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Autore: V4l3    28/10/2020    3 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Alex era in defibrillazione, perché proprio il giorno del loro rientro avevano ricevuto la fatidica telefonata che li informava della presa in carico della loro richiesta di matrimonio e presto li avrebbero contattai per il loro primo incontro con i funzionari.

Per sua fortuna, anche Liz aveva fatto ritorno e con lei Mike e l'apertura del pub che le avevano permesso di divagare un po' la mente, ma i suoi pensieri erano tutti concentrati su quanto da lì a poco sarebbe dovuto accadere, ne dipendeva il suo futuro e quello di Jason; quest'ultimo aveva ripreso il lavoro a pieno regime, avendone parecchio in arretrato e passando tutto il giorno chiuso nel suo seminterrato uscendo solo per mangiare e dormire e, in quei giorni, dopo il loro ritorno, Alex aveva notato quanto fosse diventato pensieroso.

Era spesso assorto, qualcosa lo tenevano lontano e Alex si era più volte chiesta se fosse dipeso dal racconto che aveva fatto della sua vita a Jason, mentre percorrevano la strada verso casa, quando gli aveva confidato la sua vita da bambina e quello che aveva passato, oppure quello che le aveva sempre detto la madre su di lui, o più semplicemente era preoccupato per il padre; aveva sentito Jason discutere al telefono con il fratello, anche Margaret lo aveva chiamato e Alex poteva solo immaginare quello che gli avevano detto, anche se sperava vivamente che le cose si calmassero prima o poi

-Alex? Mi stai ascoltando?- la voce di Liz la riportò in quella cucina, si guardò un po' intorno spaesata facendo ridere la moretta –Eri così assorta che ho parlato per cinque minuti da sola!- le disse ridendo e facendo arricciare anche le labbra di Alex

-Scusami, sono un po' in ansia per i colloqui- affermò in una mezza verità; il giorno prima si erano riviste e aveva raccontato tutto a Liz, della telefonata per il loro primo incontro con i funzionari, ma soprattutto quello che era accaduto a Londra e la sua amica non poteva credere che Jason avesse cercato di baciarla, cosa che Alex aveva più volte negato affermando che erano molto vicini, ma che non si sarebbero mai e poi mai baciati, sentendo ancora nelle orecchie la risata sguaiata che le aveva rivolto Liz al suo racconto

Avrei proprio voluto vedere se non avesse chiamato Camille!- le aveva detto facendola diventare un arcobaleno di colori per l'imbarazzo, ma per fortuna il discorso era caduto lì e si erano concentrate sull'arrivo del colloquio; Liz era convinta che ce la potessero fare, consigliandole di dare un'occhiata ai vari prodotti che Jason usava, o il tipo di vestiario che aveva e poi le aveva suggerito di mettersi d'accordo con lui per dire un'unica versione dei fatti che ritenevano poter raccontare, ma Alex ancora non era riuscita a parlare con il diretto interessato, un po' perché lo aveva visto sempre impegnato con il suo lavoro, un po' perché lei stessa aveva paura di parlarne

-Cosa mi stavi dicendo Liz?- chiese riprendendo ad impastare i muffin al cioccolato che aveva deciso di preparare quella sera, la moretta la guardò maliziosa

-Ti ho detto che dovresti pensare ad un regalo per Jason!- ripeté non accorgendosi di come Alex si fosse cristallizzata a quelle parole –Sì, insomma, è vero che è un uomo delle caverne e probabilmente basterebbe regalargli che so, una clava, un sasso o cose del genere, ma so che per te non è così, vero?- le chiese sorniona e Alex arrossì riprendendo a cucinare

-Mi ero completamente dimenticata che tra poco sarà il suo compleanno- ammise, mancavano pochi giorni ma era stata presa da una miriade di pensieri, fuorché il compleanno di Jason –non ho idea cosa possa piacergli o cosa potrebbe fargli comodo- aggiunse e pensò che fosse un altro punto a suo sfavore se pensava al colloquio

-Gli puoi fare una bella torta a forma di cuore- Alex la guardò con occhi sgranati facendo ridere di gusto la moretta

-Liz! Ma che dici?!- e sentì di nuovo tutto l'imbarazzo per quel suggerimento

-Avanti, oramai è chiaro come il sole! Ti piace e tu piaci a lui!- Alex la guardò quasi oltraggiata da quella frase

-Non è vero! Stiamo diventando amici!- precisò e Liz alzò un sopracciglio con aria scettica

-Davvero pensi questo?- le chiese avvicinandosi, tornando seria –Ma se ogni volta che parli di lui ti si illumina lo sguardo e poi,scusa, vi stavate per baciare!- le disse lasciandola a bocca aperta

-Ancora con questa storia! Ti ho detto che ci siamo ritrovati molto vicini, ma non potremmo mai baciarci!- Liz rise come il giorno prima facendola indispettire, perché non voleva capire?

-Alex, se ti senti più tranquilla a pensarla così va bene, ma fidati, se ti dico che tra voi due c'è un po' più di un'amicizia e credimi quando ti dico che i sentimenti che provi per Jason, non gli sono indifferenti- Alex distolse lo sguardo da quello dell'amica, le faceva strano parlare in quei termini di Jason e soprattutto le dava fastidio che fosse diventato così evidente quanto fosse presa da lui

-Si vede tanto?- le chiese dopo minuti di silenzio, la moretta aveva ripreso a preparare gli hamburger, ma si fermò a guardarla

-Cosa?- Alex sbuffò infornando i muffin

-Lo sai!- la riprese –Che mi piace- aggiunse abbassando il tono per farsi sentire solo da lei avvertendo un tuffo al cuore nel dirlo così apertamente

-Per me lo è, ma non so quanto lui ne sia cosciente- le rispose Liz sorridendole dolcemente –a dire il vero, forse, non si rende conto che sei innamorata di lui, ma è un uomo e per di più delle caverne, per cui non mi aspetto molto- Alex non trattenne un sorriso

-Dico sul serio Liz, che devo fare?- le chiese sedendosi al bancone accanto all'amica dopo aver infornato i dolcetti, si sentiva tremendamente frustrata per la cosa

-Puoi amarlo in silenzio oppure puoi amarlo dicendoglielo- Alex rimase frastornata da tanta chiarezza

-Non potrei mai dirglielo, non penso che sia possibile- ammise –lui mi vuole bene, lo so, l'ho capito, ma non credo che questo includa il fatto di provare qualcosa di più, inoltre è complicato- sbuffò – io sono la figlia della sua migliore amica, del suo primo amore, abbiamo tantissimi anni di differenza, insomma è strano- esternare così tutti i suoi dubbi, le fece venire mal di stomaco, perché effettivamente non c'era niente di normale nel loro rapporto

-Quindi che vuoi fare?- le chiese la moretta prendendo da bere per entrambe –Ti tieni tutto dentro e aspetti di trovare qualcuno che possa piacerti?- la provocò –Sai che non sarà possibile, sei presa da lui e vedi solo Jason accanto a te- Liz aveva ragione, ma come avrebbe potuto dirgli quello che sentiva?

-Ancora mi devo rendere conto di quello che provo Liz, per ora è meglio lasciare che questa cosa non interferisca con quello che ci aspetta- Liz sospirò e bevve un po' di birra

-Amica mia, non si possono reprimere i sentimenti, inoltre rischi che qualcuna possa portartelo via- le disse allusiva facendola indispettire ancora una volta e provocando nella mora una fragorosa risata

-Sto scherzando, Alex!-la rassicurò –Non vuoi credermi, ma sono certa che lui provi qualcosa per te, sarà strano anche per lui ma non potete reprimere per sempre quello che sentite- il vociare forte di Mike fece riprendere il lavoro ad entrambe che lasciarono morire lì il discorso.

Mike entrò dalla porta, con un sorriso a trentadue denti

-Buona sera ragazze!- le salutò portando loro le prime ordinazione

-Come mai quel sorriso da idiota?- chiese Liz facendolo sbuffare

-Devi sempre rovinare il mio buon umore, sei peggio di un gufo del malaugurio!- le rimbrottò facendo ridere Alex

-A limite un uccello, non un gufo!- precisò spazientita Liz, mentre il fratello prendeva un paio di piatti già pronti

-No, no, tu sei proprio un gufo!- le disse facendola andare su tutte le furie mentre Alex non trattenne una risata

–Comunque ero contento perché abbiamo deciso, con alcuni amici, di festeggiare Jason in un posto e non vedo l'ora di veder la sua faccia!- disse ritrovando il sorriso

-Dove?- chiese curiosa Alex e vide Mike guardarla gongolando

-Lo portiamo in un localino per soli uomini, mia cara- le rispose sornione prendendo l'ordine ormai pronto e uscendo dalla cucina, ma per rientrare subito dopo

-Mi raccomando non dite nulla, sarà una grande sorpresa!- e ridendo uscì dalla cucina lasciando Alex a bocca aperta

-Stai bene?- le chiese Liz capendo lo stato d'animo di Alex

-Sì, credo di sì- disse poco convinta, l'amica sospirò posandole una mano sulla spalla

-Stai tranquilla, il massimo che faranno sarà ubriacarsi- le disse –non c'è da preoccuparsi- e le fece un leggero sorriso per riprendere il suo lavoro, mentre un sapore amaro arrivò alla bocca di Alex pensando che quell'idea non aveva niente della grande sorpresa.

Quella mattina il cielo era plumbeo, aveva piovuto tutta la notte e una coltre di nebbia e pioggerella aveva invaso l'intero paesaggio, Alex si strinse nelle spalle osservando dalla finestra quello scenario; dopo la rivelazione di Mike aveva avuto difficoltà a dormire ed era rimasta a rotolarsi nelle coperte, fino a quando non aveva deciso di alzarsi e tenere la mente occupata sistemando un po' la casa.

A quello si era unito ancora di più il pensiero del colloquio che si sarebbe svolto il giorno seguente: alle dieci si sarebbero dovuti recare all'ufficio preposto

-Alex?- la voce di Jason la fece voltare verso le scale, era vestito con jeans e maglia a maniche lunghe arrotolate fino a i gomiti, le sorrise scendendo gli ultimi gradini –Stai bene?- le chiese e lei abbozzò un mezzo sorriso tornando a guardare fuori, stava diventando complicato guardarlo negli occhi dopo quella chiacchierata con Liz

-Più o meno- rispose e lui rise

-Non sei convincente, lo sai?- e lei si trovò a sorridere in maniera più naturale

–Si tratta del colloquio, vero?- e lei avrebbe voluto dire che a torturarla oltre a quello c'era anche il fatto che le scoppiasse il cuore per lui e non poter dire nulla, inoltre c'era anche quell'idea di Mike di portarlo in un locale per soli uomini, ma si astenne dal rivelare qualcosa e fece solo un cenno d'assenso e lo sentì sospirare

-Ho qualcosa per te- le disse stupendola e quando si voltò a guardarlo, vide che le stava porgendo una scatola rossa, forse una volta contenente un profumo

-Cos'è? – chiese curiosa prendendola mentre lo vide accendersi una sigaretta

-Ci ho pensato in questi giorni, non ero sicuro di fare bene a dartela, ma alla fine penso che sia giusto che tu sappia un po' di me e tua madre- lo sguardo di Alex si ampliò per la sorpresa di quelle parole, guardò la scatola che ora aveva assunto un significato importante

-Lì c'è tutto quello che Emma ha significato per me- le disse spiazzandola – ogni foto, ogni lettera, ogni biglietto, tutto- Alex sentì gli occhi farsi lucidi -vorrei che li tenessi tu, che custodissi tu il nostro passato- aggiunse l'uomo lasciandola con un nodo in gola

-Jason, non posso questo è parte di te...e- ma lui le fece alzare il viso con un dito per farsi guardare bene negli occhi e lei avverti il turbamento di averlo così vicino

-E' il mio passato, ma è anche quello di tua madre e te lo sto offrendo, voglio che ce l'abbia tu- sospirò appoggiandosi al caminetto continuando a guardarla

–C'è molta roba, anche se non sembra- le disse sorridendole facendo uscire un po' di fumo di sigaretta dalle labbra, Alex teneva il volto rivolto a quella scatola, con il cuore che aveva preso a battere forte nel petto, curiosità mista a paura si erano riversate in lei, nell'avere quell'oggetto tra le mani e con passo tremante si sedette sul divano, tenendola ben salda anche se sembrava pesasse più del dovuto, forse perchè piena di quegli anni che avevano tormentato l'uomo che aveva davanti

-Mi hai raccontato una parte della vostra vita, in auto, quando stavamo tornando- la voce di Jason si era fatta più bassa e lentamente si avvicinò a lei, sedendosi sulla poltrona al sui fianco -mi rendo conto che quello che avete vissuto è impossibile da raccontare, se non a grandi linee e, forse, neanche sono così pronto da volerlo ascoltare- la guardò con un'intensità che le fermò il respiro –mi fa ancora male, lo devo ammettere, perché c'è una parte di me che vorrebbe poter tornare indietro e cercare di cambiare le cose, per non doverle veder prendere quelle scelte che l'hanno portata via- si fermò e sbuffò portandosi una mano a tirare indietro i capelli che gli ricaddero prontamente davanti agli occhi

–Per molto tempo ho odiato la piccola bambina di cui mi parlava- quella frase fece fermare il cuore di Alex che inconsciamente strinse le mani su quella scatola –Colpevolizzandola per averla costretta ad andare via- quelle parole la lasciarono senza fiato, Jason appoggiò le braccia alle gambe guardando a terra

-Ho capito tardi che a sbagliare ero io, perché vedevo nel passato, la sentenza alle mie azioni e non il risultato di scelte dettate da situazioni che non potevo controllare, che non dipendevano da me- un sospiro gli uscì dalle labbra

–Tua madre mi ha insegnato una grande lezione Alex: l'essere forte pur stando soli, non arrendersi mai, ma soprattutto che alcune persone rimarranno per sempre nel tuo cuore, pur non facendolo nella vita di tutti i giorni- la guardò e Alex credette di affogare in quegli occhi, ora mossi da sentimenti che la fecero vibrare dall'emozione

–Una lezione che ho imparato a caro prezzo, ma che mi ha permesso di iniziare ad accettare le sue scelte e devo ringraziare te per questo- il cuore di Alex si fermò – tu per prima mi hai insegnato cosa vuol dire perdere una persona importante, eppure, fare di tutto per tornare a vivere- il silenzio riempì la stanza, gli occhi di Alex si erano fatti lucidi fissando l'uomo che ora le sorrise ed allungò una mano ad accarezzarle una guancia –Voglio davvero condividere con te questo mio piccolo puzzle che riguarda anche Emma, te lo devo – Alex socchiuse gli occhi a quel contatto e un leggero sorriso le colorì le labbra, capendo la scelta coraggiosa di Jason: voleva renderla partecipe del suo passato, permettendole anche di capire meglio quello che legava lui e sua madre

-Vado a lavorare di sotto, così avrai tutto il tempo- le disse dopo qualche istante, facendo scivolare la mano da quel viso e avviandosi verso il seminterrato lasciandola a guardare quella scatola che custodiva sentimenti, gioie, dolori di Jason e sua madre

Rimase così seduta su quel divano, con il silenzio di un tardo pomeriggio invernale, il rumore del fuoco, sentendo l'eco delle parole di Jason e del peso che avevano; dopo un profondo sospiro, aprì lentamente quel tesoro e rimase a fissare buste di lettere, bigliettini, fotografie e un pezzetto di legno che prese tra le mani: era il simbolo dell'infinito, fatto sicuramente da Jason, se lo rigirò tra le mani, pensando a quanta amarezza fosse custodita in quelle pagine.

Con lentezza iniziò a guardare prendendo un biglietto, era di colore verde con l'immagine di un bell'albero di Natale, lo aveva scritto la madre

"Tantissimi Auguri Jas, che tu possa realizzare ogni tuo desiderio"

Lo posò per prendere una lettera che aprì con mani tremanti

Ciao Jas! Come stai?

Io sono appena uscita da una giornata infernale, Alex ha la febbre da giorni, il lavoro è tanto e io mi devo barcamenare a fare tutto...ce la farò? Spero di si!

Qui fa freddo, un freddo cane, sai quanto odio le temperature rigide e non puoi capire che fatica che faccio anche solo per uscire dal letto la mattina!

Qualche giorno fa ho ricevuto la tua lettera, come al solito inviata da Francy!

Sono contenta che l'Accademia vada bene anche se immagino che non sia semplice, ma tu sei un talento e sono sicura che sarà un gioco da ragazzi per te!

Sei nato per creare qualcosa di speciale con le tue mani, non sprecare la tua dote!

Ti voglio bene

Em

Alex capì subito che si trattava di quando vivevano a Cortina, un sorriso amaro le colorì le labbra, la madre odiava profondamente il freddo pungente di quei posti e lei si ammalò perché, al contrario, passava molto tempo fuori a giocare con la neve; quegli anni le tornarono in un attimo davanti agli occhi, mentre prendeva un altro bigliettino con disegnato un enorme coniglio che teneva tra le zampette un cestino pieno di uova colorate

"Finalmente la tua festa preferita! Non mangiare troppa cioccolata! Auguri Jas, BUONA PASQUA!!"

Rimase così a rimirare qualche altro biglietto di auguri per ogni festività che fosse passata e qualche lettera, fino a quando non ripose tutto, chiudendo quella scatola dei ricordi.

Si asciugò il viso, era stato devastante sapere perfettamente quando la madre aveva scritto alcune di quelle lettere, dov'erano in quel momento, piuttosto che in un altro, le parole che usava per descrivere quello che passava e, lei, lo sapeva bene quello che avevano dovuto superare per andare avanti; con il senno di poi, era riuscita a dare molto più peso a certi fatto piuttosto a che ad altri, aveva capito molto meglio anche gli atteggiamenti di sua madre e ciò a cui aveva rinunciato; sospirò posando la scatola sul tavolino, si alzò con il corpo indolenzito, le sembrò di essere appena uscita da un incontro di boxe, le dolevano le spalle, il collo, le gambe, sistemò il fuoco che nel frattempo stava scemando d'intensità, per cercare quel calore che in quelle ore le era scivolato via

-Come è andata?- la voce di Jason la sorprese, si strinse nelle spalle sforzandosi di sorridere

-E' stata dura- ammise –perché so cosa c'è dietro a molte di quelle parole scritte - aggiunse, lui le si avvicinò sorridendole in maniera dolce

-Lo so, ma credo che sia giusto per te conoscere anche questo aspetto di tua madre- lei distolse lo sguardo sentendo gli occhi troppo lucidi per specchiarsi in quell'oceano che erano quelli di Jason

-Mi hai dato qualcosa di molto importante- gli disse sentendosi imbarazzata–grazie- e lui le accarezzò una guancia facendole imporporare le guance

-Io sto costruendo il mio puzzle del passato, credo che valga anche per te- lei fece un leggero cenno del capo, mentre lui le sorrise

-Voglio che al colloquio rimaniamo noi stessi, Alex- quella frase la colpì –non voglio che costruiamo qualcosa che non esiste, solo per piacere a gente che sa perfettamente dove trovare l'inganno- le lasciò il viso per prenderle una mano ed intrecciare le dita con le sue, Alex ebbe un brivido al modo in cui lui la strinse, stava diventando tremendamente naturale

-Ma loro chiederanno cose personali per entrambi- disse vedendolo fare un cenno con il capo

-Te l'ho detto gli diremo la verità, sei qui da poco, loro questo lo sapranno per via del tuo passaporto e non avrebbe senso inventare storie, vediamo come va, che tipi sono e poi ci regoleremo- la gola di Alex si chiuse per la preoccupazione –Voglio che tu rimanga quello che sei, non voglio che ti sforzi di fare cose che non senti, non ha senso mentire con loro- aggiunse e Alex abbassò la testa sulle loro mani e sospirò pensando che avesse ragione, forse dovevano solo interpretare quello che erano

–Andiamo a dormire, domani ci aspetta una giornata impegnativa- le disse sorridendole e sciogliendo quell'intreccio di dita –Ce la faremo- le ribadì sorridendole

Ce la dovevano fare, pensò sdraiato sul letto.

Non voleva caricarla di preoccupazione, per quello era stato più discreto possibile, voleva davvero che lei stesse tranquilla, ma era giunto alla conclusione che fosse inutile preparasi una parte che sarebbe stata sicuramente smascherata, di questo ne era pienamente convinto, ma allo stesso tempo un senso di preoccupazione lo stava tormentando da quando lo avevano avvertito dell'incontro, per non parlare di quello che sentiva ogni giorno crescergli dentro il cuore; aveva quasi ringraziato il lavoro arretrato che l'aveva tenuto mentalmente e fisicamente occupato, altrimenti sarebbe scoppiato, perché era così che si sentiva: una bomba ad orologeria. Ogni volta che stava vicino a lei non riusciva più a trattenersi, gli veniva normale accarezzarle una guancia, o prenderle una mano, abbracciarla e questo intensificava quello che provava e che stava cercando di non far uscire più del dovuto. Sperava con tutto il cuore che Alex avesse scambiato quel suo modo di fare per un affetto dettato da un'amicizia profonda che stava nascendo e non dall'amore che nutriva e che lo stava devastando, che figura ci avrebbe fatto? Sospirando si girò su un fianco osservando il chiarore della luna filtrare tra le persiane rotte e un sospiro gli uscì dalle labbra, doveva anche prendere in mano la questione della sua famiglia che in quei giorni si erano fatti sentire piuttosto frequentemente e non certo per cordialità, ovviamente suo fratello Will non si era risparmiato, quanto alla madre era stata più discreta, non arrivando alle parolacce, ma il suo disappunto era emerso in ogni frase, ogni sospiro, ogni attimo.

Suo padre era in ospedale, con un grave problema cardiaco e lui era andato via con Alex.

Non c'aveva pensato neanche un attimo e la cosa che l'aveva sconvolto non erano state quelle telefonate, quanto piuttosto la certezza che tornando indietro lo avrebbe rifatto, o più presumibilmente non ci sarebbe proprio andato.

Per lui, ora, la sua priorità era Alex e non c'era famiglia a potergli far pensare il contrario, avrebbe accettato tutto da loro, ma adesso, aveva qualcosa di più importante a cui prestare la massima attenzione e non voleva che la sua famiglia gli rovinasse anche questo suo piccolo angolo di paradiso.

Non l'avrebbe permesso ancora.

Nonostante la testa piena di pensieri, lentamente lasciò che il sonno lo avvolgesse e per una volta, riuscì a sognare di quei giorni in cui era stato davvero tanto felice, quei giorni in cui i suoi 17 anni si erano rivelati essere davvero i migliori, fino a quando quelle immagini vennero scansate da un volto che lo guardava con occhi del colore del mare e che gli sorrideva in quel modo così dolce che lo faceva rinascere ogni volta, che lo rendeva migliore un pezzetto per volta.

 

  
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