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Autore: chiara_beri    26/10/2020    0 recensioni
[Lee Minho]
Chloe Rinaldi è una ragazza semplice ma con un sogno: andare in Erasmus in Corea del Sud. E' qui che si farà nuovi amici e incontrerà un amore speciale ma anche un po' complicato.
Genere: Generale, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Ed eccomi qui, davanti all’Università Nazionale di Seoul. 
Sono Chloe Rinaldi, ho 23 anni e uno dei miei più grandi sogni si sta per avverare. Il mio anno di studio all’estero sta per cominciare. 
Ho lavorato tanto, faticato ancora di più per arrivare fino qui. "È stata dura, ma ce l'abbiamo fatta" della serie: pubblicità scadenti e dove trovarle. 
È il 30 Agosto e sono qui davanti al campus anche se manca ancora una settimana all'inizio delle lezioni e sono appena arrivata a Seoul. 
Devo ancora andare a lasciare la valigia e poi dovrò fare subito un po' di spesa, giusto per non morire di fame, e comprare un paio di cose per il miniappartamento che ho preso in affitto. Avrei preferito la residenza universitaria onestamente, per conoscere un po' più di persone, ma tutti i posti per stranieri sono occupati. 
 
Rimango per una buona decina di minuti a fissare l'Università, poi mi riprendo e mi avvio verso il minimarket per fare la spesa. 
Adoro i minimarket di Seoul. Sono super piccoli ma hanno dentro una quantità di cose che nessuno si immaginerebbe mai se non lo sapesse: da cose normalissime di prima necessità alle cose più inutili e assurde di questo mondo. Sono piuttosto incasinati e confusionari ma, alla fine, hanno un loro ordine e si riesce a trovare tutto ciò che serve. Inoltre, non hanno prezzi eccessivi. 
 
Passeggiando per la città mi rendo conto di adorarla già. È molto diversa da Milano, ma anche molto simile. L'aria è quella di città ma allo stesso tempo gli odori sono completamente differenti. Si sente aroma di carne alla piastra, soju e davanti alle caffetterie il profumo è dolce. Le persone sono serie ma allo stesso tempo sembrano abbastanza rilassate. Gli studenti si affrettano a tornare a casa per studiare e i lavoratori passeggiano tranquilli godendosi la fine della giornata. Chiacchierano con i colleghi o parlano al telefono. 
È pieno di edifici super moderni ma agli angoli si possono trovare dei gazebo con tavolini dove colleghi e amici si ritrovano per cenare e bere soju, discutere e chiacchierare. 
È tutto, in qualche modo, armonioso. 
Appena le luci del giorno scompaiono, si accendono le luci delle strade, delle case e dei negozi. Tutto acquista un'altra prospettiva. 
Sarà perché sono abituata alle scene in stile Drama, ma nonostante il via vai del giorno che risulta molto serio e professionale, la sera Seoul mi sembra molto romantica. 
Faccio la mia spesa e torno nel mio miniappartamento. Ha una camera da letto a cui dovrei riuscire ad aggiungere una mini-scrivania con libreria annessa, un piccolo bagno ma, per fortuna, con doccia (non a pavimento ma con un vero e proprio piatto doccia), e un cucinino con tavolo da pranzo. È piccolina ma diventerà super carina e poi sarà il mio posto sicuro per il prossimo anno. 
Già mi manca la mia famiglia e non sono sicura che per il prossimo anno riuscirò a vederla. I biglietti per e dalla Corea sono piuttosto costosi e il volo dura molte ore. 
In ogni caso, Seoul per ora mi sta piacendo davvero molto anche se sono appena arrivata. 
Apro la porta di casa, poso le borse della spesa sul tavolo della cucina e comincio a mettere a posto. Poi cucino qualcosa di veloce e ceno tranquilla. 
Quando mi stendo sul letto, comincio a guardare il soffitto con un sorriso ebete e poi, come un treno che salta la fermata in una stazione, mi ricordo di una cosa: ho tutti gli scatoloni da disfare e le cose ancora da sistemare. Così metto un po' di musica e comincio a riordinare canticchiando e, senza rendermene conto, sono le due del mattino. Mi preparo per dormire e, dopo aver controllato se c'è in zona un noleggio auto, do la buonanotte sul gruppo famiglia e vado a dormire.
 
Come si dice, il buongiorno si vede dal mattino… mi sveglio con i cani dei vicini che abbaiano come se non ci fosse un domani (probabile vendetta visto che ho canticchiato e fatto rumore fino alle due del mattino) e con un mal di testa lancinante. Guardo l'ora, sono le 11! È tardissimo e ho una marea di cose da fare. 
Per cercare di sistemare la giornata, faccio una buona colazione con caffè (rigorosamente della moka, anche se quando studio lo bevo anche americano) e pane con burro e marmellata. Dopodiché, prendo un'aspirina con la speranza che il mal di testa mi passi velocemente. 
Ormai è tardi per andare a noleggiare la macchina e recarmi a prendere i mobili, quindi faccio un po' di cose a casa: cerco i libri per l'università online e li compro e mi iscrivo ad un sito per cercare un lavoro part-time. Ho messo un po' di soldi da parte lavorando in Italia per finanziare questo Erasmus ma non riuscirò ad andare avanti un anno intero. 
Arriva mezzogiorno e decido di uscire a fare un giro così m'infilo un paio di jeans, una camicetta leggera e delle scarpe comode ed esco pronta per godermi una bella giornata a Seoul. 
Lungo la strada trovo una libreria e mi ci infilo subito per cercare un libro carino da leggere ed esco con ben tre volumi alti quanto 'Il Signore degli Anelli': un fantasy, un romanzo storico e una biografia sulla regina Myeongsong (che viene spesso paragonata all'Imperatrice cinese Cixi), ultima monarca di Corea. 
Dopo il giro in libreria, decido di andare a mangiare qualcosa e, così, arrivo in un ristorante moderno ma tranquillo e con piatti tradizionali. Come design sembra molto il ristorante di una catena americana di fast food. 
Mi siedo ad un tavolo e ordino il jajangmyeon, noodles con salsa di fagioli neri, carne e verdure e qualche contorno. Lo adoro. È super gustoso ma anche relativamente semplice come piatto. 
Mentre aspetto che la mia ordinazione arrivi, riguardo i libri appena comprati e poi prendo il cellulare per vedere che cosa fare dopo e giungo alla conclusione che, per oggi, mi limiterò ad un giro in centro ma presto farò un giro da vera turista organizzato nei minimi dettagli. 
Arriva il piatto e me lo gusto con calma con un sottofondo di musica coreana. Per ora mi sembra tutto così tranquillo e il cibo è a dir poco divino. 
Una volta finito di pranzare, torno al mio giro con le cuffie rigorosamente nelle orecchie. 
 
Passo il pomeriggio a entrare e uscire dai negozi. Compro l'ennesima cover per il cellulare, l'ennesimo prodotto skincare che voglio assolutamente provare e prenoto la macchina elettrica per domani. 
Mentre cammino continuo a guardarmi intorno osservando negozi super carini, ragazzi stupendi e vestiti super eleganti. E in più la speranza di vedere da lontano un personaggio famoso è tanta. 
Mentre cammino, all'improvviso, comincia a diluviare e, ovviamente, l'unica cosa che non ho preso da casa stamattina è l'ombrello e nessuno sembra venderne nel giro di qualche metro. Che gioia. A Milano, nelle vie del centro, ti vendono non solo ombrelli ad ogni angolo ma anche calzini. 
In lontananza vedo una caffetteria e così comincio a correre in quella direzione sperando che sia aperta. Entro di corsa e chiedo scusa perché sono bagnata come un pulcino. La ragazza che serve dice che non c'è problema e mi fa sedere andando a prendermi anche un asciugamano. 
Ordino un bubble tea caldo e spero che finisca presto di piovere. Arrivano le 20 e ancora sta piovendo alla grande e comincio a pensare di prendere un taxi per il ritorno. Doveva per forza finire così la giornata. 
«Dove abiti più o meno?», mi chiede la ragazza che mi ha servita prima con un sorriso gentile. 
«A venti minuti dall'Università Nazionale», rispondo senza capire bene il perché della domanda. 
«Qui fuori ho la macchina, se vuoi ti accompagno a casa. Non smetterà di piovere molto presto». 
La guardo un po' stranita e poi dico: «Ma no, tranquilla. Stai lavorando e poi non mi conosci». 
«Ho appena finito il mio turno a dire la verità - si gira e indica un ragazzo che è subentrato al suo posto dietro al bancone - per cui sono libera. E, a dirla tutta, non mi sembri proprio una serial killer», aggiunge scherzando. 
Scuoto la testa e le dico che non c'è bisogno, non la voglio disturbare ma lei insiste ancora e, alla fine, accetto. Va a prendere le sue cose nello spogliatoio del personale e poi usciamo insieme. 
«Innanzitutto mi presento, sono Park Jieun», dice la ragazza mentre saliamo in macchina. A mia volta mi presento e allaccio la cintura. 
«Che cosa ti porta nella Corea del Sud?»
«Sono venuta qui per fare il mio anno di studio all'estero. L'obiettivo è imparare meglio il coreano e, oltre a quello, avrò materie simili a quelle che faccio in Italia», le rispondo cordialmente. È strano parlare in coreano. A volte non mi vengono subito le parole per ora e ci devo pensare un attimo su. Devo prenderci la mano. 
«Ah, bello. Comunque, che cosa studi in Italia?», chiede incuriosita. 
«Relazioni Internazionali. L'obiettivo sarebbe la diplomazia». 
«Molto interessante. Ah, comunque il coreano lo parli già piuttosto bene. In ogni caso, se non ti vengono delle parole puoi dirmele direttamente in inglese». 
La ringrazio per il complimento e per la semplificazione nel parlare, ma voglio cercare di parlare coreano il più possibile prima di iniziare l'università, così poi non avrò troppi problemi a seguire le lezioni e a chiacchierare con gli altri studenti.
Piove ancora tantissimo e, quando stiamo in silenzio, guardo fuori dai finestrini. Park Jieun per sicurezza sta andando piuttosto piano, anche perché non si vede quasi nulla. 
«Invece tu che cosa fai?», le chiedo timidamente dopo qualche momento di silenzio. 
«Lavoro nella caffetteria di famiglia, dove ci siamo incontrate prima, e faccio la tutor per i ragazzi che devono fare i test d'ammissione all'università». 
Si, qui in Corea sono pazzi. Fanno corsi assurdi apposta per entrare nelle migliori università, cosa che può definire il volgere della loro vita sia lavorativa che personale. 
Rimaniamo ancora un po' in silenzio e poi, partendo con voce bassa, le dico: «Non avrei mai sperato di trovare subito una persona gentile come te. Mi ha fatto molto piacere e ti ringrazio davvero tanto per questo passaggio in auto. Prima, per un momento, stavo andando davvero verso lo sconforto più totale. Qui è tutto completamente nuovo e non sapevo assolutamente che cosa fare se non chiamare un taxi, ma in ogni caso non sapevo né dove e né come fare». 
Mi sorride gentilmente continuando a stare attentissima alla strada. 
«Non offro passaggi a chiunque - dice scherzando - Devo ammettere che mi sembravi molto disorientata e quindi mi è sembrato naturale offrirti un aiuto. Comunque basta ringraziarmi, penso che tu avresti fatto la stessa cosa». 
Annuisco e ci sorridiamo a vicenda. 
Mi godo il ticchettio della pioggia sulla macchina e osservo la città che scorre. Mi rilasso sentendo il calduccio del climatizzatore e non vedo l'ora di arrivare a casa per asciugarmi i piedi che stanno navigando nelle scarpe. 
 
Arriviamo davanti a casa e, per ringraziarla le offro di rimanere a cena. 
«Accetto molto volentieri», dice in risposta. 
Decidiamo di ordinare qualcosa visto che non sono molto fornita di cibo. 
Nell'attesa chiacchieriamo e colgo l'opportunità per chiederle se conosce qualcuno che cerca personale di qualsiasi tipo. 
«Ti dovrei confermare domani o nei prossimi giorni, ma forse ti posso dare un posto part-time nella mia caffetteria. Il ragazzo che hai visto tra poco se ne va e quindi sarò di nuovo sola. Dei turni li abbiamo insieme e, se vuoi, ti posso dare dei turni in più in base alle tue possibilità. Gli orari sono flessibili e ci possiamo comunque mettere d'accordo». 
«Sarebbe fantastico», le dico subito. 
«Perfetto, allora nei prossimi giorni ti faccio sapere». 
Arrivano le ordinazioni e mangiamo con gusto. Il posto me lo ha consigliato Park Jieun e direi che è approvato. È tutto super delizioso. 
Ceniamo con calma tra chiacchiere varie e, una volta finito di mangiare, ci salutiamo. 
«Grazie ancora per il passaggio», le dico sulla soglia. 
«Figurati. Ti accompagnerei anche domani per i mobili ma ho il turno in caffetteria e poi come tutor e poi di nuovo in caffetteria. Però domani fai un salto se puoi, così ti dico con certezza se il posto è libero oppure no». 
«Va bene, cercherò di passare ma sul tardi come oggi, circa». 
Annuisce e ci salutiamo. 
Chiusa la porta, sistemo le ultime cose che abbiamo lasciato in cucina e poi vado in camera da letto dove prendo il mio diario e scrivo della giornata appena trascorsa e del nuovo incontro. 
Dopo aver scritto tutto per filo e per segno mi addormento rilassata e felice. La giornata non è iniziata benissimo ma è finita molto bene e, dopotutto, ne sono soddisfatta. Magari ho trovato anche un lavoro e un'amica. 
 
Nota dall'Autrice: 
Eccovi il primo capitolo di "Una studentessa in Erasmus ". 
Vi svelo un segreto: è una Fanfiction. Perché? Beh, c'è davvero una lunga storia dietro che coinvolge uno spiacevole fenomene: il blocco dello scrittore (scrittrice nel mio caso). 
Grazie a questa Fanfiction, dopo anni di inattività, sono riuscita a sbloccarmi e ho pensato di rendere pubblico questo mio scritto per ricevere anche dei Feedback e ritornare in pista più attiva che mai. 
Grazie per aver letto questo capitolo e ci rivediamo qui lunedì prossimo con il secondo!
   
 
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