Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
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Autore: Sarah_lilith    26/10/2020    1 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
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Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa faccenda dei rapimenti sta diventando un vizio
(Elisa)

 

 

Attesi quasi due ore prima di spazientirmi ed iniziare a scalpitare, timorosa di cosa potesse essere capitato a Lan XiChen per farlo tardare tanto.

I due anziani genitori della prostituta mi convinsero ad attendere ancora un po’, ma il loro temporeggiare per distrarmi non avrebbe retto a lungo. Mi volevano al sicuro per mantenere la parola data al cultore di Gusu, certo, eppure non avevano il cuore di impedirmi di andarmene, soprattutto considerato il mio stato di agitazione.

-Se solo avessi avuto anche tu questa smania di vedermi, la prima notte del nostro matrimonio- esclamò il vecchio uomo indicandomi, riservando alla moglie un sorriso sardonico.

Lei lo guardò e scosse la testa sospirando. Si portò le mani al viso e gemette esasperata, gli occhi che roteavano nelle orbite per rivolgersi al cielo.

-Povera me, mi mancava sentirti blaterare sulla nostra gioventù- si lamentò con tono disperato, rivolgendomi allo stesso tempo una smorfia che mi diceva di non badare alle sciocchezze che suo marito diceva -Non avrei mai accettato di sposarti se mio padre mi avesse avvertito di quanto eri pigro- aggiunse.

-Adesso mi ami, però- fu l’immediata risposta dell’uomo, punto sul vivo da quell’affermazione.

-Beh, ti sopporto- la moglie demolì le sue speranze con una smorfia esasperata, sedendosi al tavolo con una teiera fumante in mano, pronta a servire il the -Ringrazia che ho pazienza- lo schernì ancora.

Io assistetti divertita alla scena, rilassandomi per qualche attimo.

Gli avevo parlato del mio improvviso matrimonio mentre attendevo il ritorno di Lan XiChen, chiacchierando allegramente con loro. Questo per le prime ore, almeno. 

Ormai però l’ansia mi stava corrodendo dall’interno, bruciandomi all’altezza della bocca dello stomaco come se la bile cercasse di risalirmi dalla gola. Le estremità delle mie dita si erano raffreddate a tal punto che rabbrividii, quando le strinsi fra loro per sfregarle e riscaldarle. 

È strano che tardi così tanto, pensai timorosa di sapere cosa gli fosse accaduto.

-Non posso più aspettare- esclamai alla fine cedendo alla preoccupazione, balzando in piedi senza toccare la tazza che la padrona di casa mi aveva offerto -Io vado a cercarlo- dichiarai.

Il vecchio padre della prostituta mi lanciò un’occhiata sorpresa, incredulo davanti alla mia determinazione. Poi rivolse gli occhi scuri alla donna al suo fianco e gesticolò verso di lei come a dirle di intervenire.

L’anziana sollevò un sopracciglio scettica e fissò l’uomo di rimando, interdetta. Infine si voltò nella mia direzione e alzò un braccio per richiamarmi più vicino.

-Bambina, è pericoloso là fuori- mi disse stringendo con le dita ossute e consumate dal lavoro la mano che le avevo allungato davanti al suo gesto silenzioso.

Sembrava sinceramente preoccupata, e io non potei far altro che sorridere, intenerita da quelle premure.

Probabilmente era per questo che la figlia, quando ci aveva portato dai suoi genitori, aveva ricevuto un sacco di raccomandazioni e altrettanti avvertimenti su come comportarsi. "Non uscire troppo tardi, il buio è pericoloso" era stata una delle frasi che mi aveva più colpito.

Pur conoscendo l’occupazione della ragazza e sapendo quindi che lavorava la notte, avevano comunque mille preoccupazioni per la mente, quando si trattava della loro piccola.

Il fatto che quella vecchia donna traslasse il suo affetto anche su di me era strano, ma allo stesso tempo mi commosse.

-Tranquilli, ho questo- li calmai indicando con un dito il candido nastro che mi fasciava la fronte -Mi porterà fortuna- ironizzai sperando che ci credessero, dato quanto erano rimasti colpiti dal sapere che mio marito era un Lan.

Probabilmente la sua fama lo precede, avevo pensato divertita quando avevano spalancato occhi e bocca nel sentire il cognome dell’uomo. Che per inciso ora era anche il mio, ovviamente.

-Lo spero- ribatté l’anziana lasciandomi andare e sospirando afflitta. 

Le sorrisi gentilmente, avvicinandomi alla porta e sistemandomi sulle spalle il mantello bianco che Lan XiChen mi aveva imprestato, chiudendolo per coprirmi dal freddo vento notturno.

Era decisamente troppo grande per me, ed i ricami azzurri a forma di nuvole che ne decoravano l’estremità rischiavano di strisciare a terra ad ogni mio movimento, eppure il mio novello sposo non aveva voluto sentir ragioni. Quando se n’era andato, allontanandosi per cercare la Dama bianca, mi aveva avvolto in quella candida e morbida stoffa, sorridendo con leggerezza e non dandomi spiegazioni.

Forse voleva sfruttare la protezione di sigilli nascosti della veste per sapermi al sicuro, anche se la mia mente non potè fare a meno di pensare che fosse una caratteristica molto simile a quella del fratello, quella di essere iperprotettivo e possessivo.

Beh, non che mi dispiaccia.

Sbuffando e sopprimendo un ghigno divertito, aprii la porta e mi voltai per salutare le due figure che mi avevano ospitato, omaggiandoli con un inchino.

Venni ricompensata da due sinceri ma preoccupati sorrisi.

 

 

Arrivai al bordello con i polmoni che bruciavano chiedendo disperatamente ossigeno. Ripresi fiato dopo la mia lunga corsa, appoggiando le mani sulle ginocchia e respirando a fondo.

Avevo percorso l’intero tragitto correndo a perdifiato per le strade deserte, affrettandomi a raggiungere la meta che avevo predefinito il prima possibile.

Le lanterne avevano illuminato fioche il mio tragitto, ondeggiando al soffio del vento leggero che scuoteva l’aria notturna. C’era silenzio attorno a me, eppure la lieve melodia di una musica distante sembrava provenire dalle porte chiuse della Casa fiorita.

Era l’unico edificio che, nonostante l’oscurità avvolgente della sera, manteneva la sua vivacità. La folla non mancava di certo, all’interno.

Avanzai fra le ombre degli edifici e mi avviai lungo la strada secondaria che mi avrebbe condotto alle viuzze che si diramavano nella zona meno visitata della città. Come avevo concordato con Lan XiChen, presi la prima uscita una volta superato il bordello.

-Dove diavolo si è cacciato quel cretino?- mi lasciai sfuggire frustrata, raccogliendomi la veste sulle cosce per camminare più agevolmente.

Il vicolo in cui mi infilai era stretto e ancor meno illuminato della strada principale, perciò l’ansia che già mi scorreva nelle vene divenne fuoco liquido non appena respirai l’aria stantia di quel cunicolo.

Camminando piano, mi azzardai ad aprire bocca guardandomi attorno con frenesia.

-Lan XiChen- mormorai mantenendo un tono basso per non attirare possibili attenzione non gradite -Lan XiChen!- provai ancora a chiamare senza ottenere risposta.

Nessun suono proveniva dalla direzione in cui mi dirigevo, eppure non fermai la mia avanzata, stringendomi nel mantello per non rabbrividire di paura.

Se si è inoltrato ancora, inseguendo il fantasma, ragionai reprimendo un sospiro, come farò a trovarlo?

Proseguii nonostante quei pensieri, ignorando la crescente sensazione di malessere che mi stava attorcigliando lo stomaco fino a farmi male. Mi fermai solo quando notai qualcosa che si dirigeva verso di me.

Una figura emerse infatti dalle ombre, avanzando nella mia direzione con la veste chiara che si muoveva sinuosamente attorno alle sue gambe. Sospirai sollevata correndogli incorno, sorridendo felice vedendo dei lunghi capelli neri che si scuotevano al vento.

Quando alzò il viso nella mia direzione, però, fermai i miei passi ed il sangue mi si gelò nelle vene.

Gli occhi che mi fissarono attraverso le ciglia scure non erano quelli gentili e pieni di premure di Lan XiChen, ma appartenevano a qualcun altro. Uno sconosciuto che mi veniva incontro senza fermarsi, per la precisione, anticipando il mio arretrare ed allungando un braccio verso di me.

Un grido spaventato mi risalì in gola un attimo prima che mi girassi per fuggire. Con le mani che stringevano febbrilmente la stoffa leggera della mia gonna per sollevarla e permettermi di scappare più velocemente, mi precipitai verso la strada principale senza voltarmi indietro.

Se prima avevo pensato di essere troppo stanca per correre ancora, mi ero sbagliata.

Ora che alle mie spalle c’era un inseguitore di cui non conoscevo le intenzioni, sembrò che la forza mi fosse ritornata tutta d’un tratto, mettendomi le ali ai piedi. Rischiai di scivolare sul selciato due volte, inciampando nei miei passi mentre fuggivo alla cieca.

Purtroppo però, non fui abbastanza veloce.

 

 

Un sapore amaro mi invase la bocca quando ripresi i sensi, le orecchie che mi fischiavano come se avessi battuto la testa troppo forte da qualche parte. 

Il dolore non era localizzato in una zona precisa, ma le tempie mi dolevano ed i muscoli non rispondevano ai miei comandi, quindi mi presi qualche momento per analizzare la situazione.

Faticai ad aprire le palpebre, forse appesantite dalla stanchezza che mi rendeva impossibile muovermi, ma in qualche modo riuscii a socchiudere gli occhi abbastanza da mettere a fuoco il soffitto di una stanza.

Devo essere svenuta, mi dissi sbattendo con frenesia le ciglia, confusa da ciò che vedevo. Quel tizio di sicuro mi ha colpito di spalle.

Osservandolo bene, capii che quello che mi sovrastava non era il soffitto di una casa, ma quello di un’edificio più grande, probabilmente un tempio o una sala di ricevimenti come quella che avevo visto a Yunmeng. 

Le assi di legno erano infatti troppo in alto, lontane dalla mia vista di almeno sei metri, perché si trattasse di un’abitazione comune. 

Oppure il proprietario era un esibizionista. Il che, considerato ciò che vidi guardandomi intorno, non era da escludere.

Riuscendo con sforzo titanico a voltare il capo a destra, i miei occhi si soffermarono sul mobilio della stanza in cui mi trovavo distesa, incapace di alzarmi dal pavimento di legno. 

Mi trovavo al centro di un grande salone rettangolare, le alte pareti coperte da soffici tendaggi scuri che partivano dal soffitto e scendevano fino a terra come una cascata nera ed uniforme. Le numerose lanterne di carta che pendevano dal soffitto emanavano abbastanza luce da compensare la mancanza di finestre.

L’illuminazione era essenziale ma più che sufficiente, dato che riuscivo senza difficoltà ad intravedere un altare dorato, all’estremità della camera.

Anche se da quella distanza non potevo capire precisamente cosa rappresentasse, le bacchette d’incenso che bruciavano lentamente davanti alla statua d’oro sulla piattaforma mi fecero pensare ad una divinità o qualcosa di simile.

Era più piccola di quello che mi immaginavo, dato che doveva arrivarmi a mala pena alla cintola, eppure era posizionata su di un rialzo in legno pregiato così riccamente inciso da far sembrare quella l’attrazione principale della stanza, nonostante le dimensioni ridotte.

Sotto al piedistallo, due serie da tre scalini ciascuno permettevano di accedere al padiglione dove la statua era riposta. O meglio, lo avrebbero permesso se solo attorno alla struttura non ci fosse stato un nastro bianco da cui pendevano un’indefinita quantità di talismani.

Cosa diavolo ci faccio in un tempio? mi chiesi a quel punto corrugando le sopracciglia e stringendo le dita per testarne la reattività. Anche se devo ammettere che sembra più una camera sepolcrale, per quanto inquietante possa essere.

La voce sconosciuta di una donna mi strappò dai miei pensieri, facendomi rabbrividire per il gelo che sembrò permearmi nelle ossa a quelle parole. Sobbalzai spaventata, ma mi trattenni dallo strillare.

-Finalmente la nostra ospite si è svegliata- sentii mormorare con tono sottile. Poi percepii il fruscio di una gonna di seta che strisciava sul pavimento di legno su cui ero sdraiata.

Alzai gli occhi sulla figura che mi si era avvicinata, percorrendo la veste bianca che le copriva le gambe lunghe, i fianchi stretti e i seni floridi. Il corpetto dell’abito che indossava aveva una linea semplice così come l’intera veste, liscia e priva di decori eccezion fatta per un leggero fronzolo all’altezza del cuore, dove il ricamo di un giglio spiccava rosso come il sangue.

Infine, salendo ancora con lo sguardo, riuscii a vedere in viso colei che aveva parlato. Un attimo dopo, mi ritrovai a gridare con tutto il fiato che avevo in gola.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Corto? Può essere, ma ho scritto più che abbastanza per quanto riguarda la trama. In ritardo? Come sempre, orami dovreste esserci abituati.
Allora, arriviamo subito al dunque: siamo in dirittura d’arrivo, ragazzi miei. Le trame si stanno stringendo, presto saremo al capolinea. Mi duole ammetterlo, ma siamo alle battute finali.
Ah, ringraziate che ho pazienza (ok, io dovrei ringraziare voi ma sono dettagli). Questa storia è la più lunga che io abbia mai scritto, mi viene da piangere.
Siete dei veri eroi ad essere arrivati fin qui XD

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
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