Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    28/10/2020    2 recensioni
Una volta iscrittosi all'università, Syaoran si trasferisce in un nuovo appartamento con due coinquilini e mezzo, e si ritrova a vivere esperienze del tutto impreviste. La sua vita però cambierà del tutto quando verrà assunto per lavorare presso una persona con cui non sapeva neppure di aver instaurato un legame... Un legame che lo riporterà alle sue origini, spingendolo a trovare quella famiglia che gli manca.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XIV



 
 
 
Il venerdì dell’uscita con gli amici di Syaoran è finalmente giunto.
Per l’occasione mi sono fatta dare dei consigli da Yuzuriha-chan sul come dovessi vestirmi per non attirare troppo l’attenzione – se avessi chiesto a Tomoyo-chan sarei sicuramente risultata troppo vistosa – e lei mi ha aiutata a scegliere un vestitino lungo fino al ginocchio color crema, privo di alcuna fantasia, la cui unica particolarità sta nella scollatura arricciata con del merletto rosa pesca e un nastrino con un fiocchetto al centro del petto. Essendo sbracciato, al di sopra ho indossato un cardigan di quella stessa cromatura, solo un po’ più calda, e ho calzato ai piedi degli stivaletti che mi arrivano sopra la caviglia. Mi sono truccata in modo molto leggero, e ho appuntato tra i capelli una mollettina da bancarella con un fiocchetto, seguendo la moda ora in voga tra gli adolescenti.
Ho fatto bene ad affidarmi a lei, che ne sa più di me delle tendenze della nuova generazione, tant’è vero che mi ha prestato anche un bauletto in vernice rossa a forma di cuore.
Ringrazio anche il fatto che sia una bella giornata di sole, il che mi permette di indossare gli occhiali – almeno finché non giungeremo al coperto. 
Io e Syaoran camminiamo fianco a fianco da un po’, con lui che, come la volta precedente, si mette al lato delle macchine o degli altri passanti, così che niente o nessuno possa infastidirmi o toccarmi. Inoltre, quando giungiamo in zone più affollate mi prende anche per mano, assicurandosi di non perdermi. 
Ora stiamo conversando su quello che dovremmo riferire ai suoi amici su di me, in qualità di “Ichihara Hana”. Il cognome lo ha preso in prestito da Yuuko-san. 
«Quindi, ricapitolando. Prima di trasferirti in città abitavi ad Akiruno, in una zona nella valle tra le montagne Okutama, totalmente immersa nel verde. La tua casa era adiacente alla mia, quindi è stato inevitabile fare conoscenza. Siamo amici di infanzia», concludo, riassumendo il tutto. 
Annuisce, aggiungendo: «Perfezioniamo la bugia. Dopo che sono stato adottato, tu e i tuoi genitori siete venuti a porgermi i vostri saluti, e per l’occasione ci avete anche regalato delle mele che coltivate». 
Che astuto, non solo il mio frutto preferito, ma anche quello più “provinciale”.
«E di tanto in tanto mangiavamo tutti insieme?» propongo, cominciando ad immaginare quella vita alternativa. Chissà perché, per quanto sia fittizia, la sento così vera. 
«Non solo. Partecipavamo ai festival stagionali, andavamo a pregare al santuario locale, trascorrevamo quasi tutti i giorni insieme e tutte le notti ci stendevamo sugli erbosi argini del fiume, a contare le stelle. Per questo siamo diventati molto amici.»
«Migliori amici», lo correggo, sentendomi infinitamente felice. Non avrei mai pensato che una menzogna potesse apportarmi tanta gioia. 
«Sì. Poi purtroppo dopo che mi sono trasferito a Tokyo non ci siamo più visti, ma siamo rimasti in contatto, e dato che ti è stato concesso qualche giorno di “vacanza”, per così dire, abbiamo deciso di rivederci.»
Annuisco, considerandolo realistico.
«Se dovessero chiedermi dove sto alloggiando…»
«Da me.» 
«Eh?!» 
Lo fisso paonazza, mentre lui fa un mezzo sorriso. 
«Ti sto ospitando io per un po’, no? È naturale che lo faccia, con una persona che mi è così cara.» 
«Mm… mmh…» Mormoro qualcosa poco convinta, sperando che effettivamente non mi venga domandata una cosa simile. 
«E se dovessero indagare su altro?» 
«Lascia rispondere me.» 
Gli rivolgo un’occhiata divertita, al che mi fissa perplesso. 
«Cosa c’è?»
«Syaoran, ti conosco da poco, ma di te ho capito che sei una persona molto onesta e genuina. Quindi mi domando, come fai ad essere così abile nel mentire?» 
Lui sposta lo sguardo sulla strada, sembrando vagamente scontento. 
«A volte è necessario farlo.»
«Quando lo si fa con buone intenzioni?» 
Fa un breve cenno col capo, rivolgendomi un minuscolo sorriso. 
«E quando si vuole proteggere qualcuno.» 
Il mio cuore sembra fare le capriole dinanzi a tale affermazione, ma lui non sembra rendersene conto, arrestandosi dopo pochi passi. 
«Siamo arrivati», annuncia, indicando l’edificio di fronte a noi. 
Mi volto verso esso e resto basita, leggendo un’insegna su cui a caratteri cubitali c’è scritto “Ōto”, ritrovandomi inaspettatamente ad entrare nel karaoke gestito dal padre di Yuzuriha-chan. Non posso crederci, siamo finiti in un luogo così familiare…
«Come mai proprio qui?» mi faccio sfuggire. 
Syaoran si guarda attorno, crucciandosi. 
«Non ti piace l’ambiente?» 
«No, al contrario! Questo karaoke appartiene ad una mia amica», gli rivelo, abbassando la voce. 
«Sul serio?» replica stupito. «Non me l’aspettavo. I ragazzi adorano venire qui, si sentono a loro agio, e gli impiegati sono tutti molto cordiali.» 
Sorrido nel sentire ciò, segnandomi mentalmente di riferirlo a Yuzuriha-chan. Ne sarà più che lieta. 
Quando ci avviciniamo al bancone della reception per chiedere in che stanza andare, Karen-san ci adocchia con sorpresa.
«Syaoran-kun, hai compagnia oggi?» 
«Una mia cara amica», spiega brevemente, in maniera convincente. 
Mi inchino mentre esclama: «Che bello! A noi fa sempre piacere avere ragazze come clienti! È un piacere conoscerti tesoro. Io sono Kasumi Karen, ma tu chiamami semplicemente Karen. Mi raccomando Syaoran-kun, trattala bene». 
«Assolutamente», le garantisce, e non appena gli dice il nostro numero ci allontaniamo, accingendoci a salire le scale. 
«Non sembra avermi riconosciuta», osservo in tono basso, parlando tra me. 
«Non venite sempre camuffate?» 
«Per forza», sospiro, poggiandomi al corrimano mentre salgo. «I tuoi amici già sono qui?» 
Annuisce, e prima che mettiamo piede nel corridoio spiega rapidamente: «Sono tutti molto allegri e socievoli; soprattutto Shidō e Ryūō, sono dei gran chiacchieroni. Se dovesse venirti il mal di testa a forza di ascoltarli fammi un segno, ti porto subito via». 
«Addirittura!» Ridacchio, piegando poi un braccio per mostrare muscoli inesistenti. «Ce la metterò tutta.» 
Ci fermiamo davanti alla porta, e prima di fare il nostro ingresso Syaoran mi concede del tempo per togliere gli occhiali e riporli in borsa. Caccio lo specchietto dandomi una rapida occhiata e mi aggiusto i capelli sfattisi al leggero vento autunnale, cominciando ad innervosirmi. Lo metto a posto stirandomi la gonna, finché Syaoran non mi prende per mano; con la mano libera mi solleva il viso, facendomi incontrare direttamente i suoi occhi, per la prima volta oggi. Che colore lenente, rassicurante…
«Andrà tutto bene. Ti divertirai», mi assicura. 
Gli sorrido con convinzione. Non c’è neppure bisogno di oltrepassare quella porta, già mi sto divertendo. 
Metto quindi da parte l’ansia e lui aspetta un cenno da parte mia, prima di aprire.
Cammina davanti a me e fa un saluto generale, cui rispondono più voci concitate con «Era ora!» e «Heilà Syaoran!», insieme a saluti più gentili femminili. Mi affaccio incuriosita dal suo braccio e lui prontamente si fa da parte, presentandomi. Li osservo uno ad uno, col cuore che batte a mille. Questi sono gli amici di Syaoran. Questo è il suo bellissimo mondo ricco di colori. 
Seduto più vicino al televisore c’è un ragazzo coi capelli lunghi legati in un codino, dall’aria un po’ più adulta, chiamato Asagi Shōgo. Al suo fianco c’è una ragazza che sembra avere su per giù la mia stessa età, se non persino di meno, con lunghi capelli azzurri divisi in due alte code, e un viso molto grazioso e ben curato. Con mia sorpresa si presenta anche a Syaoran, col nome Primera.
A seguire siede un ragazzo che sembra molto vivace e solare, dai capelli sul castano rossiccio e, come me, occhi verdi, seppure i suoi siano più scuri. Tiro un sospiro di sollievo e prima ancora che si presenti presumo sia Ryūō-san. Di fronte a loro siede un’altra ragazza dall’aria elegante, con lunghi capelli dello stesso celeste dei suoi occhi, Ryūzaki Umi. Per esclusione, la ragazza coi capelli rossi e la treccia dev’essere Shidō-san, che scopro chiamarsi Hikaru. 
Mi inchino dinanzi a loro e prendo posto su uno dei due divanetti in pelle tra Syaoran e Hikaru-san, che subito mi tratta con cordialità, offrendomi le patatine e i succhi che stanno sul tavolo. 
«Queste patatine sono buonissime!» esclama pimpante, quasi accecandomi con la sua radiosità. «Sono uscite da poco, sono al gusto teriyaki. Sono sicura che non le hai mai mangiate», sospetta, facendomi ammettere: «Infatti, è così». 
Ne accetto una bustina e la apro, sorridendo dinanzi alla loro forma a spirale, prima di assaggiarle.
«Come sono?» domanda trepidante, non lasciandomi neppure finire di ingoiare. 
Mi porto una mano alla bocca, replicando: «Molto buone».
Si apre in un ghigno enorme, abbracciandomi di slancio.
«Hana-chan, sento che diventeremo ottime amiche! Ah, che buon profumo!» Mi sniffa apertamente, facendomi avvampare. «Cos’è?»
«Uhm… forse il bagnoschiuma? Era a rose e cioccolato.» 
«Dai, che buono! Umi-chan, sentilo anche tu! Non è delizioso?»
Anche l’altra ragazza mi si avvicina, e la rimprovera dandole un colpetto in testa.
«Hikaru, insomma. Quante volte devo ripeterti di avere più contegno quando conosci una persona nuova?» Hikaru-san la guarda come un cagnolino bastonato, ma Umi-san sembra irremovibile. Si volta a guardarmi con aria di scuse, ma non appena apre bocca riconosce: «Effettivamente ha ragione, è così dolce! Lo devo comprare anch’io! Poi mi dirai la marca?» 
Taccio, non sapendo come rispondere. Quello che ho io costa parecchio, se glielo rivelassi capirebbero tutto e… 
«Oi, Hikaru, Umi! Piantatela di importunarla, è appena arrivata.»
Ringrazio mentalmente Ryūō-san per aver deviato la loro attenzione. 
«Senti chi parla! Scommetto che se fosse stato un ragazzo ti saresti comportato persino peggio», ribatte Umi-san, focosa. 
Sento che sono sul punto di battibeccare, ma fortunatamente Shōgo-san interviene con calma e diplomazia. Sembra veramente maturo. 
«Hana-chan, è veramente un piacere conoscerti. Al solito Syaoran non parla mai di sé, ma quando ci ha raccontato di te ne è parso molto entusiasta.»
Davvero?
Sbircio verso di lui, trovandolo impegnato a sorseggiare un mogumogu a cocco e litchi.
«È vero!» confermano Umi-san e Hikaru-san, con foga. 
«Aveva proprio una gran voglia di presentarti a noi!» aggiunge Ryūō-san, con occhi brillanti. Ha un’aria così da bambino, mi fa tanta tenerezza. 
Mi volto di nuovo verso Syaoran, grata. Lo so che lo fa per me. 
Lui sembra impassibile, ma è ovvio che finga soltanto di non sentire. Posa la bottiglietta, rivolgendosi alla persona seduta dinanzi a lui.
«Primera-san, è bello poterti finalmente conoscere.»
«È bello poter avere un periodo di riposo», ribatte subito lei, sospirando teatralmente. 
Osservo la scena senza capirci molto, e forse Shōgo-san se ne accorge, perché interviene prontamente: «Primera è la mia ragazza, ma non ho mai avuto modo di presentarla ai miei amici, essendo impegnata coi concerti».
«Concerti?» ripeto stupita. 
«Non sai che è una idol emergente?»
Scuoto vigorosamente la testa, guardandola mortificata. Il suo viso mostra un misto tra sollievo e disappunto. 
«Alcune sue canzoni sono persino qui. Perché non ne canti qualcuna, così è come se Hana-chan assistesse ad un tuo concerto?» le propone. 
Lei sembra molto deliziata all’idea, per cui le sorrido incoraggiante: «Sarei molto lieta di ascoltarti!» 
«Waah sì, adoriamo le tue canzoni Primeraaa!» esclamano ad una voce Ryūō-san e Hikaru-san, gasandosi per lei. 
Primera-san ne pare lusingata e acconsente, scegliendo una canzone di un gruppo chiamato “Hanshin”; si mette in piedi e mi raccomanda di ascoltarla con attenzione, prima di cominciare a cantare. 
Non appena comincia resto a bocca aperta, non avendo mai udito qualcosa di tanto… allegro, spensierato, pimpante, energico e, soprattutto, incasinato. Senza che io ne comprenda la ragione, anche Ryūō-san e Hikaru-san si alzano in piedi, dando vita ad una semplice coreografia, che ha un che di spumeggiante. Sposto lo sguardo da loro a lei, seguendo quella vivace musica a tempo, non controllando il sorriso che mi spunta sul viso.
Primera-san ha, effettivamente, l’atteggiamento tipico di una persona abituata a cantare dinanzi ad una platea: è sicura di sé e della sua voce, facendola uscire con potenza, tanto che insieme alle sue corde vocali vibra anche il mio cuore. 
Quando giunge alla fine anche lei si mette in posa, facendomi l’occhiolino con un sorrisone, chiedendomi il mio parere prima ancora che la musica finisca. 
«Allora, che ne pensi?»
«Sei bravissima! Mi piacerebbe ascoltare qualcos’altro.» 
Pare che sia esattamente quello che voleva sentirsi dire, perché non se lo fa ripetere due volte e anche Ryūō-san e Hikaru-san si gasano, cimentandosi in balletti diversi per ogni brano che esegue. 
Di tanto in tanto Shōgo-san interviene, spiegandomi che i due sono suoi grandi fan e vanno ad ogni suo concerto, oppure canta con loro i ritornelli. Ad un certo punto finiscono per coinvolgere anche me e Umi-san in quella danza bambinesca, mentre solo Syaoran ne resta fuori; ciononostante, mi accorgo dal sorriso placido che aleggia sul suo volto che si sta divertendo.
Quando Primera-san sembra aver finito il suo repertorio si risiede composta e beve una fresca aranciata, pronunciando subito: «Farò in modo di farti avere dei biglietti per un mio concerto».
La ringrazio di cuore per il bel pensiero, anche se purtroppo non so se avrò mai la possibilità di andarci. 
Umi-san sembra essere entrata appieno nell’umore giusto e ne approfitta per appropriarsi del microfono; Ryūō-san ne prende un altro, e insieme passano immediatamente ad altre canzoni pop, duettando. Anche se sembra di più che sia una gara su chi canti più veloce, tanto che ci sono persino delle parti rappate, mentre Hikaru-san e Primera-san fungono da coro.
Li ascoltiamo dilettati, finché non sembrano stancarsi a loro volta, e a quel punto Umi-san mi porge il microfono. 
«Canta anche tu, Hana-chan!» mi invita, con un sorriso allegro. 
Accetto subito, cominciando a cercare tra i titoli qualcosa che conosco. 
Pur avendo gli occhi impegnati sullo schermo, sento Shōgo-san chiedere: «Stavolta canterai anche tu, Syaoran?» 
Non ricevendo risposta, Ryūō-san interviene in tono lagnoso: «Daaai non farti pregare, scommetto che Hana-chan non vede l’ora di ascoltarti!» 
A questo mi volto verso Syaoran alla mia sinistra, sorridendogli incoraggiante. 
«Lo vorrei tanto.»
Non ne sembra ancora persuaso, ma almeno ha il tempo in cui canterò per decidere cosa fare.
Trovo la mia canzone preferita, “Amrita”, ma stavolta cerco di cantarla soltanto per il puro gusto di farlo e deliziare le persone attorno a me, senza deprimermi. Ci metto tutta me stessa e, trovandone anche altre che mi piacciono tantissimo, intitolate “Jasmine”, “Kimi no erabu michi” e “Modokashii sekai no ue de”, finisco col dare voce anche a quelle.
Con mio grande piacere, Hikaru-san, Umi-san e Primera-san si aggiungono a me nei ritornelli, finché non giungiamo alla fine della mia selezione. 
Tutti si complimentano per la mia voce, ma io rispondo umilmente, elogiando invece la loro, molto più “presente” e “forte” della mia.
Mi volto poi verso Syaoran e lo trovo a fissarmi ammutolito, con un indecifrabile luccichio negli occhi. Chiude per un istante le palpebre, sorridendo tra sé, come se in questo momento si trovasse da tutt’altra parte, in un luogo in cui è circondato dalla pace più assoluta. Quando le riapre sembra ospite di una beatitudine eterna, oserei quasi dire divina.
Lasciando tutti di stucco, mi toglie il microfono da mano, affrettandosi a cercare una canzone. Si solleva un mormorio e Ryūō-san gli fischia, incoraggiandolo, mentre Umi-san mi sussurra in un orecchio che solitamente è molto reticente a cantare e finora ha ceduto soltanto una volta alle loro insistenze. 
Non conosco il brano che sceglie, eppure mi basta ascoltarne qualche nota non appena comincia per provare un forte senso di familiarità. E non appena Syaoran inizia a cantare, il cuore sembra salirmi in gola, per poi cascarmi nello stomaco, e danzare insieme alle farfalle lì radunatesi seguendo quella melodia.
Mi porto una mano al petto, sentendomi sempre più scaldata da lui, soprattutto quando, lasciando perdere il televisore, si volta a guardarmi, con una tenerezza che non mi ha mai mostrato prima. E mi dedica quelle stesse parole, quelle parole che ancora oggi ricordo a perfezione, che le mie labbra seguono silenziosamente insieme alle sue.
 
Moshimo deau no ga
Futari motto hayakattara
Kono unmei sae sukoshi kawatteta no ka na
 
Trattengo il fiato, percependo le lacrime pizzicarmi gli occhi. Vedo la sua figura sfocata, eppure luccica così tanto in questa piccola stanza immersa nel buio. 
Syaoran… quella era davvero una canzone che seguiva note di un pentagramma tracciato verso di me.
Syaoran… sei davvero tu ad avermi salvata.











 
Angolino autrice:
Buonasera! Come non detto, aggiorno prima del previsto perché tra due capitoli si parla di Halloween e non potendolo mai festeggiare, per una ragione o per un'altra, voglio commemorarlo pubblicando (cosa che qualcuno di voi già sa che ho fatto con qualche altra storia di CCS...). 
Qui mi sa che sono tante le cose da spiegare, per cui cercherò di procedere con ordine. 
Come avrete notato, il karaoke prende nome dal Regno di
Ō
to, ed è gestito da colei che nel manga è chiamata "Karen Dayu"; il cognome vero è quello che trovate qui (preso da "X"), mentre "dayu" è un titolo dato al leader di una compagnia teatrale. Tra gli altri cognomi, ci sono quelli di Umi e Hikaru da "Magic Knight Rayearth" e di Shōgo sempre da "X". 
Passando a ciò di cui si parla poi al karaoke, la salsa teriyaki è a base di mirin (sakè dolce da cucina), salsa di soia e zucchero fatti bollire fino ad assumere una consistenza cremosa; il mogumogu è una bevanda che esiste in svariati sapori, contenente morbidi pezzi di frutta (il termine è onomatopeico per indicare l'atto del masticare). 
Come per il nome del karaoke, anche con la band di Primera ho ripreso la Repubblica di Hanshin (ma forse queste sono cose superflue, che potrei anche evitare di sottolineare?). 
Passiamo adesso ai brani citati. Oltre alle cose già spiegate nel prologo, Sakura canta anche "Jasmine", rilasciata con "Amrita" per il film, e altre canzoni di Yui Makino: ho scelto, per i loro testi, "Kimi no erabu michi" ("La strada che tu scegli") e "Modokashii sekai no ue de" ("Sulla cima di un mondo frustrante"), come sempre interpretati per potersi meglio adeguare alla situazione narrata. 
E con questo, posso anche salutarvi, annunciandovi che domani o dopodomani pubblico il resto dell'uscita. 
A presto! 

P.S.: al solito, tutte le traduzioni sono mie, quindi se cercando su internet le trovate diverse è perché certi termini possono assumere diversi significati, in base alla situazione.

 
  
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