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Autore: _Kurama_    26/10/2020    1 recensioni
Una famiglia.
Due continenti.
Ritorni e partenze.
Candy e suo marito vivono con i cinque figli in un continente lontano;
tutto cambia quando arriva una lettera da Chicago.
Candy e la sua famiglia dovranno affrontare un lungo viaggio alla riscoperta di sé stessi e delle loro radici.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                 Your Song

 
                                                                                  #4. Candice




 
 
Appena arrivata, Candice viene annunciata dal domestico di casa.
“Ti ringrazio Tom, puoi andare.” Una donna dai lunghi capelli color nocciola e un lungo quanto avvitato abito lilla sorride luminosamente.
“Ciao piccola!”
Candy ricambia dolcemente l’abbraccio.
“Ciao Sarah!”
La più grande passa una mano tra i riccioli dorati della cognata, in un affettuoso gesto di confidenza.
“Allora piccola? Come va, su raccontami! Fervono i preparativi?”
Candy accetta la tazza di caffè offertale da Tom “Sì, salperemo intorno alle 18.30 ed è tutto ancora molto confuso. Né io né Albert riusciamo a capirci nulla se non che c’è qualcosa che non va.”
Sarah annuisce energicamente.
“Sì, lo capisco, la zia non è mai stata il tipo che fa le cose per puro spirito. Però rammenta che Albert era il suo nipote prediletto magari ha percepito il suo distacco e con il tempo si è ricreduta.”
Candy sembra pensarci su e stringe un po’ di più la tazza “Sono preoccupata, non voglio che succeda nulla, né ad Albert né ai ragazzi.”
“Tranquilla piccola: il mio fratellino non permetterebbe mai una cosa del genere, adora e ama alla follia te e i ragazzi, andrà tutto bene.”
Le due si abbracciano e Candy sospira quando un urlo squarcia la casa.
“A quanto l’una dall’altra?”
“Quando ti ho mandata a prendere erano ogni dieci minuti.”
“Allora su, vediamo di far nascere questo bambino.”
 
 
 
“Forza cara, spingi un altro po’!”
“Ti prego, ti prego, non ci riesco più!”
Candy si passa un braccio sulla fronte sudata “brava, brava, così!”
La ragazza distesa aveva i capelli neri incollati alla fronte e il labbro leggermente sanguinante, l’aveva morso così tanto fino a farsi male.
“È una femmina!”
“Congratulazioni Aisha!”
La ragazza scoppia in lacrime quando Candy le poggia la bambina sul seno e le dà una carezza sul capo.
“Grazie signora, grazie mille!”
“Hai fatto tutto da sola, e sei stata bravissima.” La bionda strizza l’occhio e pulisce le mani nel catino d’acqua che le porge una domestica.
“Candice, raggiugimi nello studio, devo parlarti di una cosa.”
“Arrivo, Sarah.”
 
 
 
 
“Cosa c’è ?”
Sarah getta le braccia al collo di Candy “Ti voglio bene, più che a una sorella, più che a una figlia.
Ti voglio davvero bene Candice!”
La bionda ricambia l’abbraccio e affonda il viso nei capelli scuri della cognata.
“Sai, qualche giorno fa ho pensato ad Alistear, era da tanto che non mi abbandonava ai ricordi ma il suo ricordo è stato così dolce: lui, le sue invenzioni, i suoi occhiali e tutte le sue lettere in cui non faceva che parlarmi di te, della tremenda cotta che Archibald non ha mai smesso di provare nei tuoi confronti, del tuo giovane amore con il povero Anthony… mi sei così cara Candy, che non riesco neanche a spiegarlo!” la donna più adulta aveva gli occhi lucidi e la voce tremante “quando ti ho vista arrivare accanto ad Albert è stato come una scossa elettrica: ho imparato a conoscerti, a volerti bene, a starti accanto e ho riscoperto il mio fratellino, grazie a te e non ti sarò mai abbastanza grata per questo.”
“Sarah- le accarezza il volto- non piangere. Se c’è qualcuna che non smetterà mai di essere grata per quello che ha avuto, beh, quella sono io. Tu ci hai accolti, per quanto mi riguarda nemmeno sapevi chi fossi eppure ci hai dato una casa, ci hai aiutati a crearci un lavoro, un nostro posto in questa comunità, ci hai dato una famiglia a cui far sempre ritorno, conforto per le situazioni brutte, per le nostre litigate, aiuto con i bambini e tu e Oscar siete stati davvero preziosi. Noi vi dobbiamo tutto, la clinica di Albert, il mio lavoro, noi vi dobbiamo tutto.”
Sarah sorride e stringe tra le sue le mani quelle abbronzante di Candice.
“Prima di salutarci, ho una cosa per te, spero che ti piaccia” si dirige verso il quadro antistante la scrivania e apre la piccola cassaforte tirandone fuori due cofanetti di velluto chiaro.
“Li ho fatti fare per te, per il vostro ritorno in America, vedrai che non appena ti vedranno mia sorella Lilith e Iriza si mangeranno le mani.”
Candy sorride visibilmente commossa e apre il primo dei due cofanetti con stupore, resta senza parole a davanti a quella grossa collana d’oro, rigida e massccia, tipica dei gioielli africani, accoppiata poi con il meraviglioso sigillo dove Sarah, aveva fatto incidere lo stemma degli Andrew.
“Sarah ma, io davvero-”
L’altra la ferma con una mano
“E’ un mio regalo, su, apri anche l’altro.”
Candy obbedisce e scopre, nell’altro cofanetto, Un’altra massiccia collana intrecciata di fili d’oro e perle con un anello similmente intrecciato .
“Sarah”
Si stringono in un forte abbraccio.
“Mi mancherai tantissimo”
“Anche tu piccola”
Restano così ancora qualche minuto .
“io e Oscar passeremo verso le 16.00 per accompagnarvi all’imbarco.”
E la bionda la stringe ancor più a sé .
 
 
 
 
 
 
 
Candy libera i capelli dalla presa ferrea dell’elastico lasciandoli andare al vento.
Ha caldo, la camicia di lino le si è incollata sulla pelle e la lunga gonna di lino grezzo le sembra quasi di troppo.
Arrivata nei pressi del recinto dei leoni lascia la borsa di cuoio vicino ad un albero e si lascia cadere sul terreno polveroso, intrecciando le mani dietro il capo.
Ha lo sguardo vago, perso a seguire le nuvole che scivolano dinanzi ai suoi occhi e socchiude piano le iridi verdi abbandonandosi al rumore della savana.
Si alza di scatto quando sente Nayla arrivare a passo di carica.
La giovane leonessa si avvicina e sfrega il muso contro la mano aperta di Candy, che passa ad accarezzarle l’orecchio.
Nayla si accascia sul terreno lasciandosi andare alle carezze e Candy si accoccola accanto a lei.
“Mi mancherai tanto, sai?
Non so quanto staremo via ma io ti penserò ogni giorno, te lo prometto, te e tutti gli altri.”
La leonessa emette un piccolo guaito.
“Sono preoccupata per Albert, Nayla, lui sostiene di stare bene ma è pur sempre la sua famiglia e pensare a quello che può accadere lo sta distruggendo, non vuole ascoltare niente e nessuno, è di una testardaggine pazzesca.
Per non parlare di tutto quello che stiamo lasciando
Si rigira tra le dita la catenina che porta al collo.
“La vedi questa, Nayla? Questa è la croce della felicità di Miss Pony, una delle due donne che mi hanno cresciuta. E’ un oggetto insignificante ma mi ha dato tanto, miss Pony lo ha caricato di un significato indescrivibile che mi ha accompagnata da quando ero solo una ragazzina”
 la leonessa si poggia una zampa sul muso.
 “Ti ho mai raccontato di come ho conosciuto Bertie?” l’animale si mosse leggermente “mi ha salvata dal fiume, la mia barca era precipitata lungo la cascata, io stetti tanto male quel giorno. Da allora non si è mai allontanato da me, mi è sempre rimasto accanto nonostante tutto e tutti. Diamine, ha rinunciato alla sua famiglia, per me! Ho tanta paura di questo viaggio per quello che potrà significare. Io lo amo, lui mi ama ma il fatto di non sapere cosa possa aspettarci mi rende terribilmente inquieta.”
Candice resta in silenzio ad osservare il cielo e per un attimo le sembra di essere tornata sulla collina di Pony dove tanti anni fa aveva conosciuto il duo Albert.
Quando Nayla, d’improvviso, si scosta da lei facendola ricadere sul terreno ha un brusco risveglio da quel torpore e, girandosi, vede che a leonessa è corsa incontro ad Albert.
“Ciao” le sorride
“Ciao” gli sorride di rimando.
Albert abbandona la borsa di cuoio accanto a quella della moglie e si siede accanto a lei, i lunghi capelli biondi gli ricadono lungo il viso.
“Stai tranquilla, io sto bene.”
Candy si volta a guardarlo e gli scosta una ciocca di capelli dagli occhi;
osserva i piccoli tagli e le cicatrici che, inevitabilmente, si procurava stando a contatto con gli animali del rifugio, osserva le mani grosse e screpolate che, però, continuano a mantenere la forma elegante e affusolata di un tempo, si sofferma sullo sguardo di lui, rivolto verso il basso e poi indugia sulle sue labbra rosse ma screpolate.
 Gli prende il viso tra le mani lasciandogli un bacio delicato, morbido, soffice.
“Io invece ho paura, ho paura di perderti e di vederti rimpiangere qualcosa.”
Lui le mette una mano sul viso, tirandola a sé
“Mai.”
Restano cosi, fronte contro fronte, con i capelli a nascondere i loro volti e Nayla che, nel frattempo dorme placida accasciando la testa contro le ginocchia di Candy.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ecco la mia idea di Sara Cornwell
  
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