CIao a tutti! eccomi con una brevissima shottina, sdolcinata, al limite del coma diabetico, e forse leggermente OOC... ma a volte servono, queste cose! questa storia partecipa alla just stop for a minute and smile challenge di soul_shine, con i prompt 9 (che carino! quanti anni avevi in questa foto?) e 37 (esprimi un desiderio! ma non dirlo ad alta voce, altriemnti non si avvera!)
Era
il compleanno di Kaori. La
rossa faceva fatica a crederci, ma stava
per compiere 32 anni. Non era il numero in sé che la
spiazzava, ma era quello
che rappresentava, si rese conto, mentre guardava con un sorriso un
po’ mesto
l’album che il fratello aveva messo insieme per lei quando
era bambina, per non
farle dimenticare mai quanto fosse amata.
Sospirò,
mordendosi il labbro un
po’ rattristata, sotto gli occhi curiosi
dell’amica Miki, che la stava aiutando
a mettere a posto in vista della doppia festa- dopotutto, era anche il compleanno di
Ryo, che ormai da
giorni e giorni se ne stava in un angolino a piangere disperato
perché lui,
di compiere 45 anni, non ne voleva
proprio sapere: a dispetto di tutte le regole della scienza, lui
continuava ad
asserire che, se non sapeva davvero quando era nato a causa
dell’amnesia,
avrebbe continuato ad avere trent’anni vita natural durante,
e al diavolo il
fatto che adesso dovesse mettere gli occhiai da lettura per leggere il
giornale
o che sulle tempie fossero comparsi i primi capelli grigi, che, su
quella bella
chioma nera che si ritrovavano, si vedevano lontano un miglio, per il
sublime
divertimento degli amici che lo prendevano per i fondelli.
“Dì
un po’, cos’hai lì?” Le
chiese Miki, sbirciando da sopra la spalla di Kaori. La pagina mostrava
foto di
Kaori e sua fratello, e di lei con i suoi amici, che risalivano ai
tempi delle
superiori . tuttavia, quello che spiazzò l’ex
mercenaria fu quella che era
messa lì a mo’ di segnalibro, senza essere
incollata, una che, con le altre,
non centrava nulla; era sgranata, come fosse stata presa da lontano, ed
il
soggetto era Ryo, con lo sguardo perso che aveva quando si metteva a
fare il
segugio dietro a una bella donna. “Uh? Ma
è… Ryo?”
Kaori
arrossì, stringendo l’album
al petto, e Miki sorrise, nonostante fosse stupita che avesse una foto
del
genere; Ryo era molto giovane in quella foto- non sembrava avere
nemmeno
trent’anni- e Miki sapeva che, all’epoca, la rossa
ed il bel moro ancora non si
conoscevano.
“Carino….”
Disse scherzando la
donna. “E quanti anni aveva in quella foto, il nostro
Ryo?”
Kaori
arrossì ancor di più, se
fosse possibile, e diede l’album alla sua migliore amica, che
iniziò a farlo
passare da capo a fondo, alla ricerca di quell’istantanea che
tanto l’aveva
incuriosita. Prese la foto in mano, e la studiò
accuratamente, rimando stupita
che sul retro un
fiorellino bianco,
ormai secco, vi fosse stato incollato.
Si
sedettero sul divano,
guardandosi complici, anche se un filo di timidezza era sempre presente
sul bel
viso della giovane donna, che stava per confidare un segreto che solo
un’altra
persona sapeva oltre a lei.
“Avevo
sedici anni quando ho
scattato quella foto,” ammise, con fare un po’
sognante. Sedici
anni: l’età che aveva quando aveva
incontrato Ryo per la prima volta, quando lui ancora non sapeva che lei
fosse
la sorella del suo partner (in teoria).
E ora ne aveva trentadue. Conosceva Ryo da metà
della sua vita, e da
metà di quella stessa vita ne era innamorata persa. “Volevo capire
chi era il tipo con cui mio
fratello lavorava, e così li pedinai.”
Kaori
rammentò quella giornata
particolare in cui finì col collaborare con Ryo, che
sembrava averla scambiata
per un ragazzo a causa del suo fisico e aspetto androgino
dell’epoca. Tuttavia,
quella era stata la molla che aveva dato il via ad una trasformazione
di cui
tutti quelli che le stavano accanto si erano presto resi consapevoli:
Nonostante la mancanza di forme e la giovane età,
l’incontrare quel farfallone
con quasi il doppio dei suoi anni aveva svegliato in lei il desiderio,
e da
quel giorno aveva iniziato ad
indossare
gonne che non fossero solo quella divisa scolastica e, con somma gioia
di Ryo,
visto che lo faceva tutt’ora, aveva iniziato a scegliere
biancheria intima di
pizzi, seta, merletti e via discorrendo.
“Che
tenero, lui è stato il tuo
primo amore, e adesso state insieme…” Miki fece
una risatina civettuola, e
diede una piccola pacca sulla schiena
dell’amica. “Dì un po’,
scommetto che Ryo è stato il tuo
unico amore!”
Kaori
arrossì. Qualcosa nello
sguardo nell’amica le diceva che non stava solo parlando del
fatto che sì,
effettivamente, Ryo era stato l’unico uomo che avesse amato-
ma anche il suo
unico amante. Volente o nolente,
aveva finito per “conservarsi” per lui, anche in
virtù del fatto che, dopo
essersi incontrati nuovamente quando aveva quasi vent’anni,
per anni il cretino patentato non
aveva mai fatto
una mossa per farla sua, salvo fare scenate di gelosia inaudite quando
qualcuno
sembrava dimostrare interesse per la bella rossa.
Miki
la guardò, col sorriso sulle
labbra. Ricordava come, sei anni prima, al suo matrimonio, il bouquet
fosse
finito a pezzi, ma Kaori era riuscita ad afferrare, inconsapevolmente,
un
fiore. “Ah!
Ma allora il fiore che hai
incollato dietro alla foto è quello del mio
bouquet… il pan di cuculo, quello
che significa tua per sempre! Oh, Kaori, quanto sei
romantica!”
Definire
Kaori rossa era ormai un
eufemismo. Miki dubitava che ci fosse un nome per quella
tonalità di colore.
Scrollò le spalle
guardando un’ultima volta
la foto.
Kaori
amava Ryo da metà della sua
vita.
Kaori
stava con Ryo da ormai sei
anni.
Sapeva
che Ryo, non conoscendo la
propria identità, non aveva documenti, ma Miki aveva un
forte legame con Kaori,
e aveva da tempo compreso che nonostante l’aria da dura era
una vera romantica,
e che desiderava indossare un abito bianco proprio come aveva fatto
lei- e
farlo davvero, non per sostituirsi a una sposina che era in pericolo.
Un
matrimonio fra lei e Ryo non avrebbe avuto significato legale, ma Miki
era
consapevole che non era quello che Kaori cercava.
Lei
voleva un simbolo, tutto qui. E
forse non aveva neppure il coraggio di
sognarlo, sapendo che Ryo, di nozze, non voleva saperne- era
già tanto se era
monogamo...
Fulminata
da una brillante idea,
saltellando sulle punte, l’ex mercenaria diventata barista
per amore andò in
cucina e aprì la scatola dei cupcakes,
prendendone uno, e mise sopra una delle candeline che aveva acquistato,
accendendola con uno
degli accendini di Ryo che magicamente apparivano in ogni angolo della
casa, e
portò la mini-torta a Kaori.
“Esprimi
un desiderio, ma non
dirlo a voce alta, altrimenti non si esaudirà!” Le
ordinò con quel suo bel
sorriso.
Kaori
accennò un sì col capo, ed
eseguì, e se il suo rossore e quello sguardo sognante e
colmo di desiderio
volevano dire qualcosa, beh, Miki immaginò la sua amica
desiderare di avanzare
verso l’altare di bianco vestita, con Umi che la accompagnava
e Ryo ad
aspettarla, con Mick come suo testimone. O magari viceversa- avrebbe
adorato
che lei ed il consorte potessero interpretare il ruolo di damigella
d’onore e testimone…
O
chissà, si disse la donna,
magari, Kaori sognava qualcos’altro. Magari sognava un
piccoletto dai capelli
neri e gli occhi nocciola. O una bimba con i capelli rossi e gli occhi
neri.
Qualsiasi
cosa Kaori avesse
sognato, Miki sentiva che si sarebbe avverato.