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Autore: Carmaux_95    27/10/2020    7 recensioni
[Dealor]
John aveva imparato a riconoscere lo stato d’animo di Roger in base a come fumava.
Testimone oculare della scena, aveva anche imparato che sfilare una sigaretta dalle dita di Roger per rubare un tiro, come aveva fatto Fred non più tardi di una settimana prima, significava guadagnarsi immediatamente un pugno – per quanto amichevole, il più delle volte – sulla spalla o in pieno petto.
O almeno… quella era stata la reazione di Roger con Freddie.
[scritta per il compleanno di Kim Winternight! :-*]
[partecipa alla "Things you said - challenge" indetta da Juriaka sul forum di efp]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Don't you know, honey, that love's a game?

 

John osservò Roger, appoggiato alla balaustra del balcone della suite.

Come erano rientrati in camera, dopo aver concluso l'ennesimo tutto esaurito del tour, il bassista si era affrettato a nascondere uno dei volantini appoggiati sul tavolo del salotto coprendolo con la propria giacca. Fortunatamente, il gesto era passato inosservato agli occhi stanchi di Brian e Freddie che, infatti, erano barcollati ciascuno nella propria camera un attimo dopo.
Era un semplice depliant che pubblicizzava una mostra filatelica fatalmente organizzata proprio nei giorni del loro pernottamento in città. L'albergo, per promuovere a dovere l'evento – John non dubitava che gran parte dei clienti dell'hotel fossero interessati – non aveva esitato a rinunciare ad una delle sale ristoro per regalare agli ospiti una piccola anteprima del convegno.
Dal momento in cui erano arrivati, quel pomeriggio, a quando erano saliti sul palco, Freddie non aveva fatto altro che ripetergli quanto gli sarebbe piaciuto potersi ritagliare un paio d'ore per andare a visitare quella mostra. Purtroppo, la tabella di marcia del tour non permetteva svaghi e ritardi, motivo per cui il cantante aveva decretato che, prima di ripartire, sarebbe quantomeno sceso per girare fra i tabelloni così gentilmente esposti dall'albergo.
E che Deacy – dato che Brian e Roger avevano avuto abbastanza presenza di spirito per rifiutarsi categoricamente – gli avrebbe fatto compagnia.

Forse era stato un pensiero un po' odioso nei confronti dell'amico, sperare che la stanchezza glielo facesse dimenticare, ma anche John, come gli altri, sentiva la necessità di una pausa per rilassarsi e starsene un po' in pace.

Trovava sempre curioso, quasi ossimorico, come quei pensieri e bisogni convogliassero su Roger, l'antitesi umana della tranquillità.

Tornò a concentrarsi sulla sua figura, abbandonata contro la ringhiera con una piccola nuvoletta di fumo che si sollevava ad intervalli irregolari sopra la sua testa per poi dissolversi nell'oscurità della sera.

Aveva imparato a riconoscere il suo stato d’animo in base a come fumava.

Raramente soffiava fumo dalle narici come faceva, invece, la maggior parte dei fumatori: quando era rilassato e sicuro di sé, preferiva rilasciare una nuvola di fumo soffiandola delicatamente dalle labbra. Quando invece, soprattutto durante le lunghe ore trascorse negli studi di registrazione, opinioni divergenti davano origine a discussioni e litigi, Roger sbuffava velocemente, come una teiera sotto pressione. Lo stesso nervosismo si intravedeva quando abbandonava nel posacenere una sigaretta fumata solo a metà o quando continuava a picchiettarne il bocchino nonostante la cenere superflua fosse già caduta.

Essendo un gesto frequente e non certo insolito per un fumatore, non sempre gli altri ci facevano caso, ma non passava mai inosservato agli occhi attenti di John.

Testimone oculare della scena, aveva anche imparato che sfilare una sigaretta dalle dita di Roger per rubare un tiro, come aveva fatto Fred non più tardi di una settimana prima, significava guadagnarsi immediatamente un pugno – per quanto amichevole, il più delle volte – sulla spalla o in pieno petto.

O almeno… quella era stata la reazione di Roger con Freddie.

Quando era stato John a compiere il medesimo gesto quando ancora erano nascosti nel backstage prima di uno dei loro ultimi concerti, la risposta del batterista era stata ben diversa: fortunatamente, si era ritrovato a riflettere John, non aveva ancora deciso di tagliarsi i capelli, che si erano rivelati particolarmente utili per nascondere i segni rossi che gli erano spuntati sul collo in seguito all’intervento di Roger… e che avevano risparmiato al bassista un estenuante interrogatorio condotto da un Freddie che non avrebbe mai lasciato cadere l’argomento.

Tacitamente – e chiaramente all’insaputa del cantante e del chitarrista – quello di rubare un tiro a Roger, era quasi diventato un gioco.

Un gioco che John apprezzava profondamente, poiché lo salvava da quei momenti di silenzio impacciato e da quelle finte conversazioni che non riusciva mai a portare avanti con disinvoltura, lasciando trasparire con fin troppa facilità che avrebbe fatto volentieri a meno di vaghe chiacchiere per lasciare spazio a colloqui tanto coinvolgenti ed elettrizzanti quanto privi di parole.

Non che disdegnasse il semplice chiacchierare con il batterista, al contrario: gli era facile rilassarsi in sua compagnia, sia che discutessero di quanto letto sul giornale, sia che si raccontassero idiozie.

E se c’era una cosa in cui Roger eccelleva, oltre a farlo sentire a suo agio, era di farlo ridere.

John lo osservò ancora per qualche momento prima di raggiungerlo sul balcone. Quella sera non era sicuro di riuscire a definire le emozioni che aleggiavano nel fumo attorno alla sua figura: magari era solo stanco e forse era per questo che, dopo aver preso una boccata di fumo, aveva lasciato ciondolare la testa sul petto.

Gli sfilò la sigaretta dalle labbra, aspirando a sua volta e, come ormai di consueto, Roger non replicò, limitandosi a stringersi nella giacca quando una folata di vento gli scompigliò i capelli.
John odiava quell’orrenda giacca di pelliccia beige, ma gli veniva da sorridere ogni volta che Roger la indossava. Una volta le si era riferito definendola “giacca da pappone”, sperando che una tale offesa l’avrebbe convinto a lasciarla, una volta per tutte, nell’armadio; Roger, invece, aveva riso, inforcato un paio di occhiali da sole e si era acceso un’altra sigaretta, scostandosi teatralmente una ciocca di capelli dalle spalle.

Inseguendo quel ricordo, John allungò una mano immergendola fra gli ora corti ciuffi biondi del compagno: «Mi piace il tuo nuovo taglio.»

«Anche a me il tuo, ma mi mancano i tuoi capelli lunghi: ti davano quell’aria innocente che non ti si addice per niente.»

«Che non mi si addice?»

«Vuoi veramente che argomenti in proposito?»

John abbassò velocemente lo sguardo: no, non voleva perché in fondo sapeva che, almeno in parte, aveva ragione.
Tanto per cominciare, avrebbe sicuramente chiamato in causa Misfire: per quanto John si fosse prodigato a ribadire più e più volte che le parole di quella canzone non erano per forza da intendere come un'allusione sessuale, Roger non perdeva mai l'occasione per rinfacciargli che, testualmente, “non poteva essere più esplicito”. John non se la prendeva mai per quell'accanimento – dopotutto lui, come del resto Brian e Freddie, non si era comportato in modo diverso nei suoi confronti quando aveva scritto I'm In Love With My Car – ma non riusciva ad impedire alle proprie guance di imporporarsi.

Scosse la testa, ma prima che potesse rispondere Roger gli prese la mano fra le cui dita stringeva delicatamente la sua sigaretta e la avvicinò al proprio viso, rubando un'ultima boccata di fumo.

«Dai, io vado a letto: ho un sonno fottuto.»

Roger gli avrebbe lasciato un rapido bacio sulla guancia prima di voltarsi e rientrare, ma John lo anticipò: si volse nella sua direzione e, prendendogli il viso con entrambe le mani, reindirizzò il bacio direttamente sulle sue labbra.

Con Roger gli era facile essere così spontaneo.
Non fosse stato per il forte rumore che ne conseguì, non si sarebbe nemmeno reso conto di averlo sbattuto contro la portafinestra.
Il batterista sorrise e lo spinse indietro, continuando però a trattenerlo vicino stringendo fra le dita il colletto della camicia che spuntava dal suo giubbotto: «Piano...»

«Scusa...» John nascose il volto contro il suo collo mordendolo avidamente; le sue mani tirarono i lembi della giacca nel tentativo di farla scivolare dalle spalle per scoprire qualche centimetro di pelle in più.

«Che cos'hai questa sera?», domandò Roger trasformando un sospiro in una lieve risata.

«Forse voglio solo toglierti di dosso questa pelliccia orrenda.»

«Sei solo invidioso!» Gli portò una mano sulla nuca, accarezzando quei capelli così squisitamente corti. La prima volta che l'aveva visto con quel nuovo taglio non aveva trattenuto una loquace smorfia – senza rendersi conto che avrebbe potuto ferirlo – ma gli era bastato poco per ricredersi. Certo, avesse ancora avuto quella stupenda chioma castana vi avrebbe tuffato le mani stringendola fra le dita e tirandola verso il basso per fargli reclinare la testa; adesso invece, non avendo ciocche da scompigliare, doveva afferrargli il viso con entrambe le mani per inclinarlo come meglio credeva, adeguandolo ai baci e ai morsi che voleva regalargli... e i sospiri sorpresi e spezzati che gli strappava così facendo lo mandavano in visibilio. Non esitò, dunque, a ripetere quel gesto quasi possessivo per fargli sollevare il capo in modo da incontrare i suoi occhi: «Non vuoi svegliare gli altri, vero?»

John non ebbe bisogno di rispondere a parole: lo prese per mano e lo trascinò nella sua camera richiudendosi la porta alle spalle.

Abbracciandolo da dietro, Roger lo spogliò della giacca e gli avrebbe sbottonato anche la camicia se John non si fosse girato per ricambiare il gesto. Un sorrisetto si fece largo sul viso del batterista: afferrò il compagno per le spalle, lo fece indietreggiare fino a quando i polpacci non urtarono contro il letto e lo spinse nuovamente, facendolo sdraiare e insinuandosi fra le sue gambe.

«La giacca rimane»

John sgranò gli occhi, quasi schifato dall'idea: «Ma dai!»

«Scommettiamo che quando avrò finito con te anche tu l'adorerai?»

«Se non te la levi non “comincerai” nemmeno!», decretò respingendo un bacio.

«Mi metti il broncio, Deacy? Hai fatto tutto tu.»

«Ma io non...», biascicò timidamente.

«Hai voluto giocare e adesso...»

Lo interruppe prima che completasse la frase, consapevole che quelle allusioni lo avrebbero fatto arrossire di nuovo, facendogli perdere ogni credibilità: «Non eri stanco morto?»

«Non sono mai troppo stanco per te.»

Roger si chinò per baciarlo di nuovo, espirando rumorosamente contro le sue labbra e vincendo immediatamente la sua fiacca resistenza.
Adorava stuzzicarlo ma gli piaceva di più quando era John a punzecchiarlo. Non era mai così evidente, per via del suo carattere sanguigno, ma le timidi quanto abili provocazioni del bassista lo irretivano, facendogli perdere la testa immediatamente.
Gli sollevò la camicia con un gesto maldestro, rischiando di strappare un paio di bottoni, e gli accarezzò la pancia e il torace e scivolando poi verso il basso per sfiorargli i fianchi prima di afferrare con decisione la cintura dei pantaloni per slacciarla.

John si morse le labbra: non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di ammettere che quella maledetta pelliccia, così sapientemente strusciata sulla sua pelle sensibile e accaldata, gli aveva fatto venire i brividi lungo la schiena fin sulla nuca.
Allungò le mani per infilarle a sua volta sotto la maglia di Roger: gli piaceva vezzeggiare la sua pelle e solleticargli i fianchi tanto morbidi rispetto ai propri, così spigolosi.
Quando una mano del più grande si intrufolò nei suoi pantaloni abbandonò la testa sul materasso, socchiudendo gli occhi e divaricando leggermente le gambe, lasciandosi andare al piacere.

«John?»

Tutto si fermò all'improvviso. Deacy spalancò gli occhi che per un attimo incontrarono quelli altrettanto stralunati del batterista prima di schizzare verso la porta della camera.

Tre piccoli colpi e la voce di Freddie giunsero nuovamente alle sue orecchie: «Tesoro?»

La mente leggermente annebbiata, il bassista impiegò qualche secondo a riscuotersi: farsi trovare in quella situazione – ansante e con Roger così comodamente a suo agio fra le sue gambe – non rientrava esattamente nell'elenco delle esperienze che voleva vivere, per cui tentò di allontanare il compagno. Roger invece, dal canto suo, sembrava non essere della sua stessa opinione e non accennò a spostarsi da dove si trovava... né a interrompere quanto stava facendo.

«Deacy? Ho sentito un brutto rumore prima... tutto bene? Ho visto che hai la luce ancora accesa e temevo ti fossi fatto male.»

Il bassista avrebbe sorriso della preoccupazione del cantante, ma in quel momento l'unica cosa a cui riusciva a pensare era Roger, che continuava a toccarlo, implacabile: tentò di nuovo di spingerlo indietro e per un momento credette di averlo convinto, ma quando si accorse che si era interrotto solo per bloccargli un polso ai lati della testa era ormai tardi. La mano del biondo tornò a svolgere il proprio lavoro e le sue labbra gli marchiarono il collo, strappandogli un gemito più alto di quanto avrebbe voluto e che tentò di mascherare rispondendo, finalmente, al cantante:

«No... tutto... tutto bene, Freddie», biascicò sperando che l'eccitazione nella sua voce non fosse così evidente. «Credevo fossi andato a dormire...»

Tentò per l'ultima volta di allontanare Roger ma come le braccia lo spingevano via, le mani artigliavano quell'odiosa pelliccia tirandolo a sé e inscenando una lotta senza vincitori.
Si morse le labbra ma non poté che cedere ad un bacio umido e febbrile che gli strappò un mugolio quando sentì il compagno muoversi più velocemente: voleva farlo impazzire lì, in quella situazione così inappropriata, e ci stava riuscendo fin troppo bene. Ogni volta che tentava una benché minima resistenza, Roger lo annientava mordicchiandogli il collo o il lobo dell'orecchio e beandosi dei gemiti e singulti strozzati che riusciva a strappargli.

E, per quanto sconveniente fosse, quel gioco stava eccitando il bassista più di quanto volesse ammettere, lasciandolo nel conturbante limbo dell'indecisione tra passione ed etica.

Roger aveva ragione quando lo accusava di essere più voglioso e malizioso di quanto volesse apparire.

Quasi si dispiacque quando non sentì più la voce di Freddie provenire da dietro la porta della camera: non aveva ascoltato una parola della sua lunga risposta – che si sarebbe potuta tranquillamente riassumere in un semplice “Ero solo andato a farmi la doccia” – ma sarebbe rimasto lì a farsi torturare ancora e ancora dal suo batterista approfittando della loquacità del cantante.
Anche se, volendo essere onesti, John convenne con se stesso che non sarebbe durato ancora a lungo...
Tutta colpa di quella fottuta pelliccia che accompagnava i movimenti di Roger solleticandogli i punti più sensibili.

«Sono felice che tu sia ancora sveglio: temevo ti fossi dimenticato di me...», borbottò il cantante, con una punta di malinconia.

Ansimò e, la mente appannata, non trovò niente di meglio da dire: «Adesso vengo...»

Roger si concesse una risatina immatura e annuì, aumentando ancora una volta la velocità delle sue carezze per dargli il massimo del piacere: «Sì, direi proprio di sì.»

John riuscì a ribattere: un'ondata di calore lo travolse, facendolo contrarre e inarcare, e dovette tapparsi la bocca con la mano libera per evitare di palesare a Freddie in modo così manifesto cosa stavano facendo a sua insaputa.

Chiuse gli occhi, godendosi gli ultimi soffici baci che Roger gli lasciò sulla tempia e fra i capelli; poi, sospirando, gli accarezzò a sua volta la guancia e la nuca, stringendo le sue meravigliose ciocche dorate fra le mani e biascicando il suo nome con voce roca.

Ancora una volta Freddie, con il suo candore, lo distolse da quelle dolci attenzioni: «Grazie: non volevo andarci da solo...»

Roger sbuffò e, rotolando sul materasso, finalmente lo liberò dalla stretta del suo abbraccio: «Torni presto?», domandò a bassa voce aiutandolo ad alzarsi.

Deacy, barcollante ma in piedi, si risistemò la camicia nei pantaloni e annuì: «Poi toccherà a te.»

Roger ammiccò e si sistemò meglio fra i cuscini: «Io e la mia giacca ti aspetteremo qui con trepidazione.»

John scosse la testa, divertito, e cambiò discorso: «Sono presentabile?», domandò allargando le braccia.

«Da questa distanza non vedo un cazzo, ma mi fido del tuo giudizio. A questo proposito, non mi ricordo dove ho messo i miei occhiali prima del concerto...»

Con un ultimo sorriso, il bassista sgattaiolò fuori dalla propria camera incontrando finalmente Freddie che, il naso era ancora immerso nelle poche righe del depliant, lo afferrò subito per un braccio trascinandolo con entusiasmo fuori dalla suite: «Lo sapevi che il francobollo più raro del mondo è quello da 1 cent magenta della Guyana Britannica? È stato realizzato nel 1856 e sembra esisterne un solo esemplare al mondo! Secondo te lo esporranno? Sarei quasi tentato di comprarlo...*»

Quando rientrarono, un'ora più tardi, John caracollò in camera sbadigliando. Con un gesto automatico accese la luce, ma si affrettò a spegnerla subito dopo, rendendosi conto che Roger era sì ancora lì, ma profondamente addormentato. Si era infilato il pigiama ma, come promesso, indossava ancora la pelliccia. Questa frusciò quando, dopo che John si fu sdraiato al suo fianco per avvolgerlo in un abbraccio, il biondo si rigirò fra le sue braccia appoggiando la testa contro il suo petto.

John gli scostò i capelli dal viso e gli lasciò un bacio sulla fronte.

«Rog?», sussurrò per assicurarsi che il suo ragazzo stesse ancora dormendo. Non glielo avrebbe mai rivelato, fosse stato sveglio: «In fondo non è poi così male, questa pelliccia...»

 


 


 


 

*L’ultima volta che il francobollo fu venduto, realizzò 935mila dollari nel 1980


 

Angolino autrice:

BUON COMPLEANNO KIM!!!!

Che dire? Eccomi qui con questa piccola Dealor tutta per te! Quest'estate mi hai mostrato un entusiasmo così grande quando ti ho rivelato che avevo intenzione di scrivere questa shottina che, dato che per un po' sono rimasta bloccata, ho pensato di riprenderla in mano e risistemarla in occasione del tuo compleanno! ^^

Ammetto di non esserne del tutto soddisfatta – perchè ho sempre dubbi, ansie e perplessità in questo periodo e tutto mi sembra sempre un po' meh – ma spero che possa piacerti! ^^

Puoi considerarla come una prova tecnica pre-challenge, se vuoi AHAHAHAHA (quindi se è orrenda, pliz, non insultarmi: cercherò di migliorare per la tua sfida :-P)

Ultime piccole notine:

Freddie, da ragazzo, collezionava davvero francobolli e li teneva tutti in un album (ora parte del Postal Museum's collection, credo) organizzandoli nei modi più diversi: per colore, dimensione o tipologia, oppure accostandoli formando le lettere dell'alfabeto. Ecco qui un paio di foto ^^ :

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Invece, per quanto riguarda Roger e John...

Misfire è, appunto, una delle canzoni scritte da John e... boh, lascio a voi l'interpretazione del testo XD
Il titolo della shottina è preso proprio da uno dei versi della canzone... non mi convince del tutto, ma mi pareva abbastanza adatto '^^
Free Image Hosting at FunkyIMG.com Prima di farsi crescere quel cespuglio ricciuto capace di rivaleggiare con quello di Brian, John per un breve periodo di tempo ha avuto i capelli cortissimi, tanto che gli altri membri della band lo avevano soprannominato Birdman, in quanto dicevano assomigliare ad un ergastolano XD (foto scelta assolutamente a caso XD non perché è adorabile!)

La pelliccia di cui si parla in questa storia, invece, è questa (indossata in modo imperterrito per anni! AHAHAHAHA):

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Che altro dire? La smetto di annoiarvi e vado a nascondermi! XD

ANCORA TANTI TANTI AUGURI KIM!

E PERDONAMI!

AHAHAHAHAHA

Un bacione enorme! <3

Sciauuu!

Bea

  
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