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Autore: Chiara PuroLuce    28/10/2020    4 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Mister Wow, andiamo? Guarda che io, Oscar e Amy siamo pronti da un pezzo!»

Ah, quel pappagallo… l’avrebbe portata alla follia in poco tempo, già lo sapeva. E avevano davanti un mese da passare insieme.
 
«Non vuole entrare nella voliera?» le chiese Holly.

«Macché! Fa lo show, come suo solito, ma poi capitola.»

«Lo adoro, mi mancherà» le confessò.

«Bè, puoi sempre venire a trovarlo» propose lei arrossendo un poco e facendolo ridere.

«Molto volentieri, amore mio» rispose lui posandole un lieve quanto dolce bacio sulle labbra. «Posso vedere anche la sua nuova padroncina a tempo?» le disse poi strizzandole l’occhio.

Ah, il furbastro. L’aveva messa con le spalle al muro e le si era piazzato davanti, nascondendola alla vista degli amici che entravano e uscivano dal salone e poi le aveva rubato un bacio leggero e rapido, troppo rapido, dannazione. Avrebbe voluto di più, si rese conto in quel momento.
Per stemperare l’attimo, si schiarì la voce e poi urlò, per l’ennesima volta:

 
«Mister Wow, non lo ripeto più» prese un sacchettino dalla tasca e lo scosse «se non ti fai vivo, giuro che questi semi di girasole che ho qui, finiscono in pattumiera, chiaro?»

Mister Wow – che non era stupido e amava quella cibaria e che da circa venti minuti svolazzava per la struttura facendo ridere tutti – decise che era arrivato il momento di palesarsi, era infatti sparito in camera e non intendeva muoversi da lì.
Arrivò passando in mezzo a tutti con fare aggraziato che incantò chiunque lo stesse guardando e poi…

 
«Oh, ma dai, sei serio?» gli disse.

«Ahahah… mi sa che preferisce me» gli disse Holly che ora aveva il pennuto sulla spalla dove era atterrato «ciao meraviglia, ci vediamo presto, ok?» e lo accarezzò sul petto con  delicatezza.

«Puoi giurarci, amico. Leviamo le tende miei prodi. Asta la vista. È stato bello finché è durato. Dopotutto, domani è un altro giorno!»

A quell’uscita del pappagallo, l’intera Nazionale scoppiò a ridere e Mister Gamo, dal canto suo, lo nominò Mascotte ufficiale.
 
«Se non la smetti di blaterare ti chiudo il becco, intesi? Ci mancava solo un mix dei film adesso. Ah, lui e la sua passione.»

«E dai Patty, è uno spasso e poi…» disse Amy avvicinandosi al pennuto che era ancora in estasi per le coccole del capitano «a casa ne abbiamo tantissimi e tu puoi guardarli tutto il giorno se vuoi. Ma non quelli Horror, quelli te li scordi.»

«Eh, certo, ci mancherebbe solo che poi, nel bel mezzo della notte, senti qualcuno dire…  Vuoi giocare con me? o anche Sette giorni, solo sette giorni! oppure che so Vedo la gente morta… ma loro non sanno di esserlo!»

«Ok, basta, basta, non dirne più per favore» la bloccò l’amica tappandole la bocca «Dio, mi hai già messo strizza così, figurati se dovesse davvero succedere che li ripete di notte… brrrr! No, davvero, io non so come faccia a piacerti certa roba, a me è bastato vedere La finestra sul cortile per restare sveglia tutta la notte e guardarmi le spalle il giorno dopo.»

«Esagerata e io che volevo farti vedere l’intera filmografia di Hitchcock» rispose quella spostandole la mano e tornando a respirare.

«Passo, passo, ma grazie per il pensiero» declinò in fretta la rossa.

«Fifona!» le rispose facendole la linguaccia.

E quella parola, oltre allo scambio di battute, provocò un nuovo scoppio di ilarità. Poi Patty riportò l’attenzione sul pappagallo.
 
«E va bene, vorrà dire che andrai a casa di Holly e ci rimarrai fino al ritorno della nonna, io mi porto solo Oscar a Tokyo» disse rivolta al pennuto. «Peccato, sai? E io che ti ho ordinato una vaschetta per farti il bagno, nuova, nuova. Ha anche un bellissimo rubinetto giallo. E tu adori i rubinetti, giusto?» disse salutandolo e girandogli le spalle «Amy, andiamo pure.»

Patty prese la voliera aperta e la tenne intenzionalmente lontana da sé, mentre fingeva di uscire.
Improvvisamente, tra le esclamazioni generali, Mister Wow spiccò il volo e si infilò al suo interno, atterrando delicatamente sul trespolo e subito partirono i complimenti e gli applausi con annessi fischi, che lui accettò inchinandosi più volte in tutte le direzioni.

 
«Sei un attore nato, tu e pure esibizionista» gli disse Patty chiudendolo dentro.

Poco dopo lo strano quartetto lasciò il ritiro, tra i saluti degli amici, la commozione delle amiche e di Julian e Holly che erano riluttanti a separarsi da loro. Patty ricordò a Maki – che si era trattenuta con loro – di farsi viva spesso e le promise di chiamarla per organizzare la loro festicciola tra donne. Subito dopo, uscirono.
Tokyo, sto tornando!, pensò Patty con uno strano velo di tristezza nello sguardo.

 
 

 
«E tu la lasci tornare dal vichingo così? Senza fare nulla per trattenerla?»

La voce di Julian interruppe i pensieri di Holly. E quando lo fissò per rispondergli che ora non era affatto preoccupato e perché, si trovò tutta la squadra a guardarlo, manager comprese.
 
«Dico, non sembri uno che ha appena gettato la ragazza che ama tra le braccia di un rivale del genere» esordì Bruce.

«In effetti sei fin troppo tranquillo e la cosa è parecchio strana» intervenne Bob.

«Non è uno da sottovalutare quel Steffen, non puoi dargliela vinta così. Ha in mente qualcosa, di sicuro» gli disse Paul.

«È pericoloso per voi due» intervenne Ted. «L’hai visto, Holly, l’abbiamo visto tutti. È bello, simpatico, ma anche deciso e combattivo.»

«Tu lo sai, vero, che avrà libero accesso alla tua innamorata e a qualsiasi ora?» gli domandò Benji «Baci, abbracci, corteggiamento spietato…»

Holly guardò i suoi amici così sinceramente preoccupati per lui che quasi si commosse.
 
«Oh, sì, che lo so. Che faccia pure. Anzi, gli auguro buona fortuna.»

«Che cooosa?» ripeterono ancora in coro.

«Ma sei uscito fuori di senno?» saltò su Mark «Se qualcuno ci provasse deliberatamente con la mia Maki, gli cambierei i connotati così tanto che neanche sua madre lo riconoscerebbe. Altro che buona fortuna

«Grazie caro, è il minimo che mi aspetto da te. Perché io, al posto tuo, non mi limiterei certo a quello» gli rispose quella facendolo ridere di gusto.

Certo che vedere Mark innamorato era insolito e a tratti inquietante, ma si vedeva che i sentimenti che nutriva per quella Maki erano sinceri e profondi. La tigre aveva trovato una che gli teneva testa, finalmente e non sembrava dispiacergli.
 
«Non conosco bene tutta la storia» gli disse lei «ma, da quello che dice Mark, sei uno che non si arrende e che trova sempre il modo per fare andare le cose come dici tu. Quindi, sono certa che hai un piano nascosto o non saresti così calmo e fiducioso.»

Ed era anche sveglia la ragazza. Lui le sorrise in risposta.
 
«Cioè, fammi capire bene» intervenne Julian «a te non importa se Steffen parte alla conquista di Patty? Perché sai che sarà la prima cosa che farà.»

«Sì, certo che lo farà, lo so benissimo questo. L’altra sera l’ha chiamata mentre eravamo insieme e le ha detto che l’aspettava in terrazza per un incontro in solitaria, per recuperare il tempo perduto con cioccolata e dolci. Una festicciola privata di bentornata.»

«Che coooosaaaa?» esclamarono ancora gli amici in coro.

«E… e tu lo dici senza problemi?» esclamò Philip a nome di tutti «Tu sai che quei due si vedranno da soli e chissà cosa potrebbe accadere tra loro e… e… non ti viene voglia di raggiungerli per poi spaccare la faccia al biondino?»

«Ma sì, non vi preoccupate. Ho tutto sotto controllo. Patty sa che non ho intenzione di desistere e che lui avrà vita breve. Che lo frequenti pure, se vuole, ma non sarà così facile!»

«Holly, inizi a farmi paura» gli disse Tom «e sono davvero molto preoccupato per te.»

«In che senso Holly?» gli chiese Ed «Che cos’hai in mente? Spiegati.»

«Non che cos’ho… ma che cosa abbiamo in mente»

Era riuscito a spiazzarli ulteriormente. Certo, l’idea che Patty incontrasse Steffen da sola non gli andava per niente giù, ma era più tranquillo dopo la telefonata della sera prima.
 
«Abbiamo… chi?» gli chiese Tom a nome di tutti.

«Io e nonna Nozomi!» poi vedendo che tutti lo fissavano con aria interrogativa specificò «la nonna di Patty!»

Li aveva lasciati tutti a bocca aperta.
 
«Siete in combutta? E quando cazzo le hai parlato!» s’informò Benji.

«Ieri sera al telefono. Voleva farci gli auguri per la vittoria e poi mi ha chiesto come procede con sua nipote. Abbiamo iniziato a parlare e… insomma, per farla breve, mi ha messo al corrente di un piccolo dettaglio.»

«E sarebbe? Non tenerci sulla corda!» gli disse Rob.

E quando glielo disse, dopo un attimo di smarrimento, scoppiarono tutti a ridere con lui.
 
«Quella donna è fantastica. Una continua fonte di sorprese. È adorabile!» disse Eve in preda alla ridarola.

«Ha un bel caratterino poi, uguale, uguale a quello della nostra amica» rincarò la dose Susie «piacerebbe anche a me assomigliare a loro due.»

«Da quella donna non mi sarei aspettato nulla di meno. È diabolica e molto furba» constatò Benji.

«Ehi, dopotutto io sono il futuro marito di sua nipote. Sono anche stato promosso a nipote a tutti gli effetti, prima del tempo e se non ci si aiuta tra parenti…»

E poi, lasciando i suoi amici piegati in due dal ridere, prese il suo borsone, li salutò e raggiunse casa dei suoi a piedi.



 
 
A poco, a poco tutti i ragazzi lasciarono la sede del ritiro, per riprendere le loro vite e le loro carriere da dove le avevano lasciate.
A Susie sarebbero mancati i suoi amici. Quello strano gruppo aveva da sempre il potere di farla sentire al sicuro e ben voluta, oltre che necessaria per il buon funzionamento della Nazionale.
Rimanevano solo lei, Bruce, Eve, Sandy e Clifford.

 
«Vi dirò, ogni anno so che arriverà questo momento e ogni anno soffro come se non dovessimo più rivederci» esordì il difensore.

«Harper, per una volta sono d’accordo con te» gli rispose Clifford.

«Clifford, andiamo? Rischiamo di perdere il treno» gli ricordò Sandy.

«Ma come… non passi a salutare gli zii prima di partire? A mamma e papà dispiacerà molto non vedere il loro nipotino.»

Era strano sentire parlare di lui come un nipotino, potendo vantare un’altezza di 185 cm ed essendo ben piazzato e, suo malgrado, a Susie venne da ridere.
 
«So per certa che ti volevano preparare il tuo piatto preferito per l’occasione» rincarò la dose Eve.

«Oh, ma che carini e che pensiero gentile. Clifford, non puoi rifiutare a questo punto, potrebbero offendersi» gli disse Susie con voce gentile «se non vuoi fermarti a pranzo almeno  passa a ringraziarli. Sono sicura che ne sarebbero felici, se non hanno molte occasioni di vederti.»

«Non ti intromettere ragazzina, non sono affari tuoi» gli rispose lui duramente, fulminandola con gli occhi. «Già mi hai stressato abbastanza durante questo periodo, non ti è bastato? Vuoi anche mettere becco dove non ti compete?»

«Clifford! Che modi sono questi, scusati subito con lei. Voleva solo essere gentile e non si merita un tale attacco da parte tua» lo riprese con durezza la cugina Eve.

«Scusa. Non era mia intenzione» rispose lei, mortificata e guardando per terra.

Susie era stanca di doversi sempre scusare per tutto e, suo malgrado, la frase del difensore la fece tornare con la mente al primo periodo in casa degli zii.
 

 
«Ci mancava solo accollarsi una stupida bimbetta di sette anni» stava dicendo sua zia al marito, senza preoccuparsi che lei era lì con loro «quel deficiente di mio fratello e sua moglie sono due incoscienti… il giro del mondo vanno a fare e questo essere qui li rallenta.»

«Non poteva lasciarla a casa dei tuoi?»

«Chi, quei due rincoglioniti con un piede nella fossa? Gli ho telefonato appena quei due ce l’hanno scaricata qui con la sua valigia rosa e non ne vogliono sapere. Che ne facciamo?  Dopotutto mio fratello ci ha lasciato una bella somma per gestirla.»

«La teniamo – dopotutto i suoi soldi ci servono – ma se pensa di fare la bella vita come prima, si sbaglia. Dagli uno dei vecchi futon che dovevamo buttare, l’alloggiamo nella stanzetta accanto al ripostiglio e…»

«Scusate zii…» aveva esordito lei con un filo di voce «io… ho fame»

 
Erano le 14 passate e lei aveva nello stomaco solo la colazione. Sua madre l’aveva alzata alle 6, sfamata in fretta e caricata in auto con la sua valigia già pronta. Il papà era già pronto alla guida e, non appena loro erano salite, aveva sgommato ed era partito. Da quando, tre ore dopo, avevano suonato al campanello degli zii e l’avevano lasciata lì davanti con una busta in mano, non li aveva più rivisti ed era preoccupata. I suoi zii non erano in casa quando lei era arrivata e così si era seduta sul gradino fuori dalla porta ad aspettarli… per quattro ore. Per fortuna a lei piaceva leggere e sua mamma le aveva messo dei libri nello zainetto e si era persa via insieme ad Alice e al Bianconiglio, a Biancaneve e… a tante altre principesse Disney.

«Aspetterai l’ora di cena, come tutti. Non si mangia fuori orario in questa casa. Dopotutto cosa vuoi che siano sei ore» le aveva riposto con cattiveria sua zia.

«Non ti intromettere ragazzina, non sono affari tuoi» le aveva urlato suo zio.

 
E da allora era iniziato il suo incubo giornaliero. I suoi erano spariti e non avevano mai cercato di contattarla. Ogni tanto si chiedeva se erano ancora vivi o meno, ma poi che importanza poteva avere saperlo? A casa degli zii non era mia stata la benvenuta e i suoi cugini gliel’avevano dimostrato varie volte, non poteva quasi parlare e si ritrovava a chiedere scusa sempre a tutti, per qualsiasi cosa. Aveva creato Susie la svampita per sfuggire a quella realtà e per sopravvivere. Ma ora, quella copertura, iniziava a darle noia e sapere che Clifford la giudicava solo in base a quello, era deprimente e mortificante.
 
«Susie? Susie, ci sei ancora?»

Eve la stava chiamando e quando si riscosse vide i volti dei suoi amici guardarla con preoccupazione.
 
«Come non detto. Che vi dicevo? Non è tutta lei» disse Clifford.

Non gli avrebbe risposto, ci sarebbe passata sopra come al solito. Ragion per cui sfoderò il suo miglior sorriso e ricacciò indietro le lacrime.

«Sì, scusa. Stavo… stavo pensando che è meglio che corra a casa degli zii a recuperare le mie cose, così poi ti raggiungo Eve, va bene?»

«Ok, ma… aspetta, vengo con te.»

«No!» disse troppo in fretta e ad alta voce «No, grazie, ma… ce la faccio benissimo da sola. Sembro fragile, ma sono forte io. Ci vediamo tra mezz’ora, ok?»

«Come vuoi, ma…»

«Clifford, ti chiedo scusa per essermi intromessa nella tua vita. Hai ragione, non è affare mio, ti prometto che non accadrà mai più. Ciao Sandy. Fate buon viaggio» e poi corse via.
 
 



E adesso cos’era preso a quella tipa stramba? Un attimo prima era fastidiosa e si era intromessa, nuovamente, nella sua vita e quello dopo pensierosa e triste, poi di nuovo allegra e poi sfuggente. Clifford non capiva più Susie.

 
«Il solito elefante nella cristalleria, vero cugino?»

«Ha ragione Eve, ci sei andato pesante con lei. Più del solito» intervenne il suo amico Sandy.

«Si può sapere cosa ti dà ai nervi di lei? Ha sempre una parola buona per tutti, è una mina vagante in quanto energia e fa’ di più di quello che le compete e tu… la tratti sempre da schifo! Di questo passo, la prossima volta, non la vedremo più al ritiro» lo riprese, senza mezzi termini, Bruce.

Già, perché continuava a trattarla così? Avevano ragione i suoi amici, dopotutto non aveva fatto nulla di male, se non suggerirgli di fare felici i suoi zii passandoli a trovare.
 
«Cos’è questa storia che viene da te con la sua roba?» chiese poi alla cugina, sperando di sembrare disinteressato «Ne hanno anche loro le tasche piene di lei e l’hanno buttata fuori?  E perché non vive con i suoi genitori? Vuoi davvero tirartela in casa e chissà per quanto?»

«Risponditi da solo, visto che sei così bravo a fare le congetture, caro il mio stupido cugino. E smettila di pensare sempre male di lei.»

«Sandy diamoci una mossa, come hai detto tu poco fa, rischiamo di perdere il treno» disse rivolto al suo braccio destro in campo e poi aggiunse, fissando sua cugina e prendendo per una spalla Bruce «vedi di farti viva ogni tanto, sai che i nonni ti aspettano sempre con piacere. E porta anche questo impiastro qua, così smettono di tampinare me su un mio ipotetico matrimonio e iniziano con te.»

Poi, senza aggiungere altro, se ne andò.
 



 
«Stupido, idiota! Ma adesso ti sistemo io!»

Così dicendo, Eve – sotto lo sguardo esterrefatto di Bruce – prese il suo cellulare e compose un numero ben preciso.
 
«Ciao nonnina cara» esordì «la settimana prossima passo a trovarti e porto due amici con me, sei contenta?... Sì, uno è un ragazzo, il mio e l’altra… nonna, puoi dire agli zii di dare una pulita all’appartamento vuoto?... Sì, quello da parte a Cliff, brava. Come? Perché? Ah, perché la mia amica si fermerà a vivere lì, al posto mio. Sai che io amo il caos e quella cittadina è troppo tranquilla per me. Oh, la mia amica l’adorerà vedrai. E sai una cosa, nonna? La conosce anche Cliff, ma ti raccomando di non dirgli niente se dovesse farti domande sulle grandi pulizie in corso. Voglio fargli una sorpresa… anzi, voglio farla a entrambi! Ahahahah. Ciao, a presto nonnina» e mise giù.

Quando alzò lo sguardo ancora sorridente, vide Bruce fissarla a bocca aperta e scoppiò a ridere ancora più forte, prima di infilare il braccio sotto il suo e tornare verso casa.
   
 
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