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Autore: Bonni4    28/10/2020    1 recensioni
Il Ballo del Ceppo si avvicina ed Hermione Granger si trova alle strette: cosa succederebbe se rifiutasse categoricamente l’invito dell’ affascinante e sgrammaticato studente bulgaro di fama mondiale Vicktor Krum?
E come reagirebbe se un giullare dai comportamenti poco raccomandabili ma molti buoni propositi e uno schivo, tetro ma sentimentale bulletto le facessero la corte?
Tra una lezione, un pranzo, lo studio in biblioteca, le ardue prove del Torneo Tremaghi, amore, errori e incomprensioni Hermione si giostrerà per far ordine nella mente e nel cuore.
***
Dal terzo capitolo:
Improvvisamente un bigliettino volò da non si sa dove e si posò proprio di fronte a Hermione. Lei perplessa si guardò attorno, soprattutto per appurare se il professore avesse visto qualcosa.
"Granger,
stasera ti aspetto nel Cortile della Torre dell’Orologio alle 22.00."
Non c’era la firma. Il biglietto le si polverizzò istantaneamente in mano e piccoli granelli di polvere andarono ad appiccicarsi sulla pergamena.
Ad Hermione venne un tic nervoso all’occhio.
***
NB: accenni di Snanger (Severus/Hermione).
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Viktor Krum | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 4

 N.D.A:
Ho ripostato il capitolo perchè l'ho modificato un po' nella sua essenza. Peace e buona lettura!
 


Hermione si ripassava mentalmente il contenuto del messaggio torturandosi il labbro.
 
Malfoy mi chiama Granger.
La segretezza e l’agire di nascosto è cosa tipica di Malfoy.
Malfoy non si farebbe MAI vedere in compagnia di una “sporca piccola Mezzosangue” (come gli piace dire), ergo alle 22.00 alla Torre dell’Orologio, quando non c’è nessuno in giro, è tempo e luogo perfetto per incontrarsi.
 
“Ma cosa mai può volermi dire Malfoy di così importante? O cosa può volermi fare…” sussurrò impercettibilmente a sé stessa.
Poteva anche essere completamente fuori strada. Tutto era assurdo.
Il tempo sembrò volare quel giorno. 
Hermione chiuse meccanicamente i libri alle 21.30 e si diresse verso l’uscita della Sala Comune, attenta a non destare sospetti o farsi vedere. La gente era ancora abbastanza vigile a quell’ora.
Con passo felpato percorse le scale il più lentamente possibile, imbacuccandosi bene con il berretto di lana e la sciarpa che le aveva fatto sua mamma ai ferri.
Si sentiva solo il battito martellante del suo cuore, nient’altro. 
Hogwarts sembrava immersa in una immobile bolla spazio-temporale.
Voleva impiegarci più tempo a raggiungere il Cortile, ma Hermione pareva aver scoperto le “gioie” della materializzazione. 
Guardò l’orologio da polso: le 21.50. Ci aveva messo 20 dannati minuti ma a lei erano sembrati 20 secondi?!
Aveva comunque un po’ di tempo per decidere se tornare spedita in sala comune o affrontare il calvario che l’attendeva. 
Analizzava pro e contro, ogni piccolo misero banale indizio, ad ogni tic della lancetta si guardava l’orologio, poi tendeva l’orecchio per sentire se arrivava qualcuno.
Estrasse addirittura la bacchetta dalla tasca, pronta a scattare se ce ne fosse stato il bisogno.
Poi accadde qualcosa che mai si sarebbe immaginata.
 
 
Dei passi e il fruscio di un mantello proprio dietro di lei la colsero di sorpresa seppur tesa come una corda di violino.
“Granger?!”
Hermione mandò un gridolino e arrossì violentemente. 
Oh no. 
Si aspettava tutte le persone possibili e immaginabili, ma lui no. Era nei guai seri e neri.
“Bhe? E’ maleducazione non rispondere.”
Hermione si girò a rallentatore e un rantolo le uscì dalla bocca.
“Siamo di poche parole stasera, molto strano conoscendo i tuoi atteggiamenti in classe.” Disse lui quasi ironico.
Hermione non riusciva a processare cosa stava accadendo. Possibile fosse lui il mittente di quel biglietto
“Dall’espressione sulla tua faccia e dal mutismo selettivo che stai perpetrando sembra proprio che aspettavi qualcun altro qui, stasera.”
“I-in e-e-effetti…” biascicò lei evitando il suo sguardo penetrante. 
Poi con una enorme dose di coraggio raccolta da non si sa dove osò aggiungere: “Non la facevo t-tipo da b-biglietti…”
Lui aggrottò le sopracciglia scure: “Biglietti? Ad una studentessa minorenne? Non ci tengo ad essere denunciato, signorina Granger. Anche se devo ammettere che potresti perfettamente essere il mio tipo.” 
Hermione restò a bocca aperta, il suo cuore sembrava essere sotto l’effetto di un potentissimo Petrificus Totalus
Non era lui che stava aspettando allora. In ogni caso non sapeva come reagire. Aveva sentito bene l’ultima frase?
“Cosa intende, se posso chiedere, con ‘ potrei essere il suo tipo?’” Hermione si sentì tremare le budella dopo aver posto l’assurda domanda.
Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò: “Voglio dire Granger, per quanto odi ammetterlo, che mi piacciono le persone con un po’ di sale in zucca.”
Seguì una breve pausa dove Hermione si sentì avvampare. Abbassò gli occhi per guardarsi la punta delle scarpe. 
“E ora ti conviene tornartene nella tua sala comune prima che cambi idea e ti tolga i punti che ti avevo assegnato stamattina.”
“Sì, p-professor Piton.” Disse tutto d’un fiato.
Girò su sé stessa un paio di volte, accennò un sorriso nervoso al giovane professore di Pozioni e filò via da quel posto.
 
 
 
Per un lungo attimo aveva creduto veramente che Piton le avesse rifilato un biglietto per un incontro segreto. Che stupida, e che figura da troll per giunta!
Una cosa era rimasta irrisolta però: con chi doveva realmente incontrarsi quella sera?
Stava svoltando nel corridoio della Sala Grande quando vide un pallidissimo Draco Malfoy. 
Doveva essere in ritardo perché era parecchio nervoso e andava a passo spedito verso il Cortile dell’O…ro…lo…gio.
Ah. 
Mistero risolto.
Hermione, ancora rossa e tremante dall’incontro con il professore, divenne se possibile più rossa e accaldata. 
Lui la vide e le andò incontro senza mutare l’espressione che aveva.
“Pensavo di aver scritto di incontrarci in Cortile.”
“Avevi scritto anche alle 22.00.” fece lei con la voce roca e una punta di sarcasmo. “E comunque c’è il professor Piton che sorveglia i corridoi… per un attimo ho pensato fosse stato lui a scrivere il biglietto.”
“Hai parlato con Piton?!” chiese lui esterrefatto.
“Lascia perdere… a cosa devo questo piacere?” decise di marcare bene l’ultima parola.
Malfoy alzò un sopracciglio.
Lui era il tipico spaccone tutto parole e niente fatti, Hermione lo sapeva bene, ma durante quell’estate doveva essere cambiato qualcosa. 
Certo, dava ancora fastidio ai suoi amici perché l’odio da primo giorno di scuola non si era mai del tutto consumato, ma sembrava aver rinunciato a dare fastidio a lei in particolare. 
Niente più risatine, niente più “Sanguemarcio”. Sembrava quasi intimidito da lei.
“Senti, lo so a che stai pensando. Tu sai sempre tutto anche prima che una persona parli.” A quell’affermazione Hermione produsse un “Ah ah” puramente ironico.
“Volevo chiederti scusa per i tre anni d’inferno che ti ho fatto passare. Tu non li meriti.” Disse lui guardando per terra.
“Ma Harry e Ron sì, vero?” esclamò piccata lei.
“Loro se le cercano, non posso farci nulla se ho una reputazione da mantenere. E possiamo per una dannata volta non parlare di Potter o Weasley?” sputò lui.
“E perché mi chiedi scusa proprio adesso?”
“Perché speravo di riuscire a… vederti più spesso…” la sua suonava quasi come una domanda retorica. “Sai, in vista del Ballo.”
“Scusa, vediamo se ho capito bene. Tu vuoi invitarmi al Ballo ma prima giustamente vuoi conoscermi meglio?” 
“Sì.”
“E perché il biglietto? Perché non dirmelo direttamente dopo la lezione di Storia della Magia?” chiese lei a denti stretti.
“Bhe, io non ero pronto!” 
“Ah non eri pronto a farti vedere con una sporca Mezzosangue, è così? Bhe allora scordati di venire al Ballo con me, perché mi duole ricordarti che a quella dannata serata parteciperà tutta la scuola, e che tu lo voglia o no la gente chi vedrà!” sputò acida tutto d’un fiato.
Malfoy rimase in silenzio. Sapeva di aver torto ed era anche disposto ad ammetterlo.
“Che c’è, che ti aspettavi di sentire?” esalò lui con tono ferito.
“Onestamente non lo so.” rispose Hermione piatta. “Sono sorpresa che uno come te mi stia chiedendo di accompagnarlo al Ballo. Perché proprio a me?”
“Ascolta, non pensare che dica queste cose per prendermi gioco di te. Mi dispiace veramente. Ho sottovalutato te e le tue doti, mi sono fatto influenzare dalle persone sbagliate e solo ora mi sono reso conto di quanto male ho causato. Ho sempre avuto torto! Tu… mi affascini molto. La tua determinazione, il fatto che sei resiliente, ambiziosa… 
Dammi una chance, una sola Hermione. Sono pronto a rimediare.” Malfoy distolse lo sguardo dalla ragazza. 
Lei mai aveva visto il biondo in un tale stato di imbarazzo.
Arrossì.
Aveva già accettato l’appuntamento con Fred… che fare? 
Doveva parlarne con qualcuno, non riusciva a ragionare se non esponeva i fatti nudi e crudi. 
Voleva proprio dare una chance al mostro che l’aveva tormentata per tre anni? Le persone possono cambiare così tanto per interesse romantico? Lei non aveva ancora acquisito questa esperienza in campo amoroso, non aveva risposte. E Hermione ODIAVA non avere risposte.
“Bene, ti darò UNA chance. Al minimo comportamento da solito Malfoy non solo ti scarico, ma ti propino una fattura Stendente che ricorderai per il resto della tua vita. E devi lasciare in pace Harry e Ron. Queste sono le mie condizioni.” Disse la riccia assottigliando lo sguardo scrutatore.
Malfoy alzò lo sguardo incredulo. 
“Ci sto.”
  
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