Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Ciarax    29/10/2020    1 recensioni
Nelle sue scorribande su territorio italiano, Lupin e soci finiscono nella suggestiva Firenze pronti per l'ennesimo colpo ma questa volta in uno dei più famosi musei della città.
Il furto porta ad un inaspettato quanto fugace incontro con una vecchia conoscenza...
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 SARA' PER LA PROSSIMA VOLTA


          «Alessandro, c’è stata un’intrusione vicino l’ingresso principale» disse tramite la radio di servizio la ragazza che, irritata, guardava il monitor dello schermo che non le restituiva alcuna immagine.
La telecamera di sicurezza si era spenta in quell’istante, proprio nel momento in cui il suo sistema di movimento ebbe dato l’allarme di un’intrusione; per un attimo si chiese chi fosse tanto idiota da tentare di rubare qualcosa in uno dei musei più sicuri del paese.
            «Qui non c’è nulla, Cecilia. Sei sicura che il tuo sistema funzioni?» chiese la voce dall’altra parte della linea in tono scherzoso.
Cecilia sbuffò sonoramente, certo che ne era sicura. Quello era uno dei suoi programmi migliori ed uno di quelli di cui andava più fiera, non c’era possibilità che qualche ladruncolo alle prime armi avesse potuto mettere fuori uso anche solo una di quelle telecamere.
            «Controlla meglio» si limitò a rispondere mentre si legava i capelli in una coda improvvisata. Si alzò in un attimo dalla sedia su cui era rimasta per buona parte della ronda notturna e prese la pistola che teneva nel cassetto più alto della scrivania, sentì vagamente gli insulti che le rivolse il collega e uscì dalla sala di controllo.
            L’intero complesso era avvolto nella semioscurità e mentre percorreva il corridoio in silenzio gettava una fugace occhiata nelle sale dedicate alle opere Trecento, seguendo gli allarmi ricevuti dai sensori di movimento posizionati sapientemente in tutto il museo, non era certa che l’avviso di intrusione nell’ingresso principale fosse il vero problema. Il suo intuito, da sempre particolarmente sviluppato le suggeriva come qualcosa non quadrasse in quella situazione e visti i recenti colpi in tutta Italia, aveva un pessimo sentore.
L’ennesimo allarme risuonò nell’aria, con un brusco cambio di direzione Cecilia accelerò il passo e si diresse nella direzione della sala dedicata ai quadri di Botticelli, con un movimento fluido ricaricò con un paio di pallottole la propria Colt Python che teneva ben salda nella mano sinistra e sperando vivamente di non averne bisogno considerata la quantità inestimabile di beni nazionali che albergavano in quel posto.
            «Cecilia, qui non c’è nessuno. L’allarme è scattato per un calo di corrente, torno su» la piccola trasmittente ancorata alla cintura gracchiò ad un volume eccessivamente alto per il silenzio pesante nella quale era immersa.
Con un sospirò Cecilia rallentò di poco l’andatura e a pochi metri di distanza dalla sala dove era scattato l’allarme si fermò, prese la propria radiolina e comunicò lapidaria poche parole chiudendo subito dopo la comunicazione, «Ale, sala 10-14. Veloce»
            Posizionatasi all’ingresso della sala, la ragazza si sporse leggermente in attesa di percepire qualunque cosa le desse il chiaro segnale di un’intrusione in corso.
Per quelli che le sembrarono minuti interi non accadde nulla e poi eccolo, il chiaro e cristallino schioccò sul pavimento di un paio di scarpe fu tutto quello che Cecilia aspettava in quel momento. Rapidamente scartò dall’altra parte dell’ingresso e con la pistola spianata puntò in direzione dell’angolo opposto rispetto a dove si trovava.
Immersa nella semi oscurità, la sala era pallidamente illuminata solo da qualche riflesso delle luci che provenivano dall’esterno e dalla illuminazione di servizio che percorreva l’intero corridoio riflettendosi nel debole scintillio metallico della pistola, puntata in uno spazio vuoto.
Non c’era nessuno.
O meglio, non c’era più nessuno.
Schioccando la lingua infastidita Cecilia mantenne la presa salda sulla propria Colt mentre percorreva con lo sguardo l’intera sala alla ricerca di qualcosa fuori posto che la colse di stucco.
La Nascita di Venere era sparita, il muro completamente spoglio ne testimoniava l’effettiva scomparsa.
            In poche falcate la ragazza si ritrovò a passare delicatamente la punta delle dita su quel muro ora immacolato, incredula e spiazzata scosse per un attimo la testa e uscì come una furia da quella stanza appena trafugata. Percorse a grandi passi l’intero corridoio facendo saettare lo sguardo ad ogni stanza, ogni ingresso o angolo buio e portando la mano destra sopra quella sinistra che teneva la pistola nel tentativo di fermare i lievi tremori che la percorrevano rendendo meno salda la presa sull’arma.
Raggiunse velocemente il corridoio che percorreva ed univa trasversalmente le due ali del palazzo e si fermò di botto, diede una veloce occhiata alle proprie spalle e proseguì in quel folle giro di ronda mentre sentiva il sangue ribollire prepotentemente nelle proprie vene.
Non c’era nessuno.
Il Palazzo degli Uffizi sembrava tornato completamente deserto.
Eppure la Venere era sparita, si ritrovò a pensare amaramente Cecilia battendo spazientita il piede a terra e finendo di percorrere il piccolo secondo corridoio prima di giungere nella parte ovest dell’edificio museale.
            Un altro schiocco sul pavimento colse alla sprovvista la ragazza che fulminea entrò nella sala a pochi passi da lei giungendo in un percorso di cinque sale ancora in corso di allestimento e dunque per la maggior parte vuote o ancora in disordine.
Il silenzio la avvolse nuovamente ma questa volta un movimento sospetto venne colto con la coda dell’occhio e senza pensarci due volte puntò la pistola nella direzione dell’ombra e fece fuoco.
Il rinculo dell’arma la sbilanciò per una frazione di secondo avendo sparato d’istinto e in una posizione alquanto insolita ma nonostante questo vide con chiarezza qualcuno scartare prontamente di lato per evitare una pallottola in petto.
            Una risata divertita riecheggiò nella stanza, «C’è mancato veramente poco!» rise la figura con un evidente accento straniero, ora in piedi di fronte il muro nella parte opposta rispetto a Cecilia che non accennava ad abbassare l’arma.
            Quel timbro di voce le sembrò per un attimo familiare ma con la mente totalmente concentrata sulla figura slanciata di fronte a lei non prestò particolare attenzione alla sua voce, la Colt saldamente puntata verso l’uomo con la mano sinistra mentre con la destra raggiunse la ricetrasmittente sulla cintura.
            «Fai un solo passo e ti riduco ad un colabrodo» scandì lentamente Cecilia mentre portò vicino al viso la trasmittente, informando il collega della sua posizione.
            Dopo pochi istanti corrugò la fronte non ricevendo alcuna risposta anzi, dei suoni ovattati furono l’unica cosa che sentì provenire dall’altra parte assieme ad un breve scambio di battute in quello che sembrò essere giapponese.
Il leggero sghignazzare dell’uomo di fronte a lei non fece altro che far rafforzare la presa sulla pistola che sparò un altro colpo vicino la testa del malcapitato in segno di avvertimento, l’improvviso sobbalzo della figura infatti provocò un moto di compiacimento in Cecilia prima di farla tornare concentrata sulla situazione che non versava affatto in suo favore.
            Alcune voci provenienti dal corridoio diedero l’occasione giusta all’uomo di fronte a lei, pronto a defilarsi avanzò di pochi passi quel poco che bastava per farsi riconoscere in volto.
            «Vorrei davvero continuare a giocare a guardie e ladri con te ma sono davvero di fretta. È stato un piacere rivederti, cherie» esclamò divertito il ladro prima di lanciare una delle sue granate in direzione della donna che colta di sorpresa si allontanò bruscamente da lui riparandosi istintivamente da un contraccolpo che non arrivò mai.
Il tempo però fu più che sufficiente per raggiungere il resto della propria banda, Cecilia imprecò prima di scapicollarsi fuori dalla sala e ritornare così verso il corridoio principale dell’ala ovest degli Uffizi dove altre due figure si erano unite al ladro che gli era appena sfuggito.
Sparò una terza volta.
Il colpo prese di striscio l’unico rimasto ora in quel corridoio, gli altri due si erano già dati alla fuga calandosi dall’enorme vetrata posta sul corridoio trasversale che affacciava sull’Arno.
Quasi con rammarico Cecilia notò come la pallottola non avesse preso effettivamente l’uomo se non una parte del cappello che portava calato sugli occhi, quando il ladro alzò lo sguardo i due rimasero a squadrarsi per qualche istante in attesa di una qualsiasi mossa, entrambi con la propria pistola saldamente impugnata in mano e pronta a sparare.
            «Jigen muoviti! Zazzà sarà qui a momenti, non abbiamo tempo!» fu il rimprovero che provenne dall’esterno a richiamare alla realtà i due.
Mentre Cecilia sembrò sul punto di dire qualcosa venne bruscamente interrotta da un ennesimo richiamo da fuori facendo così scuotere la testa all’uomo a pochi metri da lei che le rivolse quindi un ghigno divertito.
            «Sarà per la prossima volta, Cece» disse semplicemente prima di saltare giù dalla finestra con un balzo agile che però gli fece volare via il cappello.
Cecilia raggiunse la finestra e raccolse da terra quel cappello Fedora che presentava un evidente buco sulla tesa a causa del proiettile sparato poco prima, accennò un sorriso divertito affacciandosi in tempo per vedere Lupin e la sua banda sparire oltre Ponte Vecchio su una vecchia imbarcazione inseguiti dal diligente ispettore Zenigata che disturbava i fiorentini nel cuore della notte con il megafono che tanto amava usare.
            «Sarà per la prossima volta»



--- Note ---
Mi sembrano passati secoli dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa qui su EFP ma con l'ansia pre-università e tutto proprio non riuscivo a scrivere... quindi eccomi qui con qualcosa di breve e senza troppe pretese.
In origine doveva essere un progetto più lungo ma penso che rimanderò a quando avrò più tempo, nel frattempo quindi eccovi qui una breve e semplice one shot.
Un piccolo pairing che mi bazzicava in testa da parecchio, l'ennesima donna del mistero che questa volta ha attirato l'attenzione di Jigen? Chissà!
In realtà va parecchio più indietro la loro storia e spero di poterla approfondire con qualche altra one shot o direttamente una long se riuscirò.
Fatemi sapere se potrebbe valerne la pena continuare con questo esperimento alla Codice da Vinci in salsa Lupin III, sarei veramente felice di sviluppare meglio questo mistero che ha a che vedere con la bella Nascita di Venere di Botticelli e magari anche di vedere chi sarà in grado di capire prima dove andrà a finire questa serie di furti in giro per il nostro Bel Paese.
Io torno a dedicare quel poco della mia attenzione al quarto capitolo della long di Naruto che sono mesi che non aggiorno, qualcuno mi salvi dalla mia pigrizia!
   
 
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