Ti
guardo dormire serena, con quei capelli rossi lanciati in
ogni direzione.
Fosse stato per i tuoi capelli soltanto, mai ti avrei
riconosciuta. Così diversi dal solito colore della luna, non
mi sarei mai aspettato
di vederli. Eppure quegli occhi, non posso dimenticarli, come non posso
dimenticare il modo in cui mi guardano.
Ti guardo dormire, e penso che forse, forse,
stavolta
ce la faremo.
Ce la faremo Liz. Te lo prometto, Elizabeth.
***
A
volte, mentre combattiamo per Danafal, penso a come
sarebbe una vita con te. Una vita vera, senza questa maledizione che,
come una
spada di Damocle, pesa sulla mia testa e condiziona le mie giornate, le
mie sensazioni.
Mi chiedo come potrebbero essere i nostri figli, a chi somiglierebbero
di più. Se
prenderanno il mio carattere o il tuo. Ma poi mi fermo, mi costringo a
tornare
con i piedi per terra. Non posso sperare.
Non io.
***
Ce la
faremo Liz, me lo ripeto ogni mattina.
Anni e anni fa ti ho fatto una promessa, e anche se non la ricordi, la
ricordo
io anche per te.
E te lo ripeto, guardandoti
negli occhi, quando una mattina ti svegli, e i tuoi occhi sono quelli.
È cominciata, mi
dico, ma ti ho promesso di farcela, Elizabeth.
***
Ma qualcuno non la
pensa come me, come noi.
E rapido come il
tuo risveglio, giunge la fine.
Questa non dovevi
farmela, Elizabeth. Morire così, dopo nemmeno due ore dal
tuo risveglio… non
dovevi Fraudrin. Non dovevi sfuggire al sigillo, non dovevi nasconderti
per
tutti questi anni. Non dovevi uccidere Elizabeth.
***
Ti ho vista morire
per l’ennesima volta. Siamo a centosei, forse dovrei essere
abituato, ma questa
pesa sul mio cuore come un macigno più duro degli altri. Ho
osato sperare, e
non dovevo. È colpa mia: mi ero convinto che tu non potessi
morire di fame, o
di stenti, perché eri in salute. Mi ero convinto non potessi
morire di spada,
perché il temerario che ci avrebbe provato sarebbe morto. Mi
ero convinto non
potessi morire di incidente, chissà perché. Forse
saperti con altri cavalieri
mi tranquillizzava.
Mi ero convinto che
nessun demone ti avrebbe mai ucciso, perché ero convinto di
essere l’unico.
Stavolta no, la
colpa non è mia.
Stavolta sono le
dee, le colpevoli. Le dee, che non hanno rinchiuso Fraudrin, ti hanno
ucciso
loro.
***
Non penso, mentre
lascio andare il mio dolore. La mia rabbia. Non penso mentre Danafal
scompare
sotto la mia ira. Mentre il tuo corpo scompare sotto i colpi della mia
ira.
E mentre mi allontano,
mentre spero -spero- di aver fatto scomparire anche Fraudrin,
sento una voce.
E trovo una donna,
che mi chiede di salvare la sua bambina.
***
Questa non dovevi
farmela, Elizabeth. Reincarnarti subito, ritrovarmi subito, mentre sul
volto ho
ancora le tracce delle lacrime.
Sarai l’ultima,
piccola Elizabeth.
O morirò provandoci.
***
"Non piangere Meliodas. Un giorno noi ci rivedremo"
Nel corso dell’anime viene data particolare importanza a Liz di Danafal, sia nei ricordi di Cain (com’è ovvio), sia nei ricordi di Meliodas, e questo fino a che non viene rivelata la maledizione. Mi sono ovviamente chiesta il perché. Perché, oltre che per ragioni di tempo e di “no-spoiler”, si insiste molto su Liz e non anche sulle 105 Elizabeth precedenti?
Mi sono data una risposta che è ovviamente una mia
elucubrazione mentale. Sia chiaro che i miei ragionamenti vengono solo
dall’anime:
ho scoperto Nanatsu no taizai quasi per caso (ah, Pinterest e i suoi
suggerimenti), e l’ho guardato in circa una settimana, ma non
ho (ancora) letto
il manga, per cui potrei aver preso un colossale granchio.
La citazione finale è tratta da S3:E6, L'espiazione del comandante dei cavalieri sacri.