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Autore: Takehiko    26/10/2020    0 recensioni
Nell'Impero Immortale, una terra governata dai maestri immortali e perseguita dalle bestie spirituali, Lien Hua dopo un inizio travagliato, si ritrova nella grande setta del Loto Fluente, dove percorrerà i suoi primi passi.
La ragazza riuscirà a sopravvivere, ma sopratutto a trovare il suo posto in questo mondo così complicato?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono pochi minuti da quando la donna sfiorò l'arco per fuggire via, ed ecco discendere dalla lunga scalinata una figura. Un giovane, avrà avuto non più di 25 anni di età, scendeva i gradini a uno a uno, lentamente. Risaltava rispetto le rocce scure della montagna per il suo abito, una lunga tunica bianca come la neve, avvolto da una cinta anch'essa bianca con ricami in oro. Sul petto spiccava un fiore di loto dorato. Egli era un discepolo della Setta del Loto Fluente.

Osservò con curiosità quel piccolo fagotto fatto di stracci, aveva notato che si muoveva.

Spostati i lembi di quei tessuti, trasalì. Mai si sarebbe aspettato che ci fosse un bambino, non era mai successo prima. Si accorse che si trattava di una femminuccia, la ricoprì alla buona e la prese tra le sue braccia e, voltatosi, risalì la scala da cui era arrivato.

Mentre il giovane muoveva passo dopo passo sulla lunga scalinata, Lien Hua si risvegliò dal suo sonno, notando dei movimenti attorno a sè. Alzato lo sguardo e sbirciando tra le pieghe dei tessuti in cui era avvolta, trasalì non appena si accorse che laddove pensava ci fosse il volto bellissimo di sua madre, vi era quello di un uomo. Provò a chiudere e riaprire gli occhi, pensando che stesse sognando, ma quel viso dai lineamenti maschili ma delicati, sormontato da una chioma di capelli neri come la pece e gli occhi di un blu intenso, era sempre lì.

Venne colta da un misto di emozioni. L'essere appena venuta al mondo, l'aver perso di vista sua madre, il trovarsi tra le braccia di uno sconosciuto, tutto questo le faceva venire voglia di scoppiare a piangere. Ma l'istinto di voler urlare la sua disperazione era per quei motivi? Forse, ma il brontolio del suo piccolo stomaco era il chiaro segnale che aveva un solo bisogno al momento: mangiare.

Ed ecco riecheggiare su tutto il fianco della montagna il grido di pianto disperato di quella creatura. Vi era forse vergogna nel dimostrare i propri bisogni con un gesto tanto arcaico quanto infantile del piangere senza ritegno? Assolutamente no. D'altronde, pensò Lien Hua, in che altro modo avrebbe potuto comunicare con gli altri essendo un essere umano da poche ore?

Il giovane rimase spiazzato nel sentire piangere la bambina, non aveva previsto una cosa simile. A dire il vero, non gli era mai successo di dover pensare a un neonato. Accelerando il passo, cercò di calmarla cullandola e passandole delicatamente un dito sul viso.

Lien Hua apprezzò che lo sconosciuto si fosse mobilitato appena la sentì piangere, ma capì che non aveva la più pallida idea di cosa dovesse fare. ‘Sarà una giornata molto lunga...’ pensò tra sè e sè.

Vedendo che il pianto della bimba non diminuiva, il giovane intuì che probabilmente erano lacrime di appetito. Si diede dello stupido a non aver ipotizzato prima questa eventualità. Ma senza scoraggiarsi, sfregò il suo anulare destro dove presentava un anello nero. Soddisfatto, fece apparire fuori una piccola pillola, sembrava dal colore una caramella al cioccolato, anche se il profumo era molto più intenso e invitante. "Tieni piccola, con questa la fame ti passerà, è più nutriente del latte materno." disse, e allungò le dita verso di lei.

Lien Hua non capì bene di cosa si trattasse, ma il profumo sprigionato da quella piccola cosa la attirò. Senza pensarci troppo, aprì la bocca, e appena fu a contatto con la lingua, la pillola si sciolse all'istante, scese giù fino allo stomaco e in pochi attimi si sentì sazia e in forze.

La piccola rimase sorpresa dalla potenza di quella piccola pillola. Pensò alla sua vecchia vita, a quante volte la fame la colse, ma non ci fu mai nulla che la saziò così velocemente. Mentre si perdeva in questi pensieri, venne colta da un'altra sensazione, una conseguenza logica all'appagamento della sua fame. Quando iniziò a pensare di quanto avesse sonno, chiuse gli occhi e si addormentò quasi immediatamente.

Finendo il pianto e vedendo la testa ciondoloni in preda ad un sonno sereno, il ragazzo sorrise soddisfatto. Se Lien Hua non si fosse addormentata, avrebbe notato che la scalinata era giunta al termine. Il giovane arrivò alla sua meta, un grande edificio con una architettura simile ai templi cinesi di epoca antica. Il grandissimo portone sulla facciata era aperto giusto quel tanto per far passare una persona. Avvicinatosi all'ingresso, le due guardie alte e statuarie ai suoi lati si inchinarono dicendo all'unisono: "bentornato, grande fratello marziale!".

Con un lieve cenno del capo, l'uomo ricambiò il saluto. Oltrepassato il portone, venne avvolto da un ambiente assai diverso rispetto l'esterno. Vi fu calore, c'era nell'aria un buon profumo, e a respirare a pieni polmoni vi era un senso di purezza unico. La luce che filtrava dai vari punti della setta, si notavano degli strani filamenti azzurri. Era energia spirituale materializzata.

Una volta sole, le due guardie all'esterno si guardarono in modo interrogativo. Avevano ben visto, tra le braccia del grande fratello marziale c'era un neonato.

Anche se con le loro armature eleganti e scintillanti e le loro armi alla mano, anche persone ferme e pronte a tutte come delle guardie rimangono interdette di fronte a gesti inumani, come quello di abbandonare un neonato al suo destino. Non era la prima volta che qualcuno della setta trovava un orfanello per portarlo all’interno, non capitava da molto tempo. Ma ogni volta era un trauma, pensare che non vi era pietà neanche di fronte a un essere indifeso come un nascituro. Scacciato quel pensiero, le guardie si ricomposero e tornarono al loro compito.

Superato il portone, il giovane si diresse verso un altro edificio interno. Una volta raggiunto, si trovò di fronte a due banconi, dove stavano seduti dei discepoli intenti a fare dei lavori. Arrivato davanti al bancone di sinistra, vide che il discepolo di fronte a lui aveva una tunica simile alla sua, anch'essa bianca, ma i ricami erano di colore azzurro. Questo denotava il rango diverso tra loro.

Il discepolo, essendo di grado minore, scattò in piedi, si inchinò in avanti e disse: "Questo discepolo saluta il grande fratello marziale!". Annuendo, gli rispose che poteva sedersi, dopodichè aggiunse: "Volevo annunciare che ho trovato all'ingresso della nostra zona un altro neonato, e che l'ho portato qui.".

Il discepolo comprese la situazione, abbassando lo sguardo pensò all'ennesimo atto di abbandono e cercando tra le varie scartoffie di fronte a lui, prese e consegnò al ragazzo una tavoletta con sopra scritto "Stanza 137" e un biglietto con un permesso di custodia per la neonata. Passato all'altro bancone e scambiati i consueti saluti con l'altro discepolo, il giovane consegnò tavoletta e biglietto, dopodichè si diresse verso l'uscita dell'edificio, svoltando poi verso destra. Vi era un arco di legno rosso, con sopra una scritta: "Abitazioni".

Salendo un'altra scalinata, il giovane raggiunse una zona formata da diverse abitazioni uguali tra loro, abbellite da file di alberi. Camminò davanti ad ogni casa, finchè non giunse a quella con il numero 137. Aprì la porta, ed entrò nell'unico ambiente presente. Sul fianco destro c'era il letto, in mezzo alla stanza un tappeto da coltivazione e sulla parte sinistra una scrivania con una sedia. Sul fondo, una porta finestra che si affacciava su un piccolo cortile, esattamente come avevano tutte le altre abitazioni.

Il compito del ragazzo giunse al termine appena mise la piccola sul letto, voltandosi e uscendo dalla casa. Sarebbe giunto, infatti, un custode, come richiesto dal biglietto ricevuto prima al bancone, che si sarebbe preso cura della bambina il tempo necessario per insegnarle le cose più importanti man mano che sarebbe cresciuta.

E così, il fiume del tempo fece il suo regolare percorso, e ben presto passarono 7 anni.
   
 
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