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Autore: ChrisAndreini    29/10/2020    2 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Laboratori e abiti da sposa

 

Giovedì 6 Giugno 

Denny aveva dei rituali ben precisi che compiva prima di un esame, interrogazione o compito. E tali rituali si applicavano anche se doveva presentare un laboratorio, sebbene aggiungesse solo qualche credito alla valutazione finale, e non si considerasse un voto a sé.

Innanzitutto si svegliava sempre alle 6.45. Non si sapeva esattamente il motivo dell’orario così specifico, ma alle 6.45 precise la sveglia suonava e lui si alzava spaccando quasi il secondo.

Poi ogni volta che aveva un compito, un’interrogazione o un esame, mangiava sempre due fette di pane con l’olio. Nulla di più e nulla di meno.

Quando aveva un esame il pomeriggio era un bel guaio, dato che non mangiava altro per tutto il giorno.

Indossava sempre, sia d’inverno che d’estate, il golfino portafortuna che possedeva da quando aveva dodici anni. Era una vera fortuna che Denny avesse praticamente smesso di crescere piuttosto presto, perché, con qualche modifica, gli stava ancora perfettamente.

Infine, a partire da un’ora prima del compito o dell’esame, smetteva di parlare. Non pronunciava neanche una parola, e riprendeva solo ed esclusivamente quando il docente lo interpellava.

La sua concentrazione era fondamentale.

Ma Mathi non lo aveva mai incontrato o visto prima di un esame, quindi Denny stava quasi per rinunciare a quest’ultimo rituale, dato che l’amico iniziava a preoccuparsi per lui.

-Denny, sei tutto rosso. Sicuro di non volerti togliere il golfino? Sono almeno quaranta gradi qui dentro- Mathi gli stava facendo aria con un foglio di carta, distraendo non poco l’amico.

Se avesse preso meno dei tre punti di credito in più promessi dalla professoressa, Denny era già pronto a dare tutte le colpe a lui.

Per fortuna la docente li chiamò prima che Denny rompesse il voto del silenzio autoimposto e spiegasse a Mathi che se era riuscito a fare l’esame di maturità con quel golfino avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.

-Il gruppo del signor Sleefing e il signor Yagami- la professoressa fece loro un cenno di raggiungerla in cattedra. Wow, si ricordava chi fossero. Era davvero una brava professoressa.

Ci fu qualche risata nel sentire il cognome di Mathi, alle quali lui rispose con un occhiolino, poi l’atmosfera tornò seria, e Denny porse la chiavetta con il power point come un condannato al patibolo.

-Ottimo, ragazzi. Allora, su quale degli argomenti principali del corso avete preparato il laboratorio?- chiese la professoressa, collegando la chiavetta al computer e trovando subito il file giusto.

-Il macroargomento è il saggio sullo straniero di Schuetz, ma abbiamo fatto collegamenti anche sulla rappresentazione di genere e  la vita quotidiana come rappresentazione- Mathi, l’estroverso del gruppo, introdusse in modo molto professionale il laboratorio. La professoressa sembrava davvero sorpresa.

-Vedo che ci sono… 43 pagine di power point, non mi aspettavo tanta diligenza- ammise, controllando il tutto molto velocemente.

-Abbiamo preso in esame alcuni film per spiegare meglio i temi, e le teorie- si affrettò a spiegare Denny, un po’ teso -Il numero di pagine non è così indicativo, è tutto molto schematico- temeva davvero che aver fatto molto più di tutti gli altri potesse in qualche modo penalizzarlo.

Mathi sobbalzò. Non si aspettava che parlasse.

-Wow- la professoressa osservò il lavoro per qualche altro secondo, quasi distratta. Denny non avrebbe saputo interpretare quell’espressione rapita -Bene, potete cominciare- li incoraggiò poi, con un grande sorriso, mettendosi in ascolto.

A parlare fu principalmente Mathi, soprattutto nella prima parte. 

Poi, quando la professoressa cominciò con le domande, Denny intervenne molto più dell’amico.

Conosceva l’argomento a menadito, aveva fatto praticamente tutto lui, e si vedeva da lontano un miglio che Mathi aveva offerto principalmente supporto morale.

Ma, stranamente, a Denny andava benissimo così.

Denny era quel tipo, molto raro, di persona che odiava i lavori di gruppo perché preferiva di gran lunga pensare da solo a tutto ciò che c’era da fare. Si poteva pensare che avesse manie di controllo, e forse in parte era proprio così, ma il suo era anche un modo di meritare quello che riceveva. E lavorava al massimo delle sue potenzialità per raggiungere la perfezione.

E non gli importava minimamente se altri facessero o no il lavoro con lui.

Al liceo si erano sempre approfittati della sua peculiarità.

Mathi, nonostante fosse rimasto un po’ fuori dal lavoro, era stato presente ogni volta che Denny aveva avuto bisogno di aiuto, e aveva studiato bene il progetto e offerto qualche spunto.

Se Denny era stato il capitano del team, Mathi era stato un affidabile braccio destro.

Monopolizzarono completamente l’aula per quasi un’ora, e la professoressa era sempre più interessata all’argomento e alle riflessioni che avevano portato alla luce.

Aveva addirittura chiesto ad alcuni studenti di partecipare alla discussione, soprattutto quando l’argomento toccò il tema della sessualità. 

Denny non lo aveva esplicitamente introdotto nella presentazione, ma parlando di Garfinkel e la rappresentazione di genere era sopraggiunto quasi da solo.

-Ho un’ultima domanda prima di mandavi al vostro posto- la professoressa si rivolse in particolar modo a Denny, segno che la domanda era indirizzata a lui -Nel contesto contemporaneo, soprattutto in relazione alla sessualità, le teorie sullo straniero di Schuetz possono essere applicate?- 

-Ovvio- Mathi rispose con naturalezza, prima che Denny potesse riflettere sulla domanda.

La professoressa posò lo sguardo su di lui.

-Mi sa spiegare meglio i motivi della sua risposta?- lo incoraggiò ad elaborare.

-Beh, Schuetz parla di straniero come qualcuno che non appartiene ad un determinato gruppo sociale, quindi, nel contesto contemporaneo, con tutte le lotte della comunità LGBT+, è chiaro che persone con una sessualità diversa da quella considerata “normale”…- Mathi fece le virgolette con le dita -…le persone della comunità LGBT+ sono costrette ad adattarsi alla società che le ospita, che in questo caso comprende tutto il mondo, in particolare i piccoli gruppi locali come la loro città e le loro famiglie che spesso si aspettano che si adeguino allo standard sociale- spiegò, cercando di essere il più professionale possibile.

-Interessante. Signor Sleefing, è d’accordo?- la professoressa tornò a rivolgersi a Denny.

-No- il ragazzo rispose senza neanche del tutto pensare alla domanda, ma con la prima cosa che gli venne in mente.

Si maledisse per non averci pensato di più. Sicuramente Mathi aveva dato una risposta più che soddisfacente, e confermarla li avrebbe fatti tornare a posto ed avrebbe evitato a Denny una profonda analisi interiore che non ci voleva proprio, in questa situazione.

Alla professoressa, però, le si illuminarono gli occhi.

-Perché no?- indagò, invitandolo a procedere con la sua analisi, incoraggiante.

-Beh…- Denny non sapeva bene come spiegare il suo punto di vista.

Evitò accuratamente lo sguardo di Mathi mentre obiettava al suo ragionamento.

-Quello che ha detto Mathi è corretto, ma nel contesto contemporaneo, soprattutto grazie alle lotte LGBT, questa comunità è diventata parte della società, e non c’è più la discriminazione che c’era un tempo, quindi non considero gli appartenenti a questa comunità come stranieri esterni che cercano di integrarsi- provò a spiegare, a voce bassa.

-Quindi pensa che gli appartenenti alla comunità LGBT+ siano perfettamente integrati nella società?- chiese la professoressa.

-No!- si affrettò a negare Denny -Cioè…- 

Uff, ma non aveva detto una sola domanda? Perché stava insistendo?

-È più una questione di… essendo più accettata, nessuno si sente più uno straniero, almeno non completamente, perché anche se ci sono alcuni gruppi che non lo accettano, un membro della comunità LGBT+ ha sempre, o quasi, qualcuno a cui rivolgersi. Io considero più straniero quello che non sa…- Denny si interruppe.

-Non sa cosa?- lo incoraggiò la professoressa.

Denny sentì il calore risalirgli alle gote, ma non era proprio il momento dei suoi sempre più comuni dubbi esistenziali.

-Qualcuno che non sa a quale gruppo appartiene, e deve capire e decidere da chi preferisce farsi accettare… non so bene come spiegarlo- l’argomento stava iniziando a toccare dei punti davvero pericolosi per la psiche di Denny. Si fissava insistentemente le scarpe e stava decisamente morendo di caldo, con quel maledetto golfino.

La professoressa sembrò accorgersene, perché decise di non insistere ulteriormente.

-Molto bene. È stata una presentazione davvero impeccabile- concluse, segnando qualcosa sul foglio con le prenotazioni per il laboratorio.

Denny tirò un sospiro di sollievo mentale. Sperava davvero di riuscire ad ottenere quei tre punti in più da sommare al voto finale che…

-Metterei ad entrambi un 30 e lode. Ottimo lavoro. Soprattutto lei, signor Sleefing- si complimentò la professoressa, con un grande sorriso rivolto ad entrambi.

Un momento… cosa?!

Denny non trovava le parole per commentare la questione, e anche Mathi era rimasto a bocca aperta, al suo fianco.

Ci pensò Duke, dalla terza fila, ad esternare il dubbio che avevano tutti nella sala.

-Mi scusi, professoressa, ma il laboratorio non doveva dare solo da uno a tre punti in somma alla valutazione finale?- chiese, in tono pratico ma chiaramente infastidito.

-È un’ottima osservazione, ma in tutta franchezza non posso non dare una valutazione totale a questo laboratorio. Hanno toccato tutti i punti salienti del programma, offerto approfondimenti e per essere giusta ho intenzione di offrire a tutti la possibilità di ricevere un voto oggi stesso, a vostra discrezione, tenendo presente che dovrete rispondere a qualche domanda sul programma generale. Se oggi non riusciremo a finire con tutti i laboratori si continuerà durante i giorni di ricevimento. Ma ne discuteremo meglio a fine lezione. Ragazzi, potete accomodarvi- la professoressa fece cenno a Mathi e Denny di tornare ai loro posti, poi sembrò rendersi conto di una cosa.

-Oh, accettate il voto?- chiese, per sicurezza.

-Eccome- rispose immediatamente Mathi, che sprizzava gioia da tutti i pori.

Denny si limitò ad annuire, non fidandosi abbastanza della propria bocca per far uscire parole di senso compiuto e non solo dei versi incomprensibili di gioia, confusione e caldo.

-Perfetto. I prossimi sono le signorine Peers e Slawers- la professoressa chiamò le successive, guardandosi intorno per individuarle nella massa di gente.

Denny e Mathi si sedettero al loro posto, e continuarono ad ascoltare la lezione.

Fu solo usciti dall’aula, due ore dopo, che Denny finalmente si rese del tutto conto di cosa fosse successo.

E fu solo perché Mathi lo prese per la vita con una facilità invidiabile e lo fece roteare un paio di volte, emozionato come un bambino il giorno di Natale.

-30 e lode, Dan! 30 e lode! Non ho mai preso un voto superiore a 25 fino ad ora e adesso un 30 e lode solo grazie a te!- esclamò, felice come una pasqua.

Denny avrebbe volentieri obiettato qualcosa. Magari che meritavano entrambi il voto e non era solo merito suo (anche se obiettivamente Denny aveva fatto l’80% del lavoro). Oppure avrebbe chiesto gentilmente a Mathi di metterlo giù chiamando in causa il distanziamento sociale (ma non c’era ancora il coronavirus quindi non era un buon modo).

Ma era troppo occupato ad implodere per l’unione del voto stupendo e inaspettato, del caldo e delle mani dell’amico sui suoi fianchi, calde, forti e rassicuranti.

Probabilmente se Mathi non si fosse reso conto da solo della sua difficoltà posandolo subito a terra, Denny sarebbe morto sul colpo per un’esplosione di cervello.

O del cuore, che al momento aveva il battito cardiaco medio di un colibrì.

-Scusa, non volevo prenderti così. Ma sono troppo felice- Mathi si tirò indietro i capelli e si allontanò di un passo, imbarazzato.

Denny fece un profondo respiro.

-Mm- mugugnò.

In realtà avrebbe voluto dire “Tranquillo, sono felice anche io, non preoccuparti” ma la voce non gli era proprio uscita.

-Fa caldo- riuscì però a borbottare in un sussurro, facendosi aria con la mano.

-Perché non togli il golfino?- suggerì Mathi, indicando l’evidente causa del caldo insopportabile.

Ovviamente non c’erano altre cause degne di nota. Di certo Denny non era accaldato per colpa di quel bellissimo ragazzo al suo fianco, no signore!

Ormai la sua negazione della realtà dei fatti inizia a diventare davvero ridicola.

-Buona idea- ammise quindi Denny, prendendo la parte inferiore della maglia e sollevandola per toglierla.

Aveva la camicia, dopotutto, e ormai l’esame era fatto, non c’era più bisogno del golfino portafortuna.

Purtroppo non aveva fatto i conti con il sudore, che aveva fatto attaccare la camicia al golfino, quindi quando se lo sollevò sulla testa, rimase praticamente a petto nudo davanti a Mathi.

Per fortuna il corridoio era deserto.

Denny abbassò immediatamente la maglia, e provò a staccarla dalla camicia.

Provò quindi a risollevarla, ma il risultato fu sempre lo stesso.

Al terzo tentativo, decise di cedere e chiedere aiuto.

-Uhm… Mathi, non è che potresti tenermi giù la camicia mentre tolgo il golfino?- chiese, imbarazzato, con la maglia già sollevata a metà e in evidente difficoltà.

-Perché?- chiese Mathi in un sussurro. La sua voce appariva distante, come se fosse in trance -No, cioè, certo!- esclamò poi in tono acuto, affrettandosi a tirargli giù la camicia.

Finalmente Denny si liberò della presenza ingombrante, e sistemò meglio la camicia.

Quando sollevò nuovamente lo sguardo su Mathi, però, fu preso decisamente in contropiede nel notare che evitava il suo sguardo, e le sue guance si erano fatte paonazze.

Denny non aveva ancora mai visto Mathi così imbarazzato, e non capì proprio il perché.

Forse sarebbe stato meglio se Denny fosse andato in bagno a cambiarsi, magari l’aveva messo a disagio.

-Grazie, Mathi. E scusa- per ogni evenienza decise di mettere direttamente le mani avanti.

-Di cosa? Figurati- Mathi agitò la mano per far cadere l’argomento. Denny lo accolse con piacere.

Si mise il golfino sottobraccio e prese il telefono per scrivere al fratello e alla Corona Crew riguardo al voto.

-Sono davvero felice che non dobbiamo dare l’esame di questa materia- commentò Mathi, un po’ tra sé -Adesso mi mancano solo due esami questo semestre. Tu quanti ne hai?- 

-Ne ho tre. Uno il 12, uno il 25 e uno il…- Denny esitò un secondo -… il primo luglio- rivelò, cercando di non pensare a quanto sarebbe sicuramente andato male quest’ultimo esame.

Avrebbe di gran lunga preferito farlo un altro giorno, ma c’erano pochissime date per quella materia.

-Io il 17 e il 26. Cavolo, avremo poco tempo per vederci- Mathi sembrava dispiaciuto. Seguì Denny diretto verso l’uscita dell’università. Avevano entrambi finito le lezioni del giorno.

-Sì, peccato. Ma almeno avremo tutto luglio libero- borbottò Denny distrattamente.

-Ehi, ho una proposta: che ne dici di festeggiare l’uno sera?- chiese Mathi, entusiasta.

Tutto il caldo che Denny aveva provato fino a quel momento lasciò spazio a un gelido terrore, e si girò di scatto verso Mathi, fissandolo sconvolto.

-Come hai… io non festeggio il primo luglio, mai!- esclamò, quasi aggredendolo verbalmente, e facendolo indietreggiare, confuso.

Poi Denny si rese conto esattamente di cosa Mathi avesse proposto.

-Aspetta, intendevi festeggiare la fine degli esami?- chiese con un filo di voce, indietreggiando a sua volta e torturandosi il golfino tra le mani.

-Ovvio, perché? C’è qualche altra cosa da festeggiare, quel giorno?- Mathi piegò la testa, confuso, poi si illuminò. Denny impallidì -Non dirmelo… è per caso il tuo compleanno?- indagò, accennando un sorrisetto.

Denny indietreggiò nuovamente.

-No!- esclamò con forza, dandogli poi le spalle e precedendolo fuori dall’università, nella vana speranza che lasciasse cadere l’argomento.

-Allora quand’è il tuo compleanno? E perché non me lo vuoi dire?- Mathi iniziò a seguirlo.

Denny non voleva proprio parlarne. Non in quel periodo già complicato e difficile. E non con Mathi. 

Si girò di scatto verso di lui, e gli lanciò un’occhiataccia.

-Non sono affari tuoi!- esclamò, alzandosi sulle punte per cercare di stare alla sua altezza, ma perdendo metà dell’aria minacciosa rischiando di cadere e non arrivando neanche al naso di Mathi.

-Scusa- Mathi però si ritirò comunque, dato che non aveva mai visto Denny così categorico.

-Bene. Io vado al Corona a pranzo- Denny si rigirò nuovamente e procedette in direzione del bar.

Mathi lo seguì senza parlare.

Denny sperava davvero di averlo spaventato abbastanza da non farlo indagare ulteriormente, almeno fino all’anno successivo.

Quel primo luglio voleva passarlo tranquillo. Aveva già un esame, non gli serviva anche un amico impiccione, per quanto meraviglioso e rassicurante potesse essere.

 

Lunedì 10 Giugno

Blog “Il giardino segreto”. Sezione: “Consigliatemi un fiore”: 

 

Strelitzia: Ho una richiesta urgente per un mazzo di fiori e non ho il tempo di fare una ricerca approfondita. Una mia carissima amica ce l’ha con me perché l’ho delusa e volevo farmi perdonare. Potreste darmi dei consigli?

Gelsomino: È una domanda molto complessa. Mi verrebbe da consigliare la calla, come simbolo di forte amicizia, o il glicine, che ha il significato di un’amicizia che dura nel tempo, così profonda che neanche le delusioni possono spezzarla. Il mughetto è sempre consigliato per le riconciliazioni, è il fiore che consiglierei più di tutti, anche se accompagnato. Poi potresti utilizzare in qualche modo le lavande. Il loro significato è solitamente negativo, e si riferisce alla diffidenza, ma insieme ad altri fiori dal significato positivo possono rappresentare il tuo desiderio di farti perdonare e non meritare questa diffidenza

Strelitzia: Grazie mille, sei sempre in prima linea :)

 

Chat privata con Gelsomino sul blog “Il giardino segreto”

Hey, alla fine ti sono state utili le informazioni sul Giacinto?

Gelsomino: Oh, sì, grazie mille. Non le ho usate per quello che volevo usarle ma mi hai davvero aperto un mondo

Sono felice di esserti stat* utile

Grazie tantissimo per il consiglio per il mazzo di fiori

Gelsomino: È un piacere. Spero che riuscirai a fare pace con la tua amica 

Lo spero anche io. È super arrabbiata, ma non credo mi terrà il muso a lungo

Siamo davvero molto legat* 

Gelsomino: Fammi sapere come reagisce

Sarai il primo a cui lo dirò ;)

 

Sabato 15 Giugno

Diego aveva provato a parlare con Clover del bacio che avevano condiviso.

Solo che la conversazione era andata più o meno così: 

-Clover, dovremmo parlare di…-

-NO!- 

E, onestamente, Diego non aveva intenzione di insistere.

Perché nonostante avesse mantenuto la recita, dopo il bacio, non appena era del tutto uscito dal campo di vista delle telecamere, di Clover e di qualsiasi spia la famiglia Paik avesse nel quartiere, Diego si era dovuto accostare ad un lato della strada per elaborare quello che era appena successo.

E dopo circa dieci minuti di autoriflessione, era finalmente giunto alla ovvia conclusione che il motivo più probabile per cui il suo cuore aveva fatto ottocento capriole e aveva una voglia matta di saltellare era dovuto ad una cotta per Clover.

Certo, avrebbe volentieri preferito che si trattasse di una malattia mortale, seconda opzione più probabile, ma non poteva negare l’evidenza, non era uno stupido come Denny.

Solo che la regola numero 0 della loro relazione finta, quella ovvia che non c’era neanche bisogno di scrivere, era di non innamorarsi.

Era la base della loro relazione.

Ed eccolo lì, Diego l’idiota, che si prendeva una cotta per l’ultima persona che gli era concesso amare.

La persona, oltretutto, che lo aveva ferito più di ogni altra, con la questione delle lettere.

Blossom non aveva avuto tutti i torti ad essere incredula di fronte alla sua debolezza.

Eppure i sentimenti non si comandano.

Dopo più di mezzora sul ciglio della strada, alla fine Diego si era imposto di ignorare i propri sentimenti, andare avanti per la sua strada, e raggiungere illeso il matrimonio di Miguel e Paola per poi lasciare Clover e… no, purtroppo nonostante quella fosse l’opzione più logica, il vero piano, inconscio, di Diego, era quello di provare a corteggiare Clover durante quel periodo e sperare, con tutto il cuore, che iniziasse a ricambiare i suoi sentimenti.

Pertanto, nelle ultime settimane, si erano visti molto più spesso, anche più di una volta al giorno.

Diego le portava quasi sempre il pranzo quando lei aveva lezione in orari scomodi. 

Aveva iniziato a tenerle più spesso la mano quando erano in compagnia dei loro amici.

E aveva iniziato a baciarle la fronte ogni volta che si salutavano.

Non ci aveva neanche fatto caso, era diventato quasi normale, per lui.

E non era l’unico ad essere molto più bravo a fingere la relazione.

Anche Clover aveva iniziato ad essere molto più aperta con le dimostrazioni pubbliche di affetto.

Gli dava spesso pacche sulle spalle, e baci sulla guancia. Lo invitava sempre alle serate film e a volte, dopo una lezione particolarmente dura o se aveva un po’ di tempo libero, arrivava senza preavviso in camera di Diego e studiavano un po’ insieme.

Dopo che l’ultima volta era rimasta fuori perché Diego era in tirocinio, le aveva dato una copia della chiave, ed era capitato già un paio di volte che Diego tornasse in camera e la trovasse intenta a fare uno spuntino e studiare silenziosamente.

Aveva anche stretto amicizia con il suo compagno di stanza, anche se passava così poco tempo in camera che Diego era davvero sorpreso che fosse anche solo riuscita a conoscerlo.

Insomma, la relazione finta iniziava a sembrare sempre di più una relazione vera, anche se sia Diego che Clover l’avrebbero piuttosto considerata una buona amicizia.

Il punto è che, quando Diego aveva ricevuto la chiamata di suo fratello Miguel che lo informava che quel weekend lui e Paola sarebbero passati a Harriswood per vedere abiti da sposa e catering, per Diego era stato quasi naturale chiedere a Clover di venire con loro.

Ma adesso che la doppia coppia era a pranzo alle Cascate, iniziava a chiedersi se fosse stata davvero una buona idea.

Era ovvio che il confronto tra le due coppie sarebbe stato evidente, e rischiavano di far capire alla vera coppia che loro erano nel bel mezzo di una finta.

Anche se per il momento stava andando tutto bene.

-Ci sono così tanti piatti stupendi! Non so proprio quale scegliere. Non riesco a credere che hai trovato un posto alle Cascate per noi. Clover, sei davvero la migliore. Tesoro, qual è il budget per il pranzo?- Paola era emozionata come non mai, e i suoi occhi brillavano come diamanti. Si rivolse al futuro marito come se fosse tutto il suo mondo.

-Beh, considerando il probabile anticipo per il catering e il costo del vestito…- iniziò a riflettere Miguel, pensieroso.

-Il budget è illimitato. Offro io- Clover non lo fece neanche finire, e non sollevò neanche lo sguardo dal menù. Il suo tono era ovvio e non ammetteva repliche.

Diego però conosceva bene Paola, e sapeva che di repliche ne avrebbe avuto parecchie.

-No, no, non possiamo accettare. Anzi, pensavano di offrire noi, dato che sei stata davvero tanto gentile ad accettare di essere la mia damigella al matrimonio- obiettò infatti.

Diego ancora non si capacitava di come Paola potesse aver affidato a Clover un incarico tanto importante quando l’aveva incontrata una sola volta, ma conoscendo Paola non era poi una cosa troppo strana.

Era molto più strano che Clover avesse accettato, in effetti.

-No, che offriate voi non se ne parla proprio. Dovrei essere io a ringraziarti per la fiducia, quindi offro io. Prendete dal menu tutto quello che volete- Clover sorrideva tranquilla, ma i suoi occhi mandavano scintille.

-Io farei come dice se fossi in voi- intervenne Diego, prima che Paola potesse obiettare ulteriormente -Quando si tratta di soldi è meglio lasciarla fare- 

-Mi conosci bene, Diego- Clover si appoggiò alla sua spalla e gli fece un occhiolino.

Lo faceva sempre più spesso, ultimamente, ma ogni volta il cuore di Diego faceva una capriola.

E iniziava ad essere sempre più propenso verso la teoria della malattia mortale, perché non si era mai sentito così con nessun’altra.

Alla fine Paola cedette.

-Va bene, grazie Clover. Ti offrirò una cena fantastica quando passerete da noi. Diego non ha ancora visto la casa- gli ricordò.

Si erano trasferiti da qualche mese, e Diego aveva evitato a tutti i costi di essere invitato a cena.

Paola non sapeva cucinare per niente. Ce la metteva tutta, ma i suoi piatti erano quasi immangiabili, e nessuno aveva il cuore di farglielo notare, perché le volevano troppo bene.

Clover questo non lo sapeva, quindi annuì appena.

-Sarà un piacere. Scommetto che sai fare ottimi piatti- le sorrise, incoraggiante.

Sia Diego che Miguel scossero leggermente la testa, e Clover guardò Diego aggrottando le sopracciglia.

Non chiese però chiarimenti, e si limitò a chiudere il menù e aspettare che tutti decidessero.

-Clover, avresti un piatto da consigliarmi? Sono indecisa tra il misto mare e i ravioli in bianco… no, aspetta, i ravioli sono troppo costosi. Credo prenderò il misto mare allora- Paola fece tutto da sola, e posò il menù da un lato.

Purtroppo una delle caratteristiche principali di Paola era che fosse un libro aperto. E se era aperto per loro poveri plebei, probabilmente il sensore interno di Clover per le bugie stava esplodendo.

-I ravioli in bianco sono il mio piatto preferito, te li consiglio- commentò infatti la ragazza, in tono indifferente.

-Oh, davvero? Però sono un po’…- Paola era in difficoltà.

-Anche il misto mare è molto buono- Diego provò ad aiutarla.

-Però se preferisci i ravioli puoi prenderli, Paola- Miguel invece andò dalla parte di Clover, felice per una volta di poter viziare un po’ la futura moglie.

-Concordo con Miguel. Il prezzo non è un problema, davvero. E poi sono una cliente abituale, mi fanno sempre degli sconti. Prendi tutto quello che vuoi, anche entrambi i piatti, se hai fame- le consigliò Clover, sorridendole incoraggiante.

Era incredibile quanto fosse camaleontica, quella ragazza.

Con lui e la Corona Crew era la persona più insopportabile del mondo, con la sua famiglia la più tosta del pianeta, mentre con estranei e persone che doveva conquistare diventava la più gentile e affabile dell’universo.

Wow. Chissà qual era quella vera. Anche se Diego le adorava tutte. 

…e non avrebbe dovuto apprezzarne nessuna.

-Va bene, proverò ad assaggiarli. Grazie, Clover, sei davvero gentilissima- un po’ incerta, Paola sorrise e cedette alla tentazione.

-Diego, tu che pensi di prendere- una volta risolta la questione, Clover si rivolse al finto fidanzato, che alzò le spalle.

-Penso il misto mare- rispose. Era felice che Miguel e Paola venissero viziati dai soldi di Clover, ma lui preferiva comunque mantenersi basso sui prezzi.

-Di nuovo? Non vuoi assaggiare l’orata? Sono sicura che ti piacerebbe un sacco- gli suggerì Clover, quasi distrattamente.

-Viziati un po’ anche tu, fratellone- lo incoraggiò Miguel, dandogli una pacca sulla spalla.

-Va bene. Tu Miguel, che prendi?- 

-Il salmone- rispose lui con sicurezza.

-Uhhh, me lo fai assaggiare? Ti prego Miggy!!- Paola fece i suoi adorabili occhi da cucciolo, e Miguel ridacchiò.

-Ovvio, tesoro- le sorrise, le prese la mano e le diede un bacio.

-Awww, ti amo- rispose Paola, baciandogli la guancia.

Diego si ritrovò a lanciare un’occhiata verso Clover, per controllare la sua reazione ad una dimostrazione d’amore così naturale e tenera e impossibile per loro da replicare.

L’espressione della ragazza però era impassibile. Lo guardò con la coda dell’occhio, e per un istante i loro sguardi si incrociarono.

Ma li distolsero subito dopo, leggermente imbarazzati.

Per fortuna il cameriere arrivò pochi secondi dopo a chiedere le ordinazioni, e Paola e Miguel parlarono quasi tutto il tempo dei preparativi per il matrimonio, che non vedevano proprio l’ora di celebrare.

-Devo ammettere che l’idea di fare una crociera che culmina con il matrimonio è davvero originale. È un po’ strano fare la luna di miele prima del matrimonio ma interessante- commentò Clover dopo aver sentito il progetto generale.

-Sì, e poi volevamo passare una bella vacanza in famiglia. Oh, giusto! Clover, tu sei libera dal 5 all’11 Agosto, vero?- chiese Paola, pratica.

Diego capì dove volesse andare a parare immediatamente, e si diede dello stupido per non averci pensato prima.

Clover non ne aveva idea.

-Non credo di aver impegni, perché? Il matrimonio è il 9, giusto?- povera ingenua Clover che pensava che nonostante fosse la damigella avrebbe dovuto solo essere presente alla cerimonia.

-Beh, gli amici più stretti e la famiglia saranno in crociera con noi, e dato che sei una delle mie damigelle devi per forza venire anche tu! Ma tranquilla, tu e Diego avrete una stanza singola tutta vostra- Paola sorrise incoraggiante ed esibì nuovamente i suoi occhi da cucciolo.

Anche se dire occhi da cucciolo non riassume perfettamente la sua effettiva espressione.

Gli occhi da cucciolo sono più quelli che fa Amabelle per ottenere qualcosa. Quelli di Paola erano piuttosto occhi pieni di speranza e gioia di vivere. Gli occhi di chi non si aspettava necessariamente che dicessi sì, e non ti avrebbe guardato diversamente se non l’avessi fatto. Ma ci sperava davvero con tutto il cuore.

-Wow, è un pensiero davvero carino. Grazie, Paola. Ti premetto però che non sono per niente esperta di matrimoni. L’ultimo è stato quello di mia sorella e non ero neanche invitata, mi sono imbucata solo gli ultimi dieci minuti per bere- ammise Clover, prendendo un sorso di vino, e non guardando Paola negli occhi.

Sembrava un po’ a disagio, ma allo stesso tempo molto onorata.

Paola si mise a ridere.

Poi si rese conto di essere l’unica.

Sia Diego che Miguel guardavano Clover preoccupati.

-Stavi… scherzando, vero?- chiese Paola per sicurezza, smettendo subito di ridere e spostando lo sguardo su Clover come gli altri.

-Sì! Certo. Ci siete cascati, eh!- mentì Clover, cercando di distendere la situazione -Ma sul serio, io farò del mio meglio come damigella ma sono molto poco esperta di matrimoni- insistette però, mettendo le mani avanti.

-Oh, non preoccuparti. Willow è un’ottima wedding planner, e poi ci saranno le altre damigelle: Juni, che già conosci, Livia e Sunny, le mie due migliori amiche dai tempi della scuola media- la rassicurò Paola, tornando sorridente e ricominciando a mangiare i ravioli che nel frattempo erano arrivati al tavolo -Sono il piatto migliore che abbia mai mangiato- borbottò tra sé, gustandoseli con gioia.

-Verranno più tardi per aiutarti con il vestito, giusto? Di boutique sono piuttosto esperta, posso accompagnarti anche io se vuoi- si propose Clover, riflettendo sui migliori luoghi dove comprare abiti da sposa.

-Livia ha fatto una ricerca facendosi aiutare dalla wedding planner, aspetta ce l’ho qui. Pensi che siano buoni posti? Il mio budget è un po’ limitato- Paola prese un foglio di carta dalla borsa e lo porse verso Clover.

La ragazza lo prese e iniziò a studiarlo, mentre mangiava distrattamente i propri ravioli. Sembrava aver preso il proprio compito di damigella molto sul serio.

-Che budget?- chiese, storcendo il naso alla vista della lista.

-Non più di 1000 dollari. Lo so che è poco per un abito da sposa di qualità, ma preferisco risparmiare su questo piuttosto che spendere troppo per un vestito che metterò solo una volta nella mia vita- spiegò Paola, giocherellando un po’ con il cibo.

-Mmmm- Clover si morse il labbro per non replicare, e porse nuovamente la lista verso Paola.

-Toglierei un paio di posti che sono decisamente troppo economici e di pessima qualità, e aggiungerei una visita alla mia boutique preferita. Ci sono delle buone offerte, ogni tanto, e ne vale proprio la pena. Che tipo di vestito vorresti?- iniziò ad indagare, professionale.

Passarono tutto il pranzo a parlare tra loro di vestiti, accessori e altri dettagli sul matrimonio.

Diego non staccò neanche un secondo gli occhi da Clover. Era più forte di lui, quasi non se ne stava neanche accorgendo. 

-Oh, com’è tardi. Livia e Sunny stanno per arrivare. Forse dovremmo iniziare ad avviarci alla stazione- suggerì Paola dopo un po’, controllando un messaggio sul cellulare. 

-Perfetto, vado a pagare allora- Clover si alzò e prese la borsa, bloccando con un’occhiata eloquente qualsiasi tentativo di obiezione da parte dei suoi ospiti.

-Ti accompagno- si offrì Diego, alzandosi con naturalezza.

Clover si girò un attimo confusa, ma non aveva alcun secondo fine o piano contorto. Gli veniva semplicemente naturale passare più tempo con Clover e accompagnarla a pagare, tutto qui.

-Vi aspettiamo qui- assicurò Paola, con un grande sorriso.

-Com’è andato il pranzo, secondo te?- chiese Diego per fare conversazione, mentre si avviavano alla cassa.

-Paola è adorabile- il tono di Clover sembrava in totale difficoltà.

-Cosa ti turba?- Diego intuì che qualcosa non andava, e Clover sospirò.

-Beh, all’ultimo, e unico, matrimonio a cui ho partecipato ho distrutto la torta a tre piani mentre scappavo ubriaca dai buttafuori di mia sorella, e ora sono stata scelta come una delle quattro damigelle di una ragazza che conosco da pochissimo ma che già considero un’amica che merita il matrimonio migliore del mondo. E lei è convinta che noi due diventeremo cognate quando sappiamo entrambi che questo non avverrà mai, quindi…- Clover ricapitolò i fatti in maniera davvero pessimista. Diego rimase piuttosto deluso dall’ultimo commento, ma la fece parlare senza commentare nulla -…non voglio rovinarle il matrimonio, Diego. Non voglio rovinarle il matrimonio e sento che farò un casino- ammise infine la ragazza, prendendosi la testa tra le mani con grande enfasi.

Diego le mise le mani sulle spalle, per rassicurarla. Clover non si scansò, il ché faceva ben sperare.

-Non farai un casino. Paola ti adora, e non solo perché sei la mia ragazza, ma perché le sei simpatica in generale, si vede. E non credo che ci sia nulla che tu possa fare per rovinarle il matrimonio. Ad essere onesto non c’è nulla che potrebbe rovinare questo matrimonio. Paola e Miguel sono troppo felici- provò a calmarla. Clover ridacchiò.

-Tienimi lontano dall’alcool, però- si fece assicurare, lanciandogli un sorrisino complice e prendendo il portafogli dalla borsa.

-Promesso… per curiosità, c’è un video di te che rovini il matrimonio di Aloe? Perché sarei molto curioso di vederlo, magari con un primo piano di Aloe devastata- Diego ancora fumava di rabbia al solo pensiero della famiglia al completo di Clover, madre esclusa. Ma doveva ammettere che il comportamento di Aloe nei confronti della sorella era quello che lo aveva lasciato più sbigottito, probabilmente perché tra lei e suo padre era stata la più attiva con i commenti degradanti e il malcelato odio.

-Te lo condividerò su Whatsapp, è il video più spiritualmente rilassante della mia galleria- ridacchiò Clover, ormai quasi del tutto calma, mentre pagava il costosissimo pranzo con la carta di credito.

-Tu sarai presente alla prova vestito?- chiese poi Clover, mentre si avviavano al tavolo.

Diego scosse la testa.

-Mentre la sposa vede il vestito, lo sposo e i testimoni iniziano a ricercare il catering. Miguel conosce i gusti di Paola alla perfezione, quindi non sarà troppo difficile scegliere- spiegò, un po’ deluso.

-Oh…- anche Clover sembrava delusa, ma si riprese immediatamente -Evviva, almeno non ti avrò tra i piedi per un po’- scherzò, facendogli una linguaccia. Diego alzò gli occhi al cielo, ma non se la prese.

Ormai quei commenti erano diventati all’ordine del giorno, e aveva ormai capito che il sarcasmo di Clover era solo un meccanismo di difesa.

-Io invece sono triste, perché non ti potrò vedere nel tuo habitat naturale in mezzo a un sacco di vestiti. Scommetto che sarai la migliore a consigliare Paola- flirtò non troppo velatamente, facendole un occhiolino.

Clover arrossì, e si ammutolì.

I complimenti funzionavano alla grande nello scombussolarla, Diego la trovava sempre più adorabile.

 

Paola era davvero adorabile in quel vestito, ma Clover non era del tutto certa che fosse il vestito perfetto.

Erano in giro da più di tre ore per boutique, e finalmente erano giunte alla vera meta del pomeriggio, ovvero il negozio preferito di Clover, quello con abiti da sposa così belli che Clover si sarebbe sposata solo per fare shopping lì. 

Ma dato che non aveva intenzione di sposarsi, era davvero felice di aiutare qualcuno a scegliere l’abito giusto.

E si sarebbe divertita davvero tanto, se solo la damigella d’onore di Paola non fosse stata la persona più falsa che avesse mai incontrato in vita sua.

Va bene, forse non era la più falsa, dato che Clover, di persone false, ne aveva conosciute un’infinità, ma di certo arrivava tra le prime cinque nella sua classifica di persone peggiori con cui stringere amicizia.

Ma non era certo suo compito aprire gli occhi a una persona che aveva conosciuto da poco riguardo la migliore amica dai tempi delle scuole medie, quindi cercava di ignorarla e consigliare Paola al meglio.

Solo che Livia era davvero insopportabile.

-Non saprei, Paola, il vestito è stupendo, ma non mi sembra sia adatto a te- stava commentando, indicando i fianchi evidenziati dal modello a sirena del vestito.

-Mmmm, Livia ha ragione. Forse il tuo fisico non è troppo adatto ad un vestito attillato- commentò la seconda damigella di Paola, Sunny. Era l’ultima a poter parlare dato che aveva un fisico curvy, ma dopo tre ore insieme Clover aveva capito che non era affatto critica, solo molto influenzabile. Ed alla fine aveva buone intenzioni e ci teneva moltissimo alla felicità dell’amica.

La quarta damigella sarebbe stata Juanita, ma quel giorno non era potuta venire per via di lezioni di recupero di matematica. Aveva però commentato a distanza le foto che Clover le aveva mandato. 

Clover non credeva che avrebbe mai sentito così tanto la mancanza di Juanita, l’unica che sicuramente sarebbe stata dalla sua parte, ma forse era un bene che la più piccola damigella non fosse lì.

Dopotutto, in mezzo a quelle ventunenni, Clover sentiva addosso tutti i propri ventiquattro anni. E una diciottenne non avrebbe aiutato la situazione.

-Per me il vestito ti sta benissimo, Paola, ma non mi sembra sia quello che avevi in mente- commentò, cercando di apparire tranquilla, anche se avrebbe voluto tanto insultare Livia.

-Sì, ma è uno dei pochi che rientrano nel budget. Forse dovrei semplicemente comprarlo online- Paola si lisciò nervosamente il vestito contro i fianchi, e Clover si guardò intorno, in cerca di una commessa.

-Ehi, Blaire, potresti mostrarci dei vestiti con una lunga gonna, brillantini e in generale un aesthetic da principessa?- chiese in tono professionale alla commessa che passava lì vicino.

-Certamente, abbiamo dei modelli davvero da favola. Qual è il budget?- chiese Blaire, professionale ma anche emozionata.

-Non oltre i…- iniziò a dire Paola, a testa bassa, ma Clover la interruppe.

-Nessun budget per il momento. Mostraci i migliori prodotti che avete- ordinò con tale decisione da farla subito scattare prima che Paola o le altre damigelle potessero obiettare qualsiasi cosa.

-Clover, non so se sia una buona idea vedere vestiti che superano il budget- provò a riflettere Paola, un po’ insicura, continuando a guardarsi allo specchio sempre meno convinta del vestito.

-Infatti, che cosa pensi di fare? Non abbiamo il tempo di provare vestiti a caso- le diede man forte Livia, guardando storto Clover.

-Già… ma perché? Abbiamo il pomeriggio libero- obiettò Sunny a voce bassa. Livia la guardò storto, e la ragazza abbassò la testa.

-Dobbiamo ancora vedere due altre possibili boutique che hanno vestiti più adatti al budget scarso di Paola- continuò Livia, pratica, sistemandosi la frangetta.

-Vuoi dire le due boutique che ho scartato? Non vale la pena prendere un abito da sposa lì, i loro design sono scarsi, dozzinali e la qualità del lavoro è pessima- Clover incrociò le braccia, tradendo il suo fastidio.

-Almeno è più il genere di Paola. Credi di conoscerla meglio di me che sono la sua migliore amica da sempre? Sappi che sei la sua damigella solo perché non aveva altri a cui chiederlo e voleva un numero pari- Livia si alzò in piedi e affrontò Clover di petto.

La ragazza fece un profondo respiro per cercare di mantenere la calma, e si alzò a sua volta.

Superava Livia di almeno sette centimetri, considerando anche i tacchi alti, e la sua aura era minacciosa abbastanza da far tremare Sunny, ma Livia mantenne il suo sguardo, aspettando che crollasse.

-Ragazze, vi prego, non litigate. Clover, non è vero che ho chiesto di te solo per via del numero- Paola provò a fermare le due ragazze dal saltarsi addosso, molto in difficoltà. Sarebbe sicuramente venuta verso di loro per separarle fisicamente, ma con quel vestito attillato la sua capacità di movimento era messa a dura prova, e muoversi troppo velocemente avrebbe potuto danneggiare il vestito.

Clover però non aveva intenzione di sbottare. Più per non turbare Paola che per altro.

-Tranquilla, Paola, lo so. Mi sono alzata per prendere una ciambella- con tutta la calma del mondo e il sorriso più rilassato del suo repertorio, Clover superò Livia per dirigersi verso un vassoio di ciambelle offerte dalla ditta per ingannare l’attesa mentre le spose provavano i vestiti.

-Oh, bene- Paola tirò un sospiro di sollievo.

-Comunque, stavo pensando che siccome non andremo a visitare le ultime due boutique…- Clover prese poi la parola decisa a fare un eloquente discorso.

-Ti ho appena detto che…- provò ad interromperla Livia, ancora sul piede di guerra.

-Vivo a Harriswood da ventiquattro anni, non provare a dare lezioni di negozi a me- la zittì Clover con un’occhiataccia che la ammutolì.

-Dicevo…- continuò poi, ritornando rilassata -…abbiamo ancora un’ora prima di riunirci allo sposo e ai testimoni. Perché non vedere il modello che ti piace di più, provarlo, e poi, magari, cercarne uno simile online? Almeno ti puoi togliere lo sfizio di provare l’abito che ti piace di più almeno una volta, anche se non puoi permettertelo. Quale momento migliore di una prova vestito per un matrimonio per sentirsi una vera principessa- propose, guardando Paola e lanciandole un occhiolino incoraggiante.

-Oh, sì! Che bella idea! È divertentissimo travestirsi!- le diede man forte Sunny, battendo le mani allegra.

-È un totale spreco di tempo. Paola, cambiati e usciamo da qui- Livia scosse la testa, e incoraggiò l’amica a tornare nel camerino.

-Beh, in effetti un po’ di tempo lo perderemmo- ci ripensò Sunny, pensierosa.

-Aspettiamo almeno che arrivi Blaire, e se vedi un vestito che ti ispira puoi provarlo. Non costa nulla, dopotutto- Clover continuò ad insistere, alzando le spalle.

Paola fece passare lo sguardo tra lei e Livia, un po’ persa, poi sorrise, e si girò definitivamente verso Clover. 

-Va bene. Ma se non trovo nulla che mi colpisca particolarmente andremo via- trovò un compromesso.

Clover leggeva nella sua espressione che il suo intento era quello di fingere che non le piacesse niente per fare contenti tutti, ma non aveva intenzione di permetterlo.

Aveva già un piano, e non avrebbe permesso a Livia di rovinarlo.

Pertanto, mentre sentiva Blaire tornare nella sala con qualche vestito, prestò particolare attenzione ai movimenti di Paola, e in particolare alla sua espressione.

-Allora, ho portato i tre modelli più belli che abbiamo. Sono un po’ costosi, ma danno l’idea di una principessa. Il primo consiste in una grande gonna a balze e il tema è l’oceano. Le onde che si abbattono sugli scogli. Il corpetto è semplice, ma vi sono intessuti tanti brillanti per richiamare i riflessi dell’acqua- iniziò ad illustrare i vari modelli.

Paola alzò le sopracciglia, stupita.

-Wow, è stupendo!- commentò. Le piaceva parecchio, era ovvio. Ma non era ancora l’abito giusto.

-Il secondo ha un tema floreale. La gonna non è così larga, ma i ricami sono in tutto il vestito, e richiamano l’idea di rampicanti su un albero. È un po’ particolare- continuò Blaire.

Paola sorrise cortesemente.

-È bellissimo- commentò. Ma non era del tutto sincera. Non era affatto il suo genere.

Clover sperò davvero che il terzo vestito si sarebbe rivelato quello giusto perché altrimenti non avrebbe saputo cosa fare.

-Il terzo, invece, è il più costoso, ma anche il più a tema. È un vestito da principessa. Basato su quello indossato dalla regina Cosette, quando sposò re Manfred di Agaliria, un classico, soprattutto con il matrimonio della principessa Veronika ormai alle porte…- Blaire si interruppe di scatto quando si rese conto che stava andando per la tangenziale con i dettagli -…comunque, la gonna è larga e a balze, con ricami in argento finissimo. Il corpetto è contornato da tulle, e si accompagna a guanti di seta. Le rose bianche cucite intorno all’abito sono un simbolo di amore puro e felicità eterna- si vedeva lontano un miglio che quello era l’abito preferito di Blaire.

E dalla reazione di Paola, che sgranò gli occhi e quasi trattenne il respiro, era ancora più chiaro che quello fosse l’abito perfetto.

-Tsk, nessuno di questi vestiti è adatto a Paola. Porti tutto via. Ce ne andiamo- Livia non diede a Clover il tempo di commentare, e fece cenno alla commessa di andare via.

Paola distolse lo sguardo dal terzo vestito come svegliata da una trance.

-Oh, siete sicure di non volerne provare neanche uno?- insistette Blaire, guardando soprattutto Clover, come se fosse lei a dover decidere.

Ma non era così.

Era Paola che doveva scegliere.

Clover quindi si rivolse a lei, ignorando completamente quello che Livia aveva detto.

-Ce n’è uno che ti piace particolarmente? A me il terzo sembra il migliore. Vorresti provarlo?- chiese, indicando l’abito reale.

Paola esitò un attimo.

-Quando costa?- chiese incerta, come se stesse effettivamente valutando l’idea di comprarlo. Clover non l’aveva messo in conto.

Pensava di trovare il modello giusto e poi farlo replicare da una sarta sua amica per permettere a Paola di permetterselo. Magari con meno dettagli e materiali leggermente peggiori, ma non credeva che Paola avrebbe amato un vestito così tanto da considerare l’idea di comprarlo.

-Beh, è il più costoso. Viene 15’000 dollari, circa- rispose Blaire, pratica.

Paola sobbalzò vistosamente.

Beh, Clover si aspettava molto di più. Non era un prezzo così esorbitante. L’abito da sposa di Aloe, fatto su misura, era venuto 87’000 dollari, ed era uscito orribile. Certo, sforava parecchio il budget, ma non era poi così…

Girandosi verso Paola e notando il suo volto sconvolto, Clover si ricordò, come svegliata all’improvviso, di chi fosse la ragazza a cui doveva fare da damigella.

Una ragazza orfana, umile, con pessime amiche, che aveva un budget di 1000 dollari perché non poteva assolutamente permettersi di più con il proprio lavoro e i pochi risparmi.

Non tutti erano ricchi come Clover.

Se Clover avesse voluto, avrebbe potuto comprare dieci vestiti così costosi in un impeto di shopping sfrenato, e non sarebbe cambiato molto al suo portafogli.

Paola non aveva mai avuto questa libertà economica.

Ma meritava il vestito perfetto.

-Beh, non potrei mai permettermelo. Non fa niente, andiamo pure via- cedette, abbassando il volto e iniziando ad avviarsi nel camerino.

Clover le afferrò il braccio in un impulso.

-Aspetta, non vuoi neanche provarlo, solo per vedere come ti sta e vivere questa sensazione?- le propose. Per fare quello che aveva intenzione di fare, doveva prima di tutto essere certa che, anche dopo averlo provato, Paola considerasse quello il vestito perfetto.

-Beh…- Paola esitò, combattuta.

-Oh, sì! Ti facciamo un sacco di foto!- le diede man forte Sunny.

-Stai scherzando?! È crudele provare un abito che non potrai mai mettere per davvero. E farai perdere tempo alla commessa- obiettò Livia, infastidita.

-Nessuna perdita di tempo. Vuole provarlo? Lo preparo subito nel camerino!- Blaire però era dalla parte di Clover… ovviamente, dato che era la miglior cliente che avevano. 

-Beh, sì, in effetti…- Sunny si schierò con Livia, ma con poca convinzione.

-La scelta è tua, Paola. Se ti sta bene, possiamo usare come reference questo vestito per trovarne uno simile ma meno costoso- le propose Clover, pratica e incoraggiante.

-Uh… ecco… sì, dai. Abbiamo ancora un po’ di tempo. Mi piacerebbe davvero tanto provarlo- alla fine Paola cedette, e iniziò ad avviarsi in camerino.

Blaire la seguì entusiasta, per aiutarla.

E, soddisfatta per il suo operato, Clover tornò a mangiare la ciambella e si risedette su uno dei divanetti.

Ma la neo-ritrovata pace non era destinata a durare, perché Livia si avvicinò a Clover con aria più combattiva di prima.

-Chi ti credi di essere?! Incoraggiare Paola in questo modo finirà solo per ferirla, quando vedrà quanto quel vestito le starà male e comunque non potrà comprarlo- iniziò a prendersela con lei.

Clover decise che era meglio ignorarla, e si limitò a finire la ciambella.

-Secondo me il vestito le starà benissimo. Paola ha un bellissimo fisico- commentò Sunny, molto più propositiva.

-Sunny, tu pensi che tutto sia bellissimo- obiettò Livia, scuotendo la testa.

-Eheh, è vero- Sunny prese la critica verso Paola come un complimento per sé stessa, e ridacchiò sommessamente.

Clover iniziava davvero a stancarsi.

Si alzò nuovamente in piedi, decisa ad affrontare, in maniera elegante, quella bulletta da strapazzo.

-Senti, ragazzina. Io sono qui con il solo scopo di rendere preparativi e cerimonia per il matrimonio di Paola i più piacevoli possibile. Mi ha chiesto di farle da damigella e farò di tutto per essere la migliore damigella possibile. E sappi che questo è l’unico motivo per cui sei ancora capace di parlarmi. Sappi che quando questo matrimonio finirà, se proverai ancora a rivolgermi la parola in questo modo, te ne pentirai amaramente- le disse senza giri di parole, e lo sguardo più duro del suo repertorio.

Ma Livia era un’ape regina dalla grande determinazione.

-Mi stai minacciando?- chiese, mantenendo il suo sguardo.

Clover sorrise.

-Solo avvertendo. Andare contro la ragazza più ricca dello stato non è l’idea migliore che qualcuno potrebbe avere- Clover mostrò le sue carte. Per la prima volta dall’inizio del pomeriggio, fece presente che la quarta damigella scelta da Paola era a tutti gli effetti qualcuno di potente.

Livia impallidì.

-Cosa? Di che stai parlando? Non sei solo la ragazza del fratello di Miguel?- chiese, confusa.

-Clover Paik, figlia dell’imprenditore Taemin Paik della Paik Industries, azienda miliardaria e la più importante per importazioni ed esportazioni- spiegò, guardandosi le unghie in maniera snob. Non le piaceva tirare in ballo suo padre per vantarsi, ma a volte bisognava pur usarlo a suo vantaggio, no?

Livia era senza parole.

-Però sì, effettivamente sono qui in veste di ragazza di Diego. Che poi sarebbe anche il mio migliore amico d’infanzia- concluse Clover, con un grande (e falso) sorriso.

Prima che chiunque potesse dire un’altra parola, Paola ritornò nella sala, ma non sembrava quasi più lei.

Brillava come un sole, e non solo grazie ai brillantini e alle rifiniture d’argento del vestito.

Quello era il vestito perfetto, senza se e senza ma.

E Clover, di vestiti, era davvero esperta.

-Wow, sei bellissima!- commentò Sunny, la prima a riprendersi, guardando Paola con grande ammirazione.

-Davvero? Non è troppo elegante per me? Temo che un vestito così sia troppo pretenzioso. Non sono una principessa- nonostante le parole di Paola, indirizzate soprattutto a Livia, il suo sorriso tradiva la gioia che provava in quel momento. 

Adorava quel vestito, lo adorava davvero tantissimo, e non ci voleva una macchina della verità vivente come Clover per capirlo.

-È stupendo, Paola. E ti calza a pennello sia come aspetto che come personalità. Dubito che la regina Cosette fosse bella quanto te- commentò Clover, incoraggiante.

-Beh, la regina Cosette era di una bellezza stravolgente, e la regina migliore che Agaliria abbia mai avuto- obiettò Blaire, rientrata per controllare la situazione. Clover le lanciò un’occhiataccia -…MA su di lei il vestito assume un’altra luce. È davvero perfetto per lei- si recuperò, smettendo per un attimo di fangirlare su principesse e regine di un paese europeo ben poco conosciuto.

-Lo pensate davvero?- chiese Paola, raggiante e quasi commossa.

-Ti sta bene, ma non te lo puoi permettere- Livia la riportò con i piedi per terra, e Paola si spense.

-Vero, è troppo costoso. Non ho tutti questi soldi da spendere- sospirò, delusa.

-Però possiamo fare foto e cercarne uno simile, come diceva Clover- Sunny provò a metterci una pezza sopra, e prese il telefono per fare qualche foto.

-Paola, sii onesta. Questo è il vestito perfetto?- chiese Clover, seria. Sapeva già la risposta, ma voleva che gliela desse anche Paola.

-Sì- rispose lei immediatamente -Ma va bene anche un vestito più semplice, per rientrare nel budget, dopotutto non vale la pena spendere così tanto per un abito che indosserò un solo giorno della mia vita- scosse poi la testa, rigirandosi la stoffa tra le mani.

-Blaire, lo prendiamo- Clover però non aveva intenzione di farla accontentare.

-Cosa?!- Paola si girò verso di lei, ad occhi sgranati.

-È il regalo di nozze da parte mia e di Diego. Te lo pago io- si propose Clover, con semplicità.

-No, no! Non potrei mai accettare. È troppo costoso- Paola la raggiunse per fermarla dal prendere il portafogli. Sembrava davvero agitata, ma Clover non aveva intenzione di cedere.

-Paola, si vede che il giorno del tuo matrimonio sarà per te il giorno più bello della tua vita. È vero che indosserai questo vestito solo una volta, ma meriti di indossare l’abito perfetto, e di avere il matrimonio perfetto, e dopo tutto quello che hai passato, io insisto nel provare, in qualità di tua damigella e futura sorella, a rendere quel giorno molto più che semplicemente perfetto, con tutto quello che desideri, anche la più triviale delle voglie. Lasciati viziare- le prese le mani e la guardò dritta negli occhi, per trasmetterle tutta la sua sincerità.

Clover non sapeva perché avesse preso così a cuore quel matrimonio.

Forse perché Paola era la prima persona a trattarla come una sorella con tale semplicità. Forse perché era la prima volta che era una damigella. Forse perché sapeva che in futuro, quando Diego l’avrebbe lasciata, sarebbe stata davvero triste e già si sentiva in colpa per tutto il dolore che le avrebbe procurato.

Ma una cosa era certa: voleva a tutti i costi fare il meglio del meglio.

Paola scoppiò a piangere, e abbracciò Clover di scatto, sorprendendola non poco.

-Oh, tutto bene? Ho esagerato?- chiese, preoccupata, ricambiando imbarazzata l’abbraccio e dandole qualche pacca sulla schiena.

-Ho i brividi, i brividi. Clover sei la migliore- commentò Sunny, saltellando da una parte all’altra.

Forse era stata esageratamente profonda?

-Clover, non ti ringrazierò mai abbastanza. Sei la migliore sorella maggiore che potessi mai chiedere- Paola sciolse l’abbraccio, ma continuò a stringere Clover per le spalle, guardandola con occhi lucidi e pieni di gratitudine.

-Per così poco- Clover non era per niente abituata a quel tipo di complimenti così sentiti. Arrossì e si allontanò da Paola, per prendere la carta di credito e pagare il vestito.

-Clover, puoi aiutarmi a toglierlo?- chiese poi Paola, appena ritornò, indicando il camerino.

Clover annuì e la seguì.

-Sai, ero convinta che non ti sarei piaciuta tanto- ammise Paola, un po’ incerta.

-Cosa? E perché mai? Semmai sono io che non credevo di piacerti- Clover rigirò la frittata. Credeva che fosse fisicamente impossibile non adorare Paola… al massimo si poteva essere gelosi, ma Paola era una ragazza fantastica.

-Beh… tu sei una leggenda, a casa Flores- il tono di Paola faceva presagire che voleva fare un discorso serio. Ma Clover non aveva la più pallida idea di cosa potesse intendere con quella frase enigmatica.

-In che senso? Sono solo una vecchia amica d’infanzia di Diego e ora sono la sua ragazza, niente di ché- scosse la testa, mentre abbassava la zip.

-Beh, sai, a causa delle lettere- spiegò Paola.

Il cuore di Clover perse un battito, poi iniziò a battere molto più velocemente del normale.

-Le… lettere?- chiese, in tono così basso che se non si fosse trovava così vicina a Paola difficilmente quest’ultima l’avrebbe sentita.

-Sì, lo sai. Le centinaia se non migliaia di lettere senza risposta che Diego ti ha scritto nel corso degli anni. Mi sono sempre chiesta come mai tu non abbia mai risposto. Ora che state insieme sono sicura che si sia trattato solo un un grande malinteso, e sono davvero felice che le cose si siano risolte- a Paola non passò neanche per l’anticamera del cervello che Clover non avesse la più pallida idea di cosa stesse parlando, ma diede per scontato che Clover e Diego avessero risolto da soli.

Clover però era nell’oscurità più totale.

E al limite del panico.

In che senso Diego le aveva scritto centinaia, se non migliaia, di lettere?! A lei non era mai arrivato niente! E aveva fatto di tutto per essere sicura di non essersi persa nulla.

Aveva chiesto alle poste, si era accampata davanti alla cassetta delle lettere. Aveva indagato con sua madre, suo padre e Aloe, ed era arrivata anche ad intrufolarsi nell’ufficio per essere sicura che suo padre non le stesse nascondendo da qualche parte. Era convinta che non fosse mai arrivata nessuna lettera. Ne era assolutamente certa. 

Per anni aveva vissuto nell’assoluta certezza che il suo migliore amico d’infanzia e prima cotta si fosse dimenticato di lei e l’avesse abbandonata, e ora scopriva che così non era stato?! Ogni sua sicurezza si stava ribaltando.

-Oh, scusa! Non volevo parlare di questo argomento. Immagino che non sia semplice per voi. Diego ne ha sofferto tantissimo, e immagino che in qualche modo sia lo stesso per te. In realtà volevo solo dirti che sono felicissima che tu sia tornata in famiglia. Maria ha sempre parlato di te come di una figlia, e ha sempre sperato che tornassi a casa. A volte…- Paola esitò -…ero un po’ gelosa, dato che temevo che il confronto tra noi fosse inevitabile, ma ora sono solo molto, molto felice che tutto si sia risolto e siamo tutti felici. Spero davvero che un giorno potrò chiamarti legalmente mia sorella, ma vorrei poterlo fare già da adesso. Perché anche se ti conosco da poco, io sento che noi… Clover, tutto bene?- girandosi per guardare Clover negli occhi, Paola si interruppe e si preoccupò nel notare che gli occhi di Clover si erano fatti lucidi, ed era a pochi istanti dallo scoppiare a piangere.

Ma non poteva permetterselo. Primo perché lei non piangeva, mai. Secondo, perché se avesse pianto si sarebbe rovinata il trucco.

Ma era sopraffatta da tutte quelle emozioni e nuove consapevolezze.

E sentiva la morsa del senso di colpa farsi sempre più pressante nello stomaco.

-Sto bene- mentì, ricacciando le lacrime e sorridendo a Paola -Mi farebbe davvero piacere chiamarti sorella- aggiunse poi. 

Paola era raggiante.

Il cambio d’abito procedette senza ulteriori problemi.

Ma Clover era ancora turbata. 

Quando finalmente uscirono da quella boutique e si riunirono ai ragazzi, non riusciva neanche a guardare Diego negli occhi.

Soprattutto perché lui sembrò illuminarsi appena la vide.

-Ragazze, eccovi. Spero che la ricerca dell’abito sia andata a buon fine- commentò Miguel, dopo aver baciato dolcemente la futura moglie.

-Non poteva andare meglio. Clover ha deciso di offrirmi il vestito come regalo di nozze. Io ancora non ci credo! Non vedo l’ora che tu lo veda al matrimonio. Oh, e grazie anche a te, Diego. Clover ha detto che è da parte di entrambi!- Paola diede un bacio sulla guancia del futuro cognato, che però non distolse gli occhi dalla finta ragazza.

-Hai fatto cosa?- chiese, sorpreso.

-Ho offerto il vestito. Le stava bene ma costava più del budget, quindi l’ho regalato, niente di che- Clover alzò le spalle come se non avesse fatto nulla di eccezionale.

-Wow- commentò Diego, piacevolmente sorpreso.

Si avvicinò per darle un bacio sulla fronte, come ormai era consuetudine da qualche settimana a quella parte.

Clover si irrigidì, ma lo lasciò fare.

Doveva fare finta di nulla.

La consapevolezza di aver ferito Diego tanto quanto lui aveva ferito lei, e tutto per un malinteso, non doveva cambiare il presente.

Avevano ricominciato da capo, dopotutto.

Eppure…

-Sei la migliore damigella del mondo. Te l’avevo detto che non avresti rovinato nulla- il complimento di Diego fu troppo per il suo cuore.

Si scansò violentemente da lui, sorprendendolo non poco.

-Andiamo a mangiare qualcosa prima di tornare a casa?- propose Paola, che non si era resa conto di quello che era appena successo.

-No!- Clover fece qualche passo indietro.

Aveva bisogno di calmarsi, riflettere, e soprattutto stare sola.

-Clover…?- Diego provò ad avvicinarsi, preoccupato, ma Clover mise su la sua migliore poker face, allontanandosi un altro po’.

-Purtroppo ho già un impegno. Mi devo vedere con Max per studiare insieme e cenare, anche, insieme- trovò una scusa al volo, sperando che Diego non capisse che stava palesemente mentendo.

Infatti Max quel giorno aveva un appuntamento con Manny. Ma probabilmente Diego non lo sapeva, giusto?

-Già, giusto. Me l’ero quasi dimenticato- Diego le resse il gioco, il perfetto esempio di finto fidanzato ideale.

Ferì Clover ancora di più.

-Oh, peccato. Volevo davvero offrirti la cena- Paola si intristì, ma Clover non poteva proprio accettare. Non ce la faceva.

-Avremo tantissime altre occasioni, promesso. Ora perdonatemi ma devo scappare. Divertitevi senza di me!- li salutò in fretta e corse via, senza neanche dare il suo solito bacio sulla guancia a Diego che ormai era diventato un’abitudine.

Ma era più forte di lei, doveva mettere ordine nella sua testa, e magari trovare un luogo insonorizzato dove urlare fino a perdere la voce per la sfortuna immensa che aveva avuto.

Lo sapeva che avrebbe dovuto chiedere subito delle lettere! Lo sapeva! 

E ora era convinta che fosse troppo tardi per tirare fuori l’argomento.

E non aveva la più pallida idea di cosa fare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Prima di fare le solite note d’autore voglio specificare che la parte Mathenny del laboratorio non vuole minimamente parlare di sociologia e del saggio sullo straniero da un punto di vista professionale, dato che io sono solo una studentessa, che ha fatto quell’esame un anno e mezzo fa e ha scritto adesso ciò che ricordava dando i punti di vista dei personaggi (non necessariamente miei) sull’argomento.

Ed infatti quella scena è stata la più difficile da scrivere, perché dovevo cercare di mettere la visuale di Mathi e Denny, non quella mia, sulla faccenda.

E quella scena è anche il motivo per cui questo capitolo è uscito così in ritardo, perché ci ho messo mezzo secolo solo a trovare il modo giusto in cui scriverla.

Ma ne è valsa la pena, perché finalmente c’è una spiegazione (vaga e data tramite metafore) di come Denny vive la sua sessualità e perché non riesce ancora ad ammetterla a sé stessa.

Lui vuole farsi accettare dal gruppo corposo, è uno straniero che assume la facciata di etero per entrare nella società eteronormativa, uscendo quindi dall’LGBT, perché quella strada è la meno sicura.

Non so se l’ho spiegato bene, spero davvero di sì.

Passando al resto del capitolo…

Max continua a sentirsi online con Strelitzia. Secondo voi di chi si tratta? Magari farò un sondaggio prossimamente per sentire la vostra opinione sull’argomento.

E Clover e Diego non hanno neanche provato a toccare l’argomento del bacio.

Ma in compenso non sono stati beccati da Paola e Miguel.

Anzi, Paola sembra aver preso Clover davvero in simpatia (anche io prenderei in simpatia chi mi regala un abito da sposa ma dettagli), e le ha detto delle lettere.

Questo sì che è un punto di svolta.

Il prossimo capitolo sarà un po’ di passaggio, anche se avrà alcuni piccoli punti di svolta, ma è necessario. 

Suggerisco di vedere la raccolta Life Bites perché l’ultimo capitolo è abbastanza collegato alla trama principale.

E niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto e scusate il ritardo, avevo poca ispirazione e il morale molto a terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Petra fa una passeggiata con Amabelle dopo aver litigato con quel testardo di suo fratello, Mathi indaga con Max al Corona sul primo luglio.

   
 
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