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Autore: Milich996    26/10/2020    0 recensioni
Seguito della storia precedente “Un incontro inaspettato”.
Le vite di un Capo Clan e di una giovane umana, cambieranno per sempre
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Appena due giorni dopo la partenza di Louis Martin, Pilar e il suo fidanzato sgattIolarono dal campo-base di buon mattino, decisi a trovare la misteriosa caverna descritta dal nonno della peruviana. Convinsero Gabriel, un militare sulla 30ina loro amico, ad accompagnarli. Di nascosto. Pilar possedeva una mappa disegnata proprio dal vecchio Paco. Non restava che tentare. Seguendo le indicazioni, camminarono per svariati km. C’erano mille suoni attorno a loro, ma nessuna bestia li attaccò.
Un dettaglio mise in allarme il gruppetto: improvvisamente, iniziarono ad imbattersi in ossa di animali; erano sparse qua e là, come un macabro corteo che adesso li accompagnava.
“Qui c’è chiaramente l’attività di qualche carnivoro. Ci sono resti di scimmie, e altra fauna selvatica...” asserì Gabriel, preoccupato “non sono sicuro che sia una buona idea, proseguire”
“Ti prego, ormai non manca molto!” supplicò Pilar.
“Amore, io non lo so...davvero...” mormorò John, visibilmente allarmato. Non voleva restare lì. Desiderava solo tornare al campo base.
“Dai...” esortò la ragazza “Continuiamo ancora per un po’. Al minimo segnale di pericolo, ce la daremo a gambe...”
Sospirando, gli uomini accettarono. Eppure, Gabriel aveva ancora parecchie riserve. Qualcosa non andava...non solo per via delle ossa... Più ci pensava, più si sentiva inquieto. D’un tratto capì: il silenzio. In quella parte della giungla, regnava il più assoluto silenzio. I mille suoni della foresta, parevano di colpo svaniti. Assurdo: guardando in alto, tra i rami degli alberi, non scorse alcun animale. Cosa poteva aver spaventato a tal punto ogni creatura?
Pilar avanzava risoluta. Non volle sentire ragioni, nemmeno quando, raggiunto il luogo indicato dalla mappa, la grotta non c’era. Alla fine, dopo aver girovagato per altri quaranta minuti, scorsero una possibile entrata. Circa un chilometro più avanti, rispetto a quanto ricordava l’anziano Paco. L’apertura, nonostante i muschi e le piante rampicanti che crescevano tutto attorno, risultava pienamente accessibile.
“Che sia questa?” domandò Gabriel, perplesso. Qualcuno manteneva l’entrata scevra dalla vegetazione: l’intera faccenda gli piaceva sempre meno.
“Vediamo...dovrebbe esserci un segno, inciso da qualche parte” replicò Pilar. Ormai in preda all’eccitazione, pareva ignorare i molteplici indizi di pericolo.
Ambiva solo a comprovare la storia del nonno.
La ragazza ispezionò attentamente le rocce. E trovò quello che cercava: adesso, bisognava solo inoltrarsi.
L’idea fu subito bocciata dagli uomini.
“Non se ne parla!” esclamò il soldato, categorico “Ma ti sei guardata attorno? Questa è una tana, e di qualunque bestia si tratti, noi ci troviamo nel suo territorio di caccia!”
“Solo un’occhiata veloce...” implorò Pilar
“Andiamocene, tesoro, la grotta l’hai vista, no?” la esortò John, ben conscio della situazione. Dovevano allontanarsi da lì. Immediatamente.
La giovane donna, senza alcun preavviso, estrasse dallo zaino una torcia, e corse all’interno della cavità. Agli altri due, non restò che inseguirla, gridandole di fermarsi. Quando la raggiunsero, erano ormai vicini al lago descritto dal nonno. Mancavano giusto una cinquantina metri. Torce alla mano, decisero di scendere ancora. Attenti al minimo rumore. Le luci rischiaravano ora il suolo, ora le pareti, ora il soffitto del passaggio.
C’erano resti di animali sparsi ovunque. Un tanfo di decomposizione saturava l’aria.
Giunsero ad una grande camera; al centro, lo specchio d’acqua. Un verso stridulo echeggiò in lontananza. Allarmato, Gabriel imbracciò la mitraglietta, che portava a tracolla, e ordinò a John e Pilar di illuminare l’ambiente.
Non c’era nulla.
“Andiamo!” sussurrò il militare tra i denti “Prima che sia troppo tardi!”
“Cerchiamo i cadaveri!” insistette Pilar
“Tu non...” stava per replicare Gabriel, quando il verso stridulo tornò ad echeggiare. Solo che stavolta pareva molto più vicino. Di nuovo, tre luci sondarono spasmodiche la sala. Niente.
“Qua sotto c’è qualcosa. E sa che siamo qui...” bisbigliò John, angosciato.
Adesso anche Pilar iniziava ad avere paura. Forse si erano spinti troppo in là. Un rumore di zampe contro le pareti, interruppe i pensieri dei tre sventurati. Molte zampe. E sembravano provenire da direzioni diverse. Gabriel cercò di localizzare gli animali con la torcia. Scorse solo alcune ombre: sagome grosse e oblunghe, con il “dono” di scalare la nuda roccia. Paralizzati, in preda al terrore, i due giovani a malapena riuscivano a reggere le luci.
“Presto, fuggiamo!” gridò il soldato, scuotendoli violentemente. Pilar lo guardò, con gli occhi sgranati. Tremava, ormai fuori di sè.
“Avete sentito?” urlò di nuovo Gabriel “Dobbiamo fugg..aaahh!!”
Una sagoma nera gli piombò addosso dall’alto, emettendo il solito, orribile verso. Quindi lo trascinò nel lago.
I ragazzi gridarono, illuminando l’acqua. La scena divenne surreale: intravidero solo la lunga coda della bestia, che terminava con una punta acuminata.
   
 
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