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Autore: LadySweet    26/10/2020    1 recensioni
In un universo parallelo, Leia e Han hanno cresciuto il loro adorato figlioletto Ben nella pace di Aldeeran, insieme a zio Luke e tutti i loro amici. Ma un giorno, la loro vita tranquilla viene sconvolta dallo schianto di un guscio di salvataggio, arrivato dal nulla. Chi ci sarà dentro?
Cosa vorrà?
Perché è arrivato proprio li?
Tutte domande a cui voi mi aiuterete a rispondere, con una storia semi interattiva! Venite a scoprire come ;)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Kylo Ren, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa, Rey
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Appena fuori dal portone della sala del trono, la ragazza prese il corridoio di sinistra, che portava alla porta della serra. Attraversata la serra, si arrivava in giardino.
Imboccato il sentiero di destra, si arrivò ad un fiume di lava, attraversato da un ponte di pietra nera.
Dall'altra parte del ponte, un tempio Sith. Un'enorme struttura in pietra lavica nera, alta e imponente, con un grande portone all'entrata e uno stemma della loro casata a fare da padrone sopra la porta, inciso in rilevo e pitturato di rosso.
All'interno si respirava un'aria tetra e decisamente poco rassicurante: poche finestre alte lasciavano passare luce non sufficiente ad illuminare la stanza. Alti candelabri intervallavano le colonne nere che portavano all'altare principale infondo alla sala.
Ma lei non aveva mai avuto pausa, suo nonno ce la portava sempre fin da quando era piccina.
In una saletta laterale del tempio, c'era una stanza più piccola, con delle teche, alcune piene, altre ancora vuote. Aprì una di quelle vacanti, tolse l'oggetto dalla stoffa che lo ricopriva, lo poggiò sul supporto e chiuse la teca di vetro, fermandosi ad osservare ciò che aveva appena portato in salvo. Era un cubo, di metallo, con alcune iscrizioni incise sopra, in una lingua antica e proibita in molte parti della galassia.
Sapeva molto bene cos'era quello: era una delle reliquie dell'antico codice della Forza.
Un sapere superiore ai Jedi e ai Sith, la conoscenza suprema che avrebbe dato poteri immensi a chi sarebbe riuscito a decifrarli.
Ma non era un compito per tutti.
C'era una profezia a riguardo che suo nonno le narrava sempre: “un giorno l'eletto, colui che avrebbe racchiuso in se un potere uguale a quello di nessun altro, avrebbe raccolto e aperto le reliquie, dominato la conoscenza suprema e ristabilito l'ordine e l'equilibrio nella galassia e nella forza”. Ed era cresciuta sentendosi dire da suo nonno che era lei quella indicata la profezia. Per questo l'aveva allenata e addestrata senza riserve, senza sconti, più pesantemente e più a lungo di tutti gli altri, rendendola l'essere più forte della galassia.
E una volta raggiunta l'età giusta aveva iniziato a mandarla in giro a raccogliere le reliquie, ogni volta che le ricerche ne individuassero una.
E dopo il successo di quel giorno mancava solamente l'ultima reliquia per adempiere il suo destino.
Ma ripensando alla missione di qualche ora prima, le tornarono in mente gli occhi di quel Jedi... no di quel ragazzo con cui si era battuta... avevano qualcosa di stranamente familiare... come se già lo conoscesse.
Ma come poteva essere? Lei era cresciuta in quel castello con la sua famiglia.
Doveva essere la stanchezza che iniziava a giocarle brutti scherzi.
Cosi si riavviò più in fretta che poté nelle sue stanze, per un bel bagno ristoratore.
Arrivata nella sua camera, si tolse il casco, e si sfilò l'armatura.
Sciolse lo chignon in cui raccoglieva i capelli per farli stare nel casco, lasciando che la lunga chioma ricascasse morbida fino ai fianchi. Riempì la grande vasca di acqua tiepida e saponi profumati, e tolta anche la biancheria si immerse nella vasca.
Lasciò che l'acqua la sostenesse e la avvolgesse, chiudendo gli occhi e distendendo i nervi.
Sentiva la forza defluire in ogni sua parte del corpo indolenzito, come un toccasana.
Immersa nell'acqua e nel silenzio, gli occhi e il viso di quell'uomo tornarono a fare capolino nella sua mente. Quei capelli corvini e ondulati, quell'accenno di barba, quella pelle leggermente ambrata dal sole, e quegli occhi: due pozze profonde come la notte, neri come l'oscurità.
Chi era quel tipo?
Perché le era così stranamente familiare?
Perché aveva sentito con lui una sorta di legame, come un ricordo lontano, perso nei meandri della sua memoria...
Il rumore della porta che si apriva la distrasse dai suoi pensieri.
< Perdonami se ti ho disturbata > disse sua madre entrando nella stanza da bagno.
< Ma no madre, non scusarti. Mi stavo solo rinfrescando... >
< E fai bene mia cara. > rispose la donna sedendosi sul bordo della vasca, accarezzando la testa bagnata della figlia.
< Ti sento turbata... cosa c'è che non va tesoro? >
< Madre... oggi durante la battaglia con quel ragazzo... il suo volto mi sembrava familiare, come se lo conoscessi, anche se non l'avevo mai visto prima di oggi... è
normale? > chiese la ragazza.
Lei e sua madre avevano un rapporto speciale, erano molto legate.
Reyla a sua madre aveva sempre potuto raccontare tutto, ogni suo timore, ogni suo pensiero, ogni suo segreto, e lei non aveva mai tradito la sua fiducia, dimostrandosi la più comprensiva delle madri e la più fidata delle confidenti. Ma se ogni altra volta il suo sguardo era sempre stato dolce, questa volta notò un bagliore stano
Spavento, paura... terrore?!
< Magari somigliava a qualcuno che avevi già incontrato in altre battaglie... che tipo è questo ragazzo? > chiese ricomponendosi
< Capelli neri, occhi profondi, pelle ambrata... Ben mi pare di aver capito che si chiama... >
Questa volta il lampo di terrore negli occhi della madre era stato più chiaro e visibile. Perché??
< Beh, questi... questi sono tratti comuni a tanti uomini cara, io fossi in te non mi preoccuperei. Oh, ma guarda, l'acqua si è raffreddata e le bolle sono scoppiate tutte, segno che è giunta l'ora di asciugarti. > disse la donna, cercando di mascherare l'agitazione e sviando l'argomento.
Batté le mani due volte e due ancelle arrivarono nella stanza con un grande telo nero, pronte ad avvolgerci dentro il corpo della principessa.
< Ora ti lascio alle loro cure, c'è ancora un incontro a cui tuo padre ed io dobbiamo assistere. Ci vediamo questa sera per la cena. A dopo cara. >
< Va bene, a dopo madre. >
E così dicendo la vide andare via un po' troppo di corsa per i suoi standard.
Continuava a non capire. Perché quel nome aveva sconvolto tanto sua madre?
Allora lo conoscevano?
Cos'era che non le stavano dicendo?
Quale segreto le stavano nascondendo?
Reyla non amava le situazioni con troppe domande e nessuna risposta. E se nessuno era intenzionato a parlare, avrebbe scoperto da sola da cosa la sua famiglia la stava tenendo all'oscuro. Potevano scommetterci le corone che avrebbe fatto luce in quella storia, e se quello che avesse scoperto l'avrebbe sconvolta, sapeva già a chi avrebbe dato la colpa!
Ma non era quello il momento più adatto per certe cose.
Quello era il momento di lasciare che le sue ancelle si prendessero cura di lei, che la aiutassero ad indossare un morbido abito lungo blu notte con bretelle di sottile catenella argento, e che le asciugassero e acconciassero i capelli i una coda bassa, con qualche ricciolo qui e la per dare morbidezza alla sua chioma.
Rimase in camera sua per le ore seguenti a tentare di dare pace ai suoi pensieri inquieti, e cercare qualche traccia nella Forza di qualcosa che le fosse affine, un legame... qualsiasi indizio da cui far partire le sue ricerche... senza risultati.
Arrivò poi l'ora della cena, così interruppe le sue ricerche, poggiò sul capo la sua corona dorata e si avviò nel salone. Le formalità andavano rispettate.
Quando tutta la famiglia fu riunita a tavola, re Viktor prese la parola.
< Reyla, abbiamo ricevuto l'ennesima proposta di matrimonio per te.... > iniziò l'uomo, cercando di interpretare l'espressione impassibile della figlia che non aveva proferito parola < …è da parte della famiglia Hux. Loro figlio Armitrage è prossimo alla promozione come generale del Primo Ordine, sarebbe un ottimo partito... >
< Padre, non sono loro a dover essere un buon partito per me, sono io che sono un buon partito per loro, il premio che tutti vogliono. E comunque, l'ho visto un paio di volte durante delle missioni... è un viziatissimo figlio di papà, buono solo a strillare ordini come una donnetta, e non viene rispettato nemmeno dall'ultimo degli spazzini. Non credo che sia questa il genere di alleanza che ci serve. E poi in combattimento non vale nulla... lo sconfiggerei solamente puntandogli l'arma alla gola. >
< Va bene, come non detto. Ma conosci le regole, tu sei la nostra unica erede, e un giorno tutto l'impero sarà tuo, ma dovrai dare a te stessa una progenie a cui lasciarlo dopo di te, e non puoi farlo da sola... ti serve un marito. >
< Padre, se il problema è solo questo, è ancora presto per porselo. Ti prometto che prima che tu lasci questa vita, avrò trovato un compagno con cui garantire la prosecuzione della nostra famiglia. Ora possiamo cambiare argomento per favore? > chiese spazientita la figlia
< Ha ragione caro, non sono questioni da discutere a tavola queste, piuttosto... > e la donna coinvolse i due uomini in una conversazione politica sull'incontro che avevano avuto poco prima.
Reyla fu grata a sua madre di aver cambiato discorso.
Ogni volta che le parlavano di matrimonio le veniva l'orticaria.
Nell'usanza Sith, il pretendente doveva vincere la mano della sposa, lottando e sconfiggendo il padre di quest'ultima in uno scontro. Nel suo caso però, suo padre non era in grado di combattere per via di un incidente, e non avendo fratelli o zii che potessero combattere al posto suo, era lei stessa a sfidare in combattimento i suoi pretendenti. Se uno di loro fosse riuscito a batterla, avrebbe avuto l'onore di sposarla. Per sua fortuna sapeva combattere molto bene, e fra le molte proposte che le erano arrivate, nessuno era riuscito a sconfiggerla, quindi ognuna era stata rifiutata.
Con il passare degli anni, divenne famosa in tutta la galassia come la principessa guerriera che nessuno aveva mai sconfitto, e quindi era diventata ancora più ambita e
richiesta.
All'inizio la cosa la divertiva, e le battaglie erano contro guerrieri seri e preparati, che le offrivano una vera occasione di provare la sua forza. Ma dopo un paio d'anni la cosa era diventata noiosa, e dopo l'ennesimo pappamolle che si era ritirato perché non aveva mai preso un'arma in mano, decisero di iniziare a fare una scrematura.
Solo chi ne fosse stato veramente degno veniva convocato per scontrarsi con la principessa.
Finita la cena, e conclusasi anche la solita chiacchierata di famiglia sulla terrazza, la ragazza si ritirò per notte. Sciolse i capelli, depose la corona e indossata una camicia da notte più confortevole, si mise sul morbido materasso.
La stanchezza si impossessò di lei e si addormentò presto.
Quella notte fece uno strano sogno.
Era seduta sulle scale di una casa, lungo un viale di ghiaia, insieme ad un ragazzo. Erano seduti l'uno accanto all'altra e stavano guardando un meraviglioso cielo stellato. Poi si giravano l'uno verso l'altra e si baciavano. E stranamente quel bacio le piaceva, talmente tanto che lo volle approfondire. Sentiva una leggera sensazione di disagio salirle dentro, rendendosi contro di quanto poco esperta fosse lei, e di quanto invece lo fosse lui. Ma non voleva distrarsi, voleva solo godersi quel momento così bello, e bearsi della sensazione di appartenenza che stare avvolta fra le sue braccia le dava.
All'improvviso però, rapito da un uragano, il ragazzo venne trascinato via da lei, e tutto diventò nero, mentre due grandi occhi rossi e maligni apparivano davanti a lei...
Poi si svegliò.
Il respiro affannato, il cuore che batteva all'impazzata e un leggero strato di sudore ad imperlarle la fonte. Vide che era nella sua stanza, e avvertì una brezza leggera entrare dal grande balcone difronte al letto, mentre la luce della luna illuminava leggermente la stanza. Reyla bevve un sorso d'acqua da bicchiere poggiato sul suo comodino, e tornò a stendersi.
Ci volle un po' prima che il sonno tornasse a pendere il sopravvento, ma quando arrivò non portò altri sogni per sua fortuna.

   
 
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