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Autore: Estel_naMar    30/10/2020    11 recensioni
Borgo a Mozzano, il Capomastro ha l'arduo compito di costruire un ponte memorabile in cambio del quale otterrà fama e ricchezza. Un'unica notte lo separa dalla scadenza finale, ma è ancora così lontano dall'impresa che certamente non riuscirà a adempire al suo dovere.
«Un’anima, quella della prima persona che attraverserà la nostra creazione, e per il prossimo mattino vedrai soddisfatte le tue brame. La domanda, quindi, non è cosa voglio io, bensì: cosa vuoi tu? Accetterai l’offerta?»
✠ Storia partecipante al contest "Fast 'n' Flash writober" indetto da Carmaux sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore di qualcosa 

che si rompe.

 

 



“CRACK„


Il rumore di qualcosa che si rompe, danno irreparabile: l’ennesimo pilone crollò, giù fino alle torbide acque del Serchio1.

«AAAAAH!», a quel suono la disperazione pervase il Capomastro: un’unica notte per terminare il ponte non gli era sufficiente.

La Signora di Lucca gli aveva commissionato la costruzione di una struttura che passando sopra il fiume agevolasse il commercio tra la città e gli artigiani di Borgo a Mozzano. Se fosse riuscito a completare l’opera entro novembre e se questa fosse stata per Lucca motivo di vanto, allora la sua famiglia avrebbe ricevuto in ricompensa ricchezza e onore. 

Per sorprendere la donna con un’architettura memorabile, il Capomastro aveva optato per una a forma di schiena d’asino2 che si rivelò, però, di complicata fattura: i mattoni continuavano a crollare come le foglie nell’autunno ormai sopraggiunto.

 

Nell’ultimo giorno di ottobre, l’uomo si lasciò accasciare nei pressi della corrente, esausto. Le sfumature calde dei boschi dintorno si sposavano bene con le colline ramate della sua adorata toscana, eppure, vi vedeva solo la dissonanza col suo stato d’animo. 

L’amarezza per la delusione che incombeva aveva le sembianze dell’infame brezza autunnale che gli scavava una voragine fin sotto la pelle e spezzava la speranza per i suoi posteri di vivere una vita d’agio; al suo posto rimaneva solo l’afflizione per l’eterna povertà. 

«Posso aiutarti, sai?», un bambino, che tanto gli ricordava suo figlio, dalla melma della riva era risalito finendo per posargli una mano sulla spalla. 

«Pff, sei un bimbo», rise con estrema sufficienza, ma quando si voltò e poté incrociarne lo sguardo, nel riflesso rossastro dei suoi occhi intravide qualcosa di sinistro eppure seducente. Il viso era incavato e pregno d’ombre, gli arti rugosi e la presa su di lui ferrea come una catena. 

Lo riconobbe: «Cosa vuoi, diavolo?», l’altro ghignò, il crepuscolo aveva lasciato spazio alla cupezza della notte.

«Un’anima, quella della prima persona che attraverserà la nostra creazione, e per il prossimo mattino vedrai soddisfatte le tue brame», il Capomastro fremette all’idea del futuro di prosperità per cui tanto aveva lavorato, «La domanda, quindi, non è cosa voglio io, bensì: cosa vuoi tu? Accetterai l’offerta?», chiese poi il diavolo con l’arroganza di chi conosceva già.

Il Capomastro rabbrividì mentre osservava l’altro inabissarsi nelle lugubri acque del Serchio, lo trascinava con sé?

 

La notte procedette in un turbinio di incubi e tumulti: l’uomo l’aveva passata ascoltando il lamento perpetuo del suo animo che, agitato, muoveva gli alberi al punto da torcerne i rami e spezzarne le radici; nella sua mente stampati gli occhi maligni dell’essere cui era caduto in trappola. Dalla finestra della camera, però, al mattino vide il memorabile ponte; nella stanza accanto la famiglia gioiva per l’avvenire che li aspettava. 

Aveva barattato un individuo per riconoscenza e potere… ma cosa sarebbe stato mai un singolo e povero uomo in cambio di eterna gloria?

 

 


«Mamma! Il babbo ha terminato il ponte! Posso andare a vederlo?»

«Certo, tesoro, corri pure lassù»


“CRACK„


Il rumore di qualcosa che si rompe, danno irreparabile.

Era lui.

 

 




Il fiume che costeggia Borgo a Mozzano e arrivo fino alla piana di Lucca

In architettura si utilizza per definire un ponte formato da alcuni saliscendi più o meno arcuati, quello del ponte cui faccio riferimento, iniziato a costruire circa nell’anno 1000, è ampio 36,80 metri.




Look at me!

Ebbene amichetti, vi presento la prima flash della mia vita (o almeno la prima che nasce come tale, visto che Maelstrom è in realtà un insieme di drabble).

Confesso che non mi fa impazzire: è molto più "concreta" delle altre cose brevi che ho scritto, però è anche troppo breve per essere così "concreta", che poi "concreta" non è manco il termine giusto, ma insomma... Non mi viene quello più adatto.

Detto ciò, la storia si ispira alla leggenda del Ponte del Diavolo, luogo in cui ad Halloween viene fatta una festa molto fica (tutti gli Halloween eccetto questo, per ovvie ragioni). L'ho presa, rivisitata e le ho tolto l'happy ending, perché se non lo aveste già capito: che schifo gli happy ending.

Ancora una volta, poi, tornano due dei miei elementi preferiti: l'autunno e l'acqua, sono ripetitiva, lo so. Chiedo perdono.


Grazie in anticipo a chiunque passi di qui, 

Bongi!


Ps: perdonate le spiegazioni tecniche sulla Schiena d'Asino: ovviamente nella vita non ho studiato architettura, spero si capisca comunque però ;)

   
 
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