lo “rimproverò” con dolcezza Keiko mutando il proprio sorriso in uno più innocente alla consapevolezza dei sentimenti che stavano alla base della loro attrazione reciproca.

-Hai ragione-. Prese un preservativo dalla tasca destra dei pantaloni e lo portò al centro del grande cuore che spostò all'altezza della pancia, a metà strada, poco più sotto del cuore, un po' più sopra dei pantaloni. Fatto ciò affermò in modo molto teatrale: - E' quasi esclusivamente amore-. Risero insieme e abbracciandola con tenerezza, Takeshi si sdraiò sull'erba trascinando con se' anche Keiko. -Sotto questo punto di vista sei cambiato, ma sei rimasto molto dolce e bellissimo.- gli disse lei guardandolo in viso e accarezzando il mento con l'indice.

-Tu sei bellissima.- non perse occasione di correggerla lui con il suo solito sorriso genuino.

-Takeshi dimmi che non mi lascerai mai!- gli chiese abbracciandolo e stringendolo a lei.

Lui le spostò il braccio, le prese la mano, ne baciò le dita e poi disse: -Mai amore, ti amo troppo ormai. Anzi, ho pensato che dobbiamo aspettare ancora due anni e poi sai dove ti porto? - lei negò con un cenno della testa ricambiando il suo sorriso smagliante- In Sri Lanka. Ho saputo che lì a sedici anni si raggiunge la maggiore età!!- Lei lo guardò con due occhi spalancanti per lo stupore. -Sì, fuggiamo io e te, insieme. Andiamo là, ci sposiamo e poi andiamo in America quando tu avrai diciotto anni e sarai riconosciuta come una donna adulta anche negli States!! Vivremo felici e contenti.

Takeshi era incredibilmente romantico e quando sognava era capace di trasmettere fiducia nei suoi sogni pure a lei. Keiko si mise a sedere e ridacchiò prima di provare a ribattere: -Ma come faremo a vivere senza soldi?

Si sedette anche lui e rispose: -Ehi, ti ricordo che io ho fatto il modello e lavoro per la compagnia teatrale della nostra città. Ho risparmi a sufficienza per andare via. Poi lo sai che in Sri Lanka la vita costa molto meno che qui? E quando avremo diciotto anni andremo in America dove mi prenderanno a lavorare per Hollywood.

-Tu, amore, voli troppo con la fantasia... E ti ricordo che quando andremo in America sarò io ad avere diciotto anni, tu ne avrai ventotto. Non provare a invertire le nostre età!- Risero entrambi.

-Hai ragione io sarò un adorabile vecchietto in età da padre.- disse lui estraendo da un'altra tasca dello zaino un paio di occhiali da vista e sottilissimi mustacchi neri finti che si applicò sotto al naso. Prese poi la tovaglia stesa sull'erba, la avvolse attorno al cestino del picnic e iniziò a cullarlo, canticchiando una ninna nanna con una melodia e delle parole mai sentite prima. Keiko rise tantissimo: -Ahahah, amore, mi fai morire dalle risate... Ahahah, sei diventato ancora più teatrale ultimamente. Però sei troppo stonato... Ahahah, gli assistenti sociali non te lo lasceranno mai un bambino!- rideva con le lacrime agli occhi.

-Tu dici?- chiese stupito prima di sbarazzarsi del finto fagotto lanciandolo in aria alle sue spalle.

-Ahahah, ora non ci sono più dubbi!- rispose lei riferendosi al lancio del cestino. Lui le prese il viso e la baciò. Al termine di quel dolce bacio, lei gli accarezzò un baffo soffice e disse: -Non ho mai baciato un uomo con i baffi, ti stanno bene.

-Trovi? Allora me li farò crescere per te, ma ti avverto: i veri baffi di un uomo sono meno soffici.

-Se te li fai crescere così non saranno molto folti, ma posso sempre provare la differenza.

-Tu hai sempre la battuta pronta, vero?

Lei gli fece un grande sorriso. -Ti farai crescere davvero i baffi?

-Signorina, lei lo sa che ogni suo desiderio è un ordine per me.- Poi assunse un'aria pensierosa, incuriosendo Keiko, prima di domandarle: -Ma li vuoi così sottili o più folti?

-Così ti starebbero benissimo- rispose sincera.

Si persero in quella giornata di sole a ridere, scherzare e chiacchierare, ipotizzando quale sarebbe stato il futuro che li stava attendendo. La cosa più assurda era che, pur sapendo che si trattava di una follia, lui ci credeva davvero. Credeva seriamente a quell'amore e ai suoi progetti di scappare e di sposare Keiko per vivere per sempre insieme, condividendo con lei tutto: gioie e dolori, salute e malattia, per onorarla e rispettarla sempre. Non aveva amato mai nessuna così tanto da arrivare a desiderare di sposarla nel giro di un anno. Non avrebbe rinunciato al legame che lo univa a Keiko per nessuna ragione al mondo.


Eppure tre mesi dopo, inspiegabilmente, lei non volle più tutto quello che avevano progettato di fare. Avrebbe sempre ricordato nitidamente quel giorno di Aprile.

Era appena tornato dall'autolavaggio dove aveva portato la sua macchina perchè quella sera avrebbe portato Keiko al mare. I genitori di un suo amico fraterno avevano di recente comprato una casa e il suo amico gliel'aveva data in prestito. L'amico infatti sapeva che era impegnato con una misteriosa ragazza e gli diede la casa a patto che Takeshi gli rivelasse in seguito chi era la fortunata. Il giovane attore accettò sapendo già che avrebbe inventato una scusa qualsiasi per mantenere segreta l'identità di Keiko. Doveva custodire il loro segreto ancora per due anni e poi sarebbero andati in un posto in cui il loro rapporto non sarebbe stato condannato da nessuno. Perciò lui e Keiko avevano organizzato il ponte festivo in quella casa. Avrebbero così potuto avere un assaggio di come sarebbe stato vivere in coppia e quindi di come sarebbe stata la loro vita da sposati una volta raggiunto lo Sri Lanka. Era un'idea che aveva entusiasmato entrambi quando progettarono cosa fare durante quei giorni di vacanza. Erano le dieci del mattino, fece mente locale su quello che aveva messo in valigia e constatò che non mancava nulla. Poteva quindi caricare la valigia in macchina e andare alla stazione dei bus, a dieci minuti di distanza rispetto la casa di Keiko. Mancava un quarto d'ora all'appuntamento ed in macchina lui in sette minuti avrebbe raggiunto la meta. Forse era meglio aspettare ancora cinque minuti. Non stava più nella pelle, non vedeva l'ora di partire e di vivere quell'avventura con lei. Stava meditando se partire o aspettare ancora quando lei lo chiamò. -Amore, ti stavo pensando, cucciola!

-Ah, si?- chiese lei distaccata.

-Beh, è una novità?

-No, ma speravo proprio che tu non me lo dicessi.

Takeshi rimase spiazzato da quella risposta. Pensò ad una battuta, ma il tono freddo usato da Keiko faceva capire perfettamente che non stava affatto scherzando. Per questo gli fu inevitabile chiedere spiegazioni: -Come dici?

-Senti un po' imbecille: io non ti voglio mai più ne' sentire, ne' vedere, mi hai capito bene??

-M-ma che ti prende?- Takeshi aveva un animo molto sensibile e perciò sentì subito un nodo chiudergli la gola, mentre lottava contro l'agitazione.

La ragazza dall'altro lato della linea si mise a piangere e poi a voce bassa disse: -Io ti amo, Takeshi, però tu non hai idea del guaio in cui mi hai cacciato.

-Tua madre non ha creduto che saresti andata via con la tua amica in questi quattro giorni?

-Ti piacerebbe!!

-Mi piacerebbe? Ma cosa stai dicendo? Mi vuoi dire cosa è successo??- chiese preoccupato lui.

-No...- rispose lei con tono basso e tirando su con il naso, prima di recuperare il tono ostile: -Semplicemente non ti voglio vedere più e non ti azzardare a cercarmi nei pressi di casa mia, come a scuola, o al telefono.- Senza dargli tempo di replicare riattaccò.

Takeshi rimase immobile per qualche istante, mise giù la cornetta e rimase ancora a fissare il telefono riagganciato.


Qualche giorno dopo andò a casa sua e suonò il citofono. Sentì la voce di una donna rispondere e capì che probabilmente era la madre di Keiko. Finse perciò di cercare una persona che non c'era.

-Mi dispiace, ma ha sbagliato indirizzo- rispose l'altra con tono distante e scocciato.

Si avvicinò alla macchina, parcheggiata sul lato opposto della carreggiata. Restò qualche secondo a fissare la casa e la vide per un attimo. Keiko spostò la tenda della sua cameretta. Aveva i capelli raccolti, probabilmente in una coda, la mano destra che teneva scostata la tenda, il braccio destro attorno al ventre e lo sguardo triste. Fu solo un attimo perchè vedendo che lui la stava guardando Keiko lasciò andare la tenda.

Takeshi si allontanò sconsolato.

Dopo circa due settimane ed altri due tentativi di trovarla nei pressi della stazione dei pullman da sola, gli arrivò una lettera di Keiko. A Takeshi battè forte il cuore, non sapeva cosa c'era scritto, ma sperava tanto che ci fossero delle scuse e dei ripensamenti. Oppure, almeno, delle spiegazioni. Invece si trattava di una lettera minatoria. “Sofferta, ma pur sempre una minaccia”. Richiuse la busta e la mise dentro ad un cassetto della sua scrivania che chiuse a chiave affinchè sua madre non potesse mai trovarla. Quelle parole invece non riusciva a nasconderle in qualche cassetto della memoria perchè si erano stampate troppo bene nella sua mente. 'Takeshi, credimi, io ti ho amato davvero tanto. Ma sto attraversando un periodo molto difficile e confuso. Tutto questo solo a causa tua. Noi ci trasferiamo, se mi cercherai finchè resteremo in zona passerai guai molto seri. Se proverai a cercarmi quando ci saremo trasferiti io sarò costretta a denunciarti alla polizia. Dimentica quello che ti dissi in passato perchè io farò altrettanto appena chiuderò la busta di questa lettera e non esiterò a testimoniare contro di te in tribunale. Ho prove a tuo carico che non si possono ignorare e puoi credermi che stavolta non cambierò idea. Ne' ora, ne' fra qualche anno. Perciò ti prego, risparmia questa sofferenza a entrambi e fingiamo che tutto quello che è accaduto sia stato un bellissimo sogno, con un risveglio più doloroso per me che per te, ma niente di più.'

Perchè diceva di amarlo e poi minacciava di denunciarlo? Come poteva chiedergli di pensare che non fosse mai successo niente fra loro se non nella sua testa? E come mai improvvisamente aveva cambiato idea così drasticamente? Lei era sincera, lui lo sapeva, quando diceva che se li avessero scoperti sarebbe stata pronta a dire subito che era stata lei a convincerlo a mettersi con lei e a sedurlo. Eppure, dall'oggi al domani l'aveva cacciato dalla sua vita, informandolo che se ne sarebbe andata in un'altra città senza dirgli quale e si diceva pronta a mentire e testimoniare contro di lui davanti a un giudice. Takeshi era disperato. Non riusciva a darsi pace.

No, non poteva finire così, non senza aver provato a parlare con lei faccia a faccia. Così, non senza esitazioni e ripensamenti, un giorno si armò di coraggio e si appostò nei paraggi della casa, era un giorno feriale perciò prima o poi sarebbe uscita... O rientrata tornando dalla scuola. La vide, sullo scooter del fratello. Keiko si tolse il casco e lo consegnò a lui. Takeshi era la prima volta che vedeva il giovane dal vivo: non sembrava il ragazzo affettuoso di cui gli aveva parlato lei, ma gli sembrava molto più freddo di quanto gli era stato descritto da Keiko quando diceva che a lui piaceva farsi una propria vita.

Keiko salì i gradini di casa con passo lento e stanco. Lui urlò qualcosa e lei senza voltarsi alzò la mano in segno di saluto (o di una sfinita resa?), poi suonò alla porta e una figura maschile che Takeshi intravide di sfuggita le aprì. Dopo essersi assicurato che Keiko fosse in casa il fratello rimise in moto lo scooter e partì. Takeshi volse lo sguardo altrove per non farsi notare.


Tre giorni dopo, mentre tornava a casa dall'Università due ragazzi robusti mai visti prima lo sorpresero alle spalle e lo trascinarono in un vicolo deserto dove lo spinsero a terra prima di prenderlo a calci e pugni, lui provò a difendersi, ma era in netto svantaggio fisico perciò non gli restò che cercare di proteggersi il volto. Dopo interminabili minuti di violenza in cui Takeshi subì le percosse senza capirne il motivo, i due smisero di colpirlo al seguito di un paio di schiocchi delle dita da parte di una terza figura, più alta e più minuta. La vista era offuscata dal sangue, ma anche se ci avesse visto benissimo non avrebbe saputo dare una fisionomia al volto nascosto dal cappuccio della felpa grigia. Tre calci ben assestati tra le gambe e uno dei due ragazzi che l'avevano picchiato gli ringhiò: -Ti andrà molto peggio se ti avvicinerai ancora ai Sakai.- Mentre quello si allontanò il secondo ragazzo prese il suo posto, gli diede un altro calcio ai testicoli, svelando un sorriso arcigno al gemito di dolore che lasciò le labbra di Takeshi. Uno sputo nella sua direzione e poi si unì agli altri due ragazzi, lasciandolo disteso al suolo, solo, dolorante e con il sapore ferruginoso del sangue che usciva copioso dal labbro rotto.

Sotto pressione della madre Takeshi denunciò i fatti alla polizia che nel giro di qualche settimana, riuscì a individuare i due ragazzi che lo colpirono. Due teppisti che da anni uscivano e rientravano nei riformatori per spaccio e violenza. Non vennero fatte invece ricerche approfondite sul terzo ragazzo che comunque non prese parte alla rissa ai danni di Takeshi. Da parte sua, egli non volle forzare le cose. Che fosse il fratello di Keiko o qualcuno a cui il ragazzo si era rivolto per dargli quella lezione non era importante. Era anzi già una fortuna che i due ragazzi non dissero nulla riguardo all'ultima minaccia fattagli prima di sparire. Era evidente che se avevano taciuto lo avevano fatto per proteggere quella sorta del loro “capo”, ma da quel silenzio ne trasse vantaggio pure lui. Se la polizia avesse saputo che al termine del pestaggio gli era stato intimato di lasciare stare Keiko e la sua famiglia gli avrebbe fatto delle domande, la verità sarebbe venuta a galla e lui sarebbe finito in carcere, forse condannato all'impiccagione se fosse stato dichiarato colpevole di pedofilia. Meglio quindi incassare e lasciare perdere.

I danni riportati per fortuna non lasciarono segni che avrebbero potuto minare la sua salute o il suo aspetto fisico (fondamentale per lui che voleva sfondare nel mondo dello spettacolo), ma gli fecero capire che in qualche modo avrebbe dovuto andare avanti. Takeshi non voleva morire, ma anche senza l'amara punizione dei due tipi che l'avevano picchiato a sangue non avrebbe mai potuto rintracciare Keiko: avendo vissuto la loro relazione segretamente non aveva alcun aggancio che lo potesse ricondurre a lei che nel frattempo si era sicuramente già trasferita.


***                                        ***                                         ***


Quello fu l'amore della sua vita. Ebbe altre storie, un paio anche importanti (con una delle due ragazze aveva anche convissuto per quattro anni), ma se paragonate a quella avuta con Keiko non poteva nemmeno definirle vere storie d'amore. Forse fu proprio il suo continuare a paragonare le altre a lei che portò alla rottura di tutte le storie successive. Senza Keiko si sentiva un sacco vuoto. Incompleto e stupido. La sua vita era vuota senza quella ragazza e la sua allegria, la sua spensieratezza giovanile per certi aspetti e per altri la sua maturità non comune per una ragazzina della sua età. Chi si sarebbe approfittato della sua giovinezza e della sua ingenuità?

Si sentiva uno stupido perchè aveva creduto in quell'amore. Ci aveva investito non tutto, ma tanto e dopo un anno che stavano insieme credeva che sarebbe stato per sempre. Aveva seriamente progettato quella fuga con lei, non era una presa in giro o l'idea del momento. Invece era stato lui ad essere stato preso in giro da una ragazzina con dieci anni in meno!! Ma nonostante la rabbia che provava quando pensava a come si era fatto trattare da lei e il tentativo di andare avanti, ogni mattina prendeva il suo rasoio per radersi la barba. Ogni tanto si premurava di utilizzare un paio di forbici per spuntare alcuni peli dei suoi baffi che stavano crescendo troppo. Erano nati da uno scherzo e dalla richiesta di una persona che non vedeva da anni e forse era davvero riuscita a dimenticarsi di lui, ma Takeshi non aveva mai avuto il coraggio di tornare a radersi completamente i baffi. Erano ormai l'unica cosa che gli restava di lei: un consiglio detto in un pomeriggio passato di nascosto.

Alla fine un giorno li tagliò, ma si era ormai talmente abituato ad averli che poi li rifece ricrescere.


***                                        ***                                         ***


Tre anni dopo di nuovo al bar “Sakamoto Cafe“ con la nuova fidanzata, più giovane di lui di due anni, vide una delle amiche di Keiko. Era quella più perspicace, quella che gli aveva dato, senza mezzi termini, del pedofilo maniaco. Era cambiata molto, ma la fisionomia del viso era assolutamente la sua. Domandò scusa alla sua ragazza e si avviò da lei. Lei lo vide non appena il cameriere si allontanò dopo aver preso l'ordine per lei e il suo fidanzato.

-Ciao- esordì Takeshi senza badare al ragazzino e alle formalità. Lei non rispose, così la incalzò a rivolgergli la parola: -Ti ricordi di me, vero?

-Certo che mi ricordo...- rispose lei fra i denti.

-Non voglio disturbare, voglio solo sapere se sta bene Keiko.- una fitta al cuore nel dire quel nome ad alta voce. Lo aveva detto tante volte, rivolgendosi al suo amore perduto quando ancora credevano di poter vivere per sempre il sentimento che li legava.

-Ancora con Keiko, questo maniaco qua??

-Non sono un maniaco, voglio sapere soltanto se sta bene.

-Keiko? Ma Keiko non è la tua amica che ha avuto un figlio due anni fa?- s'intromise il ragazzo diciottenne che non conosceva da molto l'amica di Keiko e quindi conosceva anche poco le sue vecchie amicizie. Takeshi rimase completamente spiazzato all'affermazione del giovane. Un pugno nella pancia sarebbe stato sicuramente meno doloroso e, sapendo perfettamente cosa voleva dire essere presi a pugni, non era certo un modo di dire. -Sì, è esatto- gli rispose la ragazzina, rivolgendo poi lo sguardo su Takeshi. -Lei non vive più in città, come tu ben saprai, ma ogni tanto ci sentiamo ancora. Tu le hai creato solo dei casini e non posso nemmeno dire che mi dispiace riferire che mi ha detto che nel frattempo ha avuto un figlio.- quello che gli rivolse fu uno dei sorrisi più cinici che egli vide in vita sua.

Per Takeshi fu un dolorosissimo smacco! Erano passati tre anni, ma lui continuava a sentire qualcosa di sincero quando pensava a Keiko e fu peggio che ricevere un calcio nello stomaco sapere che aveva avuto un bambino, da un uomo, o molto più probabilmente da un ragazzo, che non era lui.

Non domandò del bambino, ne' del padre e si allontanò. A che cosa sarebbe servito chiedere se lei si era trasferita e lui non aveva mai conosciuto, neanche di sfuggita, i nuovi amici della compagnia di Keiko e non poteva sapere chi era il padre del bambino? Conoscere il ragazzo che l'aveva messa incinta avrebbe anzi solo peggiorato le cose e sapere che qualunque cosa sarebbe successa lei sarebbe sempre stata legata al nuovo fidanzato proprio da quel figlio che aveva avuto con lui... Era meglio lasciar perdere e non chiedere altro. Non sarebbe riuscito a vederla a giocare all'allegra famigliola con qualcuno che non era lui. Lasciò da soli i due ragazzi e sconsolato tornò al suo posto. Perchè doveva informarsi del figlio di Keiko, frutto dell'unione della ragazza con un altro ragazzo? Mentre lui ogni tanto ancora la pensava, chiedendosi come era diventa nel frattempo e se anche lei ogni tanto lo pensava, lei l'aveva dimenticato così facilmente... Non riusciva a crederci e l'idea che Keiko, tanto giovane, avesse formato così in fretta una famiglia con un altro lo tormentò per tantissimo tempo. Lunghi mesi che determinarono in seguito la rottura del fidanzamento con la ragazza di quel periodo. Non l'aveva mai amata e dopo la notizia shock di Keiko si rese conto che quella fidanzata per lui era solo la ruota scorta, non l'avrebbe mai amata. Per questo decise di lasciarla.

  
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