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Autore: sayan_s_moon    27/10/2020    6 recensioni
Edward ha abbandonato Bella nel bosco, solita storia vero?
Ma cosa succederebbe se, prima di andarsene, esaudisse il desiderio più grande di Bella? I nomi Renesmee ed EJ vi dicono nulla?
Bella è cresciuta ed ha fatto carriera, crescendo i suoi due figli con il solo aiuto di Jacob.
Dopo quasi 8 anni di tranquillità, il passato bussa alla sua porta. Cosa succederà?
*****Se siete curiosi, date un'occhiata e sentitevi liberi di recensire*****
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clan Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Giocavo con l’anello d’oro che portavo all’indice destro, lo facevo roteare incessantemente da mezz’ora facendo leva sul piccolo zaffiro incastonato. Tra meno di venti minuti avrei finito la mia giornata lavorativa e ancora non avevo ricevuto la chiamata del signor Robin. Sbuffai impaziente e decisi di sistemare il mio portatile nella borsa. Non potevo permettermi di aspettare ulteriormente o avrei rischiato di arrivare in ritardo al dopo scuola, di nuovo, e di certo non volevo attirare le ire della maestra che già non mi sopportava.
Stavo per uscire quando il mio cellulare iniziò a vibrare e, nella fretta di rispondere, accettai la chiamata senza controllare il numero.
“Pronto?”
Fai che sia il signor Robin, fai che sia il signor Robin.
“Ciao Bella, a che ora sarete a casa?”
Sbuffai appena riconobbi la voce, purtroppo non era lui.
“Ciao Jake” risposi seccata, mi chiusi la porta alle spalle e mi avvia al parcheggio. L’atrio era vuoto, si sentiva solo il ticchettio dei miei tacchi a spillo sul pavimento di marmo nero.
“Sono felice anche io di sentirti” bofonchiò offeso. Alzai gli occhi al cielo, passavano gli anni e diventava sempre più permaloso.
“Scusami Jacob, pensavo fossi il signor Robin. Dovrebbe chiamare per confermare la vendita”
“Vedrai che chiamerà, è ancora presto” mi rassicurò dolcemente. Sorrisi intenerita, non so cosa avrei fatto senza di lui.
“Comunque torniamo per le 19, ho promesso ai bambini che li avrei portati al centro commerciale a fare un giro. Sai come si entusiasmano quando manca poco al loro compleanno”
Non potei fare a meno di pensare alla loro esuberanza e innocenza, li amavo più della mia stessa vita. Ero orgogliosa di essere la loro mamma, anche se essere una ragazza madre single di due gemelli era faticoso e pieno di responsabilità. Per fortuna, il mio migliore amico mi era vicino.
Essendo parte del branco di La Push, non poteva allontanarsi per molto. Riusciva a venirci a trovare a Seattle ogni otto dieci giorni, neanche volendo avrebbe resistito di più dal vedere la mia piccola Nessie. Aveva avuto l’imprinting con lei appena nata, all’inizio ne ero rimasta turbata, ma poi mi ero resa conto di che miracolo fosse. Mia figlia non sarebbe stata mai abbandonata dall’uomo che diceva di amarla, avrebbe vissuto in eterno al fianco di Jacob e di suo fratello EJ.
La nota amara era che io, nel lieto fine, non ci sarei stata, sarei invecchiata e li avrei lasciati a loro stessi.
Era dura svegliarsi al mattino e vedersi sempre più vecchia. Era ancora più difficile essere la mamma umana di due mezzi vampiri che assomigliavano così tanto al loro padre. Reneesme aveva i capelli boccolosi come i miei, ma del suo colore, e gli occhi cioccolato fuso. Per il resto, era la sua fotocopia spiaccicata. EJ aveva ereditato il mio colore di capelli, ma la chioma indomabile e gli occhi verdi del padre. Erano bellissimi, come tutti i Cullen.
Pensarli faceva male, anche solo pronunciare mentalmente il loro nome. Molto spesso mi chiedevo che fine avessero fatto, ma con il tempo mi ero abituata al vuoto che mi avevano lasciato. Mi sentivo spesso una pessima madre, perché i miei figli non avevano un padre, ma solo me e Jake.
“Bella…Bella ci sei?”
La voce di Jacob mi riscosse dai miei pensieri. Non mi ero neanche accorta di essere già salita in macchina.
“Si Jake scusami, mi ero distratta. Ora devo andare, ci vediamo stasera allora”
Non aspettai neanche che mi rispondesse, chiusi subito la chiamata accorgendomi di che ora fosse. Sospirai pesantemente all’idea di ricevere un’altra ramanzina dalla maestra. Sconsolata misi in moto e mi diressi ad Est ed imboccai il vialone principale, per fortuna il mio ufficio distava poco più di quindici minuti dalla scuola elementare.
Parcheggiai in fretta e furia, quasi balzando fuori dall’auto e rischiando di rompermi una caviglia. Ad aspettarmi all’ingresso c’erano i miei figli con la maestra Molly, già da lontano ne riconoscevo il cipiglio severo.
Ma seriamente, che nome era Molly? Sembrava il nome di una caramella anni ’70 passata di moda.
“Signorina Swan” mi salutò glaciale. Decisi di sfoggiare il mio miglior sorriso.
“Maestra Molly, mi scuso per il ritardo imperdonabile”
Non ridere Bella, non ridere.
“Amori della mamma, ciao!” salutai calorosamente i miei angeli, abbracciandoli come se non li vedessi da una vita. Nessie mi saltò in braccio felice, mentre EJ arrossì imbarazzato mormorando un “mamma, sono troppo grande per queste cose”. Salutammo la maestra e salimmo in auto.
“Andiamo al centro commerciale, vero?” mi domandò Nessie euforica, con gli occhi da cucciolo. Come se le servisse fare quegli occhioni per ottenere da me qualunque cosa. Al mio sì cominciò a battere le mani tutta contenta, in un modo che mi ricordava tanto Alice. Sentì EJ sbuffare, l’esuberanza della sorella a volte lo esasperava. Caratterialmente, lui era tranquillo e riservato come me. Gli sorrisi dallo specchietto retrovisore, mandandogli un bacio che ricambiò con affetto.
“Avete già in mente cosa volete per il compleanno?”
“A me piacerebbe il nuovo castello delle Barbie, quello con i brillantini e la neve” rispose sognante, già pregustandosi il suo nuovo giocattolo.
“Ma sei già piena di castelli, case, auto e camper delle Barbie!” la riprese EJ.
“EJ… i loro accessori non sono mai troppi” lo riprese Nessie con aria sofisticata, alzando la mente e voltando il viso verso il finestrino. Cercai di camuffare la risata con un colpo di tosse, la mia bambina era la versione mignon del folletto…questo mi provocava sempre un moto di tristezza e malinconia, però cercavo di non pensarci.
Fermai l’auto a qualche metro di distanza dall’ingresso e non potei fare a meno di notare una jeep mastodontica parcheggiata qualche fila più in là. Non so per quale motivo, ma mi si strinse lo stomaco alla vista di un’auto così costosa. Mi faceva sentire irrequieta, eppure, per via del mio lavoro, di auto costose ne vedevo quasi ogni giorno.
“Mamma, andiamo?” la vocina di Nessie mi ridestò dai miei pensieri, continuò a tirarmi la manica del cappotto finché non le diedi una risposta affermativa.
Tenendoli entrambi per mano, entrammo nel centro commerciale più grande e recente di Seattle. Di negozi ce n’erano a bizzeffe, ma per fortuna sapevo già dove portare i bambini e sperai con tutto il cuore che Nessie non si facesse tentare da qualche altra vetrina. La sensazione di disagio continuava ad attanagliarmi la bocca dello stomaco, così tanto che a tratti mi mancava l’aria. Cercavo di mostrarmi calma e sempre sorridente mentre giravamo tra gli scaffali.
Prima fu il turno di Nessie e le comprai il castello che tanto desiderava, cercando di non pensare a quei cento dollari rubati per una casetta di plastica. Poi toccò ad EJ che, dopo qualche indecisione ed accurate riflessioni, si fece comprare il Lego Technic della Land Rover Defender. Cercai di non strozzarmi con la mia stessa saliva quando mi resi conto che fosse identica alla jeep vista all’ingresso; cambiava solo il colore, quella scelta di EJ era verde militare, mentre quella vera era grigio metallizzata.
Mancava poco alle diciotto e mezza, ci stavamo giusto dirigendo all’uscita quando Nessie si fermò a guardare qualche vetrina, suscitando qualche sbuffo contrariato del gemello.
“Nessie, amore, andiamo che altrimenti si fa tardi” cercai di convincerla appoggiando entrambe le mani sulle sue piccole spalle, ma la sua risposta fu coperta da un sibilo di EJ. Mi voltai verso di lui scioccata, la prima regola che avevano imparato era comportarsi da umani in mezzo agli umani. Sul momento non ebbi l’istinto di girarmi nella direzione del suo sguardo, ma mi abbassai alla sua altezza per guardarlo negli occhi.
“Guardami” lo rimproverai severa, voltando delicatamente il suo viso paffuto verso il mio. Per un attimo rimasi ammaliata da quegli occhi verde smeraldo, così fiammeggianti ed espressivi.
“Lo sai che non puoi fare così EJ, ne abbiamo parlato tante volte. Per fortuna nessuno si è accorto di niente”
Il mio tono si addolcì gradualmente, finché non gli diedi un bacio e gli accarezzai la folta chioma bruna.
“Troppo tardi” mormorò cupo, volgendo lo sguardo alle mie spalle.
Mi congelai sul posto, la sensazione di inquietudine crebbe esponenzialmente facendomi saltare il cuore in gola. Mi raddrizzai meccanicamente e mi voltai con estrema lentezza. Tuttavia, ci misi qualche secondo per individuare la causa del comportamento bizzarro di mio figlio, ma quando lo feci, avrei potuto giurare di aver sentito il mio cuore scoppiare nel petto.
“Non è possibile…” mormorai, sgranando gli occhi.
 
 
 
Eccoci alla fine del primo capitolo, spero vi sia piaciuto! Secondo voi chi ha suscitato la reazione di EJ, pensate di aver indovinato? Scrivetelo nei commenti ;)
  
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